• Chi siamo
  • Contatti
Scopri fotocult.it Leggi tutto gratis per 30 giorni
martedì, 30 Maggio, 2023
  • Login
  • Registrati
Abbonamenti
Fotocult.it
Nessun risultato
Mostra tutti i risultati
  • TECHNEWS
    • FOCUS
    • PRIMO CONTATTO
  • TEST
    • FOTOCAMERE
    • OBIETTIVI
    • ACCESSORI
  • GUIDA ALL’ACQUISTO
  • TECNICA
  • CURIOSITÀ
  • CULTURA
    • INTERVISTE
    • PORTFOLIO
    • TOPSHOT
  • MOSTRE
    • IN PROGRAMMA
    • MAPPA DELLE MOSTRE
    • RACCONTI D’AUTORE
    • ARCHIVIO
  • CONCORSI
    • BANDI
    • VINCITORI
    • APPROFONDIMENTI
    • BANDI SCADUTI
  • LIBRI
    • IN LIBRERIA
    • RECENSIONI
  • GALLERIA
    • PALCO
  • GREENPICS
  • La rivista
  • TECHNEWS
    • FOCUS
    • PRIMO CONTATTO
  • TEST
    • FOTOCAMERE
    • OBIETTIVI
    • ACCESSORI
  • GUIDA ALL’ACQUISTO
  • TECNICA
  • CURIOSITÀ
  • CULTURA
    • INTERVISTE
    • PORTFOLIO
    • TOPSHOT
  • MOSTRE
    • IN PROGRAMMA
    • MAPPA DELLE MOSTRE
    • RACCONTI D’AUTORE
    • ARCHIVIO
  • CONCORSI
    • BANDI
    • VINCITORI
    • APPROFONDIMENTI
    • BANDI SCADUTI
  • LIBRI
    • IN LIBRERIA
    • RECENSIONI
  • GALLERIA
    • PALCO
  • GREENPICS
  • La rivista
Nessun risultato
Mostra tutti i risultati
FOTO Cult
Nessun risultato
Mostra tutti i risultati
Home CULTURA INTERVISTE

Jan C. Schlegel. Tribes of Our Generation

Gioielli della camera oscura in una mostra fotografica virtuale.

Jessica Barresi di Jessica Barresi
24 Marzo 2023
in INTERVISTE
Jan C. Schlegel, Tribes of Our Generation
Condividi su FacebookCondividi su Twitter
banner mid season cashback Fujifilm

Un' esposizione fotografica online mostra al mondo le opere magistrali di Jan C. Schlegel. La sua Tribes of Our Generation è su echofinearts.com fino al 30 aprile.

Il solo pensiero di una mostra fotografica online vi trasmette una certa insoddisfazione? Più che comprensibile, specialmente se a popolare le pareti virtuali dell’esposizione sono le opere di un mostro sacro della fotografia analogica del calibro di Jan C. Schlegel. Tuttavia, la decisione del fotografo tedesco di esporre virtualmente il suo Tribes of Our Generation potrebbe risultare tutt’altro che inadeguata se si pensa all’enorme visibilità che questo strumento offre al suo lavoro. La mostra online presentata da Echo Fine Arts (https://echofinearts.com/exhibitions/tribes/) e visitabile gratuitamente fino al 30 aprile, infatti, è uno squisito biglietto da visita per presentare, anche a chi dovesse trovarsi per la prima volta di fronte a una fotografia firmata Schlegel, vent’anni del lavoro appassionato di un serio professionista della fotografia analogica.

Tribes of Our Generation si compone di immagini scattate da Jan C. Schlegel nel corso della sua carriera, e per la precisione di ritratti che fanno parte delle due serie Tribes of Our Generation (2015 – ancora in corso) e Essence (2012 – ancora in corso). Artista, avventuriero, umanista, Schlegel viaggia dal 1998 per fotografare le molteplici identità del mondo contemporaneo e catturarne l’essenza primordiale. Gli abbiamo fatto qualche domanda sul suo incredibile lavoro da fotografo, partendo proprio dai pro e contro di un’esposizione virtuale.

Hai deciso di mostrare le tue fotografie attraverso una mostra online: quali sono i vantaggi e gli eventuali svantaggi della tua scelta?

