Del lupo si parla spesso, non sempre con consapevolezza, il più delle volte in preda a rabbia, paura o esasperazione. Intelligente ed elusivo, il lupo è un predatore la cui presenza gioca un ruolo fondamentale nella salvaguardia degli ecosistemi che abita e, come tutti i grandi carnivori, esercita una sorta di attrazione magnetica sugli amanti della fauna selvatica e della fotografia naturalistica.
Edoardo Ciferri, fotografo nato e cresciuto a pochi chilometri da Roma, è tra le persone impegnate nella tutela e conservazione della specie dal giorno in cui ha incontrato il “suo” primo lupo, fotografandolo con il cuore che batteva all’impazzata per l’emozione. A lui, che vive di fotografia appassionata e responsabile, abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa sui lupi, a proposito dei quali c’è sempre da imparare.
Cosa vorresti che le persone sapessero a proposito dei lupi?
I lupi sono tra gli animali più perseguitati e le cause di tale ostilità vanno ricercate nelle leggende tramandate nel tempo, nelle fiabe, ma soprattutto nelle convinzioni, spesso infondate, di persone che credono di sapere tutto su questi esseri speciali. Nelle zone rurali abitate da allevatori e agricoltori i lupi vengono visti come una minaccia per il bestiame e sono spesso considerati esseri famelici e senza pietà che uccidono per il semplice gusto di farlo e che vanno eliminati a ogni costo. Mi preme chiarire, però, che molti degli attacchi al bestiame sono opera di cani selvatici o randagi piuttosto che di lupi, fatto di cui io stesso sono stato testimone in diverse occasioni.
Naturalmente i lupi sono animali opportunisti e in quanto tali inclini a uccidere le prede più docili, ma la coesistenza con questi predatori non è impossibile. Numerose associazioni si occupano piuttosto attivamente della tutela e conservazione dei lupi e garantiscono supporto pratico agli allevatori, fornendo loro efficaci sistemi di protezione e soprattutto aiutandoli ad abbandonare la loro visione distruttiva a favore di un approccio consapevole e conservativo.
Che impatto ha la presenza del lupo su un ecosistema?
I lupi svolgono un ruolo di importanza vitale per l’ecosistema: contribuiscono all’equilibrio naturale tra preda e predatore, mantengono forte e sana la discendenza dei selvatici e salvaguardano persino la flora del territorio in cui si trovano. Infatti, i continui spostamenti delle loro prede – dettati dall’istinto di sfuggire alla cattura – evitano il consumo prolungato di specie vegetali in una stessa area. Inoltre, i lupi eliminano velocemente le carcasse degli animali morti, evitando così la diffusione di malattie.
Gli effetti disastrosi dello sterminio dei lupi sono stati piuttosto evidenti per decenni a Yellowstone, negli Stati Uniti, dove l’ecosistema ha rischiato di collassare a causa dell’assenza di lupi sul territorio. Dopo un programma di reintroduzione, gli studiosi hanno potuto osservare un netto miglioramento della situazione.
I lupi sono animali molto intelligenti e con un’organizzazione sociale piuttosto rigida, che li porta a tenere sotto controllo il numero delle nascite all’interno del branco a seconda della disponibilità di prede nel territorio. Se si pensa al numero dei lupi in Italia, questo aspetto risulta molto importante: i lupi non occupano i territori di altri branchi e il loro spontaneo contenimento delle nascite – in combinazione con una elevata mortalità provocata da incidenti stradali, bracconaggio e altri fattori – abbatte le probabilità che il numero dei lupi cresca in maniera esponenziale o incontrollabile. Sarebbe dunque opportuno adoperarsi per tutelare la specie e impedire che scompaia anziché temerla.
Descriveresti alcune caratteristiche e abitudini del lupo?
I lupi sono piuttosto elusivi e non amano il contatto con gli esseri umani, che considerano una minaccia piuttosto che una potenziale preda. In caso di incontro con le persone, infatti, fanno di tutto per allontanarsi alla svelta. Sono animali prevalentemente notturni, specialmente per quanto riguarda la caccia, una delle attività determinanti della loro vita. Di giorno, soprattutto nelle ore più calde, si limitano a riposare o a compiere qualche piccolo spostamento, generalmente all’interno di boschi o laddove sono presenti arbusti che permettono loro di mimetizzarsi.
