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G Master seconda generazione: è la volta delle focali fisse
Otto anni fa Sony ha creato una serie di ottiche ad alte prestazioni battezzandola G Master (GM in breve). Nel tempo ha continuato ad arricchirla con focali inedite, come il 300mm f/2,8 lanciato nel 2023 insieme alla Alpha 9 Mark III, ma ha iniziato pure ad aggiornare i modelli più datati. Anche le ottiche, fortunatamente con un intervallo più lungo di quello tipico delle fotocamere, godono dei progressi dei materiali, dell’elettronica, dei motori di messa a fuoco, dei vetri, degli strati antiriflesso e del calcolo degli schemi ottici. Non stupisce quindi che persino obiettivi giudicati ottimi al lancio vengano guardati con occhio sempre più critico col passare del tempo. Ecco che un mediotele da ritratto come il primo G Master 85mm f/1,4 (2016), di cui avevamo notato alcuni limiti mentre veniva osannato da certa stampa compiacente (se sei abbonato puoi leggere il nostro test molto… obiettivo nel numero #133 di luglio 2016 della rivista digitalizzata), è il primo obiettivo a focale fissa della serie GM ad essere aggiornato, dopo alcuni zoom giunti alla seconda generazione a partire dal 2021.
Rispetto alla versione precedente le dimensioni del Sony FE 85mm F1.4 GM II restano quasi invariate, ma registriamo un apprezzabile snellimento del diametro che scende da 89,5 a 84,7mm, lasciando opportunamente invariato il diametro filtri da 77mm. Ci dispiace dover ricordare o spiegare una regoletta base dell’ottica a qualche “influencer” che sperava in un diametro filtri da 67mm per risparmiare qualche euro: il diametro della lente frontale è normalmente dato dal rapporto tra focale e luminosità massima. Nel nostro caso 85/1,4=60,7. Appare chiaro che nessun vero 85mm f/1,4 può avere diametro filtri da 67mm se non si vuole contenere uno schema ottico così complesso in un barilotto con lo spessore di una lattina. Attenzione quindi ai chiacchieroni del “tubo” che si mettono a posto la coscienza sottolineando difetti inesistenti. Ma andiamo avanti…
È un’altra la cura dimagrante che davvero sorprende e riguarda il peso, che scende di circa 180 grammi (642 grammi alla bilancia): un risultato davvero notevole se il tempo dimostrerà che il nuovo GM ha la robustezza del predecessore. Le nostre aspettative, dopo un paio di settimane di convivenza, sono decisamente positive.
A non ingrassare è fortunatamente il prezzo, già di livello “professionale”: il vecchio GM sbarcò nei negozi a 2.000 euro per poi aumentare fino a 2.100, ossia il prezzo del nuovo GM Mark II. Nei giorni scorsi, però, il vecchio GM è sceso a 1.800 euro nel negozio online di Sony e ancora più giù qua e là nella rete.
Il link illustrato che segue porta direttamente al nostro articolo scritto in occasione del lancio, avvenuto sul finire di agosto. Lì troverete un’esaustiva descrizione di tutte le caratteristiche meccaniche e ottiche del nuovo mediotele Sony. Qui e adesso è tempo di parlare di prestazioni…
Sony FE 85mm F1.4 GM: due generazioni in cifre
Sony FE 85mm F1.4 GM II | Sony FE 85mm F1.4 GM | |
Prezzo | 2100 € | 1800 € |
F/ max | 1,4 | 1,4 |
F/ min | 16 | 16 |
Schema ottico | 14/11 | 11/8 |
Angolo di campo | 29° (19° su APS-C) | 29° (19° su APS-C) |
Min. distanza m.a.f. | 0,85m (0,80m in MF) | 0,85m (0,80m in MF) |
Ingr. max. | 1:9,1 (1:8,3 in MF) | 1:9,1 (1:8,3 in MF) |
Lamelle | 11 | 11 |
Diam. filtri | 77mm | 77mm |
Paraluce | Sì (ALC-SH180) | Sì (ALC-SH142) |
Dim. DxL | 84,7×107,3mm | 89,5×107,5mm |
Peso | 642g | 820g |
Sony FE 85mm F1.4 GM II: la nitidezza
Sony mantiene quel che promette, almeno sul fronte della nitidezza: la qualità delle immagini con fuoco virtualmente all’infinito è eccellente, senza mezzi termini. La resa al centro è ottima anche a f/1,4, mostrando una minima “morbidezza” solo nei passaggi a maggior contrasto. Già a f/2 è impeccabile.
