Quello della Fujifilm GFX100S è uno dei rari casi in cui il balzo evolutivo non si realizza con l’adozione di un sensore inedito: la medioformato si fa “piccola”, anche nel prezzo, nulla perdendo in qualità d’immagine rispetto alla voluminosa e costosa progenitrice GFX100 da cui eredita il CMOS da 100 megapixel, e guadagnando in trasportabilità ed ergonomia.
Fujifilm GFX100S: il prezzo e le caratteristiche principali
Facciamo subito chiarezza: 6.185 euro per il solo corpo sono una somma che molti di noi non potranno mai permettersi, ma in ambito professionale o tra gli amatori più esigenti è ormai ritenuta “normale”. Del resto, alcune mirrorless full frame con la metà della risoluzione della Fujifilm in prova hanno prezzi che si avvicinano a 5.000 euro, mentre la Sony Alfa 1 svetta oltre i 7.000… Se poi consideriamo che la GFX100, di cui la nuova nata copia il sensore da 102 megapixel effettivi, costa oltre 11.000 euro, sostenere che il prezzo della GFX100S sia “piccolo” non appare più un’eresia.

Fujifilm GFX100S Vs. GFX100: le differenze
La Fujifilm GFX100S è il quarto modello della famiglia, dopo la GFX50S (2017), la più compatta GFX50R (2018) e la GFX100 del 2019, prima a sfoderare il sensore da 100 megapixel. Di quest’ultima la GFX100S mutua il sensore, il processore e poco altro, presentandosi come una fotocamera radicalmente diversa sebbene perfettamente inserita nel filone GFX. La “S” sta evidentemente per small (piccolo) e in effetti il lavoro svolto da Fujifilm ha del miracoloso: 900 grammi per il solo corpo, 500 in meno rispetto alla GFX100, più stretta di 5mm, meno profonda di 15, meno alta di ben 60, per un volume complessivo ridotto di circa il 30%. Un traguardo raggiunto con interventi ad ampio raggio: l’impugnatura verticale sparisce come tutto il fondello che nella GFX100 ospita due batterie. Nella GFX100S c’è un solo accumulatore, uguale a quello utilizzato dalle X-T più recenti e collocato classicamente nell’impugnatura, che resta comunque ben conformata e dall’ottimo grip.



Fujifilm GFX100S: i sistemi di mira
Sul dorso non ritroviamo il pannello LCD di servizio, ma resta quello sulla calotta, pratico e finemente personalizzabile. Cambia anche il mirino elettronico, che perde la modularità di quello della GFX100 e vede ridursi risoluzione e ingrandimento, pur mantenendo un pannello OLED da 3,69 milioni di punti e un apprezzabile fattore 0,77. Insomma, dal punto di vista strutturale si perde qualche tocco di eccellenza, ma quel che resta è tutt’altro che di ripiego. Anzi, sotto qualche aspetto preferiamo la GFX100S, in particolare per l’introduzione della classica e inequivocabile ghiera dei modi di esposizione (la cui selezione sulla GFX100 è invece un po’ farraginosa e collegata all’impostazione della ghiera dei diaframmi), e per la migliore conformazione del joystick sul dorso, ora gestibile senza incertezze. Anche internamente si è lavorato per ridurre volume e peso della fotocamera senza influire sulle prestazioni e, dove possibile, incrementandole. Ed è così che il sistema di stabilizzazione a 5 assi del sensore, pur essendo il 20% piccolo e il 10% più leggero di quello installato sulla GFX100, porta da 5,5 a 6EV dichiarati il guadagno sul tempo di scatto nelle riprese a mano libera. Pure l’otturatore perde peso, circa il 15%, mantenendo un’affidabilità garantita per 150.000 cicli; è stato anche dotato di nuovi ammortizzatori per ridurre le vibrazioni provocate dalle tendine.