Indubbiamente chiunque preferisce visitare una mostra in una galleria o negli spazi di un museo. Accade anche a me: guardare una stampa al platino fatta a mano dal vivo, in uno spazio fisico è un’esperienza impareggiabile. D’altro canto un’esposizione online spalanca le porte a un pubblico esponenzialmente più ampio, sparso in tutto il mondo. I visitatori possono fruire le immagini comodamente dalla loro casa, attraverso un percorso espositivo curato nei minimi dettagli. Trovo che sia un’alternativa molto potente, che contribuisce a far conoscere il lavoro di un autore anche ai collezionisti.

La mostra virtuale di Jan C. Schlegel su echofinearts.com
Una schermata della mostra virtuale di Jan C. Schlegel su echofinearts.com.
Jan C. Schlegel mostra online
Muovendosi negli spazi della galleria virtuale ci si può avvicinare a ogni scatto per apprezzarlo al meglio.
L' icona con la lettera "i" che compare in alto a destra rispetto alla fotografia che si osserva consente di accedere ai dettagli riguardanti l'immagine.
L' icona con la lettera "i" che compare in alto a destra rispetto alla fotografia che si osserva consente di accedere ai dettagli riguardanti l'immagine.
Precedente
Successivo
banner Eizo monitor

Qual è lo scopo dei ritratti che realizzi in giro per il mondo?

Sono affascinato dalla bellezza e dall’unicità delle società tribali e delle persone in generale. Punto a mostrare il modo in cui le vedo io e a generare un fascino che incuriosisca l’osservatore.
Oltre i tatuaggi, gli ornamenti, le cicatrici e le elaborate acconciature c’è un’umanità intrinseca che mi piace far emergere con le immagini. Voglio che le fotografie siano così incisive da stimolare in chi le guarda una riflessione sulla propria vita, ma anche sul concetto di identità e integrazione. Il mio intento è spingere l’osservatore a porsi delle domande come ‘Cosa fa sì che una persona diventi parte di una tribù?’, oppure ‘Come ciascuno di noi decide di presentarsi agli occhi degli altri? Le culture differenti ci uniscono o ci separano?’.

Come entri in contatto con i tuoi soggetti?

Ci parlo. Tra le tribù africane mi faccio aiutare dagli interpreti, oppure cerco di spiegarmi a gesti. Solitamente trascorro qualche giorno in un villaggio prima di iniziare a scattare delle fotografie. Faccio sì che i miei soggetti percepiscano il mio genuino interesse per la loro cultura, la loro tradizione e il loro stile di vita. Così guadagno un po’ della loro fiducia, che è l’ingrediente essenziale dei miei ritratti.

Avevo bisogno di capire perché vedo il mondo nel modo in cui lo vedo, scoprire cosa è davvero importante per me, cosa mi affascina, cosa mi ispira, cosa voglio mostrare al mondo e perché. Ho capito che la fotografia non è il mio scopo, è solo uno strumento. No voglio limitarmi a creare fotografie, voglio generare emozioni e sensazioni.
Jan C. Schlegel
Madre con un fungo, tribù Suri, Etiopia, 2018

“Ho realizzato questa fotografia nel villaggio della tribù Suri sulle montagne vicino al confine tra Etiopia e Sudan meridionale. Quando ho chiesto alla giovane madre il permesso di scattarle una fotografia ha camminato lentamente verso il mio piccolo set. In piedi, di fronte alla mia fotocamera sembrava una top model, perfettamente consapevole del modo in cui avrebbe dovuto posare. Ha ruotato la testa verso di me e ha guardato dritto nell’obiettivo, come se fosse la cosa più naturale da fare”.

Hai scattato la maggior parte delle fotografie di Tribes of Our Generation con una Ebony SV45 Ti. Secondo te cosa rende la fotografia analogica migliore di quella digitale?

