Reggio Emilia
Dal 18 febbraio al 19 marzo 2023
Dal 18 febbraio al 19 marzo le sale di Palazzo da Mosto di Reggio Emilia ospitano Forms of Bodies, Trees and Lands, una mostra dedicata al fotografo angloamericano Michael Kenna. L’autore, che potremmo definire un amico di vecchia data della città in cui avrà luogo l’esposizione, ha fotografato a lungo il territorio reggiano sviluppando un profondo legame con esso (ricordiamo a tal proposito il suo maestoso progetto Fiume Po).
Il percorso espositivo di "Forms of Bodies, Trees and Lands"
Con Forms of Bodies, Trees and Lands il lavoro di Kenna viene presentato in un percorso che si apre con un progetto intimo che ha impiegato dieci anni ad emergere dai cassetti del suo archivio: Rafu. Si tratta di una serie fotografica dedicata allo studio delle forme del corpo femminile raccolte negli anni durante i suoi viaggi in diverse città del Giappone e solo recentemente pubblicate. Le donne giapponesi che hanno fatto da modelle erano attrici, ballerine, impiegate, fotografe e praticanti di yoga. “La loro volontà di esprimersi davanti alla macchina fotografica e la loro fiducia nella mia integrità di fotografo – ha commentato Kenna – ci ha permesso di impegnarci in esplorazioni visive creative e conversazioni. Il corpo umano è un miracolo assolutamente sorprendente e misterioso in una miriade di modi”.
Dal Giappone di “Rafu” alle passeggiate in Emilia
L’esposizione prosegue e il visitatore si ritrova a passeggiare in Emilia, in un susseguirsi di scorci, paesaggi semplici, alberi solitari, fontane, colline, che nell’immaginario dell’artista si trasformano in oniriche visioni d’argento. Michael Kenna nel suo viaggiare per il mondo alla ricerca di scenari in cui catturare le sue atmosfere sognanti, ha sempre avuto un occhio di riguardo per la città e per la provincia di Reggio Emilia, motivo per cui tra i suoi scatti compaiono il castello di Felina che emerge dalle nebbie; la pietra di Bismantova gravata da nubi tempestose; il silenzio ovattato di foglie che cadono in un corridoio di pioppi e di alberi immersi nella neve in una composizione quasi astratta; i giardini pubblici, dove di notte, tra la nebbia leggera, i lampioni si trasformano in bianchi fuochi fatui. Gli alberi sono i protagonisti del paesaggio, quasi un’ossessione per il fotografo, una presenza costante che va a sostituirsi alla figura umana.
La tappa finale della mostra a Palazzo Mosto
L’ultima sala si presenta come una passeggiata tra continenti e terre lontane. Barche, pali diroccati e pietre sembrano sculture sulla superficie laminata dell’acqua. Nella visibile forma della natura, l’osservatore può sentire il potere che rimane nascosto ai nostri occhi. Il mare non ha confini, non ha spiagge, non c’è relazione con la terra che sembra preferisca dialogare col cielo. Mongolfiere sospese su un fondo bianco galleggiano conducendo lo sguardo in cieli agitati da nubi, dall’India, passando dalla Francia al Marocco, concludendo il viaggio in Norvegia.
La qualità dello straordinario lavoro di Kenna giace nella sua capacità di restituirci l’immagine di un luogo filtrata dalla sua visione e trasfigurata in un qualcosa di altro, non di questo mondo. La cosa che più impressiona nell’indagare il suo vastissimo lavoro di fotografo paesaggista è la straordinaria unitarietà del clima luminoso delle sue fotografie.
Luce e tempi di Michael Kenna
Che fotografi in Giappone, in Emilia o in Egitto, le immagini di Kenna sono tutte illuminate da una luce e da un sentimento costanti, che il fotografo sembra portarsi dietro assieme alla valigia delle macchine fotografiche, e attraverso le quali soltanto gli interessa guardare il mondo.
Quello che è assolutamente inconfondibile nelle fotografie di Kenna è la materia, la luce, il clima psicologico. Inconfondibili per la loro grazia silenziosa, declinati in un bianco e nero magico e avvolgente, i paesaggi del fotografo inglese rispondono a un’armonia e a un equilibrio estremi. Kenna punta a un concetto preciso, elimina ogni elemento di disturbo nel suo scatto e si affranca dalla presenza di persone privilegiando tempi lunghi, anzi lunghissimi, in un rigoroso bilanciamento degli elementi all’interno della forma quadrata.
Qualcosa in più su Michael Kenna
Nato a Widnes, vicino Liverpool, nel 1953, in una famiglia operaia numerosa e modestissima, Michael Kenna non riceve stimoli in campo artistico se non dalla sua naturale solitudine e dalla contemplazione. A undici anni sceglie la via del seminario convinto di diventare sacerdote: la passione per l’arte (all’inizio per la pittura) prende il sopravvento e a diciassette anni il futuro artista abbandona la formazione ecclesiastica in favore della Bunbury School of Art, dove entra in contatto con la fotografia, prima di passare al London College of Printing. L’esperienza fotografica diviene innanzitutto esperienza della visione, tanto da fargli dichiarare: “ho sempre detto che avrei potuto essere serenamente un fotografo senza pellicola nella macchina fotografica”; Eugène Atget, Bill Brandt, Mario Giacomelli, Josef Sudek, sono i suoi ispiratori tra i fotografi, mentre in pittura ama i romantici inglesi: Turner, Constable.
Kenna si avvicina a diversi generi commerciali e a metà degli anni Settanta attraversa l’oceano per iniziare a San Francisco una lunga collaborazione come stampatore con la già anziana fotografa Ruth Bernard, nota per l’originalità dei suoi nudi in bianco e nero e per la sua vicinanza al gruppo f/64. È un percorso fondamentale per l’autore che qui definisce i suoi materiali e gli strumenti; la fotocamera prediletta diverrà (per restare a lungo) la “classica” Hasselblad 500 C/M (con un corredo di ottiche dal 40mm al 250mm), e la stampa delle immagini, che Michael Kenna farà sempre da sé (come Ansel Adams o Mimmo Jodice) sarà il secondo momento creativo: un’invenzione, un arricchimento, più che un’impeccabile esecuzione tecnica.
Michael Kenna. Forms of Bodies, Trees and Lands
- Palazzo da Mosto, via Mari, 7 (RE)
- dal 18 febbraio al 19 marzo 2023
- venerdì, sabato e domenica, 10-13 e 15-19
- ingresso gratuito
- palazzomagnani.it