In prova il Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM, il telezoom professionale che enfatizza i vantaggi del sistema mirrorless Eos con una costruzione da record, per peso e compattezza. Costa 3.016 euro: vediamo se li merita.
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È giustamente considerato da Canon uno degli obiettivi della “trinità”, il gruppo di ottiche professionali con luminosità f/2,8 con cui affrontare la stragrande maggioranza delle riprese fotografiche senza rinunce in termini qualitativi e operativi. Agli RF 15-35mm F2.8L IS USM e RF 24-70mm F2.8L IS USM si affianca per le focali lunghe il telezoom RF 70-200mm F2.8L IS USM. Per acquistare il trio delle meraviglie non bastano 8000 euro, e la “parte del leone” la fa proprio lo zoom in prova, il cui prezzo dal lancio è leggermente aumentato, sfondando quota 3000 euro.
Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM: caratteristiche tecniche
Il primato di questo nuovo telezoom Canon è nelle caratteristiche fisiche: rispetto al fratello EF di pari focale e luminosità destinato alle reflex Eos, è più corto di 53 millimetri e, soprattutto, più leggero di 410 grammi (al netto del collare per il treppiedi, che pesa poco più di un etto in entrambi i casi). Sul peso non si discute, a fine giornata aver avuto a che fare con un’attrezzatura che, tra fotocamera e obiettivo, è più leggera di almeno 600 grammi (consideriamo anche la differenza tra una Eos R5 e una reflex come la Eos 6D Mark II o la Eos 5D Mark IV), ha effetti molto positivi sulla freschezza fisica del fotografo.
Sulle dimensioni i confini sono più sfumati: i più pignoli avranno notato che la compattezza del nuovo telezoom RF si perde quando impostato a 200mm (raggiunge circa 205mm di lunghezza, circa 6 in più della versione EF). Ma resta il vantaggio di un ingombro più contenuto sia durante l’uso a tutte le altre focali, sia quando trasportato in una borsa.
Qualche dubbio può invece sorgere sulla robustezza e sulla tenuta alle infiltrazioni di polvere e umidità. La versione EF, infatti, oltre a essere costruita con un maggior impiego di metallo nell’esterno del barilotto, è sostanzialmente un monoblocco: la zoomata e la messa a fuoco avvengono internamente. La versione RF, invece, è di tipo telescopico, con la sezione interna che fuoriesce dal corpo principale di circa 56mm: questo è, in linea di principio, un possibile punto di debolezza della struttura meccanica, ma le soluzioni adottate da Canon potrebbero essere in grado di ovviarvi. Non avendo noi sottoposto l’esemplare in prova a torsioni o urti, su questo aspetto potremo avere risposta solo nel tempo, dalle severe prove sul campo cui i professionisti tipicamente sottopongono la propria attrezzatura. Ulteriore questione legata alla struttura telescopica: può il movimento dello zoom aspirare all’interno polvere e umidità? Effettivamente questo è un fenomeno riscontrato in molte realizzazioni di tipo amatoriale, ma l’obiettivo in prova è dotato di guarnizioni di tenuta e filtri dell’aria, quindi, ancora una volta, siamo inclini a porre fiducia nella soluzione adottata da Canon.
I motori autofocus del telezoom Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM
Il nuovo telezoom RF è speciale anche sotto la candida livrea (così rifinita per trasmettere meno calore alla struttura nelle riprese sotto il sole): per la prima volta vengono utilizzati da Canon due motori AF di tipo Nano USM che agiscono su due gruppi distinti di lenti. Questo ha concesso, come al solito, di mantenere il rumore a livelli bassissimi e la velocità operativa agli standard tipici del marchio, ma anche di raggiungere una minima distanza di messa a fuoco brevissima, di appena 70 centimetri. Va però notato che il rapporto di ingrandimento massimo è di 1:4,3 contro l’1:4,7 della versione EF che pure mette a fuoco solo fino a 1,2m: ci si sarebbe aspettati di più… Ciò è dovuto al fatto che nel telezoom RF la messa a fuoco agisce indirettamente e notevolmente anche sulla focale effettiva: quando si focheggia sul breve, la focale diminuisce, quindi a parità di focale nominale e alla minima distanza di messa a fuoco comune (1,2m), la versione EF ha un maggiore ingrandimento, mentre l’RF in definitiva lo supera, di poco, solo grazie a una minima più corta di ben 50cm.
Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM: la nitidezza
Dal punto di vista ottico è interessante notare come (e con ciò anticipiamo alcune considerazioni qualitative) il nuovo telezoom raggiunga le medesime prestazioni di nitidezza della versione EF pur rinunciando a ben sei lenti. Di certo i 17 elementi racchiusi nel compatto 70-200mm non sono fondi di bottiglia, anzi contiamo 6 elementi speciali tra vetri UD, Super UD e asferici, per tacere di speciali strati antiriflessi tra cui quello SWC (Sub-Wavelenght Coating) per l’ultimo elemento prima del sensore. Evidentemente gli anni non passano invano e, complice anche il vantaggio offerto dal minor tiraggio delle mirrorless, il Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM si candida a ruolo di apripista nella nuova generazione di ottiche professionali, luminose e al tempo stesso compatte.