Ai bordi, dove non rileviamo aberrazioni cromatiche laterali degne di nota, la nitidezza è molto buona a f/1,4 e eccellente a f/2,8: da questo punto di vista il divario con la prima versione del 2016 è tangibile.
La diffrazione si manifesta visibilmente da f/11 in poi, ma sono diaframmi poco utilizzati nel ritratto.
Si noti che le immagini e i relativi dettagli prelevati al bordo sono stati corretti dal punto di vista esposimetrico, annullando per quanto possibile la caduta di luce ai bordi per facilitare il confronto. Il database del nostro software di conversione, ACR di Photoshop, non contiene ancora il profilo di quest’ottica, quindi la correzione è stata effettuata manualmente.
Sony FE 85mm F1.4 GM II: le aberrazioni cromatiche assiali
Sul fronte delle aberrazioni cromatiche assiali, che caratterizzavano vistosamente il primo 85mm F1.4 GM del 2016, Sony ha fatto un buon lavoro, ma non risolutivo. Frange verdi sui piani posteriori e magenta su quelli anteriori sono tuttora visibili, anche se in modo meno evidente rispetto al precedente modello. Si noti la maggior durezza dello sfocato sulle lettere in primo piano, aspetto su cui torneremo più avanti.
Il controluce con il Sony FE 85mm F1.4 GM II
Il controluce è un banco di prova che richiede molti tentativi e condizioni di luce specifiche per produrre immagini utili alla valutazione reale di un’ottica. Non serve a niente inquadrare il sole se l’esposizione è calcolata su un soggetto molto luminoso: eventuali riflessi interni e flare appariranno a malapena, se l’obiettivo non è un fondo di bottiglia.
Per scoprire il vero limite di un trattamento antiriflesso serve trovare uno specifico angolo di incidenza della luce e creare una situazione di ripresa che possa realisticamente presentarsi al fotografo o al videomaker.
Il caso che presentiamo è una banalissima ripresa di paesaggio urbano che mette a dura prova il G Master di seconda generazione. I riflessi interni penalizzano l’immagine soprattutto a f/1,4. Riducendo l’apertura, il diaframma si comporta da “paraluce interno”, impedendo ai raggi parassiti di raggiungere il sensore.
Si noti comunque che anche a f/4 con lente frontale non schermata, laddove non si notano più riflessi interni evidenti, il contrasto è lievemente ridotto e ne è la prova il fatto che, al medesimo diaframma e schermando la lente frontale, il contrasto aumenta e l’obiettivo appare finalmente brillantissimo. In sintesi: paraluce sempre innestato e, nel caso non sia efficiente con qualsiasi angolo di incidenza della luce, pronti a schermare la lente con un elemento esterno.
Sony FE 85mm F1.4 GM II: la sovracorrezione dell'aberrazione sferica
E veniamo al banco di prova che ha ispirato il titolo di questo iper-test: il gatto nero (che poi non è nero, ma “smoke”, essendo il sottopelo completamente bianco…) chiamato Trimillo. Questo pacifico felino dallo sguardo poco rassicurante è tra i nostri modelli preferiti, anche per questioni tecniche: il manto, gli occhi, la naturale umidità del naso… possono diventare dettagli davvero rivelatori.
Nel caso del Sony FE 85mm F1.4 GM II è stato proprio il naso di Trimillo a innescare una serie di test che hanno portato alla sentenza: sovracorrezione dell’aberrazione sferica. I punti luminosi sul naso del gatto si trovano su un piano anteriore rispetto a quello di fuoco, perfettamente collocato dalla Alpha 7R IV sull’iride. Ebbene, tali piccoli puntini sono riprodotti dal mediotele Sony come dischi dal bordo molto marcato, al punto da sembrare anelli. Il fenomeno non appare nei punti fuori fuoco posteriori.
Per farla breve, i progettisti Sony hanno progettato quest’ottica per offrire una nitidezza eccellente anche a tutta apertura, persino ai bordi e, da quel che vediamo, pure alle brevi distanze di ripresa. Ma in un’ottica da ritratto la nitidezza non è tutto, anzi, per molti è sacrificabile in nome del bokeh… Per salvare capra e cavoli, ossia per unire risoluzione, micro-contrasto e sfocato piacevole, in Sony sono dovuti scendere a compromessi, ben sapendo che a qualcosa si doveva rinunciare, almeno in parte. Ed ecco che, con una sovracorrezione dell’aberrazione sferica, hanno preferito la morbidezza del bokeh nei piani posteriori rispetto a quelli anteriori, nella ragionevole presunzione che nella maggior parte dei casi è lo sfondo, e non un primo piano contrastato, a completare nel miglior modo un ritratto. Ovviamente ci sono delle eccezioni che vanno ricondotte allo stile personale di ogni fotografo o semplicemente alla varietà delle condizioni che possono presentarsi all’occhio di ogni fotografo. Come è accaduto a noi.
