Il concetto di “convivencia” è un qualcosa che sta alla base del concetto di “civiltà”, della riunione sociale, materiale e spirituale di un popolo, dell’interazione tra gli individui, della creazione di una rete sociale e di mutuo soccorso tramite la reciproca assistenza. Tutto questo porta alla mente un altro concetto molto importante per la sussistenza umana, ossia quello di “comunità” e di “appartenenza”. Su tali principi si concentra il progetto fotografico di Stella Johnson intitolato Convivencia, un’indagine visiva che apparentemente documenta le relazioni tra gli skaters di Venice Beach, in California, ma che, a guardare più attentamente, trova le sue radici in processi sociologici e antropologici secolari. Ne abbiamo parlato con l’autrice.
Cosa ti ha spinto ad iniziare il progetto Convivencia e cosa il concetto di “convivencia” significa per te?
“Convivencia” è il concetto che sta alla base delle relazioni quotidiane di un villaggio. Quando me ne è stato spiegato il significato, durante il mio anno come borsista Fulbright in Messico, con questa consapevolezza in più, ho dato avvio ad una mia narrazione a riguardo, fotografando quelle che sembravano scene familiari, come le “comadres” (madrine / amiche intime) che cucinano insieme, con giorni di anticipo, per un matrimonio. Questi rituali accadono anche in altri luoghi, diversi dal Messico, tra le montagne in Grecia ad esempio, come mi insegna la mia storia personale. Successivamente, infatti, ho esteso il progetto studiando, sperimentando e documentando la tradizionale “convivencia” in Grecia, Messico e anche negli Stati Uniti.
Tra le foto fatte in America, perché hai deciso di indagare la rappresentazione del concetto di “convivencia” focalizzandoti sulle interazioni tra gli skaters del Venice Beach Skatepark in California?
Sono rimasta sorpresa di trovare la “convivencia” del XXI secolo allo Skatepark di Venice Beach in California. Ero entusiasta di constatare come le relazioni che ho visto lì rispecchiassero ciò che ho fotografato nei villaggi in America Latina, Africa e Grecia. In questo villaggio urbano, gli skaters si aiutano a vicenda con dei trucchi, condividendo sia i loro successi che i loro fallimenti, sapendo che gli altri si preoccupano del loro benessere, creando così un luogo di appartenenza. Sono attratta da queste relazioni che congiungono le persone e sono lieta che, in un mondo in costante polarizzazione, la cultura della comunità rimanga vitale e viva. A Los Angeles, allo Skatepark di Venice Beach, ho trovato un villaggio non convenzionale, ma totalmente riconoscibile, pieno di quello spirito di comunità.
La figura dell’uomo nelle immagini di Convivencia compare come presenza frammentata, sfuggente, come traccia del suo vivere. Qual è l’intento di questo tuo progetto?
Il mio lavoro riguarda la creazione di simbiosi culturali e documenta l’esperienza condivisa nelle comunità, attraverso visioni sfumate delle persone, in spazi privati e pubblici, un’esperienza che può essere capita solo da un osservatore che vi partecipa. Il mio linguaggio da una parte si concentra sulla poesia dell’immagine dall’altra indaga qualcosa legato alle storie della mia famiglia d’origine: i miei nonni, infatti, erano ossessionati dai legami che animavano la quotidianità del loro villaggio. Per questo motivo Convivencia vuole mostrare proprio questo concetto di “legame”: ogni storia è incentrata su una relazione, un’interazione con amici o familiari. Il concetto di “relazione”, oltre a guidare il mio lavoro, interessa la mia vita stessa, per la quale sono grata.
La narrazione di Convivencia si focalizza sul dialogo tra luci e ombre. La resa tecnica di luce e ombra ha un suo valore anche simbolico nel progetto?
Preferisco fotografare a fine giornata, lavorando con toni caldi e dorati. La luce e l’ombra possono rappresentare il concetto di contrasto, dualità e complessità. Possono evocare mistero, un senso di atmosfera e, soprattutto, la vita.
Appare evidente che il tuo lavoro pone l'accento sull'importanza degli spazi pubblici come espressione sociale…
La mia fotografia esplora come il processo di interazione e congregazione si stia trasformando per soddisfare il nostro attuale bisogno e domanda di comunità. Il mio lavoro indaga come le persone cerchino la connessione tra di loro in spazi aperti e comuni. Man mano che gli spazi vengono privatizzati, temo che perderemo i nostri modi di vivere insieme e condividere gli spazi pubblici. Le vite che viviamo in questo tipo di spazi concedono bellezza, salute e gioia.
Chi o cosa influenza particolarmente il tuo pensiero creativo?
Sicuramente le persone che incontro, ovunque e in qualsiasi momento, mi ispirano, sempre. Sono influenzata, inoltre, come ti ho raccontato, dal senso di comunità e dall’interazione tra le persone, che aumenta l’interdipendenza culturale, immaginando più sostegno per tutti.