Il 2025 si conferma un anno nefasto: le mastodontiche colonne dell’Olimpo della fotografia italiana e internazionale continuano a venir giù come travolte da un tragico effetto domino.
In meno di dodici mesi abbiamo detto addio a Oliviero Toscani, Sebastião Salgado, Gianni Berengo Gardin e Mimmo Jodice. Ieri, 6 dicembre 2025, abbiamo perso l’ironica e inimitabile scintilla di Martin Parr. Restano vuoti incolmabili e cumuli di sgomento.
Martin Parr aveva un solo modo per far sì che pensando a lui dovessimo trattenere una lacrima anziché una risata e comunque sapeva che quella lacrima, lui, non l’avrebbe mai vista.
La sua infilata di brillanti intuizioni ha scritto un eccezionale capitolo (a colori) di storia della fotografia e la popolarità del suo lavoro non conosce confini.
Martin Parr usava bene la fotocamera, il flash e una sofisticata ironia: osservava, si divertiva, provocava, suscitava sorrisi che poco dopo sfociavano in riflessioni sulle dinamiche della società contemporanea, mettendo tutti davanti a uno specchio.
Così tanto abbiamo scritto su di lui nel corso degli anni che ci parrebbe svilente sintetizzare in questo articolo le tappe del suo lungo percorso creativo.
Ciò che vi suggeriamo di fare – qualora voleste esplorare il lavoro di uno dei più importanti fotografi dei nostri tempi – è prendervi del tempo per rileggere con calma i nostri articoli a lui dedicati. Un ulteriore consiglio? Cominciate dal “pezzo” dedicato al documentario di Lee Shulman, che avevamo aperto così:
“Se Martin Parr avesse attivato un contapassi e un contapose perpetui dal giorno in cui ha scattato la sua prima fotografia, entrambi i dispositivi sarebbero esausti da un pezzo. Lui, invece, è ancora inarrestabile: a quasi settantatré anni, dopo aver affrontato un cancro, se ne va in giro con la fotocamera al collo, l’occhio vigile e l’espressione divertita, senza scoraggiarsi se il più delle volte deve mettere in fila i passi dietro a un deambulatore”.
Oggi scriviamo con un nodo in gola, ma con la consapevolezza che Martin Parr è, e resterà sempre, inarrestabile.
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