È partito da Roma il Videomaking on Tour di Davide Vasta, docente di Graphic Design, Comunicazione Visiva e Video Editing, ma anche videomaker e appassionato fotografo. Un programma itinerante per portare in diciotto grandi città italiane una giornata di formazione sul mondo del videomaking. Ultima tappa a Cagliari, mercoledì 7 Giugno 2023.
Milano, Verona, Bologna, Firenze, Napoli e poi giù fino a Taranto, Catania…Palermo. Sono solo alcune delle diciotto grandi città italiane in cui, da qui a giugno, farà tappa il Videomaking On tour organizzato da Davide Vasta e il suo BrainStudios. Otto ore di formazione in aula (con accesso a pagamento e posti limitati) per approfondire aspetti tecnici, creativi, progettuali e commerciali legati al mondo del videomaking. Contattato dalla redazione di FOTO Cult, ci ha raccontato qualcosa in più sulla sua attività professionale e ha spiegato da dove nasce l’idea di questo “Grand Tour” formativo.
Chi è Davide Vasta? Nella tua biografia ti definisci fotografo, videomaker e formatore. Se ce n’è uno, quale tra questi ruoli senti più tuo?
Sono una persona normale, come tante e nulla di più. Odio profondamente essere chiamato Master quando mi invitano a convegni, incontri e corsi, perché quell’etichetta sembra collocarti su un piedistallo rispetto agli altri, e questa cosa non mi va giù. Perché alla fine mangio, dormo e respiro come tutti gli altri. Quale ruolo sento più mio? Facile: il formatore! Quando avevo otto anni mio padre mi faceva marinare la scuola e mi portava con sé in aula mentre insegnava a manager di Alitalia, Enel, Alfa Romeo…Ecco, lì ho capito che il mio destino sarebbe stato fare il formatore.
Che cos’è BrainStudios?
Un acceleratore formativo, dove attraverso un mio metodo didattico le persone possono imparare molte cose in tempi estremamente brevi. Poi BrainStudios é anche un luogo magico, inserito in un’ambientazione rurale e con una Villa padronale bellissima.
Spiegaci questa idea di organizzare un corso per videomaker itinerante in tutta Italia? È la prima volta che ti cimenti nell’impresa?
Ho già partecipato come relatore a eventi itineranti (per esempio alcuni organizzati da Nikon Italia), ma è la prima volta che organizzo personalmente un progetto di questo tipo. L’idea è semplice: portare la formazione in casa delle persone, soprattutto quelle che hanno difficoltà a spostarsi per seguire dei corsi. Da attento scrutatore della formazione ho capito che si iniziano a vedere le prime crepe in un settore che per anni è andato a gonfie vele. La gente ha meno soldi, meno voglia e tempo di spostarsi e soprattutto è ormai sovrastata da offerte formative. Per questo ho deciso di mettermi in macchina e spostarmi di città in città.
Qual è il grado di preparazione medio di chi decide di partecipare al tuo corso e cosa può aspettarsi una volta uscito dall’aula.
Molto vario. C’è il professionista che mi conosce e sa di potersi aspettare contenuti utili, ma c’è anche l’amatore che vuole intraprendere un nuovo percorso formativo. Cosa succede usciti dalla lezione? Beh direi che possiamo sintetizzare il tutto in si è molto più consapevoli di quel che si fa. Dico spesso, infatti, che io non faccio corsi di videomaking, bensì corsi di consapevolezza. Cerco di far riflettere le persone sul perché vanno fatte determinate scelte (tecniche, creative, di metodo, ecc.): perché purtroppo oggi quasi tutti premono il tasto REC senza sapere realmente il motivo.
Sinteticamente, raccontaci cosa succede in aula durante le 8 ore di lezione frontale di una tappa.
Si parla di temi importanti per ogni videomaker: come si struttura un progetto, come ci si relaziona col cliente, come si valorizza da un punto di vista economico il proprio lavoro, come si usa la creatività come fattore distintivo; insomma c’è molta ciccia al di la della mera tecnica. Anzi, quella non c’è quasi per niente…
Nel percorso di formazione di un aspirante videomaker quanto conta la teoria e quanto è importante la pratica? È davvero possibile acquisire le competenze necessarie per mettersi subito alla prova dopo poche ore di corso in aula?
La teoria è fondamentale. Senza teoria puoi fare pratica quanto vuoi ma sarai, appunto, inconsapevole di quel che fai. E sì, con il mio metodo formativo è decisamente possibile mettersi subito in campo dopo poche ore. Tra l’altro questo non sono io a dirlo…ci mancherebbe. Sono gli studenti che escono dalle mie lezioni: gente spesso esausta ma felice.
Per diventare videomaker servono, quindi, padronanza tecnica, creatività e… aggiungi qualche altro ingrediente alla ricetta!
Aggiungo senz’altro consapevolezza, poi metodo, saper relazionarsi, saper fare autocritica e lavorare con serietà.
Qualcuno dei tuoi corsisti oggi è un videomaker affermato?
Assolutamente sì, dal Nord al Sud ce ne sono diversi. Penso a Jacopo Tonelli di 321 Video, Marcella Ferretti Visuals, Roberto Staveley Girardi Falcone, Alberto Maria e Paolo Cilli, solo per citarne alcuni. E pensa che a questi si aggiungono alcuni studenti che si sono formati esclusivamente con i miei videocorsi online – quindi non ci siamo mai visti dal vivo – e fanno cose egregie!
In fotografia l’intelligenza artificiale è già una realtà. Come siamo messi in ambito video?
Manca poco ormai per vedere un’AI generativa che tratti anche il video. Dubito però che sarà così semplice come per le immagini. Su queste ultime accettiamo senza problemi lo sporco generativo che ancora fatica nei dettagli… su un video sarebbe meno facile da digerire. Personalmente però ho iniziato a usare Chat GPT (intelligenza artificiale che sfrutta indicazioni fornite dall’utente per generare contenuti testuali, n.d.r.) per sondare le possibilità applicate alla scrittura di soggetti per i video e devo dire che fa molto bene il suo lavoro.