Dopo il riuscito 24-50mm F2.8, Sony amplia la gamma anche in zona supergrandangolare con uno zoom altrettanto compatto e leggero. Si chiama FE 16-25mm F2.8 G e costa 1.400 euro di listino.
Indice dei contenuti
SEL1625G: un corto troppo corto?
Se non andiamo errati, il nuovo Sony FE 16-25mm F2.8 G è lo zoom di recente progettazione con la minore escursione focale. Il rapporto tra gli estremi è appena 1,56x, inferiore anche a quello del Tamron 17-28mm F/2.8 Di III RXD (fattore 1,64).
Ma, al di là dei freddi numeri, ha senso uno zoom con escursione così limitata? A ben vedere copre le tre focali grandangolari più usate, 16mm, 20mm e 24mm (non ci spieghiamo, a essere sinceri, il fine corsa a 25mm anche considerando l’escursione del “gemello diverso” FE 24-50mm F2.8, da noi provato qui). E svolge questo compito mantenendo costante ed elevata la luminosità f/2,8. Restando in casa Sony, troviamo diversi altri zoom con copertura del formato full frame che potrebbero teoricamente fare concorrenza al neonato 16-25mm.
Il G Master FE 16-35 mm F2.8 II ha la medesima luminosità, ma maggiore escursione, è decisamente più pesante e voluminoso, fa parte della famiglia nobile di Sony e costa quasi il doppio: 2.700 euro (2.500 euro la versione precedente).
Abbiamo poi lo zoom motorizzato FE PZ 16-35 mm F4 G: maggiore escursione del 16-25mm, minore luminosità, molto leggero, prezzo appena superiore: 1.500 euro. Questo è un serio concorrente dello zoom in prova soprattutto se si è dediti al video.
Un altro G Master, FE 12-24 mm F2.8 GM, sconfina allegramente nella fotografia supergrandangolare mantenendo luminosità elevata e costante; senza considerare volume e peso, costa ben 3.300 euro.
C’è poi lo zoom FE 12-24mm F4 G: come il fratello “ricco” si spinge fino a 12mm, ma ha uno stop in meno di luminosità, fatto che incide positivamente su peso, ingombro e prezzo, fissato a 2.000 euro. Lo zoom in prova è decisamente più compatto e leggero di questo, anche alla cassa, oltre a essere un “dueotto”.
Non prendendo neanche in considerazione lo Zeiss 16-35mm F4 del 2014, tuttora a listino, appare evidente che il “nano-zoom” in prova è tutt’altro che una follia progettuale. Occupa una nicchia ben definita nella gamma Sony e chi tra le priorità mette leggerezza, compattezza, luminosità e prezzo dovrebbe prenderlo in seria considerazione. Ma non prima di averlo visto all’opera.
Sony FE 16-25mm F2.8 G: meccanica "classica"
Nel nuovo zoom Sony FE 16-25mm F2.8 G troviamo diverse analogie con l’FE 24-50mm F2.8 G. Non a caso, sono stati presentati congiuntamente alla stampa, sebbene poi il lancio sul mercato dei due obiettivi sia avvenuto in tempi distinti.
La struttura, un misto di resine sintetiche e leghe metalliche, il numero e il posizionamento delle ghiere, i cursori e i comandi distribuiti sul barilotto e persino la meccanica dello zoom evidenziano un progetto comune. Al pari dello zoom standard, anche questo grandangolare assume le dimensioni minime alla focale massima, estendendosi quindi di qualche millimetro in posizione grandangolare.
Anche sul 16-25mm troviamo un pulsante sul fianco sinistro, personalizzabile tramite menu della fotocamera. Sotto questo pulsante si trova il cursore AF/MF mentre la ghiera di messa a fuoco è in posizione avanzata. Troviamo piuttosto sottili e ravvicinate le ghiere dello zoom e dei diaframmi: agendo sulla focale si potrebbe provocare una variazione involontaria dell’apertura, soprattutto se il click è disattivato.
Non siamo di fronte a un G Master, ma la struttura ispira fiducia ed è dotata di diverse guarnizioni di tenuta contro polvere e umidità. Considerato che lo zoom si allunga e che ha quindi una sezione telescopica, la resistenza alle intemperie è segno di un assemblaggio estremamente curato e con ridotte tolleranze.