Tecnicamente questo risultato, che a qualcuno può non piacere mentre ad altri può quantomeno risultare indifferente, si ottiene come accennato con una sovracorrezione dell’aberrazione sferica. È una scelta tecnica non modificabile in quest’ottica e che invece è gestibile dal fotografo con alcuni obiettivi da ritratto denominati Defocus Control da Nikon per alcuni modelli ormai fuori produzione, o Defocus Smoothing da Canon per il suo attualissimo RF 85mm f/1.2 DS.
Tali ottiche dispongono di una ghiera che agisce su una o più lenti con effetti sullo sfocato anteriore e posteriore, consentendo di “ammorbidire” l’uno o all’altro a seconda del soggetto.
In base alla nostra esperienza, gli obiettivi da ritratto “universali”, con un bokeh sfumato in qualsiasi condizione e posizione, sono quelli dotati di filtro apodizzante, ossia un elemento con sfumatura radiale che scurisce i bordi dei punti sfocati senza ovviamente aumentare la caduta di luce ai bordi sul piano di messa a fuoco. Anche Sony ne ha uno a catalogo, l’FE 100mm F2.8 STF GM OSS del 2017 (dove STF sta proprio per Smooth Trans Focus). Come vediamo, però, la luminosità massima, anche per una questione di costi, non può essere molto elevata, quindi chi vuole un bokeh non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente sostanzioso, deve puntare su ottiche f/1,8 o f/1,4 (per restare in casa Sony).
Come specificato, il fenomeno degli “anelli” si manifesta solo su elementi puntiformi e contrastati. Lo stesso gatto, con il muso orientato in modo diverso e quindi con il naso non illuminato direttamente dal sole, ci rivela qui una resa diversa, che definiremmo “marmorizzata”, mentre sono i granelli di polvere sulle sue ciglia ad apparire questa volta in forma spiccatamente circolare.
Un ulteriore banco di prova, costituito da una chitarra colpevolmente impolverata: la staticità del soggetto ci permette di valutare come si evolve il fenomeno con la chiusura del diaframma. Con l’aumento della profondità di campo, i granelli riprodotti in forma anulare si “avvicinano” a noi, ma tale carattere non scompare mai del tutto.
Le tre immagini successive e non ritagliate ci consentono di anticipare finalmente l’analisi del bokeh in condizioni “normali”, dove il G Master mostra una pasta decisamente più morbida…
Il bokeh del Sony FE 85mm F1.4 G Master II - caso 1
Una fontana di un parco pubblico, il fuoco sul primo cavallo e quattro scatti con diaframmi via via più chiusi. Qui si vede il bokeh del Sony G Master nelle condizioni ideali, con contrasti moderati sul soggetto e sfondi con strutture che si smaterializzano in globi dall’aspetto onirico (una sviolinata…). La resa del Sony è davvero molto piacevole e pastosa, con un effetto “occhi di gatto” o “mandorla” sui punti sfocati marginali tutto sommato modesto. Si noti anche come, chiudendo il diaframma fino a f/4, i punti fuori fuoco mantengano una forma circolare e siano privi di artefatti interni, merito delle lenti asferiche dalla lavorazione raffinata.
Il bokeh del Sony FE 85mm F1.4 G Master II - caso 2
Il secondo caso prevede il fuoco sul secondo cavallo con doppia finalità. La prima è quella di indagare la qualità del bokeh di sfondo alle varie aperture utili al ritratto quando il soggetto non è vicinissimo. Come si vede, ovviamente a parità di diaframma lo sfondo appare meno sfocato e con globi più piccoli, ma il timbro rimane piacevolmente morbido e con transizioni fluide.
La seconda finalità è quella di tranquillizzare chi temesse che il primo piano fuori fuoco generato da questo G Master sia sempre e comunque ruvido. Come spiegato, dipende dal soggetto, dalla sua struttura e dal suo contrasto intrinseco. E quando il soggetto è più o meno casualmente idoneo a un ritratto, la resa del nuovo Sony si conferma burrosa, priva di qualsiasi indurimento, anche nello sfocato anteriore.
