La difesa dai fake è una missione avviata già da diverse aziende, anche in cooperazione, e con la diffusione sempre maggiore di immagini create con l’intelligenza artificiale si fa ogni giorno più urgente.
In quest’ottica rientra la funzione introdotta sulla mirrorless Z6 III da Nikon con il recentissimo aggiornamento firmware 2.0 di cui molti di voi hanno già letto qui. Oltre a miglioramenti funzionali relativi all’autofocus, la Z6 III ha beneficiato di un upgrade sempre più apprezzato non solo dai professionisti, ma richiesto anche da fotoamatori impegnati: Content Credentials, ossia la possibilità di certificare che un’immagine proviene direttamente da quella specifica fotocamera. Si tratta di uno strumento utile non solo ai reporter, ma anche a chi fa della fotografia una forma artistica che sa e vuole fare a meno dell’intelligenza artificiale.
Content Credentials: come funziona e dove nasce il problema sulla Nikon Z6 III
In breve, il fotografo deve generare e installare nella fotocamera un certificato tramite il portale Nikon Imaging Cloud; la fotocamera poi provvederà ad aggiungere specifici metadati all’immagine per garantire l’autenticità dell’origine. Per controllare l’autenticità dell’immagine, è poi sufficiente caricarla su specifici portali, ma l’icona “CR” sull’anteprima può già dare indizi forti sulla sua origine.
Il problema è che tale “timbro”, fino a ieri, era applicabile anche alle esposizioni multiple, che nella Z6 III (come in altre mirrorless) sono realizzabili aggiungendo una o più immagini realizzate con la fotocamera a un’altra già presente sulla scheda di memoria. Ed è facile ipotizzare che un “malintenzionato” possa caricare sulla scheda qualsiasi immagine, anche originata dall’IA, inserirla nella fotocamera, impostare la modalità “multi esposizione”, scattare anche un solo fotogramma con il tappo sull’obiettivo, finalizzare l’immagine e applicare a questa il certificato “Content Credentials”. Con il risultato che l’immagine clandestina caricata sulla scheda sarà contrassegnata come generata dalla fotocamera.
Un sistema fondamentale che richiede continui sviluppi
Una piccola porticina lasciata aperta sul retro è stata in grado di creare un “terremoto” che ha indotto subito Nikon a sospendere temporaneamente il servizio Nikon Authenticity Service sul Nikon Imaging Cloud. Questo perché la soluzione non è così scontata: non basta infatti escludere la multi-esposizione dai modi di ripresa che abilitano il certificato digitale di autenticità supponendo che un sandwich di immagini non possa per principio essere un’immagine autentica. Certificare che un’immagine proviene da una data fotocamera serve principalmente a escludere l’intervento dell’intelligenza artificiale nel processo creativo. Processo che, in ambito artistico, può ben contemplare l’uso dell’esposizione multipla.
Aggiorneremo questo articolo non appena Nikon avrà risolto il bug e riattivato il servizio di autenticazione delle immagini.
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