Sony lancia lo zoom standard più grandangolare di sempre per le proprie mirrorless Alfa full frame: il SEL2070G, per gli amici FE 20-70mm f/4 G, copre ben 94° sulla diagonale alla focale minima e costa 1.600 euro. L’abbiamo testato in anteprima: ecco come va.
Non è un errore: il nuovo zoom Sony dedicato alle mirrorless full frame parte davvero da 20mm, diventando lo zoom full frame standard, ossia che include la focale normale 50mm, con base più grandangolare di sempre in casa Sony. Lo zoom FE 20-70mm f/4 G non è il primo a… scendere così in basso: esiste infatti dal 2020 il Panasonic Lumix S 20-60mm f/3,5-5,6, che però, oltre a essere meno “tele” è anche meno luminoso, in particolare alla focale massima.
- Gamma di focali inedita e versatile
- Nitidezza ottima a qualsiasi focale ai diaframmi medi
- Aberrazioni cromatiche assiali irrilevanti
- Costruzione compatta e leggera, resistente alle intemperie
- Ergonomia ben studiata
- Autofocus rapidissimo e silenzioso
- Resa ai bordi estremi a f/4
- Distorsione evidente a 20mm (ma la correzione in JPG è automatica)
- Caduta di luce ai bordi a 20mm
- Anello del diaframma con scorrimento leggermente rumoroso
Scheda tecnica Sony FE 20-70mm f/4 G
- Prezzo 1.600 euro (gennaio 2023)
- Importatore Sony Italia, Via Rizzoli, 4 – 20132 Milano; sony.it
- Matricola 180341
- Apertura massima f/4
- Apertura minima f/22
- Schema ottico 16 lenti in 13 gruppi
- Angolo di campo (35mm) 94°-34°
- Angolo di campo (APS-C 15,6×23,7mm) 70°-23°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,25m
- Ingrandimento massimo 1:2,5
- Lamelle del diaframma 9
- Diametro filtri 72mm
- Paraluce a corolla con innesto a baionetta (in dotazione)
- Dimensioni diametro 78,7mm, lunghezza 99mm
- Peso 488g
- Innesti disponibili Sony E
Sony FE 20-70mm f/4 G: prezzo e caratteristiche
Il nuovo zoom sarà in vendita dal mese prossimo al prezzo di 1.600 euro. Non è poco, considerando che non dispone di stabilizzatore ottico. Anche restando in casa Sony, infatti, il 20-70mm trova un temibile concorrente nel FE 24-105mm f/4 G OSS che è oggi in vendita a 1.350 euro: OSS è l’acronimo (Optical SteadyShot) che indica la presenza dello stabilizzatore ottico di immagine.
D’altro canto, il 24-105mm è datato 2017 e in questi anni Sony ha compiuto ulteriori passi in avanti, sia in fatto di qualità ottica sia sul fronte dell’ergonomia.
Sotto quest’ultimo aspetto, infatti, alcuni dei recenti obiettivi Sony appaiono davvero completi e versatili grazie a diversi accorgimenti.
Il nuovo FE 20-70mm f/4 G, è compatto e leggero. Dal punto di vista ergonomico è ben progettato, grazie anche alla presenza di due pulsanti personalizzabili. La lente frontale è trattata al fluoro per impedire il deposito di grasso e sporco.
Primo tra tutti l’anello dei diaframmi, assente sul 24-105mm (con questo zoom l’apertura si gestisce esclusivamente tramite fotocamera). Questo scorre a passi di 1/3 di stop ed è dotato di un blocco “doppio”, nel senso che può essere impostato su A senza possibilità di ruotarlo verso la scala dei valori, oppure, al contrario, può essere impedita l’impostazione su A. In quest’ultimo caso, quindi con l’anello regolato su una qualsiasi delle aperture disponibili nell’intervallo f/4-f/22, entra in gioco l’opzione de-click, che disattiva i passi di 1/3 di stop rendendo lo scorrimento della ghiera del tutto libero. Libero ma non silenzioso: si avverte nettamente, infatti, un fruscio nello scorrimento. Quindi, il videomaker che apprezza la finezza di una regolazione dei diaframmi senza click dovrà avere anche l’accortezza (forse scontata) di utilizzare un microfono esterno e non quello incorporato nella fotocamera, che potrebbe registrare tale sommesso fruscio. Sempre dal punto di vista ergonomico, il nuovo 20-70mm sfoggia un secondo pulsante personalizzabile sulla sommità del barilotto (il 24-105mm ne ha uno solo sul fianco sinistro).
