È scomparso il 3 ottobre il fotografo canadese Douglas Kirkland. Nato a Toronto nel 1934, era cresciuto sfogliando le pagine di Life in compagnia del papà. A sette anni premeva una Brownie contro lo stomaco per stabilizzarla al meglio, e scattava la sua prima fotografia: un ritratto di famiglia in un gelido giorno di Natale. Da allora non ha più saputo rinunciare al magico click su cui ha costruito un’intera carriera, producendo senza sosta ritratti memorabili di innumerevoli personaggi dello star system. Trasferitosi a New York aveva ottenuto un posto come assistente di Irving Penn, allora fotografo per Vogue e, come raccontavamo nell’articolo di FOTO Cult #28 – pubblicato nel lontano dicembre 2006 – fu la “generosità” di Elizabeth Taylor, nel 1961, a consentirgli l’ingresso nel panorama cinematografico dal quale non sarebbe più uscito, lavorando instancabilmente per decenni. Dal giorno in cui la celebre Liz concesse qualche ora del suo preziosissimo tempo a quel giovane principiante, l’obiettivo di Kirkland ha catturato i volti di attori del calibro di Sean Connery, Audrey Hepburn, Robert Redford, Marcello Mastroianni e Robert De Niro e di registi come Roman Polanski, Sidney Pollack, Francis Ford Coppola e Akira Kurosawa.
Indimenticabili il servizio di 50 scatti a Marilyn Monroe commissionatogli in occasione del venticinquesimo anniversario della rivista Look, e gli scatti rubati ai personaggi del cinema “fuori onda”.
Oltre a collezionare impeccabili ritratti ufficiali dei divi del cinema, infatti, Kirkland si è dimostrato talentuoso nello scrutare silenziosamente i loro lati “umani” e raccontarne la quotidianità dietro le quinte cogliendo una naturalezza che riduce la distanza tra star e pubblico, e genera un’intimità magica. Il talento e la sensibilità di questo brillante artista lo collocano indiscutibilmente tra i pilastri della storia della fotografia, e la sua immensa produzione accompagnerà in eterno gli appassionati di cinema, fotografia e umanità.