Costa 1.589 euro di listino, non poco... Ma promette di sostituire un intero corredo di ottiche, dal grandangolare per eccellenza al supertele da caccia fotografica. Sfoggia anche un close-up notevole, pari a 1:2,8. Vediamo come si comporta sul campo.
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Il sogno di tutti: lo zoom unico
Quando negli anni Ottanta iniziarono a diffondersi i super-zoom che spaziavano dal grandangolare al teleobiettivo, ad esempio 35-200mm, i fotoamatori gridarono al miracolo, ma chi ne venne in possesso raramente restò soddisfatto. L’industria fotografica, però, tirò dritto per la propria strada, lavorando su più fronti, nitidezza e volume innanzitutto. E non mancarono esemplari di stampo professionale come il Canon EF 35-350mm L e il successivo EF 28-300mm L, che però erano ingombranti, pesanti e molto costosi.
Cavallo di battaglia soprattutto dei produttori di obiettivi universali, i super-zoom sono entrati prepotentemente anche nei listini dei produttori di fotocamere: la capacità di calcolo dei moderni computer e, aggiungiamo noi, decenni di esperienza nell’ingegneria ottica hanno permesso di produrre zoom con escursioni focali impensabili e qualità più che dignitosa.
Quando però Nikon ha annunciato il Nikkor Z 28-400mm VR, oggetto di questo test, ammettiamo di aver temuto in un grosso passo falso da parte della Casa giapponese. E non tanto per la focale minima, dato che molti super-zoom hanno una base ancora più grandangolare (Nikon stessa sfoggia un 24-200mm, Canon e Sony addirittura un 24-240mm), quanto per quella tele: la tenuta alle lunghe focali in zoom con fattore superiore a 10x è sempre stata precaria.
Ecco che un 28-400mm per full frame, con fattore di moltiplicazione 14,2x, sorprende e lascia sperare: un allungo così marcato delinea un obiettivo che va oltre le aspettative del fotografo viaggiatore, al quale basta e avanza un 24-200mm, indirizzandosi a chi, oltre a viaggiare leggero, punta a immortalare soggetti piccoli, lontani o elusivi. Ci riferiamo alla sempre più nutrita compagine dei fotografi viaggiatori naturalisti.
Quali compromessi?
Se lo zoom unico verso cui l’industria ha teso per decenni può somigliare a quello in prova, va però detto che tale traguardo è stato raggiunto scendendo a diversi compromessi.
Il più evidente è l’ingombro: il Nikkor Z 28-400mm è lungo oltre 14 centimetri senza il paraluce (in dotazione), ha un diametro di circa 85mm e pesa 725 grammi. Tanto per fare un paragone, il Lumix 28-200mm f/4-7,1 da noi provato è più corto di 5cm e pesa poco più della metà. Tornando al Nikkor, le dimensioni che abbiamo indicato sono relative alla focale minima: a 400mm si allunga di quasi 10 centimetri…
Il secondo compromesso è relativo alla luminosità: il Nikkor è f/4 a 28mm, scende a f/5,6 già a 55mm e si stabilizza a f/8 da 200mm a 400mm. Ai tempi delle reflex analogiche e digitali queste caratteristiche sarebbero state improponibili perché i mirini ottici restituiscono immagini piuttosto buie e i sistemi AF stentano con ottiche poco luminose. Oggi invece i mirini elettronici riescono a offrire sempre immagini luminose e gli autofocus, basati su sensori immagine sempre più sensibili, sono rapidi e precisi anche con obiettivi dalla modesta luminosità. Avere a che fare con un f/8 quindi resta un limite solo perché obbliga a utilizzare, a parità di altri fattori, sensibilità ISO elevate, nemiche della nitidezza, o ad allungare i tempi di posa, cosa non sempre possibile con soggetti in movimento.
Il terzo compromesso riguarda il prezzo: 1.589 euro non sono pochi in assoluto. D’altro canto la comodità di spaziare dal paesaggio alla caccia fotografica, passando per un discreto close-up, senza cambiare obiettivo, ha un valore che per molti potrebbe addirittura eccedere quanto chiesto da Nikon per questo zoom.
Nikkor Z 28-400mm: una meccanica complessa
Come abbiamo visto, il Nikkor Z 28-400mm VR non è propriamente tascabile né snello: del resto per raggiungere i 400mm di focale si avvale di un’estensione telescopica di due sezioni interne che restano solide e senza giochi evidenti anche alla massima focale. Questo assemblaggio con bassissime tolleranze permette allo zoom di vantare una discreta tropicalizzazione, ossia la tenuta a polvere e umidità, nonostante la struttura articolata, non monoblocco.
