L’obiettivo fotografico consente di trovare e condividere il proprio punto di vista sul mondo. Tuttavia succede anche che gli scatti altrui si prestino come materiale di lavoro per dedicarsi a una riflessione sulle dinamiche sociali o addirittura sulla propria vita privata.
L’americano Larry Sultan, scomparso nel 2009 all’età di 63 anni, è stato un autore che oltre a scattare fotografie rifletteva su di esse e su quanto la vita di chiunque ne sia pervasa. Che si tratti della sfera privata oppure di quella pubblica, le immagini si accumulano in una giustapposizione che forma i ricordi personali e la memoria collettiva, entrano in gioco quando ognuno deve cercare di dare un senso a ciò che lo circonda, comunicano o suscitano stati d’animo senza il passaggio dell’elaborazione verbale. Gli album di famiglia e i manifesti pubblicitari che tappezzano le città sono fonti di stimoli visivi e innescano pensieri che pertengono il singolo individuo o coinvolgono l’intera comunità. Per questa ragione Sultan non è stato solo un produttore di immagini ma anche un loro raccoglitore, vale a dire un accumulatore di opere altrui, spesso anonime, che nelle sue mani diventavano il materiale per riflettere sulla sua vita familiare o sull’intera società.
Nel suo caso non si trattava di collezionismo, bensì di appropriazione a scopo di studio. Un approccio concettuale che sicuramente non gli ha precluso la possibilità di firmare alcuni lavori che erano pura fotografia (spesso su commissione, come per esempio i numerosi ritratti di celebrità e i servizi per svariati periodici), tuttavia è innegabile che tra i suoi progetti più rappresentativi ve ne siano alcuni in cui la riflessione sulle immagini è tanto centrale quanto la loro produzione.
Da Evidence a Billboards: fotografie altrui e immagini autoprodotte
La riflessione sulle immagini di cui sopra è il cuore di uno dei suoi primi sforzi, il libro intitolato Evidence, realizzato in collaborazione con Mike Mandel e pubblicato nel 1977 tramite la loro casa editrice, la Clatworthy Colorvues. Il volume raccoglie materiale in bianco e nero proveniente da diversi archivi e collezioni. Si tratta perlopiù di foto destinate a manuali tecnici, catalogazione di oggetti, documenti di laboratorio, comunicazioni interne a istituti pubblici.
In poche parole scatti noiosi e inutili al di fuori del loro originale contesto di fruizione, eppure – secondo Sultan e Mandel – costitutivi di quell’incessante flusso di stimoli visivi che plasmano la percezione della realtà di ogni essere umano. Idea che a cavallo tra anni Settanta e Ottanta i due hanno capovolto con il progetto Billboards, che consisteva nell’affissione di manifesti in diversi centri urbani allo scopo di inserirsi nel circuito della comunicazione pubblicitaria per sussurrare alle diverse comunità: in tal modo si passava dalle immagini trovate al fare trovare le immagini.
Pictures from Home: un tuffo nella vita di famiglia
Il concetto di appropriazione riemerge nel libro Pictures from Home, pubblicato originariamente nel 1992 e ora disponibile in ristampa.
Progetto personale di Sultan, il volume ruota intorno ai suoi genitori, alla loro vecchiaia e alla sua stessa vita da bambino assieme a loro. Pertanto il libro raccoglie ritratti scattati dall’autore durante gli anni Ottanta, ma anche vecchie foto di famiglia e fotogrammi estrapolati da filmini fatti in casa. In esso convergono immagini (ri)trovate e immagini prodotte con un chiaro scopo in mente, da una parte quelle che avrebbero dovuto restare private e dall’altra quelle realizzate per un lavoro da fare circolare in pubblico. Ad amalgamare il tutto sono i testi scritti da Sultan di proprio pugno, frutto di ricordi personali e conversazioni con il padre e la madre.
Larry Sultan in cerca dell’essenza delle cose
I genitori di Sultan si possono vedere in diverse fasi della vita, da soli o insieme, in vacanza o a casa, spensierati o assorti nella contemplazione di qualcosa di invisibile ma che l’obiettivo del figlio ha catturato alla perfezione. Quel qualcosa è la loro stessa esistenza, rispecchiata meglio dagli ambienti domestici privati che dai luoghi di villeggiatura condivisi con migliaia di altri vacanzieri; un’esistenza con cui era inevitabile fare i conti una volta giunta la fase della vecchiaia. Così, dal contrasto tra gli scatti di cui Sultan si è appropriato e quelli che invece ha fatto egli stesso emergono pienamente non solo la distinzione tra la fotografia della distrazione praticata dagli amatori e quella più ragionata praticata dai professionisti, ma anche un’illustrazione della vita stessa, in cui agli anni dell’accumulazione – di oggetti ed esperienze – seguono quelli del lavoro per sottrazione, nei quali si cerca di arrivare all’essenza delle cose.
Infatti i ritratti dei due anziani contenuti in Pictures from Home sono particolarmente interessanti in quanto i due più che in posa sembrano mettere in scena una performance artistica per l’obiettivo del figlio. Le stanze della loro casa danno quasi l’impressione di essere una scenografia teatrale spoglia, riempita solamente dalla presenza dei due attori e di pochi oggetti di scena. Ridotte al minimo sono anche la loro gestualità e le loro espressioni, tanto che spesso l’osservatore non vede nemmeno i loro volti. Dunque la sensazione che si ha sfogliando il libro è che Sultan sia entrato in punta di piedi nella biografia della propria famiglia, più con l’intento di riscoprirla che di celebrarla.
Tutte le immagini pubblicate in questo articolo fanno parte della mostra Pictures from Home esposta presso la Yancey Richardson Gallery di New York dal 23 febbraio all’8 aprile 2023.
Pictures form Home. Il libro
Titolo Pictures from Home
Formato 23x27cm
Immagini 140
Pagine 192
Lingua inglese
Prezzo 50 euro
Editore MACK