Lo zoom 20-70mm è piuttosto compatto alla focale minima; a quella massima cresce sensibilmente, ma mantiene le doti di impermeabilità a polvere e umidità.
Uno dei fronti su cui Sony ha lavorato molto negli ultimi tempi è il rapporto volume/peso. E questo zoom è davvero notevole: pesa appena 488 grammi, 175 meno rispetto al 24-105mm, ed è piuttosto compatto: meno di 10cm alla focale minima e circa 79mm di diametro, con un passo filtri di 72mm. Certo, l’allungamento alla focale massima è marcato e alcuni potrebbero trovare poco aggraziata la forma risultante. Notiamo, piuttosto, che a 70mm la sezione interna e telescopica del barilotto ha un leggerissimo gioco, che però non dovrebbe compromettere la dichiarata resistenza a polvere e umidità del nuovo zoom “standard”.
Provato in abbinamento alla Alfa 7R Mark IV da 60 megapixel, il nuovo zoom FE 20-70mm f/4 G ospita due motori AF lineari tipo XD. Lo schema ottico include elementi in vetro speciale o a superficie asferica.
Dal punto di vista ottico, lo schema comprende 16 lenti in 13 gruppi: sono state utilizzate 3 lenti ED, 4 lenti a superficie asferica, di cui due di tipo Advanced Aspherical (AA), una ED Aspherical e una “normale”.
Notevole il comparto della messa a fuoco, ovviamente interna, dove due motori lineari XD assicurano performance da obiettivo destinato alla fotografia sportiva: non a caso l’AF del nuovo zoom è in grado di star dietro alle raffiche delle mirrorless più prestanti di Sony. La Casa dichiara un AF più veloce del 60% rispetto al 24-70mm Zeiss e un AF Tracking dalla velocità addirittura raddoppiata. Chi preferisce la messa a fuoco manuale, può contare su una risposta lineare della ghiera di messa a fuoco, quindi in tutto e per tutto simile a quella di obiettivi con accoppiamento diretto ghiera-lenti.
Apprezzabilissima anche la minima distanza di messa a fuoco, che scende fino a 25cm dal piano focale garantendo un rapporto di riproduzione massimo pari a 1:2,5. Sony dichiara che lo zoom presenta un focus breathing molto contenuto grazie a una progettazione ottica raffinata, ferma restando la possibilità di compensarlo del tutto in fase di postproduzione (sopportando un lieve ritaglio o crop). La nota si riferisce ovviamente all’uso dell’obiettivo in video, ambito verso il quale si indirizza anche per la presenza di un cursore di de-click per la regolazione fluida, senza scatti, del diaframma.
Sony FE 20-70mm f/4 G: 4mm che fanno la differenza
Prima di lasciare spazio alle prove, tutte realizzate con la Sony Alfa 7R Mark IV, tocchiamo con mano la differenza tra un 24mm e un 20mm: 4 millimetri possono sembrare pochi, ma in certi ambiti fanno la differenza. Un 20mm inquadra 94° sulla diagonale, mentre un 24mm si “ferma” a 84°. La coppia di immagini mostrata in alto evidenzia la notevole differenza che passa tra due scatti realizzati, per l’appunto, a 20mm e 24mm. Laddove non è possibile arretrare per ampliare il campo inquadrato, un supergrandagolare è di grande aiuto. Scopriamo l’acqua calda? Forse, ma disporre di un 20mm nello zoom standard è un jolly che crediamo convincerà molti.