I lupi sono in grado di percorrere lunghissime distanze: possono spostarsi di cinquanta, o cento chilometri in un solo giorno durante le battute di caccia, o di qualche migliaio di chilometri durante il periodo della dispersione, un fenomeno naturale che porta alcuni esemplari che raggiungono la maturità sessuale a lasciare il branco per trovare un nuovo territorio idoneo a formarne uno nuovo, con una femmina che sarà la loro compagna per tutta la vita.
La struttura corporea dei lupi è tale da permettere loro di nuotare abilmente o di raggiungere velocità importanti anche sulla neve fresca, complici i cuscinetti plantari che espandendosi
consentono all’animale di non affondare, guadagnando terreno sulle loro prede. Si muovono abilmente in territori selvaggi con l’ausilio di udito e olfatto molto sviluppati e di un’ottima memoria fotografica, grazie alla quale ricordano ogni anfratto nei minimi particolari, così da riconoscerne anche eventuali pericoli.
Qual è per te l’attrezzatura necessaria per fotografare il lupo?
Nell’elenco dell’immancabile attrezzatura di un fotografo naturalista inserirei un binocolo, fondamentale per la ricerca e l’individuazione sul campo delle specie selvatiche, un obiettivo con almeno 400mm di lunghezza focale, un buon treppiedi – importante anche per eventuali riprese video – e almeno due teli mimetici. È importante che questi teli siano in materiale morbido, come un simil cotone e non in plastica, così da evitare rumori in caso di piccoli movimenti o di giornate eccessivamente ventose. È importante coprire bene anche mani e viso, che per gli animali sono come una lampadina in piena notte e che, se lasciati a vista, vengono notati immediatamente.
Suggeriresti degli accorgimenti tecnici utili per portare a casa scatti soddisfacenti?
Personalmente concentro le riprese all’alba e al tramonto e trovo molto utile impostare gli ISO automatici per via dei cambiamenti repentini di luce che caratterizzano questi due momenti della giornata. A parte questo, suggerirei a qualsiasi fotografo di imparare a modificare velocemente i tempi di scatto per avere il pieno controllo sull’effetto finale della foto sia in caso di soggetto statico, sia in caso di movimento. Un altro aspetto importante riguarda lo sfondo: fotografare la fauna selvatica sul campo non consente di scegliere liberamente il punto in cui immortalare il soggetto, ma può essere utile studiare e analizzare preventivamente la zona in vista di un appostamento.
Inoltre, consiglio di fotografare gli animali alla loro altezza, aumentare la lunghezza focale per esaltare il soggetto accentuando il bokeh, sperimentare diverse inquadrature e cercare anche composizioni che raccontino qualcosa a proposito del territorio in cui vive il soggetto ripreso.
Ricordi i momenti più emozionanti, vissuti sul campo cercando di fotografare il lupo?
I momenti emozionanti sono stati moltissimi, ma certamente la prima volta è quella più speciale, quella che non si scorda mai. Trovarsi per la prima volta davanti a un lupo, nel suo habitat naturale, tra le montagne frequentate sin da bambini, non ha prezzo. Ricordo quella mattina come fosse ieri, nonostante siano passati ormai parecchi anni. Ero partito da casa molto prima dell’alba, era buio pesto e faceva freddo. Per arrivare sul luogo dell’appostamento avevo guidato per circa quaranta minuti e camminato per altri venti. Una volta giunto a destinazione mi ero piazzato senza dare nell’occhio. Avevo studiato a lungo la zona con l’ausilio di fototrappole e sapevo che i lupi c’erano: bisognava solo pazientare.
Dopo qualche istante, a circa cento metri di distanza, spuntò dalla montagna un bellissimo maschio con il mantello invernale, gonfio, in salute. Sembrò un miraggio. La luce era ancora piuttosto scarsa e scattare immediatamente qualche foto lo avrebbe soltanto disturbato. Scelsi di pazientare, mentre il lupo era intento a sdraiarsi per riposare. Man mano che la luce aumentava, cresceva il rischio di essere scoperto, nonostante la mia impeccabile mimetizzazione. Presto il lupo si alzò, ma anziché andarsene come temevo, avanzò verso di me metro dopo metro, con passo cauto e poco deciso, avvicinandosi a una decina di metri. Il mio cuore batteva all’impazzata mentre lo fotografavo. Per me fu un momento magico.
Consiglieresti qualche lettura a chi volesse approfondire la conoscenza di questi affascinanti animali? Ci sono fotografi che ritieni fonte di ispirazione?
