Dal 27 ottobre 2022 al 21 gennaio 2023, STILL Fotografia a Milano ospita la mostra Manuel Cicchetti. Tempo intermedio. Si tratta di 70 fotografie selezionate dall’omonimo progetto al quale l’autore ha dedicato quattro anni di lavoro e ricerca in giro per l’Italia.
Centri commerciali, distributori di benzina, cantieri, fabbriche, depositi, ponti e grattacieli sono alcuni dei soggetti in cui Cicchetti ha individuato i simboli del progresso e della fortuna economica oggi messi in discussione dalla crisi globale.
Secondo il curatore della mostra, Denis Curti, le immagini possono essere ricondotte a quella “specifica branca della fotografia che ha guardato al paesaggio inteso come sentimento. Si tratta di un paesaggio emotivamente umano, anche quando la presenza fisica dell’uomo è quasi totalmente assente”. In effetti non ci sono persone nelle composizioni in bianconero di Tempo intermedio, ma ciò non impedisce all’autore di dedicarsi ai grandi cambiamenti della società contemporanea. Cicchetti fornisce così un ritratto alternativo dell’uomo, prestando particolare attenzione all’urbanistica, all’architettura, alla produzione.
“Gli sguardi”, continua Curti, “si intrecciano tra documentazione e poesia, tra storytelling e interpretazione, sempre con l’obiettivo di costruire memoria e, allo stesso tempo, di lasciar spazio al futuro. […] Manuel Cicchetti, a suon di fotografie, struttura un monito sul senso di responsabilità, alla stessa maniera di Gabriele Basilico che, in Ritratti di Fabbriche, dichiara il proprio punto di vista sull’aspetto economico, sociale e culturale del nostro paese, mettendoci in guardia e segnalandoci le priorità da prendere in considerazione”.
Cicchetti definisce Tempo intermedio un progetto che nasce dalla consapevolezza che siamo all’inizio di un percorso che cambierà l’ambiente, l’energia, la società, il lavoro e molto altro. Tale progetto si completa con un volume Edizioni PostCart che presenta 140 immagini di Manuel Cicchetti e i testi di Gianni Biondillo, Denis Curti, Veronica Polin. Qui di seguito due estratti dei testi di Gianni Biondillo e Gianni Biondillo contenuti nel libro.
I geografi, gli economisti e gli architetti parlano da decenni di “paesaggi dell’abbandono”. Sono quelli prodotti da un Novecento pervasivo che ha costruito ovunque, senza posa, fabbriche, opifici, ferrovie, industrie, autostrade, centrali idroelettriche, cavalcavia, aree produttive, capannoni. E poi, quando tutte queste cose non servivano più, li ha abbandonati, come cose morte, inutili, dando loro le spalle, quasi non esistessero. Non guardarli significa farli smettere di esistere.
Ma la verità è che continuano ad esserci, a ferire il nostro paesaggio, a chiederci una risposta. La loro demolizione è assolutamente antieconomica e antiecologica. Che ce ne facciamo, allora? Ché la cosa dura da digerire è ammettere che quelli deperibili, mutevoli, fragili, quelli che potrebbero sparire da un giorno all’altro grazie a una nube purpurea pronta ad avvelenarci tutti – magari prodotta proprio da noi stessi – quelli che dal paesaggio è più semplice che scompaiano, siamo proprio noi.
Guardo le foto di Manuel e penso allo sguardo di un alieno che giunto sulla terra disabitata cerca di ricostruire la nostra vita quotidiana usando ciò che gli abbiamo lasciato. Un archeologo intergalattico, affascinato dai nostri centri commerciali, i silos, i parcheggi, le gru, i container. Questo gli stiamo lasciando. Questo siamo noi, spiaccia o meno dirlo.
Gli investimenti in infrastrutture grigie hanno fatto girare l’economia in fase di costruzione e la fanno girare anche ora e, badate bene, lo stesso accadrà con le infrastrutture e le tecnologie verdi. Ma allora l’economia è ovunque? Sì, l’economia permea quasi tutto quello che ci circonda. Senza accorgercene, sostiene il filosofo Michael Sandel, siamo passati dall’avere un’economia di mercato all’essere una società di mercato. Le foto di Manuel Cicchetti non sembrano però un inno al nostro stile di vita. Concordo. Il progetto fotografico di Manuel ha il pregio di schiaffare in faccia una realtà. Di quale realtà stiamo parlando? Di quella che gli economisti, insieme a tantissimi altri soggetti, non hanno voluto, o saputo, vedere.
Come la macchina fotografica permette al fotografo di mettere a fuoco una sezione di realtà, allo stesso modo molti economisti hanno messo a fuoco esclusivamente la realtà che può essere misurata e valorizzata attraverso il mercato. Non hanno invece dato adeguata visibilità e riconoscimento a quei beni comuni, tra i quali rientra la qualità dell’ambiente e del paesaggio, il cui valore non ha prezzo.
Manuel Cicchetti. Tempo intermedio
A cura di Denis Curti
- Still Fotografia, via Zamenhof, 11 (MI)
- dal 27 ottobre 2022 al 21 gennaio 2023
- martedì-venerdì, 10-13 e 14-18; giovedì, 10-13 e 14-19
- ingresso libero
- stillfotografia.it