Fujifilm GFX100S: l'ergonomia
La GFX100S non rinuncia a robustezza e tropicalizzazione: il telaio è in lega di magnesio e la struttura è sigillata. Oltre che con l’EVF già descritto, consente di mirare anche con il monitor sul dorso, montato su un supporto che consente il basculaggio e il ribaltamento laterale per le riprese in verticale. Il pannello è touch, caratteristica che torna utile per la selezione del punto di messa a fuoco e per l’avvio dell’AF, così come per lo scorrimento delle foto realizzate e il relativo ingrandimento. In ripresa è anche possibile assegnare quattro funzioni allo sfioramento del monitor in altrettante direzioni, personalizzazioni che si sommano a quelle più classiche dei vari pulsanti, muti o meno, e delle ghiere cliccabili. Alla sinistra della calotta troviamo la già citata ghiera dei modi, con ben 6 posizioni personalizzabili, davanti alla quale campeggia il commutatore Movie/Still (ossia video/foto). Tornando alla descrizione strutturale, si noti che ai modi di scatto, che includono i tanti tipi di bracketing, lo scatto in sequenza e il multiscatto con pixel shift, si accede con il pulsante Drive. È appena il caso di ricordare che moltissime funzioni sono raggruppabili nel menu Q cui si accede con l’omonimo tasto a portata di pollice. Davvero molto pratico il pannello sulla calotta, che può visualizzare ghiere virtuali, una sinottica di dati esposimetrici e impostazioni o l’istogramma.



Fujifilm GFX100S: le capacità video
A tal proposito, la Fujifilm GFX100S mantiene le capacità video della sorella maggiore, con risoluzione 4K a 30p su tutto il fotogramma e bitrate fino a 400 Mbps, per una durata massima di 120 minuti. Non manca la possibilità di aggiungere la stabilizzazione digitale a quella ottica, sopportando un lieve ritaglio dell’immagine (crop 1,1x). Infine, è prevista la registrazione in F-Log fino a 4:2:2 a 10 bit, mentre se si sfrutta l’uscita HDMI verso dischi esterni si rende disponibile anche il formato ProRes RAW a 12 bit.
Fujifilm GFX100S: le connessioni
Come sulla GFX100, anche qui il vano schede resta “classico”, ossia con due posti per supporti SD (entrambi compatibili con lo standard UHS-II), senza concessioni alle CFExpress, sempre più diffuse in ambito professionale, ma dal costo per gigabyte ancora molto alto e probabilmente dotate di velocità di scrittura ridondante per il flusso di dati generato dalla GFX100S. Ritroviamo anche l’uscita cuffie e l’ingresso microfono, la presa USB-C che può essere utilizzata per ricaricare o alimentare la fotocamera con un power bank, e le connessioni senza fili, Bluetooth e Wi-Fi, che in appoggio all’app Camera Remote abilitano molteplici funzioni, tra cui il controllo remoto, anche in live view, e il trasferimento immediato delle immagini allo smartphone connesso.
Fujifilm GFX100S: i vantaggi del "super" full frame
Il concetto di medioformato, soprattutto per chi l’ha conosciuto in veste analogica, andrebbe associato a fotogrammi da 45x60mm in su. Appare quindi indovinato l’appellativo di Super Full Frame da tempo affibbiato ai CMOS da 44×33 ospitati dalle mirrorless Fujifilm del sistema GFX. In realtà, più che per creare un nuovo standard, Super Full Frame sta a indicare la superiorità del formato adottato da Fujifilm per le sue fotocamere professionali rispetto al full frame. Questo formato è stato “ignorato” dalla Casa giapponese che per le categorie inferiori dedica i suoi sforzi alla serie X, dotata di sensori APS-C. I vantaggi del sensore 44x33mm rispetto al full frame sono – sembrerà banale – gli stessi che il full frame ha rispetto all’APS-C: possibilità di ottenere una minore profondità di campo a parità di focale effettiva e luminosità delle ottiche, con conseguente maggiore stacco dei piani e “tridimensionalità” delle immagini; minor rumore a parità di risoluzione, dato che i pixel sono più ampi ed efficienti; oppure maggior risoluzione a parità di dimensione dei pixel. Di contro, un sensore grande richiede ottiche con adeguato cerchio di copertura, quindi con lenti di maggior diametro e peso, con ripercussione su costi e velocità dell’autofocus (a parità di attuatori). Per questo, nel caso del medioformato, si tende a progettare obiettivi dalla luminosità relativamente contenuta: il più “aperto” nella gamma Fujifilm è il recentissimo GF 80mm f/1,7 R WR, siamo quindi lontani dagli f/1,2 o addirittura f/0,95 che troviamo qua e là nei sistemi full frame, APS-C o MQT. D’altra parte il medioformato a parità di luminosità genera – come detto sopra – una minore profondità di campo, quindi il nostro 80mm f/1,7 equivale a un 63mm f/1,3 sul formato pieno (fattore di moltiplicazione 0,78).