Sony FE 20-70mm f/4 G: la nitidezza
Il Sony FE 20-70mm f/4 G ha una nitidezza in asse sempre almeno ottima, a qualsiasi diaframma e focale, motivo per cui focalizziamo l’attenzione sui bordi. È qui infatti che si concentrano le poche criticità di questo primo zoom Sony con base 20mm. Analizzando gli angoli estremi, la resa a f/4 è sempre leggermente impastata e dobbiamo chiudere il diaframma fino a f/8 per poter ottenere una nitidezza ottima. Questa lieve debolezza, però, è limitata proprio agli angoli: basta analizzare una porzione appena più accentrata per assistere a una fortissima riduzione della differenza di resa ai vari diaframmi, con ovvio livellamento verso l’alto. Per mostrarvi questo comportamento abbiamo scelto la focale 70mm, selezionando la zona dell’antica torre di Nemi (Roma). I più attenti avranno notato lievi aberrazioni cromatiche laterali, soprattutto alle focali estreme, 20mm e 70mm; sono più contenute alle focali intermedie. Nel complesso, comunque, la resa di questo zoom sotto l’aspetto della risoluzione pura, è parsa molto omogenea alle varie focali. L’utilizzo a tutta apertura è possibile senza grandi rinunce, perché la lieve morbidezza dei dettagli è limitata ai margini estremi. I paesaggisti, però, faranno bene a utilizzare il diaframma f/8, in assoluto quello che a qualsiasi focale regala la maggior brillantezza. La diffrazione inizia a farsi vedere a f/11, quindi i diaframmi più piccoli vanno utilizzati solo se è indispensabile una grande profondità di campo.
20mm
35mm
70mm - bordo estremo e medio
Sony FE 20-70mm f/4 G: aberrazioni cromatiche assiali
Sorprendentemente corretto è apparso il FE 20-70mm f/4 G sul fronte delle aberrazioni cromatiche assiali, un difetto pressoché impossibile da correggere in postproduzione a differenza di quelle laterali. Certo, la modesta luminosità massima dell’ottica aiuta. Qui vediamo un dettaglio al 100% di una scala millimetrata fotografata a tutta apertura: qualora fosse stata presente l’aberrazione cromatica assiale, le linee fuori fuoco avrebbero mostrato uno slittamento verso il magenta o verso il verde, in questo caso del tutto assente.
Sony FE 20-70mm f/4 G: il controluce
Nonostante la relativa complessità dello schema ottico, le prestazioni in controluce sono più che soddisfacenti. Alla focale minima di 20mm, con il sole addirittura incluso nell’inquadratura e con l’esposizione calcolata sul soggetto in ombra, le immagini fantasma penalizzano evidentemente lo scatto, ma non tanto da renderlo inservibile. Eclissando il sole con il soggetto stesso, il contrasto dell’immagine torna massimo.
Alle focali medie (circa 35mm) e alla massima di 70mm, con il sole appena fuori dal fotogramma, il fenomeno dei riflessi interni e la comparsa di immagini fantasma si fanno più tollerabili e soprattutto più facilmente evitabili schermando la lente frontale con un elemento esterno all’inquadratura laddove il paraluce, in dotazione, non si dimostri efficace.
Sony FE 20-70mm f/4 G: controluce a 20mm
Sony FE 20-70mm f/4 G: controluce a 35mm
Sony FE 20-70mm f/4 G: controluce a 70mm
Sony FE 20-70mm f/4 G: il bokeh
Nonostante la presenza di una coppia di lenti asferiche AA, che Sony ha messo a punto proprio per “ripulire” il bokeh, i punti fuori fuoco appaiono caratterizzati da evidenti cerchi concentrici, quelli che gli anglofoni chiamano “anelli di cipolla” (onion rings). Al netto di questa notazione forse un po’ pignola, il bokeh di questo obiettivo, specialmente alle focali maggiori, quindi quelle da ritratto, appare molto pittorico e mai invadente, neanche alle aperture medie.
