Le farfalle nello stomaco, si sa, sono solo metaforiche e tutto sommato gradite. I grilli nel piatto, al contrario, sono una realtà sempre più concreta e piuttosto malaccetta… o forse non più?
Luigi Avantaggiato, fotografo che da circa dieci anni documenta sistematicamente le soluzioni sostenibili e innovative del terzo millennio, ha scrutato la crescente attività delle migliori start-up italiane impegnate nella produzione di componenti alimentari a base di insetti. Ne è nata Millenium Bugs, la serie fotografica che include un’immagine valsa all’autore il titolo di vincitore della categoria Immagine singola dell’Italian Sustainability Photo Award 2023, premio italiano incentrato sul tema della sostenibilità. Sebbene l’idea di portate a base di insetti sarà lenta da digerire per la cultura occidentale, c’è chi ha già abbracciato il cambiamento in vista di un’economia circolare.
Abbiamo intervistato il fotografo a proposito del suo lavoro avveniristico.
Partiamo dalla fotografia vincitrice del premio ISPA. Cosa vediamo?
Vediamo una voliera sperimentale finalizzata all’allevamento di mosche soldato nere. Si tratta di un ambiente scientifico, e più precisamente della nursery di una bugsfarm di Bevagna (PG), in cui le mosche si corteggiano, si accoppiano e depongono le uova, che si dischiudono in un arco temporale di circa settantadue ore. Il processo prosegue poi nei bioconverter, dove vengono create le migliori condizioni di crescita delle larve.
Hai scattato la foto durante il corteggiamento?
Sì, sono entrato nella voliera durante quello che in entomologia viene definito il lek mating, una specie di rito nuziale in cui gli esemplari maschi danzano vorticosamente e lottano tra di loro per catturare l’attenzione delle femmine, che sceglieranno il pretendente migliore. È stato molto emozionante osservare esseri viventi dall’aspetto tutt’altro che affascinante, intenti a compiere una sorta di danza romantica. A rendere il momento ancora più suggestivo ha contribuito la luce blu che viene utilizzata negli spazi di riproduzione. Si tratta di una fonte luminosa il cui spettro consente alle mosche di vedersi meglio, stimolando l’inizio del rituale di corteggiamento.
Questi insetti possono essere pericolosi per l’uomo?
Assolutamente no. Le mosche soldato nere, originarie degli Stati Uniti d’America, sono diverse dalle mosche comuni e non sono per niente invadenti. Da adulte sono addirittura prive di bocca, dunque non possono mordere né mangiare. Il loro ciclo vitale da adulte non supera le novantasei ore e si basa unicamente sulle riserve di grasso che hanno accumulato sull’addome durante la fase larvale e che si manifestano come piccole macchie chiare dalle quali deriva il loro epiteto scientifico: hermetia illucens. Durante questi tre o quattro giorni di maturità l’esistenza delle mosche soldato nere è finalizzata esclusivamente all’accoppiamento, al termine del quale muoiono.
In alcuni Paesi del mondo le larve di mosca soldato nere vengono usate per eliminare le larve delle altre mosche, ma per l’uomo sono del tutto innocue, a dispetto del loro nome. L’origine dell’appellativo non scientifico della loro specie risiede nel fatto che da adulte, se osservate di profilo, somigliano a soldati con l’elmetto in testa.
A che scopo vengono allevate le mosche soldato nere?
Io definisco queste mosche ‘i soldati della sostenibilità’, non tanto per il loro breve e triste destino da adulte – che le vede morire subito dopo la riproduzione per poi essere trasformate in una farina ad altissimo valore proteico – ma soprattutto per la loro impressionante capacità di smaltire rifiuti organici durante lo stato larvale. Le larve di mosca soldato nera sono vere e proprie divoratrici di scarti di produzione dell’industria alimentare e sono dunque sfruttate per la bioconversione di sottoprodotti alimentari.
La foto della voliera fa parte di una serie. Ce ne parli?
Lo scatto è tratto dal progetto che ho intitolato Millenium Bugs, una serie che riflette sul nuovo ruolo che gli insetti hanno nel terzo millennio nella cultura occidentale, ossia quello di essere utilizzati come mangimi o altre fonti proteiche. Ho fatto una sorta di mappatura delle start-up coinvolte in queste tematiche sulla base di una selezione ristretta, scegliendo le realtà più cliniche e Hi-tech che si distinguono in questa nuova filiera in crescita in tutto il mondo e in particolare in Italia. Nello specifico ho fotografato alcune sperimentazioni, incluse quelle condotte presso uno stabulario dell’Università di Bologna in cui alcuni maialini destinati all’ingrasso per la produzione di carne vengono allevati con larve vive di mosche soldato nere, nonché con farina, olio, grassi e altri derivati dello stesso insetto.