Buona parte della lunghezza è occupata dalla ghiera dello zoom, che ha un cursore di blocco alla focale minima: è utile perché lo zoom tende ad allungarsi per gravità. Sembra invece assente la ghiera di messa a fuoco: in realtà, come Nikon spesso fa nel caso di ottiche amatoriali (non in classe S), la ghiera di messa a fuoco e l’anello di controllo rapido coincidono. In autofocus questa ghiera, nei pressi dell’innesto, svolge una delle quattro funzioni assegnabili: commutazione diretta al fuoco manuale, diaframmi, ISO o compensazione dell’esposizione. Se le si assegna una delle ultime tre elencate, torna comunque logicamente al ruolo di ghiera di messa a fuoco quando si disattiva l’autofocus.
Sotto la pelle (di policarbonato)
L’autofocus è affidato a un motore lineare, al solito molto silenzioso (si sente un ronzio in ambienti dove regna il silenzio assoluto) e rapido. Non troviamo il parzializzatore di campo, che con focali molto lunghe può essere molto utile; è un extra che troviamo solo in ottiche specialistiche o di classe superiore.
Molto interessanti le capacità “macro”: sebbene il miglior rapporto di riproduzione si raggiunga a 28mm, dove alla minima distanza di messa a fuoco si ottiene un notevole 1:2,8, troviamo utile per la “caccia alle farfalle” l’intervallo di focali tra 200mm e 300mm, dove lo zoom opera a una distanza dal piano focale compresa tra 80cm e 120cm: difficile mettere in fuga anche i soggetti più timidi…
Lo schema ottico è davvero complesso, contando ben 21 elementi in 15 gruppi. Nikon ha inserito 4 lenti ED e 3 a superficie asferica. Per contenere i costi è stato utilizzato il sistema antiriflessi “base”, ossia il SIC (Super Integrated Coating), e non i vari Arneo o Nano Crystal Coat, che troviamo su ottiche professionali: nonostante ciò, come vedremo, il controluce non provoca effetti devastanti.
Il diaframma è composto da 9 lamelle.
Chiude il panorama tecnico la presenza dello stabilizzatore ottico VR, un extra determinante in uno zoom dalla modesta luminosità: i 4,5 stop di efficacia da noi rilevati permettono, almeno su soggetti statici, di rimandare abbondantemente l’innalzamento della sensibilità ISO o il ricorso al treppiedi.
Scheda tecnica Nikkor Z 28-400mm f/4-8 VR
- Prezzo 1.589 euro
- Apertura massima f/4-8
- Apertura minima f/22-45
- Schema ottico 21 lenti in 15 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 75°-6°10′
- Angolo di campo (APS-C) 53-4°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,2-1,2m
- Rapporto di riproduzione 1:2,8
- Lamelle del diaframma 9
- Diametro filtri 77mm
- Paraluce in dotazione, a baionetta
- Dimensioni diametro 84,5mm, lunghezza 141,5mm
- Peso 725g
- Innesti disponibili Nikkor Z
- Importatore Nital
La nitidezza del Nikkor Z 28-400mm f/4-8 VR
La gamma di focali coperte è quantomai ampia, quindi i banchi di prova che troverete qui sotto abbondano… Andiamo per gradi. A 28mm la nitidezza è più che buona al centro anche a f/4 e diviene ottima diaframmando di un paio di stop. I bordi sono invece discreti a TA ma la resa si impenna e diviene ottima, come il centro, a f/11.
Le focali standard, ossia tra 40mm e 70mm, vanno anche meglio di quelle grandangolari, con una resa al centro molto buona a TA e ottima a f/8; nitidezza ai bordi più che discreta a TA e molto buona già a f/5,6 e fino a f/11.
Contro ogni aspettativa le prestazioni si mantengono su questi livelli anche alle focali tele, fino a 200mm e oltre, ed è lievissimo il calo ai bordi che riscontriamo a 400mm. La focale estrema offre una nitidezza molto buona al centro anche a f/8 e discreta ai bordi. Anche se la risoluzione cala lievemente, infatti, il contrasto resta molto alto e la generale impressione di nitidezza è quindi molto elevata.
La qualità a 28mm
28mm, centro
28mm, bordo
La qualità a 70mm
70mm, centro
70mm, bordo
La qualità a 165mm
165mm, centro
165mm, bordo
La qualità a 400mm
400mm, centro
400mm, bordo
Altri esempi a tutto campo
Abbiamo selezionato alcune immagini che riproponiamo per intero e con relativi dettagli (cliccando è possibile visualizzarli al 100%). È una piccola parata di fotografie “naturalistiche” in cui spicca una coppia di anatre arlecchino del Galles (la femmina è quella color crema), sorpresa a riposare sulle sponde del lago di Nemi. Significativo anche il “ritratto” bovino perché eseguito a 400mm in una giornata nuvolosa, quindi con poco contrasto. Lo zoom Nikkor non è un vero macro, ma offre un buon rapporto di riproduzione anche a focali lunghe, consentendo di riprendere soggetti elusivi con un buon ingrandimento e con una resa sorprendente. L’immancabile gatto ha lo scopo “collaterale” di mostrare la resa della Z7 II ad alte sensibilità (ISO 2800), nel caso qualcuno temesse che uno zoom f/8 sia inevitabilmente fonte di immagini scadenti.