Fujifilm GFX100S: il verdetto di fotocult.it
Tutto ciò premesso, e considerando che l’attuale corredo di ottiche Fujinon non va oltre i 250mm (equivalenti a 195mm), appare chiaro che l’ambito di applicazione principale della GFX100S non è la telefotografia spinta, naturalistica o sportiva, anche in considerazione della cadenza di scatto che non supera i 5fps e delle prestazioni del sistema autofocus, adeguate soltanto a contesti di moderato dinamismo. Per tutto il resto, contare su 100 megapixel di alta qualità ben sfruttati da obiettivi eccellenti è il non plus ultra: paesaggio, ritratto, architettura e still life sono i generi più congeniali, senza escludere il reportage in considerazione della notevole cura dimagrante di cui ha goduto, dell’efficacia dello stabilizzatore incorporato e della buona resa alle alte sensibilità.
Fujifilm GFX100S: prove pratiche
Fujifilm GFX100S: la risoluzione
Il sensore della nuova GFX100S è lo stesso che ci ha stupito in occasione della prova della GFX100: 102 megapixel “bellissimi” che rapiscono l’osservatore e lo incollano al monitor. Le ottiche Fujinon che Fujifilm sta via via aggiungendo al corredo sono tutte di alta classe, con risoluzione altissima a tutto campo e anche ai diaframmi più aperti. La fontana dei cavalli marini, che dal 1791 impreziosisce Villa Borghese a Roma, è stata ripresa con il GF 30mm f/3,5 R WR, equivalente a un 24mm sul formato Leica, impostando il diaframma f/8. Gestendo opportunamente la ridotta profondità di campo tipica dei grandi formati (f/8 sul sensore 44x33mm della GFX100S equivale grosso modo a f/6,3 sul formato pieno) abbiamo limitato alla pavimentazione in primo piano la zona fuori fuoco, mantenendo tutto il resto in un’area dalla nitidezza eccezionale. Fujifilm è forse la Casa che nel panorama mondiale genera i JPG migliori, tanto che molti utilizzatori meno “integralisti”, soprattutto del sistema X con sensore APS-C, fanno a meno del RAW perché non in grado di apportare vantaggi sostanziali sul fronte della risoluzione. Ma nel caso della GFX100S riteniamo che l’impegno supplementare al computer serva a valorizzare pienamente le potenzialità della fotocamera. In effetti, il pur eccellente JPG lascia il passo al RAW sviluppato con accortezza soprattutto nelle aree a basso contrasto, dove il file compresso tende a sacrificare sfumature e dettagli, mentre quello grezzo permette di riprodurli in modo più fedele.
Il grafico mostra in percentuale la risoluzione massima teorica raggiunta dalla fotocamera al centro e ai bordi del fotogramma a ISO 100. Da sottolineare che la misurazione al centro è quella che riflette al meglio le capacità di una fotocamera, poiché ai bordi, tendenzialmente, la resa delle ottiche – anche quelle in fascia altissima – è inferiore. A 100 la Fujifilm GFX100S raggiunge il 95% nel massimo teorico della risoluzione (risolve 4152 coppie di linee per millimetro), mentre a 400 ISO questo valore è addirittura superiore, ossia 4297 LP/PH, pari al 98%. Tra 800 e 16000 ISO, la fotocamera mantiene il 92% del massimo teorico, mentre a 3200 scende fino al 90%.
