Google nel C2PA: cosa accade ora?
La notizia è di quelle che fanno rumore: aderendo al C2PA Google collaborerà con Adobe, BBC, Intel, Microsoft, Publicis Groupe, Sony, Truepic e tanti altri, per sviluppare lo standard tecnico per le credenziali dei contenuti, esplorando attivamente come incorporare in futuro tali credenziali nei propri prodotti e servizi.
L’apporto che può dare un soggetto come Google, dotato di un bagaglio tecnologico forse impareggiabile, è evidente e si estende ben oltre l’intento primario di arginare le fake news, un problema molto sentito, non solo oltreoceano: nel 2024, infatti, circa 2 miliardi di persone saranno chiamati a esprimere il voto in elezioni in tutto il mondo. Lo sviluppo di elementi che certifichino la provenienza di un contenuto di qualsiasi genere e le eventuali successive modifiche ha ripercussioni in tutti i campi della comunicazione, anche con finalità artistiche. Facciamo chiarezza in poche parole.
C2PA è uno standard tecnico aperto che consente a editori, aziende e altre istituzioni di incorporare metadati nei media per verificarne l’origine e le informazioni connesse. Questo standard non è destinato solo alle immagini generate dall’intelligenza artificiale, tant’è vero che viene adottato anche da produttori di fotocamere, testate giornalistiche e altri per certificare la fonte e le eventuali modifiche dei contenuti multimediali.
E cosa è la CAI?
Se il C2PA stabilisce gli standard tecnici per la provenienza digitale, la Content Authenticity Initiative (CAI) costruisce strumenti open-source basati sugli standard C2PA. Alla CAI hanno aderito soggetti di molteplici settori, impegnandosi ad adottare e far progredire questo movimento per ripristinare la trasparenza nell’informazione e, di conseguenza, la fiducia dei cittadini.
La soluzione definitiva, però, è ancora lontana
Se da un lato apprendiamo con piacere che OpenAI integrerà i metadati C2PA nelle immagini generate con l’IA tramite ChatGPT e Dall-E 3, e che anche Meta si impegna a etichettare i contenuti IA, compresi audio e video, su Facebook, Instagram e Threads, dall’altro dobbiamo riconoscere che siamo lontani dall’aver raggiunto la soluzione.
I metadati come C2PA, infatti, possono essere facilmente rimossi, per caso o volontariamente. Ad esempio, la maggior parte delle piattaforme di social media oggi rimuove i metadati dalle immagini caricate dagli utenti e anche semplici azioni come acquisire uno screenshot possono ottenere lo stesso risultato. Pertanto, un’immagine priva di questi metadati potrebbe essere stata generata o meno con ChatGPT o API. Non a caso produttori come Nikon stanno provvedendo a sviluppare ulteriori livelli di certificazione tramite l’applicazione di una filigrana elettronica direttamente in fase di registrazione dell’immagine.

I am Martin Parr: al cinema il film sul rivoluzionario fotografo “invisibile”
Dal 17 febbraio nelle sale italiane il documentario di Lee Shulman che coinvolge il pubblico nel processo creativo di Martin ...

Uno zoom supergrandangolare e luminoso per Fujifilm? Arriva il Tokina atx-m 11-18mm F2.8 X
Già presente con innesto Sony, il Tokina atx-m 11-18mm F2.8 viene ora prodotto per le fotocamere serie X di Fujifilm. ...

RED sposa l’innesto Z. Battuto il primo “ciak” di Nikon nel mercato video-cine professionale
La V-RAPTOR Z Mount e la KOMODO-X Z Mount sono le prime due cineprese professionali targate RED, dotate dell'innesto Nikon ...

Stop al tracollo delle fotocamere digitali: la ripresa nel 2024 è incoraggiante, ma va analizzata
Dopo un quadriennio stabile, il 2024 fa segnare un incremento in cui pochi speravano. Le consegne di fotocamere crescono del ...

OM System mette “l’impermeabile” a tre ottiche del suo ricco catalogo
I nuovi M.Zuiko 17mm e 25mm f/1.8 e il telezoom M.Zuiko 100-400mm sono stati aggiornati da OM System con guarnizioni ...