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Home TECNICA EASYTECH

Pulizia del sensore fai da te: efficace e sicura rispettando queste semplici regole

Simone Moda di Simone Moda
4 Novembre 2022
in EASYTECH
Pulizia del sensore fai da te: efficace e sicura rispettando queste semplici regole
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Cura dell’attrezzatura e attenzione nella fase di sostituzione degli obiettivi non bastano a tenere lontana la polvere dal sensore: la comparsa di antiestetiche macchie scure sulle nostre fotografie è una questione di tempo. Ecco perché tra le competenze del fotografo evoluto dovrebbe esserci anche la pulizia fai-da-te. Requisiti necessari: delicatezza, precisione e strumenti adeguati.

Tabella dei Contenuti

Le fotocamere digitali catturano l’immagine attraverso il sensore, la cui funzione è analoga a quella della pellicola. Tuttavia la sua superficie non si “rinnova” scatto dopo scatto come nelle fotocamere analogiche e con il passare del tempo è inevitabile che su di essa si depositino polvere, liquidi di vario genere e altre impurità. Rispettando pochi accorgimenti possiamo allungare gli intervalli di manutenzione della nostra fotocamera, ma la pulizia del sensore è un’operazione con la quale prima o poi ogni fotografo dovrà scontrarsi se non vuole trascorrere tanto tempo a ritoccare le immagini al computer. Può sembrare complicato, ma con un po’ di esperienza e gli strumenti giusti chiunque sarà in grado di tirare a lucido il “cuore” della propria fotocamera. In questo articolo vi spieghiamo passo dopo passo come effettuare una corretta pulizia del sensore, fornendovi al tempo stesso alcuni consigli per limitare la comparsa di macchie sul sensore. Spiegheremo infine come individuare lo sporco con un semplice scatto, e analizzeremo pure tutti i rischi del fai-da-te.

Da sinistra a destra, un reflex full frame con specchio abbassato davanti al sensore, una mirrorless 35mm impostata in “modalità protezione del CMOS” durante il cambio dell’ottica (tramite chiusura della saracinesca dell’otturatore) e una senzaspecchio APS-C sprovvista di tale funzione, quindi con sensore “esposto”. È bene ricordare che i tamponi per la pulizia del sensore vanno scelti in base alle dimensioni del CMOS.
Ottico o elettronico: la polvere nel mirino

Nelle reflex lo sporco può depositarsi anche sullo specchio o tra le zigrinature del vetrino di messa a fuoco (magari nella faccia rivolta all’interno del pentaprisma), ma in questo caso la polvere è visibile solo nel mirino e non anche nelle fotografie. Al contrario, l’immagine che si forma nel mirino elettronico delle mirrorless è esattamente quella intercettata dal sensore, quindi le impurità visibili portando la fotocamera all’occhio saranno senz’altro “fotografate”.

Fotocamere mirrorless: le più sensibili allo sporco

Ci sono fotocamere che più di altre sono adatte all’utilizzo in esterno, anche in ambienti molto umidi e polverosi; vengono costruite con guarnizioni di tenuta tra i comandi e nei punti di giuntura dello chassis, che impediscono alle impurità di infiltrarsi all’interno del corpo. Anche molti obiettivi sono pensati per offrire un certo grado di resistenza verso gli agenti atmosferici esterni (i più sicuri in tal senso hanno un barilotto costituito da un corpo unico, che non si allunga né durante la zoomata, né con la messa a fuoco) e, in accoppiata a mirrorless e reflex tropicalizzate mettono – più di quelli con struttura non “sigillata” – il fotografo al riparo da brutte sorprese. Questo almeno finché non arriva il momento del cambio dell’ottica, operazione che più di ogni altra espone il sensore al rischio “infiltrazioni”. Il problema interessa in particolare le mirrorless, giacché in questa tipologia di fotocamere il sensore si trova molto a ridosso del bocchettone portaottica e non è protetto né dallo specchio né, in alcuni casi, dalle tendine dell’otturatore (solo alcune mirrorless più recenti le chiudono in automatico quando si disinnesta l’ottica).

Se dopo aver fotografato una superficie uniforme, l’immagine osservata al computer appare come in questo esempio è tempo di procedere alla pulizia del sensore. Più avanti in questo articolo illustreremo, passo dopo passo, tutte le operazioni da eseguire per un a corretta pulizia del sensore. Il lavoro va effettuato in un ambente chiuso, nei limiti del possibile senza polvere e sotto una luce artificiale diretta, meglio se orientabile. Per nessun motivo toccate con le dita il panno del tampone, il sensore o lo specchio (qualora presente) perché il grasso presente sulla pelle potrebbe complicare ulteriormente la pulizia.