Fujifilm GFX100S: Pixel Shift MultiShot
La funzione che con un aggiornamento firmware è stata aggiunta alla GFX100 è nativa nella GFX100S: consiste nella realizzazione in sequenza di 16 scatti (con ritardo regolabile tra l’uno e l’altro) previo spostamento micrometrico del sensore. I 16 RAW che vengono registrati devono poi essere dati in pasto al software gratuito Fujifilm Pixel Shift Combiner, che genera un pesantissimo file DNG (il RAW universale) che una volta aperto regala un’immagine da 400 megapixel, di ben due metri di base! Il gioco vale la candela solo se il soggetto è statico, in caso contrario artefatti multicolori, come quelli che screziano il gabbiano intento a lisciarsi le penne, sono assicurati.
Fujifilm GFX100S: gamma dinamica ombre


È la volta del tempietto di Esculapio, situato nel laghetto della villa romana scelta come teatro delle nostre prove sul campo. Sotto la lente la gamma dinamica nelle ombre, cui Fujifilm dedica una funzione chiamata Priorità Gamma Dinamica, che una volta attivata preclude interventi sul controllo DR delle alteluci, che passa in automatismo totale. Si tratta di funzioni mutuate dai modelli più “amatoriali” che opportunamente la Casa mette a disposizione anche dei professionisti del sistema GF, probabilmente con inferiore seguito in questo ambito specialistico. Sole battente e ombre chiuse da fitta vegetazione costituiscono un arduo banco di prova innanzitutto per il sistema esposimetrico, poi per il sensore e la relativa elettronica di gestione. Nel nostro caso, il JPG viene confezionato in modo molto equilibrato, con un minimo sforamento delle alteluci e una fisiologica chiusura delle ombre. Fermo restando che chi scatta in JPG può anche intervenire selettivamente sulle curve di risposta, agendo quindi sul contrasto, chi abitualmente ama o deve mettere mano ai RAW può lasciare inalterata la miriade di personalizzazioni del JPG, adattando il file grezzo a seconda delle esigenze a cose fatte. È così che, oltre a un moderato recupero delle alteluci, abbiamo schiarito per quanto possibile le ombre, restando nel realismo e soprattutto non innescando rumore. Va detto che l’effetto, anche portando a fine corsa il cursore di ACR relativo alle ombre, non è fortissimo: forse una limitazione voluta proprio per non permettere un eccessivo degrado dell’immagine.
Fujifilm GFX100S: gamma dinamica alteluci
Il tempio di Diana, altro scorcio celeberrimo di Villa Borghese, è il modello per il test della gamma dinamica, in particolare del controllo delle alteluci. Come da tradizione, Fujifilm permette di recuperare in modo marcato le alteluci in scenari contrastati attivando la funzione DR. Normalmente impostata al 100%, può essere portata fino al 400% previo innalzamento della sensibilità ISO a 400 (o impostando Auto ISO). In tal modo la fotocamera espone in modo “avaro” per tenere in gamma le luci salvo poi rischiarare le ombre e i toni medi riequilibrando l’immagine. L’effetto è evidentissimo nelle aree in cui una sottoesposizione di 2EV è sufficiente, ma laddove il contrasto della scena porta alcuni dettagli oltre questa soglia, è necessario ricorrere al RAW e ai migliori software di conversione.
