Lione (Francia)
Dal 14 giugno 2025 al 19 aprile 2026
Se aveste fatto parte del team di sommozzatori della missione Gombessa 6, nel luglio 2021 avreste trascorso ventuno giorni in una stazione pressurizzata di appena 5m², in compagnia di altri tre sub. Sareste usciti dalla stazione solo qualche ora al giorno, sott’acqua, a più di cento metri di profondità, per attuare protocolli scientifici di analisi di un fenomeno naturale che sembra frutto di un’incursione aliena sulla Terra.
Per capire meglio ciò di cui parliamo è il caso di fare un salto indietro nel tempo.
Il mistero degli anelli sul fondale del mare
Nel 2011 due ricercatori dell’Università della Corsica svolgevano alcuni studi oceanografici nel Parco Naturale Marino del Capo Corso e delle Agriate. Si trovavano a venti chilometri dalla costa del cosiddetto “Dito della Corsica” quando sullo schermo del loro sonar comparvero dei cerchi misteriosi: un fenomeno mai osservato prima.
Si trattava di centinaia di forme regolari disegnate sul fondale sabbioso, distribuite su un’area di circa 15km², a più di cento metri di profondità.
Geometrici, ben organizzati, inspiegabili, gli anelli accesero subito la curiosità della comunità scientifica, che iniziò ad avanzare alcune ipotesi. Tuttavia, solo dieci anni dopo, nel 2021, partì un’accurata indagine destinata a durare tre anni, svolta da un’équipe di oltre trenta scienziati specializzati nelle più disparate discipline – compresi biologi, ecologi, geologi, geofisici e paleoclimatologi – e una squadra di sub.
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Laurent Ballesta a capo della missione Gombessa 6
A capo dell’indagine, nell’ambito della missione Gombessa 6, c’era Laurent Ballesta, biologo di formazione, esperto sommozzatore, eccellenza della fotografia naturalistica subacquea. I due ricercatori che per primi avevano individuato gli anelli erano stati suoi professori ai tempi dell’università.
Le mystère des anneaux: la mostra
Cinquanta fotografie e un filmato realizzati da Laurent Ballesta nel corso della missione Gombessa 6 fanno parte della mostra Le mystère des anneaux (Il mistero degli anelli), visitabile fino al 19 aprile 2026 al Musée des Confluences di Lione.
L’esposizione è un’imperdibile occasione per immergersi nelle profondità del Mar Mediterraneo, apprezzare la ricchezza degli ecosistemi sottomarini e curiosare tra gli aspetti tecnici e logistici di un’eccezionale avventura scientifica.
Le mystère des anneaux: il documentario
I più appassionati potranno ripercorrere lo sviluppo dell’intera missione grazie a un coinvolgente e dettagliato documentario che resterà disponibile su www.arte.tv fino ad agosto 2027.
Il film espone perfettamente lo straordinario lavoro coordinato di quattro sommozzatori (Laurent Ballesta, Thibault Rauby, Antonin Guilbert e Roberto Rinaldi) e un gruppo di scienziati che hanno analizzato con metodo e rigore tutti i dettagli di un fenomeno apparentemente sovrannaturale.
Grazie ad attrezzature e tecniche di immersione innovative, la squadra ha realizzato mappature, carotaggi, analisi dei campioni, immersioni speleologiche e misurazioni del campo magnetico.
Per svolgere accurate immersioni autonome ovviando ai lunghi tempi di decompressione, i sub hanno vissuto ventuno giorni in una camera pressurizzata di 5m², a una pressione pari a quella sperimentata a cento metri di profondità (11 bar).
I misteriosi anelli in fondo al mare
Durante l’operazione, Ballesta e il suo team hanno constatato che tutti gli anelli – 1.417 per la precisione – sono caratterizzati dalla medesima struttura: un nucleo centrale roccioso circondato da un disco di sabbia chiara racchiuso in una corona scura apparentemente composta da sassolini colorati. Sebbene si trovino a una profondità media di 115m (a ridosso del limite dei 120m, oltre il quale non avviene la fotosintesi in quelle zone), gli anelli si sono rivelati ricchi di biodiversità, ospitando – tra tanti altri organismi – gorgonie e pesci di specie molto rare.
