Porretta Terme (BO)
Dal 6 al 13 dicembre 2025
Tazio Secchiaroli (Roma, 26 novembre 1925 – Roma, 24 luglio 1998) ha portato per primo il reportage fotografico nei backstage del grande cinema italiano. Ha collaborato con registi e attori di successo, da Federico Fellini a Sophia Loren, mettendo a fuoco la brulicante dimensione del dietro le quinte.
In occasione del Festival del Cinema di Porretta (BO) – che si svolgerà dal 6 al 13 dicembre 2025 – sarà presentata una mostra di fotografie mai sviluppate, provenienti dall’archivio personale del fotografo romano. L’inaugurazione dell’esposizione Obiettivo Decima Vittima, Tazio Secchiaroli sul set di Elio Petri avrà luogo sabato 6 dicembre presso lo Spazio mostre FCP in piazza della Libertà.
I primi lavori fotografici di Tazio Secchiaroli
Tazio Secchiaroli nacque nel 1925 a Roma, ne quartiere di Centocelle, da una famiglia marchigiana da poco arrivata nella capitale. Rimasto orfano di padre all’età di 15 anni lasciò la scuola e iniziò a lavorare per aiutare la famiglia. Quando una zia gli regalò una macchina fotografica cominciò a fotografare in modo appassionato gli abitanti del suo quartiere e gli amici.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale passava le giornate nel centro di Roma come “scattino”, il fotografo ambulante che fermava soldati e turisti per scattare delle foto ricordo. Dopo una breve esperienza come fotografo in uno studio di radiologia entrò a far parte dell’agenzia fotogiornalistica Roma International, per poi passare alla più famosa e prestigiosa V.E.D.O..
Uno scattante fotoreporter
Secchiaroli emerse presto tra i fotografi della cronaca romana, politica e sociale, mettendo a segno numerosi scoop. Per la sua velocità, apprezzata sin dagli esordi, spesso era all’ippodromo delle Capannelle per i fotofinish delle corse; di fronte a Montecitorio per ritrarre i deputati, o al Quirinale per fotografare le visite ufficiali.
Nel 1955 Secchiaroli fondò la propria agenzia, la Roma Press Photo, che spaziava dalla cronaca politica alla cronaca rosa. Il caso Montesi, il caso Sotgiu, i ritratti del fisico Bruno Pontecorvo in URSS, le manifestazioni di piazza dei giovani comunisti e dei neofascisti, sono solo alcuni dei servizi che lo hanno reso celebre.
Tazio Secchiaroli: il primo paparazzo
Sul finire degli anni ’50 Secchiaroli cominciò a fotografare le notti movimentate del jet-set romano e delle star del cinema americano che orbitavano intorno a via Veneto.
Per primo tra i fotografi romani ebbe una delle migliori intuizioni della sua vita: cominciò a fotografare gli attori in luoghi pubblici, ma non in veste ufficiale. Non chiedeva permessi a nessuno, sentendosi libero di fotografare per poi rivendere le foto alla Stampa. Scoprì un nuovo mercato, alimentato dalla passione dei lettori per la vita senza filtri dei loro divi del cinema.
Tazio Secchiaroli e Federico Fellini
Era l’inizio del periodo che Federico Fellini immortalò, poi, nel film La Dolce Vita, dando spazio anche ai fotografi d’azione, che il regista soprannominò “paparazzi”. Proprio dalle avventure raccontate da Tazio Secchiaroli, Fellini prese spunto per diversi episodi del film e il fotografo divenne il paparazzo per eccellenza.
L’incontro con Federico Fellini segnò una svolta professionale per Secchiaroli: affascinato dal mondo del cinema lasciò la fotografia d’azione per diventare fotografo di cinema. Fu proprio Federico Fellini a invitarlo a scattare delle fotografie durante le riprese di 8 e 1/2 e chiamarlo, da lì in poi, in occasione di tutti i suoi film, per ben trent’anni. Lavorare con Fellini a Cinecittà permise a Tazio Secchiaroli di entrare nel mondo del cinema dalla porta principale, accolto da un contesto e da uno stile di vita a lui congeniali.
Sempre più registi e attori, italiani e stranieri (De Sica, Antonioni, Donen, Mankiewicz, Monicelli, Petri, Pasolini, Leone e molti altri), lo chiamarono per realizzare reportage sui loro set.