Fujifilm GFX100S: le prestazioni alle alte sensibilità ISO
La gamma ISO standard della GFX100S è compresa tra 100 e 12.800, con possibilità di estensione a 50 e 102.400. Se la minima a 50 riduce il già contenutissimo rumore ma comprime la gamma dinamica di 1EV (e si usa quindi soprattutto in studio dove il contrasto di illuminazione è nelle mani del fotografo), le elevatissime sensibilità sono le classiche ruote di scorta, che a nostro avviso portano a immagini di qualità incompatibile con gli ambiti di applicazione della fotocamera. I dettagli che vi mostriamo, infatti, si limitano alla minima di 100 ISO e ai tre valori massimi della gamma standard. E vediamo che sul fronte della risoluzione il RAW si dimostra ancora una carta vincente, mantenendo leggibili fino a fondo scala i dettagli nelle zone scure e a basso contrasto come la finta pelle della vecchia e cara Fujica ST801 e gli anelli concentrici antiriflesso del suo Fujinon 55mm f/1,8 (dettagli al 100%).
Sui dettagli più grossolani il JPG si dimostra validissimo, ma ancor più nel controllare l’equilibrio cromatico, davvero costante fino a fondo scala. Il RAW, solo grazie a uno sviluppo ruffiano, mostra tinte leggermente più accattivanti, risultato che gli amanti del JPG potranno raggiungere applicando uno dei tanti Film Simulation di cui è dotata la GFX100S. La scala di sensibilità standard è quindi integralmente utilizzabile, specialmente in RAW, ipotizzando magari un lieve ridimensionamento delle immagini realizzate ai valori ISO maggiori. I puristi, però, si mantengano entro i 3200 ISO in JPG e i 6400 in RAW.
Nel grafico, ottenuto grazie a test di laboratorio, mostriamo il comportamento della Fujifilm GFX100S in termini di comparsa del rumore a varie sensibilità ISO (rappresentate nel grafico dalle linee colorate) in funzione della luminosità dell’immagine target, che è indicata dalla densità dei cerchi posizionati sulla circonferenza della ragnatela. Quelli più scuri, che rappresentano le aree in ombra di un’immagine, si trovano nella parte superiore destra del diagramma mentre i più chiari (ossia le alteluci) occupano la parte superiore sinistra del diagramma. Maggiore è l’area circoscritta dalle linee colorate, maggiore è il rumore. Si osservi, giusto per fare un esempio, l’area delimitata dal segmento verde (12.800 ISO): lo scostamento rispetto al centro della ragnatela è maggiore nella parte bassa e questo sta a significare che, a tale sensibilità, la comparsa di rumore sarà maggiormente evidente nelle aree con grigi medi della scena ripresa. VN1 (visual noise) indica il rumore percepito osservando un’immagine a monitor da 96ppi di risoluzione da 50cm di distanza e ingrandita al 100%.
La riproduzione del colore è mostrata in questo grafico in due modi. In alto si confronta un colore di riferimento (la metà destra di ogni tassello) con quello riprodotto dalla fotocamera (rappresentato della metà sinistra). Nella parte inferiore, invece, è riportata una tabella che indica lo scostamento cromatico tra il target di riferimento e la riproduzione cromatica della fotocamera. I marcatori in rosso indicano forti deviazioni di colore, quelli in verde chiaro una deviazione evidente e in verde scuro sono invece evidenziate le deviazioni di entità moderata. Con nessuna deviazione di colore alla minima sensibilità ISO della gamma standard, la coerenza cromatica in JPG della Fujifilm GFX100 S è da considerarsi assolutamente eccellente.
Fujifilm GFX100S: la prova dell' autofocus
























L’autofocus della GFX100S è molto flessibile e facilmente gestibile, potendo scegliere punti singoli, aree o l’intero sensore come zona attiva; ed è anche possibile agganciare un soggetto e seguirlo se questo si sposta nell’inquadratura nonché individuare facce e occhi sottoponendoli allo stesso “trattamento”. La fotografia più dinamica, però, come per la GFX100, si dimostra uno scoglio difficilmente superabile per la nuova medioformato Fujifilm, soprattutto se attiviamo tutte le funzioni sopra accennate. Per avere la maggior percentuale di scatti a fuoco durante sequenze a soggetti in rapido movimento è bene scegliere il punto singolo a un’area di dimensioni non eccessive (è regolabile), altrimenti il numero di immagini inutilizzabili può essere considerevole. In sequenze eseguite con riconoscimento di volti e occhi, come quella che mostriamo, è capitato di vedere il punto AF attivo lasciare improvvisamente il soggetto agganciato, in molti casi senza farvi ritorno. A poco serve, nei casi di fotografia dinamica, gestire e applicare i profili di risposta dell’AF continuo, studiati e realmente utili con le fotocamere Fujifilm più veloci, ossia quelle con sensore APS-C come la professionale X-T5. Resta utilissima, comunque, la funzione di riconoscimento degli occhi nel ritratto, laddove il sistema assicura la quasi totalità di scatti perfettamente a fuoco anche con impostazioni di scatto che portano al minimo la profondità di campo.