Perché si parla di fonti proteiche alternative?
Nel mondo degli allevamenti animali intensivi e non, la principale fonte attuale di sostentamento è la soia, una materia prima particolarmente ricca di nutrienti, ma decisamente impattante dal punto di vista ambientale. La produzione e il consumo di soia implicano aspetti poco sostenibili, quali l’impiego di sistemi monoculturali, la deforestazione, l’impoverimento del suolo, l’utilizzo di pesticidi e l’impatto ambientale legato al trasporto del prodotto. Dobbiamo considerare, infatti, che la maggior parte della soia viene coltivata negli Stati Uniti, in Canada e America Latina per poi essere importata in Europa.
Qual è la posizione dell’Unione Europea riguardo l’utilizzo delle proteine di insetti nei prodotti alimentari?
Qualche anno fa l’Unione Europea ha autorizzato l’introduzione delle proteine di insetti nei mangimi per pesci, pollame, suini e animali domestici. Quest’anno sono partite delle sperimentazioni che riguardano anche l’alimentazione dei bovini. Vale la pena di sottolineare che la farina ricavata dalle mosche soldato nere è composta al 90% da proteine, al 5% da grasso e al restante 5% da altre materie prime nobili destinate all’alimentazione. Un altro dato significativo riguarda gli allevamenti di grilli: per produrne un chilo servono meno di due chili di mangime, mentre per ottenere un chilo di carne ce ne vogliono dieci.
Cosa puoi dirci a proposito dell’utilizzo di insetti nei prodotti destinati all’uomo?
L’entomofagia [pratica alimentare che prevede il consumo di insetti, n.d.r.] in qualche modo è stata scossa dalle recenti decisioni dell’Unione Europea e ha trovato terreno fertile per svilupparsi anche in Italia. Nel contesto in cui ho lavorato per Millenium Bugs c’è Italian Cricket Farm, l’unica azienda italiana che ha quasi completato la procedura per ricevere l’autorizzazione a produrre farina di grillo destinata al consumo umano da parte di EFSA [The European Food Safety Authority, n.d.r.], vale a dire l’organo europeo che autorizza il commercio di nuovi alimenti, cosiddetti novel food. Le altre farine di grillo che circolano in Italia e in Europa non sono di matrice europea, ma sono importate da un grosso fornitore vietnamita. L’Italia negli ultimi anni è stata teatro di diverse sperimentazioni culinarie con la farina di grillo. Alcune catene, ad esempio, ne hanno fatto uso per la produzione di panini per hamburger e chips, mentre un fornaio torinese ha prodotto del pane includendo nell’impasto il 20% di farina di grillo. Bisogna specificare che la farina di grillo è molto proteica, quindi è necessario mescolarla ad altri tipi di farina per evitare di produrre alimenti iperproteici e con consistenza e sapore poco appetibili.
Perché parliamo solo di farina di grillo?
Perché al momento è l’unico tipo di farina derivata dagli insetti autorizzata dall’Europa nella produzione di cibi per l’essere umano per il suo valore proteico e perché contiene pochissimi allergeni.
Qual è la risposta degli italiani a queste soluzioni innovative?
Come sai, la cultura del cibo in Italia è quasi una religione e quella dell’entomofagia è una questione davvero spinosa.
Qual è la destinazione d’uso delle fotografie che scatti in queste start-up?
Pubblico le mie foto su diversi quotidiani e riviste italiani e stranieri, come il Corriere della Sera, il venerdì di Repubblica, BBC Science Focus e New Scientist.
Lo scopo è puramente documentativo o intendi supportare la transizione?
Direi entrambe le cose. Mi interessa raccontare le soluzioni positive in relazione ai problemi del cambiamento climatico e alla sostenibilità. Trovo che mostrare la soluzione piuttosto che il problema sia altrettanto efficace. I miei progetti hanno spesso a che fare con scienze esatte e alta ingegneria e mi piace scoprire e documentare le attività di persone che non riescono a divulgare la propria conoscenza perché totalmente assorbite dal loro lavoro di ricerca.
Nel caso di Millenium Bugs si può davvero agevolare il cambiamento mostrando delle fotografie a chi è riluttante all’idea di “rivoluzionare” la propria dieta?
