Milano
Dal 4 dicembre 2022 al 29 gennaio 2023
Prorogata fino al 26 marzo
Una peculiare abitudine del fotografo documentarista Ernesto Fantozzi (Milano, 1931) è quella di appuntare, sul retro di ogni sua stampa fotografica, una frase che recita: “Questa fotografia è testimonianza autentica di una situazione spontanea”.
Questa dichiarazione, stringata e diretta, contiene l’essenza dell’approccio fotografico di un autore che si definisce fotografo della realtà, delle cose della vita e della gente comune, che vengono descritte così come sono, senza manipolazioni di alcuna sorta.
A seguito della recente donazione dell’archivio di Fantozzi al Museo di Fotografia Contemporanea di Milano – un fondo che rappresenta l’intera sua produzione fotografica e consta di circa 75mila unità, tra stampe alla gelatina bromuro d’argento, negativi e provini – è stata organizzata una mostra in omaggio al grande fotografo, prima tappa di un percorso di valorizzazione, studio e catalogazione dell’archivio stesso.
La fotografia di Ernesto Fantozzi dalle origini
Ernesto Fantozzi si avvicina alla fotografia alla fine degli anni Cinquanta quando riceve in dono dalla fidanzata, che poi diventerà sua moglie, una Kodak Retinette. Studia fotografia da autodidatta ed entra a far parte del Circolo Fotografico Milanese del quale è tuttora Socio Onorario e Benemerito. Fin da subito si dedica al reportage in bianco e nero, influenzato dalle fotografie di Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, ma anche dal cinema neorealista italiano.
“Fantozzi”, si legge nel comunicato stampa della mostra intitolata Testimonianza autentica di una situazione spontanea. Ernesto Fantozzi fotografie 1958-2018, “rivolge il suo sguardo alla quotidianità che conosce, agli aspetti meno appariscenti e ordinari della vita. Documenta la città di Milano e il suo hinterland soffermandosi sul paesaggio urbano e suburbano e sul racconto della vita sociale all’interno della metropoli con un’attenzione alle abitudini, alle relazioni, alle persone che la attraversano, che scorrono e si intrecciano.
Partendo dalla fotografia ‘della famiglia seduta nel tinello che guarda il Festival di Sanremo alla televisione’ (Milano, 1958) – che l’autore stesso definisce in un’intervista del 2002 ‘la mia prima foto, che potrei definire consapevole’ – le opere in mostra seguiranno un ordine in parte cronologico e tematico”.
La ricerca visiva di Fantozzi si occupa di un arco temporale che va dalla nascita del paesaggio industriale degli anni Sessanta allo sviluppo delle infrastrutture e della logistica negli anni Novanta, e si dedica alle conseguenze dei cambiamenti economici sulla società. L’attento fotografo si muove con prontezza, e porta a casa una collezione di momenti decisivi degni dei grandi maestri della fotografia. Sguardi assorti, sguardi in camera, sguardi compiaciuti, composizioni complesse e articolate su più livelli così ben assortiti che a volte, guardando una foto firmata Fantozzi, verrebbe da pensare che ogni persona sia stata collocata al proprio posto proprio con la precisione maniacale tipica della finzione da cui l’autore prende le distanze. Tuttavia, se avessimo quella fotografia tra le mani basterebbe voltare la stampa, per ricordare a noi stessi che “Questa fotografia è testimonianza autentica di una situazione spontanea”.
Testimonianza autentica di una situazione spontanea. Ernesto Fantozzi fotografie 1958-2018
- A cura di Carlo Cavicchio, Maddalena Cerletti e Sabina Colombo
- Museo di Fotografia Contemporanea, Villa Ghirlanda, via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI)
- dal 4 dicembre 2022 al 26 marzo 2023
- mercoledì, giovedì, venerdì, 16-19; sabato e domenica ,10-19
- ingresso gratuito
- mufoco.org

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