È lo zoom più ampio tra gli AF destinati al formato pieno. Record a parte, il nuovo RF 10-20mm F4 L IS STM stravolge il modo in cui siamo abituati a concepire gli obiettivi: dimensioni e peso diventano relativi quando l'elettronica entra in gioco in modo così radicale.
Quando in autunno fui chiamato a partecipare alla conferenza di lancio di questo zoom, non riuscii a non definirlo “miracoloso”. Ben consapevole del peso, dell’ingombro e del prezzo del collega EF 11-24mm F4 L USM destinato alle reflex (passato per il nostro laboratorio nel maggio del 2015), mi sembrò impossibile che un obiettivo ancora più grandangolare (anche se un po’ meno tele), pesante la metà, assai più compatto e persino dotato di stabilizzatore ottico di immagine potesse essere così economico. No, non sono impazzito. Conosco bene il valore di 2.850 euro. Ma so anche che l’EF 11-24mm è arrivato nel frattempo a oltre 3.600 euro di listino. E so anche che nessuno regala nulla. Non vi nascondo quindi che ho atteso con trepidazione che Canon ci inviasse un esemplare del nuovo supergrandangolare dei miracoli per capire cosa ci fosse dietro. Scopriamo insieme il Canon RF 10-20mm F4 L IS STM.
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Una compattezza sorprendente. E il peso è davvero "piuma"
Rispetto al vecchio EF 11-24mm il nuovo RF è più corto di 20mm, ha un diametro inferiore di oltre 24mm e pesa 610 grammi di meno, ossia 570 grammi in ordine di marcia. Certo, è più corto di 4mm sul fronte tele, ampiamente compensati dal “semplice” millimetro in meno in zona ultragrandangolare: più avanti sarà possibile apprezzare quanta differenza faccia quel singolo millimetro. Intanto diamo un po’ di numeri: a 10mm il nuovo zoom copre ben 130° sulla diagonale e 94° a 20mm. Architettura, paesaggio, reportage, senza escludere gli sport che permettono di avvicinare la fotocamera all’azione, sono il pane di quest’ottica.
C'è anche lo stabilizzatore IS
Rispetto al Canon EF 11-24mm, caratterizzato da un’enorme e pesante lente frontale, il nuovo zoom nasconde la sua natura di supergrandangolare se osservato di lato: è solo frontalmente che scorgiamo il primo elemento con forte curvatura (peraltro asferica). Rispetto al progenitore, il progresso non si è limitato a contenere dimensioni e peso, ma si è spinto a migliorare sensibilmente la versatilità d’uso. Sebbene con focali così corte lo stabilizzatore possa sembrare superfluo, questo “accessorio” torna prezioso soprattutto in video, nei movimenti di macchina più dinamici. Il nuovo RF ha un IS accreditato di un’efficacia di 5 stop che diventano 6 se utilizzato su una fotocamera con IBIS (in body image stabilisation). Appare evidente che questi dati sono poco utili in fotografia: 6 stop, anche partendo da 1/15sec a 10mm, vogliono dire poter scattare con 4 secondi di posa a mano libera (2 secondi a 20mm). Se non se ne è andato il soggetto, di certo ci siamo mossi noi. In video tutto ha più senso, anche alla luce del nuovo algoritmo di stabilizzazione che riduce il “wobbling”, ossia l’ondeggiamento degli angoli nelle riprese più grandangolari con stabilizzatore attivo. Ne riparliamo più avanti.
Ergonomia e maneggevolezza
L’ergonomia del nuovo zoom è difficilmente perfettibile. Se sono scontati gli interruttori dell’autofocus e dello stabilizzatore sul fianco, lo sono meno gli altri due comandi personalizzabili: il pulsante anonimo sul fianco sinistro e la ghiera di controllo a ridosso della linea rossa che contraddistingue le ottiche serie L. A queste possono essere assegnate decine di funzioni (almeno con la Eos R5) suddivise tra autofocus, esposizione, bilanciamento del bianco, ISO e Picture Style.
