Quasi un secolo fa veniva dato alle stampe il primo numero di Variétés, rivista che divulgava le sperimentazioni fotografiche dell’epoca. Una delle tante testate ormai scomparse ma che non per questo vanno dimenticate.
Amsterdam
Dal 24 giugno al 22 ottobre 2023
Una delle varie cose che un cervello elettronico non può fare è entrare in una biblioteca ed estrapolare conoscenza da pubblicazioni che non sono ancora state digitalizzate. Forse sarà possibile in futuro, ma oggi è ancora difficile pensare che un robot possa entrare in una stanza, scegliere liberamente un volume e leggerlo di sua spontanea volontà per trarne delle conclusioni. Ne consegue che nelle biblioteche e negli archivi di tutto il mondo sono custoditi libri e periodici i cui contenuti, riferimenti e le sintesi che se ne possono trarre sono a disposizione solo dei ricercatori (umani) che si prendono la briga di condurre indagini sulle pagine stampate anziché sui monitor elettronici.
In tutto questo non c’è nulla di male, però emerge chiaramente il fatto che una vasta mole di conoscenza potrebbe rimanere sepolta per sempre e magari addirittura scomparire dalla faccia della terra qualora i supporti fisici su cui è registrata venissero distrutti da un incendio o da una alluvione. Quindi ben vengano mostre come Variétés – Photography and the Avant-Garde, in corso ad Amsterdam fino a fine ottobre.
L’antologica è il frutto di un lavoro di recupero in serie e offre una vasta panoramica sulla fotografia d’avanguardia – in particolare quella legata alla corrente surrealista – praticata in Belgio negli anni tra le due guerre mondiali. Le stampe vintage che la compongono sono state ritrovate nell’archivio del quotidiano Vooruit, ora non più in edicola, e provengono dalla collezione della rivista d’arte Variétés, stampata tra il 1928 e il 1930. Tra l’altro anche il nome stesso della testata era un’opera di recupero, dato che riprendeva il titolo di un film di Ewald André Dupont del 1925.
I grandi fotografi e le grandi menti sulle pagine di Variétés
Le menti dietro a Variétés erano quelle di Paul-Gustave van Hecke ed Édouard Léon Théodore Mesens, che insieme gestivano anche la galleria L’Époque nella capitale belga. Il primo stanziava i fondi necessari a tenerla in vita, mentre il secondo godeva di una fitta rete di conoscenze nelle avanguardie artistiche europee e non solo, per cui poteva garantire che i numeri della rivista fossero illustrati da grandi fotografi. Infatti alcune delle firme dei collaboratori della testata erano quelle che hanno fatto storia: Man Ray, László Moholy-Nagy, Eli Lotar, André Kertész ed Eugène Atget (celebrato in Variétés nonostante fosse scomparso un anno prima del lancio della pubblicazione).
Per non parlare dei contributi di pensatori che provenivano da altri campi del sapere. Il numero di Giugno del 1929, per esempio, conteneva testi e illustrazioni di Paul Éluard, Raymond Queneau, Max Ernst, Francis Picabia, René Magritte e persino di Sigmund Freud. Così è comprensibile che i collezionisti sono disposti a spendere cifre ragguardevoli per accaparrarsene una copia in buono stato.
Spazio alle donne fotografe
La rivista fu tra i primi periodici a dare ampio spazio alle donne, che spesso rubavano la scena ai colleghi maschi. Erano di Germaine Krull, Berenice Abbott, Florence Henri, Aenne Biermann centinaia di foto apparse nei 24 numeri di Variétés. Germaine Krull fu l’autrice maggiormente rappresentata, con 125 foto a proprio nome che spaziavano dalla street photography al reportage sociale fino agli scorci della torre Eiffel e di altre costruzioni in acciaio che tanto affascinavano i fotografi di inizio Novecento. D’altra parte era l’epoca della proiezione mentale collettiva verso un futuro di progresso illimitato, e anche in camera oscura le sperimentazioni sembravano non avere fine.
Il valore di Variétés
Variétés, che conteneva una sessantina di immagini in ogni numero, copriva tutto lo spettro di tali digressioni tecniche e lo faceva mischiando la produzione di autori già riconosciuti quali Man Ray e Berenice Abbott a immagini anonime tratte da opuscoli pubblicitari, pubblicazioni scientifiche, cartoline postali, fotogrammi di documentari filmati. La testata era quindi una sorta di grande collage in cui confluivano diverse ricerche fotografiche e sensibilità. Un’opera artistica ed editoriale che, come tante altre, non può andare perduta a meno che non si voglia consumare un tradimento della cultura del Novecento.
Variétés. Photography and the Avant-Garde
- Huis Marseille, Keizersgracht 401 – Amsterdam
- dal 24 giugno al 22 ottobre 2023
- venerdì-mercoledì, 10-18; giovedì, 10-19
- intero 12,50 euro; ridotto 6,50 euro
- huismarseille.nl