Fresco di premio TIPA come miglior zoom da viaggio del 2025, il Sigma Contemporary 16-300mm F/3,5-6,7 DC OS è in vendita a 729 euro con innesti per Sony, Fujifilm X, L-Mount e Canon RF: manca all’appello solo la versione per Nikon Z. Lo zoom copre il formato APS-C, ma nessuno vieta di innestarlo su mirrorless full frame (presenti nei listini Sony, Canon, Panasonic, Leica e Sigma) impostando il ritaglio del sensore.
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Un altro passo verso l'obiettivo unico
Entusiasti per la recente apertura dei produttori di fotocamere verso gli universali, abbiamo ovviamente chiesto in prova un esemplare compatibile con le mirrorless Canon dando vita a un’inedita coppia costituita dal Sigma 16-300mm e dalla Canon Eos R7 da 32 megapixel.
Su questa fotocamera lo zoom equivale a un 25,6-480mm su full frame, perché Canon adotta un sensore APS-C leggermente sottodimensionato, con fattore di moltiplicazione 1,6x anziché 1,5x; sulle mirrorless degli altri marchi (Sony e L-Mount) il 16-300mm si comporta invece come un 24-450mm.
È quindi un obiettivo che fa leva sull’enorme escursione focale, una tentazione per chi vuole viaggiare con un’ottica sola o non ama sostituire obiettivo a prescindere.
Chi ha un minimo di esperienza sa che l’obiettivo perfetto non esiste, tantomeno se promette di sostituire un intero corredo di ottiche. È quindi con un certo scetticismo, misto a speranza, che abbiamo approcciato questo test: di fronte abbiamo un fenomeno dell’escursione focale, neanche tanto grande e pesante. Anzi… E con un prezzo che non spaventa: 729 euro appaiono proporzionati alle promesse. Vediamo se sono state mantenute.
La struttura del Sigma 16-300mm
In passato le ottiche superzoom (ad esempio i 28-200mm per le reflex analogiche di qualche decennio fa) deludevano già dal primo contatto: plastiche scricchiolanti, giochi e flessioni delle sezioni telescopiche del barilotto, per non parlare dei motori di messa a fuoco lenti e rumorosi. La struttura di questo Sigma non ha niente delle ottiche economiche, trasmette una solidità inaspettata, sfoggia una finitura opaca su cui non restano impronte e anche alla focale massima non mostra giochi degni di nota.
Come si gestisce il Sigma 16-300mm Contemporary

Certo, lo zoom appare relativamente compatto solo alla focale minima di 16mm, dove misura circa 12 centimetri di lunghezza. Alla focale massima abbiamo misurato circa 21cm centimetri che diventano circa 24 con il paraluce, di serie come da ottima abitudine di Sigma. Il passo filtri è il comunissimo 67mm. Il peso di 615 grammi, considerata l’escursione e la robustezza appena descritta, è notevole; anche perché l’obiettivo è farcito di guarnizioni di tenuta contro polvere e spruzzi d’acqua (non può essere immerso, a scanso di equivoci).

Lo zoom passa da un estremo all’altro con una rotazione della ghiera inferiore a 90° e che oppone una resistenza pressoché identica per tutta l’escursione; per evitare allungamenti durante il trasporto a spalla è previsto un cursore di blocco alla focale minima. Al fuoco è dedicata una ghiera meno profonda, ma non sottile, posta vicino all’innesto.
Come tutte le ottiche moderne anche questo Sigma non dispone di una finestrella per le distanze che, invece, possono essere mostrate nel mirino o nel monitor. Fotocamere come le Canon, poi, dispongono di eccellenti ausili alla messa a fuoco manuale, come gli indici che suggeriscono in quale direzione ruotare la ghiera per raggiungere rapidamente la messa a fuoco perfetta in qualsiasi area del fotogramma.
Inoltre, la ghiera di messa a fuoco può essere commutata in anello di controllo per regolare uno dei tantissimi parametri selezionabili, ad esempio ISO, compensazione dell’esposizione, bilanciamento del bianco, stile foto… Qui però sorge un problema ergonomico legato al fatto che sul Sigma manca un cursore per decidere la funzione della ghiera di messa a fuoco (presente invece sulle ottiche Canon originali). Un problema secondario che si risolve assegnando la funzione specifica a uno dei tanti pulsanti della fotocamera di destinazione.