A mio avviso il testo più completo e importante sui lupi è ‘Wolves’ di Mech e Boitani. Parla di biologia, ecologia, genetica, abitudini alimentari, comportamentali, interazioni tra lupi e umani e tra lupi e altri animali, e di tutti gli sforzi fatti per la conservazione della specie. Il libro include informazioni riguardanti i lupi di tutto il mondo, raccolte attraverso le ricerche di molti esperti del settore.
Parlando di libri meno impegnati, dai quali si possono comunque apprendere numerose informazioni, consiglio ‘Mai gridare al lupo. La mia estate con i lupi artici’, di Farley Mowat, che racconta la storia di un biologo inviato nell’artico dal Governo canadese con l’obiettivo di porre fine al massacro dei caribù attribuito ai lupi, e che una volta sul posto scopre verità sorprendenti riguardo a questi magnifici animali, con i quali instaura un rapporto straordinario.
Un altro titolo interessante è ‘Duemila giorni con i lupi’, di Jim e Jamie Dutcher, un concentrato di esperienze vissute insieme a un branco di lupi da cui è nato un documentario vincitore di numerosi premi. Uno di quei libri da leggere in inverno davanti alla stufa a legna.
Uno dei fotografi a cui mi ispiro maggiormente è Vincent Munier che fotografando i lupi artici ha catturato tutta la mia attenzione. Riuscire anche soltanto ad incontrare un lupo bianco e attraversare territori così distanti e remoti è uno dei miei più grandi sogni. Attualmente fotografo gli animali con lo scopo di contribuire alla loro conservazione, un aspetto al quale inizialmente non pensavo, e che ora ritengo preponderante anche grazie anche ai capolavori di Paul Nicklen e di sua moglie Cristina Mittermeier, dai quali traggo grande ispirazione.
Quali sono gli errori commessi più frequentemente dagli esseri umani in generale e dai fotografi in particolare dal punto di vista di tutela e conservazione del lupo?
L’errore più diffuso è quello di attrarre gli animali con esche o cibo, o frequentare capanni fotografici in cui viene somministrato cibo, senza prima informarsi sui criteri con cui questo viene fatto. Da evitare anche gli appostamenti in orari in cui si rischia di disturbare gli animali o in aree sensibili come le zone di ‘rendez-vous’ per i lupi, le tane o i siti di nidificazione, in cui si rischia seriamente di arrecare danni anche alla futura prole.
Nel tuo sito si legge che proponi degli eventi. Di che si tratta?
Propongo da diversi anni workshop e viaggi fotografici pensati per i fotografi e per tutti gli appassionati di natura selvaggia. Rispetto ai viaggi fotografici i workshop prevedono un maggiore apprendimento di nozioni teoriche, sia in sede che sul campo. Generalmente si affrontano tematiche come la biologia delle specie osservate, l’etologia, le tecniche di ricerca e di osservazione, la fotografia di base, la composizione e la postproduzione. Illustro gli strumenti utili ad un naturalista e offro la possibilità di provarne diversi direttamente sul campo.
Opto per gruppi piuttosto ristretti per far sì che i partecipanti vivano al meglio l’esperienza. Prima di qualsiasi workshop o viaggio fotografico, studio il luogo sulla carta, lo esploro di persona, approfondisco le conoscenze sulla fauna locale e cerco di previsualizzare il potenziale fotografico complessivo, facendo anche degli scatti di prova.
Metto a disposizione quanto appreso nel tempo attraverso i miei viaggi, per far sì che sempre più persone possano scoprire le meraviglie che la natura dà il privilegio di osservare da vicino.
Bio e contatti
Edoardo Ciferri, classe 1990, è nato e cresciuto a Castelnuovo di Farfa, un piccolo paesino della Sabina, nel Lazio. Amante della fotografia sin da bambino, ha cominciato presto a esplorare le campagne e le montagne della sua terra d’origine e a studiare e monitorare la fauna locale. Aiutandosi con delle fototrappole ha scoperto presto una meravigliosa biodiversità, intercettando perlopiù caprioli, cinghiali, rapaci notturni, volpi, tassi e istrici e – più raramente – qualche lupo di passaggio. Oggi Ciferri è un fotografo professionista che organizza workshop e viaggi fotografici in tutto il mondo, propone corsi di postproduzione e collabora con riviste di settore a scopo divulgativo. Attento al rispetto della natura, promuove un approccio etico alla fotografia e si impegna in prima persona nella sensibilizzazione alla tutela della fauna selvatica.
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