Nonostante la compattezza eccezionale, Canon non ha compiuto l’ulteriore miracolo di rendere possibile l’applicazione di filtri frontali, impresa riuscita a Laowa con il suo recentissimo 10mm autofocus. Con l’RF 10-20mm è necessario smontare l’ottica e inserire filtri speciali a valle dell’ultima lente.
Il "segreto" dietro una struttura così compatta
A livello strutturale, comunque, il nuovo zoom è difficilmente criticabile, essendo anche tropicalizzato grazie all’uso di svariate guarnizioni di tenuta. Le immagini che seguono mostrano dettagli interessantissimi che consento di comprendere alcuni dei fattori che hanno permesso un tale livello di miniaturizzazione.
Tutto nasce da una progettazione ottica che sa di potersi avvalere dell’elettronica e delle correzioni digitali da questa permesse. Come vedremo più avanti, molte aberrazioni che normalmente si compensano con schemi complessi, composti da lenti di grande diametro, qui sono molto evidenti a elettronica disattivata. Si è quindi preferito dare priorità alla trasportabilità dell’ottica (rispettando il “credo” delle mirrorless), sapendo di poter contare sui traguardi raggiunti dalla correzione digitale, applicata in tempo reale a decine di scatti al secondo dalle moderne mirrorless.
Alcuni vantaggi costruttivi sono concatenati: lo schema ottico “essenziale” del Canon RF 10-20mm prevede una sola lente adibita alla messa a fuoco, di piccolo diametro, scarso spessore e quindi molto leggera. Ciò ha permesso di adottare un singolo motore di messa a fuoco di tipo STM in luogo di un USM, più complesso, ingombrante e pesante. Anche lo stabilizzatore IS è basato su una sola lente, peraltro dotata di rivestimento ASC.
I vetri speciali che permettono all'elettronica di far bene il proprio lavoro
Abbiamo definito essenziale lo schema ottico del nuovo zoom, ma ha in realtà molte analogie con quello del progenitore 11-24mm. È composto da 16 lenti in 12 gruppi e tra queste troviamo lenti asferiche, anche in vetro UD, oltre a vetri non asferici ma a dispersione ultra bassa. A questa profusione di materiali pregiati si associa l’adozione di strati antiriflesso di alto livello su ben quattro superfici, oltre all’applicazione di un rivestimento al fluoro sulla lente frontale per ridurre il deposito di polvere e grasso.
Scheda tecnica Canon RF 10-20mm F4 L IS STM
- Prezzo 2.850 euro
- Apertura massima f/4
- Apertura minima f/22
- Schema ottico 16 elementi in 12 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 130°-94°
- Angolo di campo (APS-C) 106°-67°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,25m
- Rapporto di riproduzione 1:8,3
- Lamelle del diaframma 9
- Diametro filtri 35x20mm a innesto posteriore
- Paraluce incorporato
- Dimensioni diametro 83,7mm, lunghezza 112mm
- Peso 570g
- Innesti disponibili Canon RF
- Importatore Canon Italia
La nitidezza del Canon RF 10-20mm F4 L IS STM
Se è vero che la risoluzione non si inventa, non è su questo fronte che gli ingegneri Canon potevano scendere a compromessi contando sull’elettronica (casomai è possibile un modesto intervento per ridurre la diffrazione ai diaframmi più piccoli, ma non è questo il caso). E infatti le prestazioni del nuovo RF 10-20mm sono elevatissime.
Al centro, a qualsiasi focale a fino a f/8 la resa è sempre eccellente. I bordi sono molto buoni anche a tutta apertura e beneficiano leggermente della chiusura del diaframma. Solo gli angoli estremi mostrano sempre un lievissimo impastamento che non sparisce neanche al diaframma ottimale (f/8).
Stupisce, invece, il contenimento delle aberrazioni cromatiche laterali.
La qualità a 10mm
10mm, centro
10mm, bordo
La qualità a 20mm
20mm, centro
20mm, bordo
Un rapido confronto con il Canon EF 11-24mm L USM
Apriamo una piccola parentesi comparativa con l’EF 11-24mm per mostrare innanzitutto quanto un solo millimetro influisca sull’angolo di campo quando si parla di grandangolari. La differenza è di soli 4° sulla diagonale, ma l’impatto visivo è molto evidente.
