Nel 1982 Martin Parr decise che anche nel Regno Unito era tempo di fotografia documentaria a colori. Già da qualche tempo, infatti, le gallerie americane avevano iniziato a esporre i lavori di pionieri del colore come William Eggleston, Stephen Shore, Joel Meyerowitz e Parr colse subito l’importanza di quel chiaro segnale: la fotografia a colori iniziava finalmente a guadagnare prestigio, evadendo dall’angusto recinto dell’uso commerciale.
The Last Resort
Tra il 1983 e il 1985 Parr si armò di una fotocamera medioformato 6x7cm a telemetro e fotografò con costanza le attività ricreative degli inglesi in una decadente località balneare a circa otto chilometri da Liverpool: New Brighton. Ne nacque The Last Resort (L’ultima spiaggia), una serie di quaranta fotografie – rigorosamente a colori – che l’autore stesso considera il lavoro più impattante della propria carriera e che divenne un libro nel 1986.
Una selezione di immagini tratte dalla serie è esposta nella mostra Martin Parr. Short&Sweet, visitabile al Mudec di Milano fino al 30 giugno 2024. L’esposizione, curata da Martin Parr e Magnum Photos, ripercorre l’intera carriera del celebre fotografo inglese, il cui inconfondibile stile iniziò a prendere forma proprio con i rivoluzionari scatti di The Last Resort.
Martin Parr e una Plaubel Makina W67
Per realizzare The Last Resort Parr scelse di scattare con una Plaubel Makina W67, una medioformato con ottica da 55mm, ovviamente analogica, che impressiona fotogrammi da 6x7cm; unico accessorio, il flash. Il perché è presto detto: più volte l’autore ha raccontato di aver optato per il medioformato perché gli garantiva una buona resa dei dettagli, mentre il flash gli consentiva di affrontare la fotografia documentaria con il linguaggio brillante tipico della fotografia commerciale e di introdurre nelle immagini una lettura personale di ciò che osservava.
Aggiungiamo, noi, una nota tecnica: la Plaubel Makina W67 è dotata di otturatore di tipo centrale, capace di offrire tempi di sincronizzazione flash molto rapidi, fino a 1/500 di secondo in questo caso, e certamente apprezzabili in situazioni di alta luminosità ambientale come quelle di The Last Resort.
Per i fanatici dell’attrezzatura vintage riportiamo di seguito la descrizione della Plaubel Makina W67 disponibile sul sito del rivenditore Foto Ottica Cavour, che ci ha gentilmente concesso l’utilizzo delle immagini della fotocamera pubblicate in questo articolo.
“Fotocamera iconica e particolarissima, prodotta nel 1980 in Giappone dalla Doi Shōten dopo aver acquistato il progetto dalla Plaubel, nota azienda tedesca appena assorbita.
Interessante l’adozione di obiettivo Nikkor, nella versione W67 un 55mm f/4.5 corrispondente circa a un 28mm su 24×36. Compattissima medio formato analogica 6x7cm con obiettivo collassabile a soffietto e ottica multi-coated, prodotto da Nikon, 6 elementi in 4 gruppi, semplice, compatta e luminosissima. Otturatore centrale con tempi di scatto da 1-1/500s e posa B. Possiede un sistema di messa a fuoco a telemetro e un esposimetro interno azionato da batterie S76/A76/EPX76”.
Le anti-cartoline di The Last Resort
Interessato alla documentazione dettagliata degli svaghi della classe operaia che raggiungeva New Brighton nei giorni festivi – in un periodo di declino economico nel nord-ovest dell’Inghilterra – Parr puntava a produrre quelle che ha poi definito “anti-cartoline”: fotografie che prendevano le distanze dal turismo elegante, mostrando con schiettezza gli aspetti meno idilliaci delle villeggiature. La serie mostra con insistenza tappeti di rifiuti, situazioni caotiche, spazi sovraffollati, persone di qualsiasi età intente a consumare cibi spazzatura, famiglie alle prese con vivaci bambini.
Sono proprio i bambini gli attori protagonisti sul palco di The Last Resort: eccezion fatta per una manciata di pagine, ogni fotogramma pubblicato nel libro ritrae uno o più bambini, al tempo fotografati da Parr con una libertà che ai nostri giorni parrebbe impensabile. Vale la pena di notare che il fotografo, negli anni di realizzazione della serie, era da poco diventato genitore ed era particolarmente attratto dalla tematica della gestione dei figli.
L’ultima spiaggia: la prima tappa del nuovo stile di Martin Parr
The Last Resort ha tutte le carte in regola per essere considerato il primo lavoro intriso degli elementi che ormai da decenni caratterizzano l’inconfondibile e imitatissimo stile di Parr: iperrealismo, dettagli vividi, colori saturi, uso del flash in esterni, sense of humor, interesse per le attività ricreative del Wealthy West, ossia l’Occidente ricco. Lo stesso fotografo riconosce nella serie uno spartiacque nel suo approccio fotografico alla società: celebrativo nel precedente utilizzo del bianco e nero, più critico a partire dal passaggio al colore.
Osservatore sofisticato dello stile di vita dei suoi contemporanei, Parr si impegna da sempre a riflettere nei suoi scatti le peculiarità del suo tempo. Il suo fare ironico – l’esca che cattura istantaneamente l’attenzione del grande pubblico – addolcisce l’interpretazione politica dei suoi lavori, mai esplicita o preponderante, ma sempre presente nella persistente registrazione dei mille volti di una società inghiottita dal consumismo.
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