Escursione focale perfetta per sport e natura, stabilizzato, impermeabile e dal costo non proibitivo: andiamo a caccia di pregi e difetti del nuovo telezoom Nikon.
In un’epoca in cui sta diventando normale vedere in vetrina obiettivi da 50mm che costano duemila euro, un cannone come il Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR con lo stesso cartellino sorprende. Non che ci dispiaccia (e non che i 2.049 euro necessari siano bruscolini), ma sapendo che nessuno regala nulla viene spontaneo chiedersi a cosa si debba rinunciare. Di certo a qualcosa nel nome, in particolare a una lettera, la S, che contraddistingue le ottiche Nikkor Z sulla carta più performanti. Cosa comporti questa elisione lo vedremo nei prossimi paragrafi.
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Un telezoom Nikon senza la S: cosa comporta?
Il poderoso telezoom è lungo oltre 30 centimetri e pesa, inclusa la staffa per il treppiedi, 2.140 grammi. Ecco, forse un classe S sarebbe stato sottoposto a una cura dimagrante a base di leghe ultraleggere, ma non possiamo dire che lo zoom in prova sia “obeso” (è di qualche decina di grammi più leggero del “rivale” Sony FE 200-600mm f/5,6-6,3 G OSS) . Anticipando i commenti alle riprese sul campo, possiamo dire di averlo usato a lungo a mano libera senza grande sforzo. In ogni caso, a prescindere dal mix di resine e leghe utilizzate per il 180-600mm, la struttura appare robusta ed è resistente a polvere e schizzi d’acqua.
Non troviamo un anello di controllo dedicato come nei classe S, funzione che può svolgere tuttavia la sottile ghiera di messa a fuoco quando l’obiettivo lavora in autofocus.
A voler essere pignoli, qualche ottica siglata S dispone anche di un pannello LCD che mostra vari dati, tra cui distanza di lavoro o diaframma, ma sinceramente non ne sentiamo la mancanza, tanto meno in un’ottica che raramente viene osservata dall’alto (trovandosi spesso su treppiedi, in posizione da appostamento).
Apprezziamo invece la presenza di ben quattro pulsanti L-Fn personalizzabili, situati nella fascia a valle dell’anello dello zoom. Questo, en passant, ha un’escursione molto breve e al tempo stesso fluida, caratteristica che consente una rapida selezione dell’inquadratura migliore. La zoomata stessa non influisce sulle dimensioni complessive dell’obiettivo né genera variazioni del baricentro avvertibili.
Nei pressi dell’innesto troviamo due cursori, il primo immancabile e relativo alla commutazione AF/MF, il secondo per restringere il campo delle distanze operative a 6 metri. A proposito di minima distanza di messa a fuoco, nel Nikkor è variabile in funzione della focale e spazia da 1,3m (180mm) a 2,4 metri (600mm). Il massimo rapporto di ingrandimento è notevole ed è pari a 1:4.
Ottima la staffa per il treppiedi: è molto robusta, scorre fluidamente, non ha i click ogni 90°, ed è removibile (anche se molti, nell’uso a mano libera, preferiscono usarla come appoggio per la mano sinistra o, nel caso dia fastidio, ruotarla di 180°).
Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR: stabilizzatore e autofocus
Non troviamo invece il selettore relativo allo stabilizzatore VR, accreditato di un’efficacia pari a 5,5 stop, dato che questa funzione viene gestita interamente tramite la fotocamera, abilitando sia il funzionamento standard sia quello denominato “Sport”. Vedremo oltre come si comporta in combinazione alla Nikon Z8, dotata di sensore stabilizzato.
Sul fronte autofocus, Nikon dichiara l’adozione di un motore STM, quindi una singola unità di tipo passo-passo. Nonostante l’assetto relativamente semplice, il telezoom ha mostrato una rapidità eccellente, con un rumore operativo pressoché inavvertibile.
Dotazione e accessori: va anche con i moltiplicatori di focale
Nella confezione Nikon include una custodia morbida in panno e il paraluce. Quest’ultimo accessorio è prezioso, ma appare di fattura relativamente economica: pur essendo dotato di pulsante di sblocco, manca a nostro avviso di una finestrella per la regolazione dei filtri orientabili e di una fascia gommata di protezione. La fotografia “inganna”: la parte terminale del paraluce è semplicemente satinata.