Il pur ottimo EF 11-24mm cede il passo di fronte al nuovissimo RF 10-20mm anche sul fronte della nitidezza a tutta apertura e soprattutto del contenimento delle aberrazioni cromatiche laterali (che ricordiamo essere compensabili sia in JPG, abilitando la correzione da parte della fotocamera, sia in RAW, convertendo i file con software dotati del profilo specifico). Di seguito, i dettagli al 100%.
Le aberrazioni cromatiche assiali
È difficile imbattersi in ampie zone di sfocato centrale con un’ottica del genere, ma non impossibile. Vale la pena quindi sincerarsi della capacità di contenere gli slittamenti cromatici nelle aree fuori fuoco: il Canon mostra una lieve deriva sul verde nella zona posteriore, ma è un commento assai pignolo…
La resistenza al controluce
Ancora al cospetto del Palazzo della Civiltà e del Lavoro, nel quartiere Eur di Roma, per mettere alla prova lo strato antiriflessi (o, meglio, gli strati) del nuovo Canon RF 10-20mm. Ebbene, la resistenza è davvero notevole. Vale la pena ricordare che non serve a nulla includere il sole nell’inquadratura quando l’esposizione è calcolata sul paesaggio direttamente illuminato da questo. Le immagini fantasma verranno sicuramente sottoesposte e non compariranno nell’immagine principale. Al contrario, sono situazioni come queste a mettere in luce la tenuta di un determinato obiettivo. L’esposizione è calcolata sul palazzo, quindi 1/80sec f/8 a 100 ISO, circa 3EV meno luminoso del paesaggio direttamente colpito dal sole. C’è quindi modo di osservare delle immagini fantasma, ma di entità tale da promuovere senza esitazioni il nuovo zoom Canon impiegato in controluce.
Il bokeh nel regno dei supergrandangolari
Complessivamente lo zoom Canon convince anche per la resa dello sfocato. Questo è quantitativamente limitato, date le focali coperte e la moderata luminosità dell’ottica, ma almeno alla focale massima, con diaframma a f/4 e avvicinandosi molto al soggetto, è possibile sfocare nettamente lo sfondo, che si mantiene morbido anche ai diaframmi medi e moderatamente contestualizzante.
La stabilizzazione è eccellente, anche in video
Come accennato in principio, lo zoom in prova dispone di un proprio stabilizzatore IS accreditato di 5 stop di guadagno sul tempo di sicurezza. Ad esempio, a 20mm di focale, volendo concedere 1/3 di stop per compensare l’elevata risoluzione del sensore e partendo quindi da 1/30 di secondo, 5 stop vuol dire poter scattare a 1 secondo. Tempo fotograficamente “infinito” che si allunga a 2 secondi se, sempre stando ai dati Canon, l’efficacia sale a 6 stop abbinando lo zoom a una fotocamera con proprio stabilizzatore, qual è la Eos R5. Quelli che seguono la foto di riferimento sono dettagli al 100% di sei scatti realizzati a 20mm con 2 secondi di posa. I primi 5 con IS attivo, l’ultimo senza. Ebbene, nessuno dei primi 5 è perfetto, ma un paio è utilizzabile a risoluzione ridotta. La differenza con il sesto dettaglio, realizzato senza IS, è mostruosa. Quindi, se facciamo un passo indietro e ci accontentiamo di scattare a 1 secondo o 1/2 secondo, che è già qualcosa di eccezionale, l’IS dimostra di essere prezioso anche in ambito fotografico supergrandangolare.
Forse, però, considerando i contesti reali e non teorici, l’IS in uno zoom come l’RF 10-20mm torna più utile in video. Tanto più se, come in questo caso, il risultato sembra ottenuto con un gimbal e non con la fotocamera capovolta e sostenuta grossolanamente con un minitreppiedi (chiuso) al livello del suolo. Nel video che segue, a sinistra la ripresa senza IS, a destra con IS ottico e digitale attivati.