Il Sony FE 16-25mm F2.8 G sotto la pelle
La messa a fuoco arriva a una distanza minima variabile a seconda della focale tra 17 e 22cm in manuale (1cm in più in AF) con un conseguente rapporto di riproduzione massimo pari a 1:4,3. Non male per un grandangolare perché apre la via a “close-up” ambientati. Il movimento delle lenti, tanto in MF quanto in AF, è subordinato a una coppia di motori lineari in grado di assecondare la raffica della più veloce tra le mirrorless Sony attualmente in commercio, ossia la Alpha 9 Mark III, che scatta fino a 120 fotogrammi al secondo; lo zoom in prova sta al passo anche in video Full HD a 240p.
Lenti di pregio nello schema
Ribadiamo quanto affermato nel test del 24-50mm: uno zoom con escursione focale limitata consente di semplificare lo schema ottico e, magari, di investire risorse nella qualità delle singole lenti. Nel 16-25mm troviamo 16 lenti racchiuse in 13 gruppi; tra queste 4 sono asferiche e 3 in vetro ED. Non compaiono lenti asferiche XA, fatto che determina, tra gli altri, il contenimento del prezzo finale.
Scheda tecnica Sony FE 16-25mm F2.8 G (SEL1625G)
![test sony fe 16-25mm g frontale](https://fotocult.it/wp-content/uploads/2024/05/test-sony-fe-16-25mm-g-frontale.jpg)
- Prezzo 1.400 euro
- Apertura massima f/2,8
- Apertura minima f/22
- Schema ottico 16 lenti in 13 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 107-82°
- Angolo di campo (APS-C) 83-59°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,17-0,22m (in manuale)
- Rapporto di riproduzione 1:4,3
- Lamelle del diaframma 11
- Diametro filtri 67mm
- Paraluce in dotazione, a baionetta
- Dimensioni diametro 74,8mm, lunghezza 91,4mm
- Peso 409g
- Innesti disponibili Sony E
- Importatore Sony Italia
La nitidezza del Sony FE 16-25mm F2.8 G
Per testare sul campo le qualità ottiche dello zoom grandangolare 16-25mm abbiamo utilizzato una Alpha 7C R, ossia la mirrorless full frame da 61 megapixel lanciata nel 2023 (qui il test). La fotocamera è stata regolata per non applicare le correzioni digitali, ma quella relativa alla distorsione non è disattivabile con lo zoom in prova. Questo perché il difetto, come vedremo, è talmente forte da generare, se non corretto, immagini non utilizzabili. È pratica sempre più diffusa quella di lasciare parzialmente corrette alcune aberrazioni per dare priorità alla compattezza dello schema ottico, sapendo di poter contare su interventi digitali sempre più efficaci (anche grazie a processori sempre più rapidi).
Sul fronte della nitidezza, che abbiamo ovviamente valutato sull’immagine corretta, non abbiamo avuto sorprese. Lo zoom grandangolare Sony genera immagini molto brillanti al centro anche a tutta apertura, al punto da generare spesso moiré sui dettagli a trama regolare e fitta. Qualche distinguo va comunque fatto.
A 16mm la zona centrale raggiunge il massimo a f/4, mostrando una precoce quanto trascurabile diffrazione già a f/5,6. I bordi, invece, più che discreti a tutta apertura, migliorano fino a f/5,6, restando stabili per un paio di stop oltre questo valore. I diaframmi ideali sono quindi tra f/4 e f/8, dato che a f/11 la diffrazione inizia a farsi notare.
A 25mm troviamo un andamento più regolare, con la zona assiale che dà il massimo a f/5,6 e diffrazione percettibile da f/11. I bordi, però, iniziano in modo meno brillante di quanto visto alla focale minima, raggiungendo prestazioni molto buone tra f/5,6 e f/8.
Lungo tutta l’escursione focale, ma solo in condizioni di forti contrasti, le aberrazioni cromatiche laterali sono evidenti, ma comunque facilmente eliminabili digitalmente. Quelle assiali, invece, sono trascurabili se non irrilevanti.
La qualità a 16mm
16mm, centro
16mm, bordo
La qualità a 25mm
25mm, centro
25mm, bordo
Un altro esempio a 16mm
La resistenza al controluce
La resistenza al controluce è molto buona, caratteristica che lascia liberi di comporre con grande libertà l’inquadratura. Possiamo aspettarci velature o immagini fantasma di lieve entità, mai in grado di rendere l’immagine inservibile (a meno di fortissimi differenziali esposimetrici).
