Valentina Vannicola usa la staged photography per raccontare di mondi magici e profonde radici, spesso trasposizioni letterarie o racconti tramandati oralmente dalle comunità, leggende, riti, tutto ciò che è “storia di un territorio”. Il suo lavoro si risolve in una vera performance partecipata, in cui la fase dello scatto è solo uno dei momenti di un meccanismo molto più complesso e articolato. Valentina, infatti, mette in scena i suoi “tableau vivant” con l’aiuto di intere comunità, un vero mutuo soccorso creativo, creando, in ogni luogo dove ambienta i suoi progetti, una vera e propria rete sociale. E così artigiani locali, attori non professionisti, persone che prestano materiali, comuni che mettono a disposizione location, si uniscono sotto la sua regia per un progetto che si anima proprio di questa intensa socialità, oltre che della minuziosa e approfondita ricerca dell’autrice.
Filò, un mondo di tradizioni e antiche storie
È il caso di Filò, ad esempio – prima parte di un progetto biennale che si concluderà nel 2023, a cura di Aida Biceri, commissionato dal festival Meccaniche della Meraviglia e dal comune di San Felice del Benaco – in cui Valentina Vannicola racconta la storia di una comunità di pescatori lacustri che cercano di catturare la luna per non dover pescare al buio. Filò è il risultato dell’incontro tra la fotografa e le tradizioni, i costumi e le usanze della comunità di San Felice del Benaco, sul Lago di Garda, in Lombardia. La parola “filò” infatti, nel dialetto locale, evoca il momento in cui i contadini e le loro famiglie si riunivano nei loro fienili per raccontare storie e tenere veglie notturne, riunendo la comunità. Valentina ci rivela la curiosa storia per la realizzazione dell’immagine simbolo del progetto: la cattura della luna.
La staged photography letteraria di Valentina Vannicola
Un altro progetto di importante rilievo per la produzione di Valentina Vannicola è l’adattamento fotografico della Divina Commedia del Sommo Poeta. Colossale lavoro iniziato nel 2011 con la trasposizione della prima cantica, l’Inferno, si è recentemente arricchito di un ulteriore tassello tratto dal XXIX Canto del Purgatorio, La Processione Mistica, che quest’anno entrerà a far parte della Collezione di Fotografia del MAXXI – Museo Nazionale della Arti del XXI Secolo. Valentina ce ne racconta la certosina produzione e ne condivide con noi il bozzetto preparatorio.
Sia per L’inferno di Dante che per La Processione Mistica, l’ambientazione attinge alla storia personale della fotografa e a un suo luogo di affezione, Tolfa, confermandola promotrice di un pensiero visivo orchestrato al minimo dettaglio, dalla prima fase di ricerca personale alla realizzazione corale e comunitaria della sua idea, dai disegni per scenografia e abiti di scena alle direttive da regista. Ma, pur avendo creato un modus operandi ormai collaudato e ben oliato, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Valentina ci racconta come, durante la produzione de L’inferno di Dante, da un fenomeno atmosferico non propriamente programmato la sua visione ne abbia tratto giovamento.
Cosa aspettarci per il Paradiso? Sicuramente solo altra magia visiva.
Per saperne di più sul lavoro di Valentina Vannicola: valentinavannicola.it.