Tra gli accessori a disposizione per chi dovesse trovare pochi i 600mm di focale massima, i due moltiplicatori di focale Z TC 1.4x e Z TC 2x: entrambi compatibili meccanicamente ed elettronicamente con il telezoom, stando a Nikon non comportano perdite di qualità dell’immagine.
Scheda tecnica Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR
- Prezzo 2.049 euro
- Apertura massima f/5,6-6,3
- Apertura minima f/32-36
- Schema ottico 25 elementi in 17 gruppi (6 ED, 1 elemento asferico e un elemento anteriore con trattamento al fluoro)
- Angolo di campo (full frame) 13°40′-4°10′
- Angolo di campo (APS-C) 9°-2°40′
- Minima distanza di messa a fuoco 1,3-2,4m
- Rapporto di riproduzione 1:4
- Lamelle del diaframma 9
- Diametro filtri 95mm
- Paraluce in dotazione, a baionetta
- Dimensioni diametro 110mm, lunghezza 315,5mm
- Peso 1955g (2140g con anello per treppiedi)
- Innesti disponibili Nikkor Z
- Importatore Nital
Sul campo con il Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR
Sul fronte strutturale e meccanico, come visto, il telezoom Nikon non impone grandi rinunce. Per saggiarne le prestazioni ottiche al di fuori del laboratorio, l’abbiamo portato al cospetto di uno dei nostri teatri naturali prediletti, ossia il borgo di Nemi alle porte di Roma, e in due luoghi decisamente più congeniali a un’ottica di lunga focale: un’oasi naturalistica e un circuito per modelli radiocomandati.
La nitidezza del Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR
I venticinque elementi, tra cui sei di tipo ED e uno asferico, fanno un notevole lavoro… L’uniformità di resa è notevole in tutti i sensi. Nell’ambito delle singole focali la chiusura del diaframma apporta minimi benefici alla nitidezza. Relativamente a ogni singolo diaframma la differenza tra centro e bordi è trascurabile. E tra le varie focali non assistiamo al calo che normalmente avviene in posizione di massimo allungo. Ovviamente la resa è ottimizzata sulle focali da 180mm a 400mm circa, ma a 600mm resta quantomeno “molto buona” anche a tutta apertura. Insomma, uno zoom da utilizzare senza remore a qualsiasi focale, con la libertà di chiudere il diaframma solo in caso di reale necessità di una maggiore profondità di campo. Nei dettagli prelevati ai bordi, notate anche l’assenza di aberrazioni cromatiche laterali a qualsiasi focale.
La qualità a 180mm
180mm, centro
180mm, bordo
La qualità a 320mm
320mm, centro
320mm, bordo
La qualità a 600mm
600mm, centro
600mm, bordo
Il Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR nella caccia fotografica
L’oasi umbra di Alviano, in provincia di Terni, è il palcoscenico della prova di caccia fotografica. I molti capanni a disposizione di birdwatcher e fotografi offrono molte chance di mettere alla prova le lunghe focali. In alcuni casi i posatoi sono così vicini che non è neanche necessario portare lo zoom al massimo. Tutte le immagini che seguono, ad eccezione del picchio muratore – tra i tanti abitanti del giardino redazionale – sono realizzate nell’oasi. I dati di scatto appaiono passando con il mouse sulle immagini o cliccandovi per ingrandirle.
Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR: le aberrazioni cromatiche assiali
Lo slittamento complessivo verso il verde nei piani posteriori e verso il magenta in quelli anteriori al piano di fuoco è molto contenuto. I dettagli provengono da uno scatto realizzato a 400mm.
La resistenza al controluce del Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR
Non è stato semplice mettere in difficoltà lo strato antiriflessi del telezoom Nikkor, sebbene questo non sia il più evoluto tra quelli messi a punto da Nikon. Il trattamento SIC (Super Integrated Coating) è, se vogliamo, quello di primo equipaggiamento, mentre Nano Crystal Coat e Arneo sono riservati alle ottiche S di classe più elevata e, anche per l’adozione di tali strati AR, più costosa.
