Simona Ghizzoni. Tra autoritratto e reportage sociale
Simona Ghizzoni, pluripremiata fotografa, riporta in immagini una specifica sensibilità legata alla realtà dei diritti umani e del femminile. Iniziando a fotografare tramite la modalità dell’autoritratto, come percorso personale per una ricerca interiore e identitaria, Simona, nel tempo, ha saputo girare anche verso il mondo esterno lo sguardo delicato e profondo che solitamente puntava esclusivamente su di sé.
"Odd Days", una narrazione sui disturbi alimentari
Pur rendendosi diversificato, in questo modo, il pensiero e il fare fotografico di Simona, le tematiche affrontate dai suoi progetti attingono costantemente dall’ampiezza del suo mondo interiore e dalla sua storia personale, come nel caso di Odd Days, progetto fotografico iniziato nel 2007, che racconta dei pazienti di Palazzo Francisci a Todi, centro di riabilitazione per la cura dei disturbi alimentari. Da quell’esperienza umana, oltre che professionale, è nato un rapporto speciale con una di quelle ragazze, Simona, la cui vita Simona Ghizzoni continua tutt’oggi a raccontare con una foto l’anno.
Dalla diretta voce della fotografa l’inizio di quell’emozionante progetto e la storia del profondo legame con l’altra Simona, un rapporto di amicizia e di specchi.
Le donne saharawi e la loro storia
Altro progetto di alta densità storica ed umana di Simona Ghizzoni è Just to let you know that I’m alive, uno sguardo emotivamente partecipe ma puntualmente attuale sulla complessa realtà del Western Sahara, nella costa nord-occidentale dell’Africa, teatro di una lunga disputa tra il Marocco e la popolazione indigena saharawi. Il lavoro di Ghizzoni si concentra in particolar modo sul ruolo delle donne saharawi, pedine importantissime di questo eterno scontro. Simona ci racconta, oltre all’evoluzione del progetto, la particolare storia di una di queste donne, El-Ghalia, attivista per i diritti del popolo saharawi.
Simona Ghizzoni, grazie a Just to let you know that I’m alive ha dato la possibilità alle donne saharawi di colmare il vuoto temporale della loro sparizione forzata con le loro immagini private, intime, di un passato che demarca la loro resistenza, la loro forza nel presente. Spesso, infatti, Ghizzoni utilizza lo sguardo verso il passato per narrare le atrocità di un umano presente.
Queste e altre e fotografie dell’autrice sono visibili nel suo sito simonaghizzoni.com

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