Fujifilm GFX100S: il rolling shutter
L’otturatore della GFX100S è meccanico a tendine metalliche, ma può essere disattivato parzialmente o totalmente delegando l’avvio dell’esposizione o anche il suo termine all’accensione e allo spegnimento del sensore, ciò che comunemente viene chiamato otturatore elettronico sulla prima tendina o elettronico integrale. Un menu dedicato, richiamabile anche con scorciatoie varie, consente di gestire nel dettaglio l’interazione tra le due modalità. Tra i vantaggi dell’otturatore elettronico c’è ovviamente l’assoluta silenziosità di funzionamento e la possibilità di impostare tempi di scatto rapidissimi e preclusi a quello meccanico. Purtroppo, però, data la relativa lentezza con cui i dati fuoriescono, fila dopo fila, dal sensore, i soggetti in movimento relativo o assoluto possono risultare deformati, dato che vengono a trovarsi in posizioni differenti all’inizio e alla fine dell’esposizione. Ciò si verifica, ad esempio, nel panning, laddove gli elementi fissi, come gli alberi e i pali nel nostro esempio, appaiono inclinati.
Fujifilm GFX100S: lo stabilizzatore
Uno dei più alti traguardi raggiunto da Fujifilm nel “miniaturizzare” la sua nuova medioformato consiste nell’aver aumentato l’efficienza dello stabilizzatore sui cui è montato il sensore CMOS da 102MP, e questo nonostante il meccanismo sia stato reso del 20% più compatto rispetto a quello ospitato dalla GFX100: ora il guadagno rispetto al tempo di scatto di sicurezza è di ben 6EV (standard CIPA). All’atto pratico, con il telezoom GF 100-200mm f/5,6 R LM OIS WR, dotato di stabilizzatore ottico che entra in sinergia con quello incorporato nella fotocamera, noi siamo riusciti a realizzare un’altissima percentuale di scatti utilizzabili a 1/8 di secondo alla focale 200mm, equivalente a 158mm nel formato pieno, ossia circa 4,3EV di guadagno. Se però nel calcolo consideriamo l’elevatissima risoluzione del sensore, il dato dichiarato appare più realistico. La regola empirica vuole il tempo di sicurezza uguale al reciproco della focale, ma è ormai assodato che in presenza di sensori dall’elevata densità sia opportuno scattare con tempi più rapidi, realisticamente 1/2f, ossia il reciproco del doppio della focale. Quindi con il GF 100- 200mm a 200mm, equivalente a 158mm, il tempo di sicurezza con la GFX100S è 1/320sec e 1/8sec equivale a 5,3EV di guadagno.
Fujifil GFX100S: la galleria di immagini





Cliccando sul pulsante qui sopra è possibile scaricare la cartella (attenzione, pesa circa 290MB) contenente i RAW convertiti in JPG alla massima risoluzione (100 megapixel).
