Pierpaolo Salvatore, appassionato di natura da sempre e di fotografia da appena un paio di anni, descrive così il suo modus operandi, un processo creativo che si nutre di sapere, si innesca partendo dallo studio meticoloso del soggetto e sfocia nella produzione di immagini che ambiscono a raccontare sensazioni.
Perfezionista della ripresa e della postproduzione, studia assiduamente tecniche di scatto e metodi di elaborazione in camera chiara, ritenendo quest’ultima fase una preziosa fonte di possibilità, che consente al fotografo di plasmare il proprio stile e colmare quello che definisce un “gap sensoriale” tra l’esperienza reale al cospetto di un soggetto e quella vissuta davanti alla riproduzione fotografica dello stesso.
Privilegiando gli scenari meno gettonati dai fotografi, Pierpaolo si dedica spesso alla ricerca dei paesaggi più suggestivi della regione in cui vive: l’Abruzzo. Dal punto di vista tecnico, il fotografo ricorre spesso all’unione di più scatti, praticando bracketing, focus stacking, panoramiche orizzontali e verticali e, infine, stacking per ottimizzare la resa delle stelle nelle fotografie notturne.
Vicino a Villetta Barrea, un paese di montagna in provincia de L’Aquila, c’è un bosco di salici secolari sulle sponde del fiume Sangro. La foto è stata scattata nel mese di settembre, la vegetazione era molto rigogliosa e nel sottobosco era in corso la fioritura della menta selvatica. Il profumo era inebriante e la luce filtrata dagli altissimi alberi contribuiva a rendere quel posto semplicemente incredibile. Era in corso la stagione degli amori del cervo nobile, periodo in cui è possibile incrociare qualche imponente esemplare o sentirne i richiami d’amore. Ho sfruttato degli alberi dal punto di vista compositivo, creando una quinta di muschio e corteccia in primo piano, o meglio un sipario che si apre su uno spettacolo naturale.
- Villetta Barrea (AQ)
- reflex full frame Canon Eos 6D Mark II
- Tamron SP 15-30mm f/2,8 Di VC USD G2 a 15mm
- tre pose: 1/6sec, 0,6sec e 2,5sec
- f/16
- 100
- Canon Extender EF 1.4x III
- focus stacking e bracketing
Gli alberi del bosco dei Faggi torti devono la loro forma particolare a un fenomeno di slittamento del terreno chiamato soil creeping. La mia idea era quella di immortalare i colori autunnali di questo bosco immerso nella nebbia e la pianificazione è stata fondamentale: ho dovuto monitorare il foliage e il meteo per esser certo di incontrare le condizioni ideali. Questi alberi lasciano spazio alla fantasia, le loro forme sono molto dinamiche, sembrano quasi in movimento: per questo ho deciso di intitolare la foto Dancing Ghosts, “fantasmi danzanti”.
I due alberi che ho posizionato sui margini del fotogramma creano una sorta di cornice e guidano lo sguardo dello spettatore che si muove nel bosco fino a perdersi. La nebbia aiuta molto, regala un incredibile senso di profondità e ammorbidisce i contrasti, che diminuiscono proporzionalmente alla distanza fino ad annullarsi.
- Bosco dei faggi torti, Monti della Laga (TE)
- reflex full frame Canon Eos 6D Mark II
- Canon EF 50mm f/1,8 STM
- 1,3sec
- f/16
- 100
- treppiedi e timer
- focus stacking
Dopo una ciaspolata di un paio d’ore, mi sono trovato davanti a questo incredibile spettacolo ai piedi della cascata di S. Giovanni, un salto di 35m del torrente Vesola. Il ghiaccio ricopriva ogni cosa creando le forme più disparate; il silenzio del bosco era rotto dal suono della cascata e il tempo sembrava essersi fermato, congelato come l’ambiente che avevo intorno. Per riprendere l’intera cascata e includere un primo piano d’impatto ho optato per una panoramica verticale di 3 scatti a 11mm: un angolo di campo enorme, ma per fotografare tutta questa meraviglia serviva qualcosa di esagerato.
- Cascata di San Giovanni, Parco Nazionale della Maiella (CH)
- reflex APS-C Canon Eos 600D
- Tokina AT-X Pro 11-16mm f/2,8 DX II a 11mm
- 1/8sec
- f/9
- 100
- treppiedi e timer
- panoramica verticale
Avevo pianificato di fotografare il paretone – così viene definita la parete est della vetta orientale del Corno Grande – alle prime luci dell’alba, quando la montagna si colora di tonalità calde. Ho cercato di ritrarre la cima dei 2000 metri di roccia da un punto di vista insolito e, data la superficie brulla del terreno, mi sono accontentato di un arbusto dalle foglie lucenti per riempire il primo piano dell’immagine mantenendo il giusto equilibrio con il soggetto sullo sfondo. Dopo una notte trascorsa in tenda mi sono posizionato nel punto selezionato e ho atteso con pazienza il sorgere del sole.
- Corno Grande, Gran Sasso (TE)
- reflex full frame Canon Eos 6D Mark II
- Tokina AT-X Pro 11-16mm f/2,8 DX II a 11mm
- tre pose: 1/160sec, 1/100sec, 1/80sec
- f/9
- 1000
- treppiedi e timer
- focus stacking e bracketing
Questa fotografia è stata scattata sul Gran Sasso, precisamente dalla Sella dei Due Corni, un valico di alta montagna (2547m) che divide il Corno Grande dal Corno Piccolo. La cima più alta, detta Campanile Livia, e le altre sommità vengono chiamate Fiamme di Pietra per via della loro conformazione e della tonalità arancione di cui si tingono le pareti rocciose colpite dalle luci dell’alba e del tramonto. Appena arrivato, dopo un trekking di circa due ore carico di tenda, attrezzatura fotografica e tutto il necessario per la notte, mi sono precipitato a fotografare questo
spettacolo al tramonto, in compagnia di branco di camosci. Un’esperienza indimenticabile, fotografare a più di 2500m al cospetto di questo gigante di pietra mi ha ricordato quanto siamo piccoli rispetto alla natura che ci circonda. Questa è una delle foto a cui più sono legato.
- Sella dei Due Corni, Gran Sasso (TE)
- reflex full frame Canon Eos 6D Mark II
- Tokina AT-X Pro 11-16mm f/2,8 DX II a 16mm
- tre pose: 1/10sec, 1/40sec e 1/160sec
- f/9
- 100
- treppiedi e timer
- panoramica verticale, focus stacking e bracketing
Per tutte le fotografie in questo articolo, compresa la “glaciale” Frozen Land, Pierpaolo Salvatore ha utilizzato un treppiedi K&F TM2324 e si è avvalso di un timer impostato a due secondi per scongiurare il mosso dovuto a eventuali vibrazioni trasmesse alla fotocamera attraverso la pressione del pulsante di scatto.Abbiamo chiesto all’autore di descrivere il processo di postproduzione di questa fotografia.
“Per la postproduzione di Frozen Land ho lavorato con Adobe Photoshop, partendo dall’unione dei tre scatti che compongono la panoramica verticale, realizzati montando su una reflex APS-C Canon Eos 600D, un obiettivo grandangolare Tokina AT-X Pro 11-16mm f/2,8 DX II a 11mm per ottenere un angolo di campo molto ampio. Successivamente ho effettuato un viraggio dei colori verso i toni del blu, per esasperare il mood freddo della scena e ho lavorato in maniera locale sui contrasti, mediante l’applicazione della tecnica del Dodge&Burn. Ho concluso accentuando il bagliore in alto e incrementando la nitidezza, in particolar modo sul ghiaccio in primo piano”.