Sostituire l'ottica: meglio farlo rapidamente

Movimenti calibrati e velocità d’esecuzione sono il segreto per un cambio dell’ottica sicuro: l’operazione va effettuata con la fotocamera spenta, per ridurre la carica elettrostatica sul sensore e di conseguenza anche il rischio di attirare la polvere su di esso. Per proteggere il sensore dagli agenti esterni quando è scoperto, è anche opportuno rivolgere la fotocamera verso il basso prima di disinnestare l’ottica: si scongiura così il rischio che la polvere in sospensione entri al suo interno per gravità. È molto importante anche verificare lo stato dell’obiettivo da innestare: occorre accertarsi della pulizia della lente posteriore e della flangia di innesto perché lo sporco qui depositato potrebbe trasferirsi sul sensore al primo scatto (i meccanismi in movimento all’interno del vano otturatore generano vortici d’aria che “alzano un polverone”). Eseguire queste operazioni al chiuso, in ambiente asciutto e privo di polvere, è chiaramente la condizione ideale, ma non sempre è possibile: se siamo all’esterno, usiamo perciò il nostro corpo per offrire protezione dal vento alla fotocamera, e cerchiamo di accorciare ulteriormente la durata del “pit stop”. Evitiamo, se possibile, anche di sostituire l’ottica in ambienti umidi o con particelle d’acqua in sospensione (per esempio durante una fotogenica mareggiata, o mentre siamo a bordo di un’imbarcazione), che potrebbero creare una patina appiccicosa sul sensore; ricordiamo infine di applicare il tappo posteriore all’ottica prima di riporla nella borsa fotografica.

Come capire se il sensore è sporco

Per verificare la presenza di impurità depositate sul CMOS basta effettuare una serie di scatti inquadrando una superficie chiara e uniforme (sono l’ideale un muro bianco, un foglio di carta posto in controluce o un cielo sgombro da nuvole), utilizzando uno diaframma molto chiuso (da f/11 in poi) e sensibilità ISO molto basse. È necessario scattare con aperture ridotte perché in questo modo eventuali granelli di polvere o altre impurità vengono investiti da una luce molto dura, puntiforme, e proiettano quindi un’ombra netta sul sensore. Per intenderci, il diaframma molto chiuso si comporta come il sole in una giornata con cielo terso, mentre uno aperto ha l’effetto di una copertura nuvolosa. E quindi, un granello invisibile a tutta apertura può diventare un “buco nero” fotografando a f/22. Giova chiarire che le impurità non si trovano a diretto contatto con i fotodiodi del sensore, ma sul filtro UV o su quello passabasso, se presente. Per un’analisi accurata dell’immagine appena scattata è bene non fare affidamento sul monitor della fotocamera: meglio trasferirla al PC, aprirla in un programma di fotoelaborazione e scurire i toni medi per evidenziare ulteriormente le impurità. Attenzione: l’immagine digitale è raddrizzata, quindi un granello di polvere che a monitor vediamo nella parte alta si trova nella parte bassa del sensore. Ora abbiamo tutti gli elementi per individuare la porzione del sensore sulla quale concentrare le nostre attenzioni durante la pulizia. Qualora, tuttavia, il monitor evidenziasse solo qualche puntino di polvere qua e là, prima di procedere con una pulizia completa potremmo tentare di rimuoverlo attivando la funzione di pulizia automatica dal menu della fotocamera: è ormai integrata in tutti i modelli a ottica intercambiabile e fa vibrare il CMOS ad altissima frequenza per qualche istante, così da scrollare via la polvere depositata su di esso.

Mappare lo sporco: un'operazione non risolutiva

Alcune fotocamere sono in grado di localizzare lo sporco sul sensore e fornire ai software di fotoelaborazione le coordinate per effettuare una pulizia digitale, anche su grandi quantità di file. Questa funzione, che potrebbe sembrare risolutiva soprattutto per i fotografi abituati a lavorare grosse quantità di file, presenta in verità alcune problematiche. Anzitutto, tra uno scatto e l’altro la polvere sul sensore, sollecitata dagli spostamenti d’aria generati dallo specchio e dalle tendine dell’otturatore, potrebbe cambiare posizione. In secondo luogo perché variando il diaframma, cambia pure il modo in cui le impurità appaiono in foto. Di fatto, per avere la certezza che il software di fotoelaborazione sappia sempre come intervenire, dovremmo eseguire questa mappatura dopo ogni scatto. 