La resistenza al controluce
Come anticipato, nonostante su questo zoom sia applicato lo strato antiriflessi meno “evoluto”, il comportamento in controluce anche esasperato è piuttosto buono. Alle focali corte è possibile attendersi la comparsa di immagini fantasma come quelle visibili qui sotto, mentre alle focali lunghe è più probabile un flare diffuso con relativo calo di contrasto.
28mm in controluce
Il bokeh: la ridotta luminosità non aiuta, ma la qualità è discreta
Abbiamo analizzato il bokeh soprattutto alle focali mediotele, quelle normalmente impiegate nel ritratto. In questo intervallo la luminosità dello zoom Nikkor è già piuttosto contenuta, siamo intorno a f/6,3, quindi lo stacco dei piani non è neanche paragonabile a quello ottenibile con obiettivi superluminosi (come il Nikkor Z 135mm f/1,8 S Plena, tanto per citarne uno). Se vogliamo essere pignoli, anche la “pasta” dello sfocato non è paragonabile a quella di un’ottica specialistica, ma la troviamo comunque gradevole, senza indurimenti e descrittiva quanto basta. Qui sotto, tre scatti ad altrettante aperture a un banco di tipica mercanzia dei Castelli Romani; più in basso, due dettagli, davanti e dietro il piano di messa a fuoco, presi da un singolo scatto in luce molto dura. Il giudizio complessivo sul bokeh è molto positivo.
Lo sfocato: un altro esempio pratico
Lo stabilizzatore VR
Il Nikkor Z 28-400mm f/4-8 VR, come si intuisce dal nome, incorpora un sistema di stabilizzazione ottica VR: stando ai dati tecnici, ha un’efficacia di 5 stop, che salgono a 5,5 con le mirrorless dotate di funzione Synchro VR (attualmente Z8, Z9, Zf oltre alla neonata Z6 III). Con la Z7 II da noi utilizzata abbiamo rilevato un’efficacia totale con 4 stop di guadagno (1/15sec a 200mm), che scende all’80% con 5 stop (1/8sec) e crolla al 20% con 6 stop (1/4 di secondo).
Le misure complementari
La caduta di luce ai bordi, al netto di correzioni digitali in camera o in post-produzione, è evidente a tutta apertura a 28mm (-1,9EV) e diviene irrilevante a f/8 (-0,85EV).
Più problematica la focale massima, che a tutta apertura mostra un oscuramento degli angoli sì inferiore (-1,15EV), ma che inizia appena fuori dal centro dell’immagine. Il difetto si riduce ad appena mezzo stop a f/11.
Non trovate l’analisi della distorsione perché la correzione digitale di questo difetto non è disattivabile né sui JPG in ripresa né sui RAW in post-produzione (quantomeno con ACR): i file RAW, infatti, contengono in modo indelebile le istruzioni per compensarla. Abbiamo comunque aggirato il limite, per pura curiosità, disinnestando parzialmente l’ottica a fotocamera accesa per stimare l’effettiva distorsione ottica prodotta da questo zoom con escursione focale estrema. Ebbene, la distorsione a barilotto è evidente tra 28mm e 50mm, poi cambia forma, ma senza mai apparire esagerata; infine diventa irrilevante fino alla massima focale.
Il focus breathing, presente ma non invadente
Il focus breathing è molto contenuto a qualsiasi focale, ma può notarsi un po’ di più nelle variazioni di fuoco più corpose eseguite nei video alle focali medie e lunghe. Dalla breve clip qui sotto si apprezza anche la rapidità dell’autofocus, ovviamente gestibile tramite menu della fotocamera.
Nikkor Z 28-400mm f/4-8 VR: il verdetto
Il Nikkor Z 28-400mm f/4-8 VR ci ha sorpreso: il drastico calo di nitidezza che ci aspettavamo alle focali lunghe non c’è, qualità che rende questo zoom utilizzabile a qualsiasi focale senza remore. Certo, il contenimento della luminosità ha aiutato molto i progettisti, che sanno oggi di poter contare su fotocamere in grado di compensare, con sistemi di stabilizzazione e sensori ad alta efficienza, aperture di diaframma degne di un catadiottrico.
Il volume dello zoom 28-400mm è rilevante, come il prezzo, ma a valle del test di lunga durata da noi condotto possiamo in coscienza consigliare quest’ottica sia ai viaggiatori naturalisti sia ai fotografi più esigenti per quelle volte in cui è bene lasciare a casa le ottiche di maggior pregio.
Pro e Contro
- Ergonomia buona nonostante le dimensioni
- Autofocus soddisfacente
- Nitidezza media più che buona a qualsiasi focale anche a tutta apertura
- Buona resistenza al controluce
- Focus breathing irrilevante
- Caduta di luce ai bordi molto evidente (al netto delle correzioni digitali)
- Dimensioni "importanti"
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