Spieghiamoci meglio: se impostiamo la ghiera come anello di controllo e disattiviamo l’autofocus, non possiamo regolare la messa a fuoco manualmente, salvo modificare l’opzione via menu, il che comporta una eccessiva perdita di tempo. È quindi necessario assegnare la funzione di commutazione a un tasto: noi ad esempio abbiamo scelto il tasto “giù” del selettore a quattro vie sul dorso e in un istante passiamo da ghiera di messa a fuoco ad anello di controllo.
Un AF da sportiva, anche grazie alla Eos R7...
Crediamo comunque che questo zoom verrà utilizzato soprattutto in autofocus: Sigma ha dotato il nuovo 16-300mm di un motore HLA, con risposta rapida e attuazione silenziosa. Come abbiamo avuto modo di evidenziare, nonostante Sony abbia reso aperto il suo innesto E sin dalla nascita nel 2013, non concede tutto alla concorrenza: ad esempio, ben poche sono le ottiche in grado di adeguare il fuoco per ognuno dei 120 fotogrammi al secondo di cui è capace la portentosa Sony A9 III. Lo zoom in prova non è tra questi e non sappiamo se sia in programma un aggiornamento firmware per adeguarlo alla A9 III (che peraltro è una full frame che aspetta di essere corredata da ben altri obiettivi), ma di certo è stato in grado di agganciare e mantenere a fuoco soggetti dinamici con la nostra Canon Eos R7 impostata alla massima cadenza di 30 fotogrammi al secondo. Per uno zoom universale non specialistico ci pare un risultato notevolissimo.
Tornando alla messa a fuoco in senso lato, da rimarcare la minima distanza di messa raggiungibile: questa varia tra 17 e 105cm, ma quel che più conta è il rapporto di riproduzione 1:2 che raggiunge alla focale 70mm: una prestazione da vero macro.
L'OS tra gli ingredienti dell'universalità
La versatilità di questo superzoom è amplificata dalla presenza dello stabilizzatore ottico (OS2) che promette un guadagno variabile tra 4,5 e 6 stop a seconda della focale. Ovviamente, nel caso di uso con mirrorless dotate di stabilizzatore sul sensore (non disattivabile singolarmente) l’efficacia aumenta ed è difficile dividere equamente i meriti. All’atto pratico, con la Eos R7 abbiamo ottenuto il 100% di scatti nitidi a mano libera a 300mm con tempo di scatto di 1/15 di secondo, quindi un’efficacia di circa 5 stop sul tempo di sicurezza teorico (partendo da 1/500sec per compensare la densità del sensore). Stesso risultato con la focale medio-grandangolare di 34mm, dove anche con mezzo secondo di posa abbiamo registrato regolarmente immagini pienamente utilizzabili.

20 lenti, di cui 9 speciali, per la "missione impossibile"
Lo schema ottico è composto da ben 20 lenti, di cui una FLD, quattro SLD e altrettante a superficie asferica. La lente frontale è trattata per repellere polvere e grasso. Considerata la posizione molto arretrata della prima lente, non è possibile applicare moltiplicatori di focale con gruppo ottico che sporge rispetto alla flangia di innesto; d’altro canto ne sconsiglieremmo caldamente l’uso perché ci si troverebbe a dover gestire diaframmi effettivi molto chiusi (f/7-13,4), ma anche a dover accettare compromessi sul fronte qualitativo.
Scheda tecnica 16-300mm F3.5-6.7 DC OS Contemporary
- Prezzo 729 euro
- Apertura massima f/3,5-6,7
- Apertura minima f/22-45
- Schema ottico 20 lenti in 14 gruppi
- Angolo di campo (APS-C Sony, Fujifilm e L-Mount) 83,2°-5,4°
- Angolo di campo (APS-C Canon) 79,9°-5,1°
- Minima distanza di messa a fuoco 17-105cm
- Rapporto di riproduzione 1:2 (a 70mm)
- Lamelle del diaframma 9
- Diametro filtri 67mm
- Paraluce in dotazione, a corolla (mod. LH706-03 )
- Dimensioni diametro 73,8mm, lunghezza 121,4mm (Canon e L-Mount); 123,4mm (Sony); 123,7mm (Fujifilm)
- Peso 615g (625g Canon)
- Innesti disponibili Canon RF, Fujifilm X, L-Mount, Sony E
- Importatore M-Trading
La nitidezza a 16mm
La nitidezza a 16mm nella zona centrale del fotogramma è ottima anche a tutta apertura e migliora fino a f/5,6. La diffrazione inizia da f/8, per cui sarebbe teoricamente sconsigliato chiudere oltre. Ma per uniformare la resa con i bordi, che partono in sordina per diventare buoni a f/8, eleggiamo proprio questo valore come ideale per la focale minima.