Fujifilm GFX100S: pro e contro
- Eccezionale qualità d’immagine
- Gamma dinamica esuberante
- Resa ottima fino a ISO 3200 (6400 in RAW)
- Multishot pixel shift per scatti a 400MP (su soggetti statici)
- Stabilizzatore incorporato di elevata efficacia
- Costruzione compatta e maneggevole
- Struttura solida e tropicalizzata
- Sistema di ottiche di alta qualità e in espansione
- Buona qualità dei sistemi di mira
- Doppio vano schede SD
- Discreta autonomia
- Raffica a 5 fotogrammi al secondo con buon buffer
- Autofocus ibrido molto flessibile e ben gestibile
- Connessioni Wi-Fi e Bluetooth per il controllo della fotocamera e il trasferimento rapido delle immagini allo smartphone
- Rolling shutter evidente in video e in foto con otturatore elettronico
- Autofocus continuo non adeguato a riprese ad alto tasso di dinamismo
- Qualche rallentamento in riproduzione nella visualizzazione dei dati exif
Fujifilm GFX100S: la scheda tecnica
- Prezzo 6.185 euro solo corpo Importatore Fujifilm Italia; Strada Padana Superiore, 2/B – 20063 Cernusco Sul Naviglio (MI); Internet fujifilm.it
- Tipo mirrorless medioformato di taglia media
- Materiale lega di magnesio, tropicalizzata
- Dimensioni (LxAxP) e peso 150×104,2×87,2mm; 900g con batteria e scheda di memoria
- Innesto obiettivi Fujifilm G
- Flash incorporato no
- Supporto di memoria SD (SDXC, SDHC), doppio slot, compatibile con UHS-I e UHS-II
- Alimentazione accumulatore al litio NP-FZ100 (fino a 530 scatti di autonomia)
- Connessioni USB 3.2 multi interfaccia, micro-HDMI, microfono, cuffie, comando remoto, DC IN, Prontor Compur, Wi-Fi, Bluetooth
- Sensore CMOS medioformato – 43,8×32,9mm da 102 megapixel, stabilizzato su 5 assi (circa 6EV di guadagno), funzione pixel shift multishot 400 megapixel
- Processore X-Processor 4
- Gamma ISO 100-12.800 (espandibile a 50-102.400 ISO), ISO Auto 100-12.800 ISO
- Video 4K 30p, Full HD 30p; MOV (MPEG-4 AVC / H.264, HEVC / H.265), compressione All Intra / Long-GOP, con registrazione dell’audio stereo
- Monitor TFT LCD touch basculabile da 3,2” (8cm) e 2,36 milioni di pixel, inclinabile in 3 direzioni
- Mirino elettronico OLED da 1,27cm; 3,69MP, copertura 100%, ingrandimento 0,77x effettivo, eyepoint 23mm
- Messa a fuoco AF ibrida a rilevamento di contrasto e di fase sul sensore su 117 o 425 punti con funzionamento singolo o continuo; a zone, centrale, spot flessibile, spot flessibile esteso, ampia, tracking AF, riconoscimento e tracking del volto e dell’occhio; manuale con ingrandimento e focus peaking
- Esposimetro TTL su 256 zone; lettura multizonale, ponderata al centro, spot collegabile al punto AF
- Modi di esposizione manuale, automatica a priorità dei tempi o dei diaframmi, programmata
- Modi di scatto singolo o continuo fino a 5fps con AF attivo (fino a 18 RAW non compressi consecutivi o 42 JPG)
- Tempi di esposizione da 1/4000sec a 60 minuti con otturatore meccanico (da 1/16.000sec a 60min con otturatore elettronico), posa B fino a 60 minuti; autoscatto a 2 o 10 secondi
- Sincro flash 1/125sec
- Extra corpo tropicalizzato, sistema di autopulizia del sensore, connessione Wi-Fi e Bluetooth, livella a 2 assi, intervallometro, esposizioni multiple, bracketing su esposizione, sensibilità ISO, Simulazione Film, bilanciamento del bianco e gamma dinamica DR, otturatore meccanico sul piano focale con possibilità di commutazione alle modalità prima tendina elettronica o completamente elettronico, formati immagine selezionabili, controllo dell’usura della batteria, funzione memo vocale, dati copyright, conversione RAW, geotag con smartphone, trasferimento immagine automatico, messa a fuoco manuale con regolazione lineare o progressiva della ghiera
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