Le misure complementari
Quelli della caduta di luce ai bordi e della distorsione sono i campi che più di altri svelano la filosofia costruttiva di questo zoom. I primi tre fotogrammi che seguono mostrano la reale caduta di luce ai bordi a 10mm disattivando la correzione della distorsione in fase di conversione dei file RAW (la fotocamera non permette la disattivazione della correzione, quindi il dato viene sempre applicato al JPG e allegato al file RAW). Per la fortissima distorsione, l’immagine include praticamente il barilotto dello zoom, tant’è che anche chiudendo il diaframma gli angoli restano pressoché neri.
CLB a 10mm senza correzione della distorsione
CLB a 10mm con correzione della distorsione
Vero è che anche attivando la correzione della distorsione, la caduta di luce ai bordi resta fortissima e per tale motivo consigliamo di attivare la correzione anche di questo parametro, sia in JPG sia in RAW, per scongiurarne quasi definitivamente la comparsa. A 10mm f/4 il divario tra centro e bordi è di 2,4EV e ancora di 1,8EV a f/8. Va un po’ meglio a 20mm, dove gli angoli accusano un oscuramento di 1,6EV a f/4 e di 1,2 a f/8.
CLB a 20mm con correzione della distorsione
Distorsione a 10mm (senza e con correzione)
Ed ecco qui la causa di quanto appena visto: questo “mappamondo” è una mira ottica perfettamente rettangolare fotografata a 10mm in RAW, file al quale è stata poi disattivata la correzione relativa alla distorsione. La deformazione ottica è talmente forte e irregolare a causa delle lenti asferiche che neanche l’immagine corretta digitalmente è perfetta al 100%.
Anche in questo caso a 20mm le cose vanno decisamente meglio: la deformazione nativa è modesta e la correzione apportata dai vari software è praticamente perfetta.
Distorsione a 20mm (senza e con correzione)
Il focus breathing, evidente ma correggibile (in futuro)
Il focus breathing generato dallo zoom Canon è piuttosto evidente. Può essere corretto digitalmente, ovviamente sopportando un ritaglio proporzionale all’entità del “respiro”. Canon, al momento del lancio, aveva annunciato una funzione automatica già in ripresa, ma attualmente ci risultano solo tre fotocamere con firmware aggiornato: Eos R8, Eos R6 Mark II e Eos R50. Non proprio le mirrorless con cui più probabilmente verrà utilizzato questo obiettivo professionale. Ma non perdiamo la fiducia.
Una breve galleria di immagini realizzate con il Canon RF 10-20mm F4 L IS STM
Canon RF 10-20mm F4 L IS STM: il verdetto
È un obiettivo rivoluzionario: per escursione focale, prestazioni ottiche, stabilizzazione e compattezza il nuovo Canon RF 10-20mm F4 L IS STM non ha rivali. Lo riteniamo uno di quegli obiettivi intorno ai quali “mettere su famiglia”. E forse non esageriamo ipotizzando che qualcuno potrebbe cambiare casacca per farlo proprio.
È altrettanto vero che se in occasione del test del vecchio EF 11-24mm F4 L USM attribuimmo agli ingegneri Canon il merito di aver disegnato uno schema ottico eccezionale, in questo caso il plauso va diviso con chi ha messo a punto le correzioni digitali, senza le quali questo zoom andrebbe etichettato come un fisheye uscito male.
Senza contare che un 10-20mm f/4 di queste dimensioni e otticamente “perfetto”, sempre se realizzabile, sarebbe stato molto più costoso del vecchio EF.
Non è il primo obiettivo che si appoggia così marcatamente sulla “post”, ma è di certo quello che ha mostrato in modo più evidente, nel confronto generazionale, le potenzialità delle correzioni digitali. I puristi che vorrebbero ottiche perfette ab origine dovranno imparare a fare i conti con il nuovo corso.
Pro e Contro
- Dimensioni e peso eccezionalmente contenuti
- Ergonomia e comandi
- Autofocus veloce e inavvertibile
- Nitidezza ottima a qualsiasi focale e diaframma
- Eccellente resistenza al controluce
- Stabilizzazione efficace e utile soprattutto in video
- Caduta di luce ai bordi e distorsione al netto delle correzioni digitali
- Focus breathing evidente
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