Sony FE 20-70mm f/4 G: distorsione e caduta di luce ai bordi
Se non ci fosse la correzione digitale della distorsione, applicata di default ai JPG dalla fotocamera, la deformazione a barilotto alle focali più corte sarebbe fortissima: potete vederla nell’immagine “Distorsione 20mm non corretta”, che abbiamo ottenuto dal file RAW associato non applicando alcun intervento correttivo. È sempre più comune la progettazione di ottiche particolarmente compatte o con ampia escursione focale in cui si tollera una marcata presenza di distorsione geometrica, contando sulla correzione digitale, tanto quella applicata dalla fotocamera, quanto quella – più raffinata – eseguibile in postproduzione. Per quanto la Alfa 7R Mark IV abbia corretto in automatico la distorsione ai JPG, è infatti pur sempre avvertibile una lieve curvatura delle linee, sia a 20mm, sia a 70mm (che è comunque la focale meno afflitta dal fenomeno).
La focale minima è quella che mostra anche la maggiore caduta di luce ai bordi, che si riduce senza annullarsi a f/5,6. Va meglio alle focali più lunghe, ma in presenza di sfondi uniformi una correzione in postproduzione resta consigliabile.
La caduta di luce ai bordi si nota a tutta apertura alle focali corte, mentre è più lieve a quelle lunghe.
Sony FE 20-70mm f/4 G: la galleria
Alcuni scatti riepilogativi a conferma delle doti di tuttofare che caratterizzano questo nuovo Sony FE 20-70mm f/4 G. Dalla street photography, dove l’AF con rilevazione dei soggetti (anche animali) può tornare di grande aiuto, al close-up, garantito da una minima distanza di messa a fuoco praticabile senza grandi sacrifici in termini di nitidezza, passando per il paesaggio e la fotografia architettonica.








Sony FE 20-70mm f/4 G: il focus breathing in video
Sony dichiara un focus breathing (ossia la variazione di focale effettiva legata alla variazione della messa a fuoco) molto ridotto. È un aspetto che riguarda soprattutto i videomaker: i puristi mal sopportano la variazione dimensionale dei soggetti durante le transizioni del fuoco. Il focus breathing del Sony FR 20-70mm f/4 G non è debordante, ma non ci pare neanche troppo contenuto. Resta ovviamente la possibilità di correggerlo digitalmente, mettendo in conto un lieve crop: il software utilizza infatti il margine dell’inquadratura per mantenere costante la focale effettiva. I video che seguono sono stati realizzati a 20mm (riprese in interni) e a 70mm (bosco).
Sony FE 20-70mm f/4 G: il verdetto
I primi commenti ricevuti dai nostri lettori, in seguito alla pubblicazione della notizia del lancio del Sony FE 20-70mm f/4 G, sono estremamente contrastanti, proprio come ci aspettavamo. Il nuovo zoom Sony ha fatto esclamare “finalmente” a chi da tempo aspettava uno zoom con base supergrandangolare, ma ha anche strappato dei “non me ne faccio niente” a chi comunque non vuole rinunciare a un obiettivo, fisso o zoom, che scende ben al di sotto dei 20mm raggiunti dal nuovo serie G (ad esempio, un 12-24mm da affiancare a un 24-70mm o 24-105mm). Del resto questo obiettivo non ha lo scopo di offrire una soluzione unica e valida per tutti: è qualcosa di inedito che estende le possibilità operative, tanto in foto quanto in video, strizzando l’occhio in particolare agli amanti delle vedute d’ampio respiro.
Il Sony FE, lo ribadiamo, non è neanche particolarmente economico (anche considerando l’assenza dello stabilizzatore ottico), ma ha una qualità ottica più che soddisfacente a qualsiasi focale, addirittura ottima a f/8.

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