È molto probabile che chi è contrario all’introduzione di insetti nella propria alimentazione continui ad esserlo dopo aver visto delle fotografie su questo tema. Specialmente in Italia il percorso di accettazione sarà molto lento, per via della cultura culinaria di cui parlavamo poco fa. La strada più facilmente percorribile, al momento, è quella dedicata alla produzione di mangimi per animali, non solo da allevamento ma anche domestici. Il pet food già contiene, sebbene in bassissima percentuale, materie prime a base di insetti e questo, oltre a essere sostenibile per l’ambiente, comporta diversi benefici per l’animale stesso. Il professore che segue la sperimentazione nello stabulario di Bologna mi ha spiegato che l’introduzione delle larve vive nell’alimentazione dei suini da allevamento svolge anche un’importante funzione psicologica.
I maialini, infatti, si divertono a cacciare le larve e questo riduce il diffusissimo fenomeno della ‘morsicatura della coda’. Normalmente i maiali, quando inseriti in unità di allevamento, si svagano esclusivamente mordendo la coda degli altri esemplari e questo provoca infezioni e altri problemi a cascata, non ultimo l’utilizzo di antibiotici per arginare i danni. Le larve vive rappresentano una soluzione naturale e sana e il mio lavoro, fotografico e di scrittura, punta alla diffusione di informazioni come questa.
C’è il rischio che i nuovi cibi di cui parliamo contribuiscano all’aumento degli allevamenti intensivi nel mondo?
Sì, ma a mio avviso il problema è l’allevamento intensivo in sé e non ciò che mangiano gli animali al suo interno. L’Italia, rispetto ad altri scenari, occupa una posizione fortunata in tal senso. Recentemente in Cina è stato inaugurato il Pig Palace, un palazzo di ventisei piani che punta a macellare sino a un milione di suini all’anno. Lo standard qualitativo della produzione italiana è decisamente alto rispetto a queste realtà, anche se sono altrettanto importanti le scelte dei consumatori in merito alla qualità e alla quantità di carne richiesta.
Come è nata l'idea di lavorare a Millenium Bugs?
Ho iniziato a lavorare a Millenium Bugs nel dicembre 2022. La start-up della fotografia con cui ho vinto la categoria Immagine Singola dell’ISPA preleva l’energia termica ed elettrica necessaria all’allevamento di mosche soldato da un impianto biogas di un’azienda vicina. Avevo fotografato questo impianto per un’altra serie, intitolata Isole di energia, che racconta realtà aziendali, dalle più piccole alle multinazionali, che producono autonomamente l’energia di cui hanno bisogno per la loro attività, attraverso fonti rinnovabili. Un impianto biogas è un grande digestore in cui si inserisce materiale organico che viene fatto macerare per produrre energia attraverso la digestione anaerobica. Dal contatto tra le due aziende è nata l’idea di sviluppare un progetto che si è concluso più o meno nel luglio 2023.
Qual è la tua attrezzatura fotografica?
Scatto con una Canon Eos 5D Mark III e una Mark IV, alle quali abbino un 24mm, un 35mm e un 50mm. A volte mi servo di un drone o dell’attrezzatura per riprese subacquee, ma non uso niente di ipertecnologico. Non fotografo mai con luce flash, scatto in luce naturale al mattino presto o nel tardo pomeriggio.
Hai mai mangiato qualcosa a base di insetti?
Ho assaggiato un cucchiaino di farina di grillo: sa di nocciola…
Bio e contatti
Luigi Avantaggiato (Zurigo, 1984) è un fotografo freelance. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in studi visivi, ha iniziato a lavorare come fotografo documentarista, con un forte interesse per le tematiche legate alle trasformazioni socio-antropologiche e ambientali. Le sue fotografie e i suoi scritti sono stati pubblicati su giornali e riviste scientifiche internazionali, come Technology Review, BBC Science Focus, New Scientist, il Venerdì di Repubblica, il Corriere della Sera, Cosmos e GEO. Ha esposto le sue fotografie in mostre e festival in Italia e all’estero ed è autore di libri e saggi sulla fotografia, il cinema e le arti visive. Rientrano tra le sue pubblicazioni Home Stories – una monografia sulla fotografia di famiglia e sull’uso dei filmini di famiglia come pratica artistica contemporanea – e diversi saggi sulle interazioni tra cinema, fotografia e nuovi media. Avantaggiato ha vinto una borsa di studio della SISF (Società italiana per lo studio della fotografia) con una monografia sulla fotografia di architettura e di paesaggio di Roberto Bossaglia, dalla quale è nato un altro saggio sulle intersezioni tra la produzione di un fotografo di architettura e la sua ricerca artistica.