Con pazienza e professionalità, il gruppo di ricerca ha risposto a tutti i quesiti relativi alla composizione, all’età e all’origine dei misteriosi anelli.
Quanto dedotto dagli scienziati è ben riassunto nei diagrammi e i grafici inclusi nel percorso espositivo della mostra a Lione, che ripercorrono ben 21.000 anni di geologia e biologia marina.
La mostra è accompagnata da una colonna sonora immersiva, da testimonianze di immersioni estreme a centoventi metri di profondità e da uno sguardo poetico sulla fragilità di questi ecosistemi poco conosciuti.
Quindi cosa sono esattamente gli anelli di Capo Corso?
Potremmo raccontarvelo in questo articolo, ma vi rovineremmo la piacevole sorpresa di scoprirlo coi tempi dovuti, insieme alla laboriosa squadra di Ballesta.
In questa sede, dunque, ci limiteremo ad anticiparvi che la storia dei misteriosi anelli inizia più di 20.000 anni fa e che ha a che fare con le variazioni dei livelli del mare, con la produzione di metano nel sottosuolo marino, con le formazioni coralligene e con varie specie di alghe.
Se, come speriamo, abbiamo acceso la vostra curiosità, avrete tre opzioni per risolvere l’enigma: visitare la mostra, guardare il documentario raggiungibile tramite questo link, o sfogliare il catalogo dell’esposizione, che – grazie al racconto inedito di Laurent Ballesta – ripercorre le principali sequenze della mostra attraverso una selezione di venti fotografie che ritraggono gli anelli, la flora e la fauna che li compongono e la teoria dell’équipe scientifica che ha condotto le ricerche.
Qualcosa in più su Laurent Ballesta
Con oltre venticinque anni di esperienza, Laurent Ballesta si è affermato come figura di spicco della fotografia naturalistica subacquea. Originario di Montpellier, questo biologo è anche un subacqueo eccezionale e nel 2008, catalizzando le energie di un’intera équipe specializzata, ha co-fondato Andromède Océanologie con l’amico Pierre Descamp, conosciuto all’università, per studiare e ripristinare gli ecosistemi marini.
Per accedere ai misteri degli abissi, Ballesta conduce spedizioni in condizioni estreme. Al largo del Mozambico, ha esplorato la zona crepuscolare – a oltre cento metri di profondità – ed è stato il primo a fotografare il mitico celacanto; in Antartide, ha effettuato lunghe immersioni in profondità; in Polinesia, ha immortalato di notte i settecento squali di Fakarava. Autore di quattordici libri di fotografia subacquea, Laurent Ballesta è stato premiato due volte con il prestigioso Grand Prix del Wildlife Photographer of the Year.
La mostra Le mystère des anneaux di Laurent Ballesta è stata progettata e prodotta dal Musée des Confluences. Mathilde Gallay-Keller è stata project manager della mostra, lavorando a stretto contatto con Caroline Ballesta, coordinatrice artistica di Andromède Océanologie. La scenografia è stata ideata da Marion Lyonnais, scenografa del Musée des Confluences, e prodotta dal laboratorio di scenografia del museo.
Titolo Le mystère des anneaux. Laurent Ballesta au Cap Corse
Fotografie di Laurent Ballesta
Pagine 76
Prezzo 18 euro
Lingua francese
Editore Snoeck Publishers
Data pubblicazione 26 giugno 2025
ISBN 978-9461619877
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Laurent Ballesta. Le mystère des anneaux
- Musée des Confluences, 86 quai Perrach – Lione
- dal 14 giugno 2025 al 19 aprile 2026
- mar-dom 10.30-18.30
- intero 12 euro, ridotto 7 euro
- museedesconfluences.fr
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