Abbiamo quindi colto l’occasione per chiarire empiricamente il vero significato di “controluce”. Non basta includere il sole nell’inquadratura per valutare l’efficacia di uno strato antiriflessi se la scena ripresa è tanto luminosa da imporre una coppia tempo diaframma che fa sparire le immagini fantasma generate dal sole stesso. La qualità di uno strato AR si rivela quando questo è in grado di assorbire i riflessi in presenza di un forte differenziale tra scena principale e immagine fantasma.
Nel nostro esperimento, realizzato con il telezoom Nikkor alla focale di 180mm, vediamo tre immagini realizzate tutte senza variare tempo, diaframma e ISO. A variare è solo l’intensità della luce fuori campo puntata direttamente verso la lente dello zoom. Solo quando questa sorgente di luce è quattro volte più intensa di quella che illumina il modellino riesce a “velare” l’immagine, e si tratta comunque di macchie che si stagliano su un fondo nero, ossia la condizione più critica in cui può trovarsi un’ottica.
Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR, il bokeh non è il suo pregio
La qualità dello sfocato è forse l’unico punto debole del telezoom Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR. Premesso che in presenza di basso contrasto e messa a fuoco molto ravvicinata qualsiasi obiettivo genera uno stacco dei piani forte al punto da rendere il bokeh apparentemente morbido (vedi il dettaglio della macchina qui sotto), quello del Nikkor in condizioni normali appare piuttosto duro e strutturato, tanto da diventare protagonista in presenza di fondi quali canneti, recinti, fili d’erba. Potete constatarlo tanto nell’immagine intera del lucherino, il cui sfondo appare geometricamente presente nonostante la sua distanza, quanto nel dettaglio, dove la vegetazione in primo piano non è certo molto sfumata.
Lo stabilizzatore del Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR
Le riprese all’oasi naturalistica sono state eseguite tutte su treppiedi con testa fluida, mentre quelle che troverete più avanti, realizzate al circuito per radiomodelli, esclusivamente a mano libera. In quest’ultima occasione, sebbene i tempi di scatto siano sempre stati molto rapidi, abbiamo lasciato attivo lo stabilizzatore in modalità Sport per avere una visualizzazione a mirino stabile e abilitare il panning, quindi inibendo la correzione nel senso del movimento volontario del fotografo. Su soggetti statici, gli unici su cui è possibile giungere a giudizi relativamente universali, non siamo riusciti a rispettare i 5,5EV promessi da Nikon. O meglio, se vogliamo una percentuale di scatti nitidi prossima al 100% è meglio accontentarsi di 4EV. Quello che segue è un esempio emblematico, scelto perché il rapido movimento dell’orecchio del felino svela il tempo di scatto relativamente lento, pari a 1/30 di secondo. La focale utilizzata è di 310mm (poco meno di 4EV di guadagno).
Le misure complementari
La caduta di luce ai bordi (ovviamente con correzioni digitali disattivate) non è mai un problema. Alla focale minima è di 0,75EV mentre a 600mm si attesta a 0,9EV. Chiudendo anche di un solo stop il diaframma, il valore scende in entrambi i casi sotto 0,5EV.
La distorsione è conformata a cuscinetto a qualsiasi focale, percettibile ma non tanto da compromettere l’utilizzo dell’immagine (ammesso che il telezoom Nikkor venga impiegato per riprese architettoniche formali).
Il focus breathing, praticamente assente
Il Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR ha grandi potenzialità anche in video. Ha la ghiera di messa a fuoco che può essere utilizzata per gestire i diaframmi senza click ma soprattutto un autofocus molto performante e silenzioso. L’analisi del focus breathing, praticamente inavvertibile, rafforza questa vocazione. Dulcis in fundo, questa breve clip è realizzata a mano libera con stabilizzazione ottica: si nota appena un’oscillazione dell’inquadratura.