Pulizia fai-da-te: i primi 5 passi

Con un soffietto ad aria filtrata, soffiamo via la polvere dal corpo macchina, in prossimità della flangia d’innesto e dalla lente frontale dell’ottica ancora montata sulla fotocamera.
Con un soffietto ad aria filtrata, soffiamo via la polvere dal corpo macchina, in prossimità della flangia d’innesto e dalla lente frontale dell’ottica ancora montata sulla fotocamera.
Con un panno umido specifico per la pulizia delle lenti, sgrassiamo l’elemento frontale dell’ottica prima di disinnestarla e riporla sul piano di lavoro adeguatamente protetta dai due tappi.
Con un panno umido specifico per la pulizia delle lenti, sgrassiamo l’elemento frontale dell’ottica prima di disinnestarla e riporla sul piano di lavoro adeguatamente protetta dai due tappi.
Verifichiamo che la batteria sia ben carica e, con la fotocamera rivolta verso il basso, avviamo l’autopulizia del sensore.
Verifichiamo che la batteria sia ben carica e, con la fotocamera rivolta verso il basso, avviamo l’autopulizia del sensore.
La pulizia è in corso, attendiamo la fine dell'operazione che ci verrà notificata dalla fotocamera
La pulizia è in corso, attendiamo la fine dell'operazione che ci verrà notificata dalla fotocamera
Ultimata la pulizia, ancora con la fotocamera rivolta verso il basso, soffiamo via la polvere dallo specchio (reflex) o dal vano otturatore (mirrorless) riutilizzando il soffietto.
Ultimata la pulizia, ancora con la fotocamera rivolta verso il basso, soffiamo via la polvere dallo specchio (reflex) o dal vano otturatore (mirrorless) riutilizzando il soffietto.
Se stiamo pulendo il sensore di una reflex è necessario presollevare lo specchio dal menu della fotocamera.
Se stiamo pulendo il sensore di una reflex è necessario presollevare lo specchio dal menu della fotocamera.
Bagniamo uno dei tamponi per la pulizia del CMOS con la quantità di liquido indicata dal produttore e, con la fotocamera spenta, procediamo delicatamente alla pulizia dello specchio e lasciamo asciugare (solo reflex).
Bagniamo uno dei tamponi per la pulizia del CMOS con la quantità di liquido indicata dal produttore e, con la fotocamera spenta, procediamo delicatamente alla pulizia dello specchio e lasciamo asciugare (solo reflex).
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I rischi della pulizia fai-da-te

Il principale rischio nella pulizia del sensore è quello di calcare troppo con la mano e intaccare il filtro a protezione del wafer di silicio, cosa che richiederebbe un passaggio obbligato al centro assistenza e un notevole esborso di denaro per la sostituzione (del solo vetrino o, in certi casi, dell’intero sensore). Il rischio di fare danni aumenta insistendo con i tamponi umidi su una superficie ancora sporca perché i granelli di polvere, interponendosi tra il tampone per la pulizia e il sensore, potrebbero lasciare dei micro-solchi. È molto importante non indirizzare sul sensore getti d’aria troppo potenti, come quelli generati dalle bombolette ad aria compressa: il soffietto a mano ha una potenza molto inferiore, ma è sufficiente a smuovere la polvere e soprattutto, mette al riparo dalla comparsa di condensa perché spinge aria alla stessa temperatura del sensore. Massima attenzione anche nella scelta dei liquidi specifici per la pulizia: si tratta di miscele sgrassanti ad altissima volatilità, vale a dire che evaporano molto velocemente senza lasciare aloni sul sensore. Non meno importante è assicurarsi di attivare il sollevamento dello specchio (solo reflex) e l’apertura delle tendine dell’otturatore tramite la specifica funzione per la pulizia presente a menu, e non impostando la posa B: l’eventuale imprevista chiusura dell’otturatore sarebbe fatale per le delicatissime tendine. Per lo stesso motivo, prima di accingersi alla pulizia del sensore occorre accertarsi che la batteria della fotocamera sia completamente carica.