Nel 1963 Marcello Mastroianni lo apprezzò al punto da presentarlo a Sophia Loren, già attrice di successo fotografata dai migliori professionisti, che lo scelse come fotografo personale, avviando un sodalizio che si concluse solo quando lo stesso Tazio Secchiaroli decise di ritirarsi dalle scene. Con Sophia Loren iniziò veramente a girare il mondo e, in Paesi lontani, iniziò a coltivare la passione per il reportage sociale.
Tazio Secchiaroli è morto a Roma nel 1998.
Se volessi raccontare la vita di mio padre per immagini, come in un film, la prima scena sarebbe quella di un ragazzetto magro magro e nero di fuliggine che lavora alla stazione Termini, tra binari e vecchi vagoni di treni.
Pietro, mio nonno, mori quando Tazio aveva 15 anni e cosi l’unico “uomo di casa” era lui e a lui toccò andare a lavorare. II giovane Tazio, dopo la morte accidentale del padre, fu costretto ad interrompere bruscamente gli studi per mantenere la mamma – la mia “mitica” nonna Rosa – e le due sorelline. Era il tempo della seconda Guerra Mondiale, col salario d’apprendista ferroviere di Tazio la madre riusciva a fare la spesa al mercato di Centocelle, ii loro quartiere.
Papà ricordava spesso con nostalgia infinita la sua infanzia e di quando suo padre era ancora vivo. Mi raccontava che mio nonno lo portava in bicicletta sulla canna e di come gli avesse insegnato a costruire un’ottima fionda, il giocattolo che tutti i bambini in quei tempi possedevano. Ricordava, 60 anni dopo, non senza un malcelato orgoglio, della sua mira perfetta. Di com’era bravo a colpire un barattolo lanciato in aria, il cosiddetto tiro al volo, dote che gli tornò utile nel suo mestiere di fotografo.
Continuando il filmettino biografico troviamo Tazio, oramai trentenne, sopravvissuto alla guerra e a tante altre avventure, dopo aver cresciuto e fatto sposare le due sorelle. La fionda che quel bambino teneva tra le mani si è trasformata in una preziosa Leica, e Tazio è diventato un ragazzo con la brillantina nei capelli, i pantaloni lunghi ed è un giovanotto di belle speranze e grandi ambizioni.
Spesso mi diceva che si sentiva solo e soprattutto diversi dagli altri. Ho pensato molto a queste parole “…diverso dagli altri”. Diverso come? Come arriva al successo un ragazzo di periferia romana se, appunto, non è diverso degli altri?
Un esempio spiega forse meglio cosa intendo: le fotografie dello strip-tease al Rugantino. Una ballerina turca, in cerca di pubblicità facile e veloce, improvvisa ad una festa, organizzata da Olghina di Robilant, uno spogliarello. È presente tutta la gioventù dell’aristocrazia romana e papalina che desidera provare l’emozione di un poco di “bohème all’amatriciana”. Vi sono vari fotografi, ma uno solo mantiene la calma, sale in piedi un tavolo e “vede” in modo diverso tutta la scena. Ecco, così mio padre, un uomo che aveva il coraggio di un punto di vista unico, audace, personale.
Queste foto hanno fatto il giro del mondo, sono diventate l’icona di quella che, dopo il film di Federico Fellini, chiamiamo tutti la Dolce Vita.
Tazio, mio padre, era stato più veloce, più attento, con uno stile ed un pensiero del tutto personale. Era un fotografo che prima di scattare pensava, cercando un punto di vista solo suo. La capacità di vedere cose in modo diverso, di fare le foto che includa non il corpo nudo della ballerina, così trasgressivo, ma anche le espressioni annoiate e un poco schifate delle giovani aristocratiche con fili di perle al collo, gli sguardi pieni di desiderio dei giovani nobili che sentivano di passare una serata diversa.
Quando qualcuno vede il mondo in maniera così personale ed unico o è un pazzo o è un artista, mio padre è stato un poco dell’uno e un poco dell’altro.
Obiettivo Decima Vittima, Tazio Secchiaroli sul set di Elio Petri
- Spazio mostre FCP, Piazza della Libertà – Porretta Terme (BO)
- dal 6 al 13 dicembre 2025
- accesso gratuito
- porrettacinema.com
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