Sony FE 85mm F1.4 GM II: la distorsione
Dopo tante sorprese, quasi passano in secondo piano le misure complementari. La distorsione, comunque, è prossima allo zero (lieve e conformata a cuscinetto).
Caduta di luce ai bordi del Sony FE 85mm F1.4 GM II
Decisamente più evidente è invece la caduta di luce ai bordi, altro aspetto quasi nascosto (insieme ad altri semplicemente non rilevati) dai suddetti “influencer”, quasi fosse un’onta. L’oscuramento degli angoli, a meno di non costruire un 85mm f/1,4 con diametro da 10cm, è fisiologico e tutto sommato nel ritratto non disturba neanche troppo. Anzi, secondo alcuni aiuta a concentrare l’attenzione sul soggetto. Quale che sia il vostro parere in merito, sappiate che a f/1,4 l’oscuramento degli angoli arriva a 1,9EV, scende a 1,25EV a f/2, a 1,05EV a f/2,8 e a 0,85EV a f/4.
Sony FE 85mm F1.4 GM II: il focus breathing
L’ultimo banco di prova è dedicato al focus breathing, ossia il respiro dell’ottica o, se vogliamo, la variazione del campo inquadrato connesso alla distanza di messa a fuoco. Nel caso del Sony FE 85mm F1.4 GM II l’effetto zoom si nota, ma non ne faremmo un dramma. Se invece non sapete conviverci, sappiate che questo obiettivo salva nel file le informazioni per la correzione via software, chiedendo in cambio un leggero crop dell’immagine.
Sempre per i videomaker ribadiamo che il motore di messa a fuoco di quest’ottica, oltre a essere sorprendentemente veloce e, a nostro avviso, idoneo anche alla fotografia sportiva, è anche estremamente silenzioso.
Sony FE 85mm F1.4 GM II: piccola galleria
Sony FE 85mm F1.4 GM II: il verdetto
Volendo passare al setaccio i proclami della vigilia e la realtà dei fatti, dobbiamo ammettere che Sony non ha centrato tutti gli obiettivi che si era preposta. L’elemento di maggior rilievo è a nostro avviso la resa dello sfocato sui piani anteriori eccessivamente dura e caratterizzante, anche se non si verifica in qualsiasi condizione. Pesano meno, ma sono pur sempre rilevabili, le aberrazioni cromatiche assiali che ci aspettavamo più contenute rispetto alla precedente versione e la resa in controluce in particolari condizioni. La caduta di luce ai bordi va tra i “Contro”, ma in un’ottica da ritratto conta meno e non vanno dimenticate l’elasticità dei sensori Sony e la connessa capacità di correggere tale difetto.
Per tutto il resto, applausi: la nitidezza di questo mediotele è eccellente e supera, soprattutto ai bordi e alle maggiori aperture, quella del G Master di prima generazione. E il bokeh, con soggetti “normali”, è molto gradevole.
Anche dal punto di vista strutturale, tra alleggerimento dell’ottica e miglioramento dell’ergonomia, il nuovo G Master esce dal test a pieni voti, e aggiungiamo la lode per la rapidità e la silenziosità della messa a fuoco automatica, degna di un’ottica “sportiva”.
Il prezzo, per quanto identico a quello del primo GM (al netto del riposizionamento subito), è da “professionista” o da vero e facoltoso appassionato. Le alternative non mancano: si va, per restare in casa Sony, dal “vecchio” G Master (magari usato) all’FE 85mm F1.8 che abbiamo avuto modo di apprezzare in questa comparativa. E non mancano opzioni universali, tra cui spiccano il Sigma Art 85mm f/1,4 DG DN e il Samyang AF 85mm F1.4 FE II, che costano la metà o un terzo del G Master; sulla loro qualità, però, non abbiamo dati acquisiti direttamente.
Pro e Contro del Sony FE 85mm F1.4 GM II
- Struttura robusta, compatta e molto leggera
- Ergonomia razionale e "flessibile"
- Nitidezza ottima a TA, eccellente a f/2,8
- Contenimento delle aberrazioni cromatiche laterali
- Bokeh molto pastoso sui piani posteriori
- Autofocus rapidissimo e silenzioso
- Messa a fuoco manuale lineare
- Caduta di luce ai bordi a TA (tutta apertura)
- Bokeh ad anello sui piani anteriori troppo caratterizzante
- Resa in controluce alle maggiori aperture
- Aberrazioni cromatiche assiali ancora percettibili
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