Con la mostra PARCO DELLA FOTOGRAFIA Simona Filippini continua ad indagare il suo viscerale amore per la città eterna.
Leica Camera Italia, in collaborazione con Contrasto, ha dato avvio ad un progetto di mappatura della città eterna, Roma ChilometroZero, affidando a quindici fotografi la narrazione di un municipio a testa, con l’utilizzo, ognuno, di una specifica macchina fotografica Leica. Tra gli autori selezionati c’è Simona Filippini, che ha scelto per la sua indagine la zona del Parco della Fotografia. Gianluca Abblasio, Linda Acunto, Andrea Agostini, Matteo Capone, Clelia Carbonari, Alfredo Corrao, Alessio Cupelli, Di Ruocco e Pugliese, Sara Nicomedi, Lavinia Parlamenti, Valerio Polici, Gianni Rauso, Paolo Ricca e Francesca Spedalieri sono gli altri quattordici fotografi (quindici contando la coppia Di Ruocco e Pugliese) selezionati dalla giuria composta da Simona Antonacci, Maurizio Beucci, Simona Ghizzoni, Francesca Marani e Alessandra Mauro.
Roma ChilometroZero è un’indagine fotografica su quindici municipi di Roma che alterna la fotografia toponomastica, paesaggistica e sociale. Il progetto di ogni singolo fotografo, prodotto con una macchina fotografica Leica, concluderà il suo percorso con una mostra personale al Leica Store di Roma. Già esposti, nei mesi scorsi, il lavoro di Gianni Rauso su Colli Aniene e di Di Ruocco/Pugliese sulle vie del centro alla luce della luna, mentre ora è il turno della fotografa romana Simona Filippini: abbiamo chiacchierato con lei di PARCO DELLA FOTOGRAFIA, il suo progetto che sarà in mostra al Leica Store di Roma dal 30 marzo al 6 maggio 2023.
Roma è sempre stata il tuo focus prediletto. Come la tua modalità di ritrarla è mutata fino al progetto PARCO DELLA FOTOGRAFIA?
Dal 1993 fotografo Roma, facendone in effetti uno tra i miei soggetti prediletti. Ogni anno mi dico ‘ora basta’, ma poi quando le giornate iniziano a scaldarsi, complice la luce dorata e il tempo estivo rallentato, sento rinascere in me preponderante questa ossessione di viaggiare dentro Roma. Un territorio inesauribile nel quale mi piace perdermi. Nel mio progetto RomeLOVE, tutto realizzato in fotografie istantanea, erano già presenti tre fotografie scattate in via della Fotografia, tre paesaggi dove la figura umana era assente. Nel progetto che ho realizzato per Roma ChilometroZero mi sono potuta concentrare sulle persone che vi abitano o lavorano, non scordando comunque la componente fondamentale rappresentata dalla natura.
Roma ChilometroZero, che vede coinvolti 15 fotografi su 15 municipi di Roma, non è semplicemente una mappatura topografica della città eterna. Il tuo lavoro, ad esempio, rientra più nel reportage sociale in cui l’uomo dialoga con l’ambiente che abita…
Si, la zona Parco della Fotografia è stata costruita nei primi anni Novanta del Novecento, tra via Ardeatina e via di Grotta Perfetta. Si tratta di un territorio esteso su 74 ettari di cui oltre il 60% è costituito da verde pubblico. Come per molte “periferie residenziali” della Capitale, chi sceglie di abitarvi è alla ricerca di uno stile di vita sano e a contatto con la natura, le abitazioni sono spaziose, dotate di garage, con ampi terrazzi affacciati sul verde. Via della Fotografia è lunga circa un chilometro, non è attraversata da nessun mezzo di trasporto pubblico, vi si trovano un ufficio postale, un supermercato, un negozio di toeletta per cani, un centro estetico, una farmacia e un bar.
L’edicola dei giornali è stata chiusa di recente, come in molte altre zone di Roma. I residenti sono circa duemila, con altrettanti cani direi. Ho voluto intercettare le persone che qui abitano o lavorano, cercare di capire chi fossero. Un’indagine sociale avrebbe richiesto molto più tempo, ricordo che ogni fotografo selezionato ha potuto lavorare per circa tre settimane, al massimo un mese. Quindi ho semplicemente chiesto alle persone di dedicarmi qualche minuto, incontrandole anche più volte prima di fotografarle.
La tua indagine ti ha permesso di entrare in contatto con molte storie di persone e luoghi. Ce ne racconti qualcuna?
Il personaggio più sorprendente è sicuramente il sig. Vittorio, ne avevo sentito parlare da molte delle persone incontrate, alcuni me ne avevano restituito un ritratto quasi perturbante. Vittorio discende dalla famiglia di agricoltori proprietaria di gran parte dell’area. Aveva un fratello gemello identico, scomparso poco tempo fa. Oggi vive in uno dei tre fabbricati storici dell’area, una grande casa colonica che divide con alcuni componenti della sua famiglia allargata, tutte persone anziane. Il pomeriggio in cui ho deciso di infrangere il divieto di ingresso alla proprietà, cosa che mi era stata caldamente sconsigliata, li ho trovati tutti seduti al sole a fare merenda.