Modellini RC: in pista con Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR
La caccia fotografica, in particolare a uccelli di piccola taglia, pone diverse difficoltà legate alla rapidità dei movimenti e alla scarsa profondità di campo tipica delle brevi distanze di ripresa, necessarie per riempire quanto possibile il fotogramma con il soggetto. I modellini radiocomandati, sebbene seguano traiettorie relativamente più prevedibili trovandosi in un circuito, ne pongono altrettante. Siamo stati al Cross Village, una struttura sulla Roma-Fiumicino, popolata da decine di appassionati di modellini radiocomandati, a scoppio ed elettrici. Qui i fuoristrada in scala 1:8, che misurano circa 50cm di lunghezza e pesano poco più di 3kg, raggiungono velocità massime prossime a 70km/h, escono di traverso dalle curve più veloci, saltano per metri sulle rampe che costellano il circuito, si ribaltano spesso e volentieri, uscendone quasi sempre indenni. Hanno potenze specifiche altissime, circa 900CV/litro, paragonabili a quelle delle vettura di Formula 1.
Individuati i punti del circuito più spettacolari e dopo qualche scatto di rodaggio alle focali più corte, abbiamo iniziato a osare l’allungo verso i 600mm, ma non sempre è stato necessario. Del resto, oltre la macchina, è interessante cogliere ad esempio la polvere alle sue spalle o la terra scagliata via dalle quattro ruote motrici. Quindi un’inquadratura più ampia può tornare utile e un crop è sempre possibile vista la risoluzione esuberante della Z8 (45 megapixel).
Visto il dinamismo dei soggetti, non abbiamo mai impostato tempi più lenti di 1/2000sec, ma complice il sole splendente siamo piuttosto andati verso 1/4000sec. L’esposizione manuale, con diaframma sempre alla massima apertura, si è adattata alle mutevoli condizioni di luce grazie all’automatismo ISO.
L’autofocus continuo è stato regolato su zona ampia (quindi non 3D) con riconoscimento delle automobili: sebbene in scala, i modellini vengono ovviamente riconosciuti per la loro forma e tenuti a fuoco nella stragrande maggioranza delle sequenze realizzate. Per nostra consolidata abitudine, svincoliamo l’AF dal pulsante di scatto: seguiamo quindi il soggetto tenendolo agganciato con il pulsante AF-ON iniziando la raffica quando il modellino si avvicina al punto prescelto.
Avendo deciso di registrare in RAW, ci siamo “accontentati” di raffiche da 20 fotogrammi al secondo, rinunciando a cadenze maggiori, offerte dalla Z8 solo in JPG.
Con queste impostazioni è possibile sfruttare al massimo le qualità ottiche dello zoom, che come abbiamo visto è nitidissimo anche a tutta apertura.
Alla fine della divertente sessione, abbiamo realizzato oltre 1500 scatti, portando la batteria della Z8 al 20% di autonomia residua.
Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR: il verdetto
Nikon ha saggiamente inseguito Sony in un terreno, quello dei telezoom estremi, in cui da qualche anno tra i fotonaturalisti sta spopolando con il suo FE 200-600mm f/5.6-6.3 G OSS. Il Nikkor offre una gamma di focali leggermente più ampia, secondo noi non tanto per la ricerca del primato quanto per riportare in vita uno zoom glorioso dei primi anni Settanta, lo Zoom-Nikkor 180-600mm f/8 ED (di cui presto vi daremo conto…).
La non appartenenza alla classe S è una scelta saggia: il Nikkor Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR non dispone di tutti gli accorgimenti dei supertele della Casa, ma offre un insieme perfettamente bilanciato di qualità meccaniche, elettroniche e ottiche a un prezzo accettabile. L’unico difetto, con cui forse molti sapranno convivere, è un bokeh piuttosto ruvido e invadente. Insieme alla Z8, nitidezza, controllo delle aberrazioni cromatiche, resistenza al controluce, autofocus e, in misura minore, stabilizzatore, convincono pienamente.
Pro e Contro
- Struttura e tropicalizzazione
- Ergonomia e comandi
- Autofocus rapido e silenzioso
- Nitidezza ottima a qualsiasi focale anche a tutta apertura
- Ottima resistenza al controluce
- Caduta di luce ai bordi molto contenuta
- Focus breathing irrilevante
- Lievi aberrazioni cromatiche assiali
- Bokeh troppo protagonista
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