Banco di prova 1
Banco di prova 2
La nitidezza di questo zoom è pari se non superiore a quella della versione EF. Al centro la risoluzione è sempre altissima, a qualsiasi focale e diaframma (prima di incappare nella diffrazione, ossia da f/8 in poi). I bordi sono ottimi anche a tutta apertura, ma beneficiano in modo lievissimo della chiusura del diaframma fino a f/5,6. Nulla, comunque, che possa indurre a utilizzare queste aperture se non per il controllo fine della profondità di campo.
Le aberrazioni cromatiche laterali sono invisibili se non a forti ingrandimenti. I dettagli mostrati sono relativi alla focale più critica, ossia 200mm, e prelevati dai bordi non prima di aver corretto la caduta di luce ai bordi per omogeneizzare la visualizzazione a monitor. Tutte le altre eventuali correzioni digitali sono disattivate.
Le aberrazioni cromatiche assiali del Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM
Lo schema ottico del telezoom RF è composto da 17 elementi, uno dei quali di tipo UD e asferico al quale è demandato espressamente il compito di ridurre le aberrazioni cromatiche assiali, ossia quelle frange normalmente di colore verde e magenta che si manifestano nei passaggi ad alto contrasto prima e dopo il piano di messa a fuoco. Queste aberrazioni non sono correggibili in postproduzione, quindi una progettazione ottica mirata è indispensabile a contenere il difetto. Il Canon RF 70-200mm f/2,8 L IS USM è pressoché immune al problema. Il dettaglio è tratto da uno scatto realizzato a 100mm f/2,8 a una scala millimetrata e inclinata a 45° (un soggetto perfetto per mostrare l’aberrazione assiale).
La gestione del controluce nel Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM
Nonostante i trattamenti antiriflesso impiegati da Canon, quando il paraluce è tagliato fuori da un controluce diretto che genera un differenziale di esposizione elevato, a qualsiasi focale è riscontrabile un moderato calo di contrasto, mentre le immagini fantasma sono irrilevanti. Il calo di contrasto è facilmente correggibile in postproduzione agendo semplicemente sui livelli, a differenza delle immagini fantasma che richiedono, ove possibile, interventi di fotoritocco ben più impegnativi.
Il bokeh del Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM
Il Canon RF 70-200mm f/2,8 L IS USM copre tutte le focali utili al ritratto, quindi il bokeh va analizzato attentamente. Lo sfocato nei piani prossimi a quello del fuoco su soggetti ad alto contrasto può in alcuni frangenti generare distrazione nell’osservatore. Nel complesso, però, il bokeh del telezoom Canon è gradevole e ne esalta la versatilità. I dettagli sono tratti da scatti realizzati a f/2,8 e f/8: nonostante il diaframma a nove lamelle, il bokeh a f/8 mostra qualche indurimento. Il ruolo dei mediotele da ritratto superluminosi è salvo…
Come va lo stabilizzatore del Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM
I sistemi di stabilizzazione Canon sono generalmente molto raffinati, ma questo è eccellente. Il suo ronzio, percettibile anche con IS disattivato, è molto flebile e l’immagine nel mirino non subisce scossoni all’attivazione oltre a non soffrire di derive particolari. Utilissimo anche in video, l’IS del telezoom RF ha tre modalità. La 1 è d’uso generale ed è compatibile anche con le riprese statiche su treppiedi, o dinamiche su monopiede. La modalità 2 è specifica per il panning, correggendo le vibrazioni solo sull’asse ortogonale a quello del movimento. La modalità 3 attiva lo stabilizzatore solo al momento dello scatto, quindi l’immagine nel mirino non è stabilizzata: questo consente di seguire un soggetto con moto irregolare senza dover contrastare il tentativo del sistema IS di stabilizzare l’immagine. Al pari della modalità 2, la 3 applica solo la correzione ortogonale se rileva un movimento lineare (panning).
I nostri test su soggetti statici, in modalità 1, hanno messo in evidenza un’efficacia reale di circa 5EV, con qualche scatto accettabile anche spingendo a 6EV il guadagno sul tempo di sicurezza: in pratica, a 200mm, a mano libera e in condizioni di quiete (senza vento, in piedi su superfici piane), è molto probabile ottenere scatti nitidi a 1/6 di secondo.
Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM: distorsione e caduta di luce ai bordi
Tra i difetti più evidenti di questo zoom annoveriamo la distorsione alle focali estreme, a barilotto a 70mm, a cuscinetto a 200mm. Buono il contenimento della caduta di luce ai bordi, evidente solo a 200mm f/2,8. Le immagini test sono state realizzate disattivando tutte le correzioni digitali di cui è capace la fotocamera impiegata per la prova.
Distorsione
Caduta di luce ai bordi a 70mm
Caduta di luce ai bordi a 200mm
Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM: il verdetto di fotocult.it
Siamo di fronte a una piccola rivoluzione: il Canon RF 70-200mm f/2,8 L IS USM è un obiettivo incredibilmente compatto e leggero, con prestazioni ottiche eccellenti accompagnate da qualità meccaniche di primo livello. Ci riferiamo non solo ad autofocus e stabilizzatore, ma anche alla cura costruttiva e all’ergonomia, riservandoci solo un minimo di perplessità per la tenuta negli anni di una m
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