Le moderne fotocamere digitali offrono ormai una moltitudine di funzioni sempre più specifiche, tanto che anche i fotografi più esperti potrebbero impiegare del tempo prima di riuscire a entrare in piena sintonia con il nuovo “ferro del mestiere”.
Siamo in un labirinto
Dai menu lineari e piuttosto “essenziali” delle digitali di fine anni Novanta e inizio Duemila siamo arrivati – oltre vent’anni dopo – a doverci orientare in veri e propri labirinti digitali, resi ancora più intricati dall’introduzione massiccia delle funzioni video. Anche le mirrorless di fascia base sono diventate oggi strumenti estremamente evoluti e potenti, ma allo stesso tempo così complessi da richiedere tempo, attenzione e memoria per essere davvero padroneggiati. È proprio in questo scenario che trova spazio una delle funzioni più apprezzate dai fotografi esperti: il My Menu.

My Menu: le origini
L’idea di introdurre un menu personalizzabile per consentire l’accesso diretto alle funzioni più utilizzate nasce a metà degli anni Duemila, quando i produttori iniziarono a percepire l’esigenza da parte dei professionisti di un flusso operativo più rapido ed efficiente. Già alcune fotocamere offrivano i primi tasti personalizzabili (Fn) e la possibilità di raggruppare comandi in un menu semplificato (l’equivalente del Q Menu moderno), ma solo dopo il 2004 si iniziarono a vedere veri e propri spazi configurabili su misura all’interno del menu principale. Una delle prime fotocamere a essere “attrezzata” con questa funzione è stata la reflex professionale Nikon D2X.
L’importanza del My Menu, oggi
Oggi il My Menu è diventato uno standard su tutte le mirrorless in commercio. I principali marchi – Canon, Fujifilm, Nikon, Panasonic e Sony – hanno progressivamente affinato questa funzione, riconoscendone l’enorme utilità pratica. Che si tratti di cambiare la qualità dell’immagine, modificare parametri video o regolare il comportamento dell’autofocus, il My Menu consente un accesso diretto e ordinato, senza dover ogni volta perdersi tra le infinite pagine e sottosezioni del menu principale. Nell’attesa che i produttori introducano, come già avviene sugli smartphone, una vera e propria funzione “cerca” all’interno del menu, il My Menu rimane la soluzione più efficace, veloce e razionale per gestire la complessità delle moderne fotocamere. Ogni fotografo, infatti, può organizzarlo secondo le proprie necessità e abitudini.
Ad esempio, è possibile creare una scheda dedicata alla fotografia d’azione, con tutte le impostazioni relative all’autofocus continuo, al riconoscimento del soggetto, alla raffica, alla stabilizzazione… Oppure si può costruire un My Menu specifico per il video, includendo scorciatoie per la risoluzione, il profilo colore, il frame rate. Alcuni modelli permettono perfino di impostare una delle schede del My Menu come schermata iniziale alla pressione del pulsante Menu, rendendo l’esperienza ancora più diretta e personalizzata.
My Menu: la configurazione passo passo
Sebbene ogni marca proponga un’interfaccia leggermente diversa, la logica di base è molto simile. Per iniziare, è sufficiente entrare nel menu principale della fotocamera e navigare fino alla sezione My Menu (di solito collocata alla fine delle schede). A questo punto si seleziona l’opzione Aggiungi scheda o Crea nuova pagina e si assegna un nome personalizzato, utile per identificarla rapidamente. Si passa quindi all’inserimento delle voci desiderate: la fotocamera presenterà l’intero schema del menu principale e l’utente potrà selezionare le funzioni che desidera avere sempre a portata di mano. Una volta aggiunti tutti gli elementi, si potrà riordinare la lista per mettere in cima quelli di uso più frequente. Il processo può essere ripetuto per creare più schede – anche separate per fotografia e video – in base alle esigenze operative. Tutto è modificabile in qualsiasi momento.

My Menu: le conclusioni
In sintesi, il My Menu è uno strumento prezioso per restituire alla fotocamera una dimensione più personale e funzionale. Ogni fotografo ha i propri gesti, abitudini, flussi di lavoro. Grazie a questa funzione, è possibile isolare solo ciò che serve davvero e ridurre al minimo i passaggi inutili che rallentano l’operatività sul campo. In un certo senso, è come ridisegnare l’interfaccia grafica della propria fotocamera per renderla più vicina al proprio modo di fotografare.
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