16mm in controluce
25mm in controluce
Il bokeh: buono e utile anche con i corti
Le focali più corte per loro natura non generano stacchi tra i piani molto forti, ma l’insieme di elevate aperture, formato generoso del sensore e breve distanza di messa a fuoco permettono di isolare degnamente un soggetto dallo sfondo. Lo sfocato che genera il Sony 16-25mm è più che decente, tanto davanti quanto dietro il piano di messa a fuoco, e non si “scompone” più di tanto ai diaframmi medi e piccoli.
Lo sfocato: un paio di esempi pratici
Le misure complementari
La caduta di luce ai bordi, che qui vediamo al netto della correzione digitale, è sempre molto evidente a tutta apertura, in particolare a 16mm, dove si avvicina a 3EV. Chiudendo il diaframma a f/5,6 si riduce a 1,6EV.
Va meglio, come prevedibile, a 25mm, dove l’oscuramento degli angoli è di 2EV a f/2,8 e di 1EV a f/5,6. Ripetiamo, il difetto è correggibile anche in ripresa e pure in JPG attivando la funzione specifica. Si ricordi che questo “miracolo” è possibile anche grazie alla notevole gamma dinamica dei moderni sensori, che sopportano forti rischiaramenti delle ombre senza generare eccessivo rumore.
Come anticipato, non è invece disattivabile la correzione automatica della distorsione sui JPG generati dalla fotocamera: quella che vedete è la distorsione reale ottenuta a partire da file RAW, che ACR di Photoshop permette di mostrare “al naturale”. La deformazione in entrambi i casi è a barilotto, quasi in stile fisheye a 16mm, molto contenuta a 25mm. Ribadiamo che chi scatta in JPG troverà sulla scheda immagini quasi perfettamente rettilinee, mentre chi scatta in RAW può decidere (almeno con ACR) di lasciare il file non corretto (ammesso che ciò abbia un senso).
Il focus breathing, praticamente assente
Molto migliore del previsto la correzione del focus breathing: la variazione di focale effettiva nel passare dal primo piano allo sfondo è praticamente nulla.
Sony FE 16-25mm F2.8 G: il verdetto
Se il mercato delle ottiche universali, sempre più agguerrito e variegato, offre alternative valide allo zoom Sony FE 16-25mm F2.8 G (tra tutti, il Sigma Contemporary 16-28mm F2.8 DG DN e il già citato Tamron 17-28mm F2.8 Di III RXD), chi vuole restare in casa Sony a questo punto ha l’imbarazzo della scelta. Come visto, il parco ottiche FE dedicate alla fotografia di paesaggio ()anche notturno) architettura, reportage, street è vasto e l’ultimo nato, nonostante la ridotta escursione focale, conquista subito un posto di rilievo per l’equilibrio tra prestazioni, trasportabilità e prezzo.
Pro e Contro
- Compattezza e peso
- Ergonomia buona nonostante le dimensioni (ma vedi i Contro)
- Autofocus fulmineo
- Nitidezza molto buona a qualsiasi focale anche a tutta apertura
- Ottima resistenza al controluce
- Focus breathing irrilevante
- Caduta di luce ai bordi molto evidente (al netto delle correzioni digitali)
- Ghiere dello zoom e dei diaframmi vicine e sottili
- Aberrazioni cromatiche laterali evidenti al netto delle correzioni digitali
In prova il Nikkor Z 28-400mm f/4-8 VR, il più universale degli originali
Il Nikkor Z 28-400mm, da grandangolare...
Intelligenza artificiale e cloud: le nuove frontiere del ritocco fotografico “agile”
Retouch4me mette l'intelligenza artificiale al servizio...
Fujifilm X-T50: il test della mirrorless APS-C che celebra la pellicola con il meglio della tecnologia moderna
Dedicata ai nostalgici della pellicola anche...
Veloce e sottile come una lama: c’è una nuova SSD che “piace” anche agli iPhone
La nuova Lexar SL500 è grande...
Nokton 40mm F1.2: il Voigtländer con due anime che sussurra alle Canon
Il Voigtländer Nokton 40mm F1.2 sa...
Cambiereste fotocamera per un solo obiettivo? Ecco il test del primo zoom “convertitore”
Il Canon RF 10-20mm F4 L...