Sporco addio: come completare la pulizia

Ancora con la fotocamera rivolta verso il basso, soffiamo aria sul
sensore con il soffietto ad aria filtrata. Esaminiamo il CMOS sotto
una luce diretta e, qualora fossero ancora visibili pelucchi o particelle di
polvere, insistiamo con il getto d’aria fino a farli scomparire.
Ancora con la fotocamera rivolta verso il basso, soffiamo aria sul sensore con il soffietto ad aria filtrata. Esaminiamo il CMOS sotto una luce diretta e, qualora fossero ancora visibili pelucchi o particelle di polvere, insistiamo con il getto d’aria fino a farli scomparire.
Utilizziamo un nuovo tampone per procedere alla pulizia del
sensore. Anche in questo caso è il produttore che raccomanda
l’esatta quantità di liquido da utilizzare.
Utilizziamo un nuovo tampone per procedere alla pulizia del sensore. Anche in questo caso è il produttore che raccomanda l’esatta quantità di liquido da utilizzare.
Procediamo alla pulizia del CMOS, passando delicatamente
il tampone dal lato umido sulla sua superficie. Ripetiamo più
volte scorrendo sempre nella stessa direzione.
Procediamo alla pulizia del CMOS, passando delicatamente il tampone dal lato umido sulla sua superficie. Ripetiamo più volte scorrendo sempre nella stessa direzione.
Invertiamo quindi la direzione del movimento per ultimare la
pulizia con la parte più asciutta del tampone. Verificheremo il
risultato sempre grazie a una potente fonte di luce.
Invertiamo quindi la direzione del movimento per ultimare la pulizia con la parte più asciutta del tampone. Verificheremo il risultato sempre grazie a una potente fonte di luce.
Nell’attesa che il CMOS sia asciutto, con il soffietto
soffiamo via la polvere dalla lente frontale dell’ottica e
dal tappo.
Nell’attesa che il CMOS sia asciutto, con il soffietto soffiamo via la polvere dalla lente frontale dell’ottica e dal tappo.
Innestiamo l’ottica sulla fotocamera e verifichiamo che
il sensore sia pulito: regoliamo il diaframma almeno a
f/11 (100 ISO), fotografiamo una superficie uniforme e chiara
ed esaminiamo lo scatto nel monitor del PC. Se necessario,
ripetiamo la pulizia partendo dal punto 6.
Innestiamo l’ottica sulla fotocamera e verifichiamo che il sensore sia pulito: regoliamo il diaframma almeno a f/11 (100 ISO), fotografiamo una superficie uniforme e chiara ed esaminiamo lo scatto nel monitor del PC. Se necessario, ripetiamo la pulizia partendo dal punto 6.
Infine, prima di riporre la
fotocamera nella borsa,
detergiamo anche il display
e il mirino con un fazzoletto
umido specifico per kit di pulizia
e rifiniamo con un panno in
microfibra per togliere eventuali
aloni o sporcizia residua.
Infine, prima di riporre la fotocamera nella borsa, detergiamo anche il display e il mirino con un fazzoletto umido specifico per kit di pulizia e rifiniamo con un panno in microfibra per togliere eventuali aloni o sporcizia residua.
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La pulizia del sensore presso un centro di assistenza professionale ha costi che oscillano normalmente tra 30 e 50 euro (è il prezzo di un buon kit di pulizia per il fai-da-te), e tempistiche di lavorazione nell’ordine delle 24/48 ore. Tuttavia il ricorso a una figura professionale resta la via più sicura se non riteniamo di avere buona manualità.

Il nostro kit di pulizia

Un kit di pulizia professionale come quello della VSGO (confezione nera in foto) utilizzato nella realizzazione di questo servizio ha un costo di circa 40 euro e include 12 palettine pronte all’uso, un panno umido e 10ml di liquido detergente; la dotazione è sufficiente per affrontare almeno mezza dozzina di pulizie fai-da-te. Al costo del kit va aggiunto l’esborso una tantum per l’acquisto del soffietto: i prezzi partono da pochi euro (ne servono circa 17 per un modello di buona fattura come il VSGO nero) e arrivano oltre quota 80 euro: è il caso del soffietto azzurro con beccuccio flessibile Zeeion prodotto da Visible Dust. Si noti, osservando i due dettagli, che entrambi i soffietti sono provvisti di filtri antipolvere; questi impediscono alle impurità di entrare nel serbatoio d’aria e da lì finire nel vano otturatore della fotocamera. Tutti i prodotti citati sono in vendita sul sito web onnik.it

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