16mm al centro
16mm ai bordi
La nitidezza a 120mm
Il comportamento di questo zoom è molto coerente lungo tutta l’escursione e l’analisi delle focali intermedie lo dimostra. Al centro, la resa è molto buona anche a tutta apertura e migliora fino a f/8, calando progressivamente da f/11.
I bordi estremi però, si uniformano proprio a f/11: nel caso del ritratto, quindi, dove i bordi sono meno importanti, possiamo usare con soddisfazione lo zoom anche a tutta apertura, ma nel paesaggio è meglio chiudere a f/11, contando sullo stabilizzatore (o su un treppiedi) per tenere basso il valore ISO e scongiurare il mosso nel caso i tempi di scatto si allunghino pericolosamente.
120mm al centro
120mm ai bordi
La nitidezza a 300mm
La principale sorpresa di questo test è la tenuta alla focale massima: ci saremmo aspettati un calo drastico della resa, che fortunatamente non c’è. La nitidezza in assoluto è inferiore a quella vista alle focali più corte, ma in un ipotetico portfolio allestito con fotografie scattate a tutte le focali coperte da questo Sigma, non noteremmo cali di brillantezza percettibili.
Nello specifico, anche la focale 300mm dà il massimo a f/8, ossia 1/2 stop meno della massima apertura: a questo diaframma la nitidezza è più che buona tanto al centro che ai bordi.
300mm al centro
300mm ai bordi
Un esempio a 300mm f/6,7
Considerando che la focale 300mm equivale a 480mm sulla Canon Eos R7 utilizzata per il test, crediamo che verrà utilizzata soprattutto su soggetti posti centralmente, per lo sport o la caccia fotografica. In quest’area la nitidezza è molto buona anche a tutta apertura e il bokeh, che analizzeremo più avanti, piacevole soprattutto nei piani posteriori.
Le aberrazioni cromatiche laterali
Abbiamo visto zoom da oltre 4.000 euro di prezzo sfoggiare “senza pudore” aberrazioni cromatiche laterali, non c’è quindi da stupirsi se anche questo Sigma ne sia afflitto. Certo, sono piuttosto cospicue, riferendoci proprio all’estensione dell’aberrazione stessa. Ma come sempre più spesso accade, l’elettronica viene in soccorso consentendoci di limitarle quasi del tutto già in JPG. In RAW (ACR di Photoshop già “conosce” il 16-300mm e dispone del relativo profilo di correzione) è possibile anche perfezionare la correzione applicata in automatico, ma se la disattiviamo questa è l’entità del difetto che, a qualsiasi focale, caratterizza il superzoom Sigma. Notate, soprattutto intorno alle imposte delle finestre, le frange verdi e magenta e come la relativa correzione apporti anche un certo grado di ulteriore brillantezza all’immagine.
Il bokeh: bello, ma occhio ai piani anteriori
Nell’insieme lo sfocato del Sigma 16-300mm è definibile pittorico: gli sfondi sono riprodotti in modo plastico, morbido, anche se – a causa dell’apertura non eccezionale – lo stacco dei piani non è paragonabile a quello offerto da obiettivi più luminosi (ad esempio, un 85mm f/1,4).
Dove non brilla è nei piani anteriori a quello di messa a fuoco: qui, a causa probabilmente di una sovracorrezione dell’aberrazione sferica, i punti fuori fuoco ad alto contrasto appaiono con bordi molto marcati, al punto da apparire come anelli. Nessuno vieta di usare a fini creativi questa caratteristica, l’importante è conoscerla e dominarla.
A seguire, tre esempi con relativi dettagli.