Vittorio si è lasciato fotografare con grande generosità davanti alla porta di ingresso della sua abitazione, con le decine di gatti che accudisce, nell’orto, ultima traccia di quella che doveva essere un’area immensa tutta dedicata alla coltivazione di ortaggi da vendere ai mercati generali di Roma. Ho scelto di lui un ritratto frontale in figura intera, enigmatico, dove la sua lunga barba bianca incolta restituisse appieno l’idea del suo vivere ai margini, margini in senso geografico ma soprattutto storico e sociale.
La tua produzione fotografica, finora, ha sempre avuto delle forti connessioni con la tua vita privata. Perché, quindi, hai deciso di concentrarti specificamente su questa zona di Roma? Cosa simboleggia per te?
Sono cresciuta in una zona confinante con il Parco della Fotografia, la scuola media che ho frequentato si trova ancora oggi a poche centinaia di metri. Di fatto quando ho lasciato la casa di famiglia, ormai ultra ventenne, il piano di zona “Parco della Fotografia” era in via di costruzione. Conosco bene cosa significhi scegliere di vivere in zone come queste. Tanto verde, sport, vita all’aria aperta.
Già i miei nonni avevano scelto l’area della periferia sud di Roma, l’Eur nei primi anni ’60, poi Casal Palocco negli anni ‘70, lasciando il centro di Roma e adottando un “American Life Style”, fatto di circoli di tennis, giardini da annaffiare e cani. Quando a quindici anni ho scoperto il centro di Roma ricordo di aver chiesto ai miei genitori perché non mi avessero resa partecipe prima di tanta bellezza. La famosa sequenza del film Caro Diario di Nanni Moretti girata a Casal Palocco mi riguarda da vicino. Inoltre lavorare in una zona dedicata a ciò che amo, la fotografia e ad alcuni dei suoi esponenti più importanti, è stata una sfida non da poco. Prima di iniziare avevo in mente tante immagini che avrei voluto realizzare in via Tina Modotti, per esempio, poi ho dovuto fare i conti con la realtà di ciò che trovavo. Non sono mancati momenti difficili, ma sono piuttosto soddisfatta di ciò che ho realizzato.
Rispetto alla tua narrazione, al tuo modo di raccontare e al tuo pensiero fotografico, che apporto ha avuto l’utilizzo della Leica Mirrorless Q2?
Volevo una macchina fotografica leggera, una compatta che avesse tutte le qualità di una reflex di alta gamma. Uno strumento di piccole dimensioni da portare sempre con me. La focale di 28mm, che può sembrare un limite, mi ha permesso di realizzare ritratti ambientati, dove la natura potesse occupare sempre lo spazio che merita. Con la mia fotografia cerco sempre di essere attenta ad una restituzione onesta, libera da pregiudizi nei confronti dei territori su cui poso lo sguardo. Benché la Leica Q2 lo permetta e anzi rappresenti probabilmente il migliore strumento per la street photography, ho seguito il mio metodo e realizzato fotografie dove la relazione fotografo/soggetto fosse il più possibile alla pari, prendendomi il tempo di ritrarre i miei soggetti e dando loro il tempo di mostrare la migliore versione di sé.
Ho avuto due assistenti, Flavio e Gaia, due ragazzi che abitano in zona e che mi hanno aiutata ad entrare in contatto con i residenti. Ho deciso di dotarmi di una luce a led con filtro rosso, da accendere soprattutto nelle fotografie crepuscolari e utile a restituire anche quella sensazione di mistero che pervade le strade all’imbrunire. Anche il bar della zona ha avuto un ruolo importante, permettendomi di dialogare con diverse persone residenti e fungendo da luogo di incontro. Giorgio Osti, Presidente del Comitato di quartiere Fotografia/Tor Carbone, mi ha fornito tutte le informazioni storiche. Ho trovato molta disponibilità nelle persone.
Che contributo dà, secondo te, Roma ChilometroZero al secolare patrimonio visivo sulla città eterna?
Il progetto generale è in fase di realizzazione, il mio lavoro è solo il terzo su quindici. Sono convinta che alla fine ne verrà fuori una narrazione molto interessante. I fotografi selezionati hanno stili molto diversi ed appartengono a generazioni anche molto distanti, una scelta decisamente interessante e che offrirà la possibilità di una ulteriore sfaccettatura.
Questo e altri progetti di Simona Filippini sono sul sito ufficiale dell’autrice simonafilippini.it.
Tutte le informazioni sul progetto Roma ChilometroZero sono sul sito leica-camera.com.
Simona Filippini. PARCO DELLA FOTOGRAFIA
- Leica Store, via dei Due Macelli, 57 – Roma
- dal 30 marzo al 6 maggio 2023
- ingresso gratuito
- leica-camera.com