Venezia
Dal 24 gennaio al 10 marzo 2024
“Penso che ogni archivio sia come una caverna di Alì Babà: pieno di tesori”. È quanto sostenuto da Joan Foncuberta, noto fotografo, scrittore e critico catalano, invitato a prendere parte al programma ICCD Artisti in residenza di Francesca Fabiani, dal quale nasce la mostra Cultura di polvere, visitabile dal 24 gennaio presso il Museo Fortuny di Venezia. Fontcuberta ha pronunciato il suo “Apriti sesamo” davanti alle porte dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) di Roma, puntando dritto al materiale più deteriorato tra quelli conservati nel prestigioso archivio: una serie di lastre fotografiche provenienti dal Fondo Chigi e più precisamente ventuno stereoscopie realizzate dal Principe Francesco Chigi Albani della Rovere, fotoamatore romano vissuto tra Ottocento e Novecento (1881-1953).
Quelle del rampollo di una delle casate nobiliari più ricche e potenti della storia sono gelatine ai sali d’argento su vetro – che ritraggono paesaggi alpini ed elementi del mondo naturale – trasformate dall’attacco di microrganismi che ne hanno irreversibilmente alterato l’aspetto originale. Fontcuberta ha fotografato le lastre senza alcuna manipolazione, “fissandone” uno degli stadi evolutivi, per poi esporre le immagini da lui prodotte in dodici light box che il pubblico potrà apprezzare da vicino fino al 10 marzo 2024.
Joan Fontcuberta: la vita oltre la morte delle fotografie
Secondo Fontcuberta la fotografia è un elemento vivo, dotato di un metabolismo: “Le immagini”, sostiene l’autore, “nascono, si sviluppano, maturano, invecchiano, agonizzano e muoiono, per poi ricominciare il ciclo della vita”. Tutt’altro che eterna, dunque, la fotografia è destinata alla morte, ma può essere riportata in vita con un intervento artistico, che risveglia le immagini dormienti di un archivio come fa il bacio di un Principe Azzurro con la sua amata.
Il procedimento di Cultura di polvere è di tipo surrealista: l’atto creativo di Fontcuberta parte dall’appropriazione di immagini già esistenti, vale a dire le lastre di Chigi Albani della Rovere. Retroilluminando queste lastre malate l’artista vuole mostrarne le trasformazioni chimiche, la trama, i dettagli, gli effetti dell’umidità, dell’ossidazione, dell’azione dei funghi. Ogni immagine costituisce una sorta di territorio da esplorare e da attraversare con percorsi alternativi.
Polvere surrealista: Duchamp e Man Ray
La polvere, elemento emblematico del tempo che scorre e dell’invecchiamento, si fa ulteriore anello di congiunzione con l’estro surrealista. Infatti, il titolo dell’esposizione – Cultura di polvere – richiama l’opera degli artisti Marcel Duchamp e Man Ray intitolata Élevage de poussière (Coltura di polvere), del 1920, per poi concedersi un gioco di parole che trasforma Coltura in Cultura, in omaggio alla natura e allo scopo culturale dell’Istituto e alla fotografia stessa intesa come strumento di accrescimento e diffusione della cultura.
Il futuro è della post fotografia?
Il progetto di Joan Fontcuberta si inscrive nell’ampia tematica su cui l’artista concentra tutto il suo lavoro: la fine della fotografia materiale e oggettuale. Scopo dell’autore è parlare della rovina della fotografia analogica e fotochimica (questione già affrontata nel suo lavoro intitolato Trauma, che accoglie anche le immagini di Cultura di Polvere) e dell’orientamento della fotografia contemporanea verso la fotografia digitale, algoritmica, che perde tangibilità per guadagnare ubiquità e maggiore visibilità. “Oggi viviamo nella post fotografia – afferma Fontcuberta – e questo ci consente di dire addio alla fotografia come l’abbiamo conosciuta, ma anche di renderle un tributo”.
Qualcosa in più su Joan Fontcuberta
Joan Fontcuberta (Barcellona, 1955) è tra le figure più autorevoli nel panorama della fotografia contemporanea. Artista, docente, saggista, curatore e scrittore, ha dato avvio alla sua multidisciplinare carriera negli anni ’70, affiancando alla ricerca artistica i diversi impegni in ambito didattico, teorico e curatoriale.
Da sempre pone al centro della propria indagine la presunta veridicità della fotografia, il labile confine tra vero e falso, il tema dell’autorialità e dell’autorevolezza, il potere affabulatorio delle immagini e la loro proliferazione, con un approccio critico e sperimentale e con un’attenzione particolare al tema dell’archivio. L’archivio fotografico come massimo esempio di concentrazione e accumulazione di immagini, ma anche come deposito di materiale – carta, negativi, lastre, album – possibile oggetto di nuove riletture (e manipolazioni).
Numerosi i volumi pubblicati, fra cui: Il bacio di Giuda. Fotografia e verità (1997); La (foto)camera di Pandora. La fotografi@ dopo la fotografia (2010); La furia delle immagini. Note sulla postfotografia (2016); Contro Barthes. Saggio visivo sull’indice (2023). Ha realizzato mostre personali al MoMA di New York, all’Art Institute di Chicago, alla MEP di Parigi, allo IVAM di Valencia, al London Science Museum, al Museum Angewandte Kunst di Francoforte, per citarne alcuni. Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Metropolitan Museum di New York, del MoMA di San Francisco, del Museum of Fine Arts di Houston, della National Gallery of Art di Ottawa, del Folkwang Museum di Essen, del Centre Pompidou di Parigi, dello Stedelijk Museum di Amsterdam.
In Italia Fontcuberta ha realizzato il progetto di arte pubblica Curiosa Meravigliosa per il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia (2022). Promotore e fondatore di numerose iniziative fotografiche, nel 1979 ha curato la Conferenza Catalana di Fotografia e nel 1982 ha co-fondato la Primavera fotografica di Barcellona. Nel 1996 è stato direttore artistico del festival Les Rencontres de la Photographie d’Arles e nel 2015 curatore del Mois de la Photo a Montréal.
Molti i riconoscimenti tra cui: Medaglia David Octavious Hill dalla Fotografisches Akademie GDL in Germania, 1988; Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres in Francia, 1994; premio UK Year of Photography and Electronic Image Grant Award dall’Arts Council of Great Britain, 1997; Premio Nazionale della Cultura della Generalitat de Catalunya nel 2011, Premio Hasselblad nel 2013; Dottorato Honoris Causa alla Sorbonne Université nel 2022.
La mostra Cultura di polvere è promossa dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma in collaborazione con Fondazione Musei Civici di Venezia.
Il progetto è vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Le opere in mostra sono entrate a far parte delle collezioni di fotografia contemporanea dell’ICCD e sono presentate nell’omonimo libro d’artista Joan Fontcuberta. Cultura di polvere, edito da Danilo Montanari Editore con testi di Francesca Fabiani, David Campany e Joan Fontcuberta e con la grafica di TomoTomo.
Joan Fontcuberta. Cultura di polvere
- A cura di Francesca Fabiani
- Museo Fortuny, San Marco 3985 – Venezia
- dal 24 gennaio al 10 marzo 2024
- tutti i giorni 10-18. Martedì chiuso
- intero 10 euro, ridotto 7,50 euro
- fortuny.visitmuve.it