34mm
79mm
300mm
Lo stabilizzatore OS
Il binomio costituito dalla Canon Eos R7 e dallo zoom Sigma 16-300mm F3.5-6.7 DC OS Contemporary ci ha convinti anche quando si è trattato di mettere alla prova la stabilizzazione, efficace sia alle brevi che alle lunghe focali. L’esempio che pubblichiamo è realizzato a circa 34mm di focale con mezzo secondo di posa. Senza OS nessun fotogramma è salvabile, mentre con OS attivo lo sono tutti. Possiamo quindi certificare sostanzialmente il guadagno di circa 5 stop rispetto al tempo di sicurezza. I caroselli sono composti da ritagli con base 1500 pixel.
Il controluce
Gli strati antiriflesso sono una componente piuttosto costosa di un progetto ottico. Bene quindi che anche in un’ottica “amatoriale” sia stato applicato un trattamento che è risultato piuttosto efficace, soprattutto in considerazione dell’elevato numero di lenti tra le quali si possono innescare riflessi. A 16mm e in genere alle focali più corte è più facile incappare in immagini fantasma come quelle che mostriamo nel commutatore qui sotto: spostate il cursore per vedere cosa accade schermando o meno la lente frontale con un elemento esterno all’inquadratura. Alle focali più lunghe è invece possibile innescare un flare diffuso, ma solo se il controluce è pressoché diretto.


La caduta di luce ai bordi e la distorsione
Ricordando che è possibile compensare alcuni difetti ottici già in ripresa, mostriamo qual è la caduta di luce ai bordi del Sigma 16-300 senza interventi digitali. A 16mm gli angoli accusano una differenza di circa 1,4 EV rispetto al centro, che si riduce a poco più di mezzo EV chiudendo il diaframma a f/7,1.
A 300mm il difetto è ancor meno evidente, con un differenziale di circa 1 stop a f/6,7 che scende a 0,5 stop già a f/9.
Nonostante l’enorme escursione focale obblighi a ricorrere alla correzione digitale della distorsione, il difetto osservato al naturale (visibile solo partendo da un RAW e disattivando il profilo tramite software) non è forte quanto ci si potrebbe aspettare. A 16mm osserviamo una evidente deformazione a barilotto, mentre a 300mm il “cuscinetto” è quasi inavvertibile.
Il focus breathing
Buone notizie per i videomaker: si può dire che il focus breathing sia irrilevante, al punto da rendere superflue eventuali correzioni in post-produzione. Fluida e naturale la transizione del fuoco sui vari piani. Qui sotto, una breve sequenza a circa 100mm f/11.
Sigma 16-300mm F3.5-6.7 DC OS Contemporary: il verdetto
Non è ancora arrivato lo zoom che consente ai più esigenti di sostituire un intero corredo di ottiche fisse o il classico terzetto di zoom f/2,8. E per fortuna, aggiungiamo.
Il Sigma 16-300mm F3.5-6.7 DC OS Contemporary ha però delle caratteristiche che lo rendono appetibile non solo da chi è alle prime armi, ma anche da chi ha esperienza e sa che non sempre è possibile o stimolante caricarsi come bestie da soma. Un corredo leggero, di cui si conoscono pregi e difetti, può essere un’arma vincente in molte situazioni. Purché non obblighi a compromessi eccessivi. Proprio come il Sigma in prova che onora il suo carattere universale per molti motivi: innanzitutto perché, se escludiamo la “dolorosa” assenza dell’innesto Nikon Z, è disponibile per la maggior parte delle moderne mirrorless APS-C, Canon incluse. E poi perché i suoi 16mm sono utilizzabili quanto i 300mm, perché avvicina quanto un obiettivo macro, perché il suo autofocus sa affrontare soggetti ad alto tasso di dinamismo, perché il suo stabilizzatore allunga le giornate fotografiche. Tutto ciò, unito a un prezzo alla portata dei più, fa passare in secondo piano i fisiologici quanto contenuti limiti legati all’eccezionale escursione focale.
Sigma 16-300mm F3.5-6.7 DC OS Contemporary: Pro e Contro
- Struttura robusta e tropicalizzata
- Ghiera di messa a fuoco commutabile in anello di controllo
- Nitidezza media molto buona; contenuto il calo alla focale massima
- Buona resistenza al controluce, sorpattutto alle focali più lunghe
- Bokeh morbido, soprattutto sui piani posteriori
- Focus breathing praticamente assente
- Autofocus rapido e silenzioso
- Nitidezza negli angoli estremi a tutta apertura, soprattutto alle focali corte e medie
- Residui di aberrazioni cromatiche laterali anche a seguito di correzione digitale
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