Ho provato a lavorare in digitale qualche volta e semplicemente direi che non c’è sintonia. No riesco a sentire ciò che sento quando uso un vecchio banco ottico. Fotografare con una grande formato mi fa lavorare più lentamente. Faccio al massimo due scatti per ogni soggetto, ed entrambi devono risultare esattamente come li volevo. Credo anche che la fotocamera che uso mostri alle tribù la serietà del mio approccio. Mi inginocchio nella sporcizia insieme a loro, utilizzando un lentino di ingrandimento per focheggiare sul vetro smerigliato. Mentre faccio la fotografia non sto mai nascosto dietro la fotocamera, ma sempre accanto, completamente connesso con la persona che sto ritraendo, in una sorta di dialogo non verbale.

banner Eizo monitor

Altro aspetto che ritengo fondamentale della fotografia analogica è l’autenticità dell’immagine. Nulla può essere manipolato e la fotografia può pretendere la completa fiducia di chi la guarda. Questo per me è essenziale nella pratica fotografica.

Definisci le tue immagini partially toned. Cosa significa esattamente?

I capelli e la pelle della persona fotografata vengono colorati in modo selettivo attraverso un processo chimico. La fase più lunga e delicata del procedimento è quella di mascheratura di tutte le aree della stampa che dovranno rimanere in bianco e nero, senza essere alterate dal toner, vale a dire dalla soluzione chimica di cui mi servo.

Parlaci della distanza ideale tra te e il soggetto. Quanto conta la distanza nelle tue fotografie?

Cerco di avvicinarmi il più possibile. Uso una grande formato 4×5 con un obiettivo Schneider Symmar 150 mm APO f/5.6, che corrisponde a una lunghezza focale standard simile al 50mm sul formato 35mm e crea una prospettiva molto simile alla percezione visiva dell’occhio umano. Voglio che l’immagine produca la sensazione di essere vicini a ciò che si guarda e l’obiettivo che uso mi dà grandi soddisfazioni in tal senso. Inoltre la dimensione della lente frontale è così grande da consentire al soggetto ripreso di vedere la propria immagine come se fosse davanti a uno specchio. Questo aiuta i miei ‘modelli’ a concentrarsi e a creare immagini intense. Spesso utilizzo anche uno Schneider Symmar S 360mm f/6,8.

banner nital sconto in cassa 700

Quali sono le fotocamere che usi di più e quali sono le differenze principali nel risultato?

Uso una 4×5″ Ebony SV45 Ti artigianale in legno e una Linhof Master Technika peri ritratti, specialmente quando sono in viaggio. Per i ritratti in studio, invece, mi servo di una 8×10″ Chamonix e a volte di una fotocamera italiana: la 40x50cm Stenopeika. Spesso utilizzo un flash portatile Profoto sul quale monto un softbox.

Hai degli assistenti? Trasmetterai il tuo prezioso sapere alle future generazioni?

Non ho assistenti, il modo in cui vivo e lavoro non ha pressoché alcuna struttura, dunque sarebbe complicato per chiunque lavorare insieme a me. Per trasmettere le mie conoscenze, però, tengo workshop e lezioni personali.

banner Eizo monitor
Curiosità: la platinotipia

Quante tecniche di stampa antiche hai imparato nel corso della tua carriera? Ne sceglieresti una da raccontarci?

Ho imparato a padroneggiare la stampa ai sali d’argento e quella al platino, e proprio ora sto sperimentando la stampa alla gomma bicromata. Sebbene tutte le fotografie mostrate in questo articolo siano state realizzate con la stampa ai sali d’argento voglio parlarvi della stampa al platino o platinotipia, la tecnica più nobile. Tra i collezionisti di immagini fotografiche le stampe al platino sono rinomate per la loro bellezza, grazia, e stabilità, che supera di gran lunga quella delle stampe ai sali d’argento. Oltretutto l’irriproducibilità delle opere le rende letteralmente uniche.
L’emulsione ai sali di platino – metallo nobile e resistente all’ossidazione – si infila nelle fibre della carta durante il processo di stampa.

Mabruko, tribù beduina, Egitto, 2009

“Avevamo guidato per giorni nel deserto libanese in cerca dei Beduini. Nella più bella delle oasi, che sembrava uscita fuori da un libro per bambini, con palme, dune di sabbia e un piccolo lago, abbiamo incontrato Mabruko mentre giocava con le sue galline e i suoi pulcini. Suo padre, pieno d’orgoglio, ci ha presentato l’intera famiglia: tre mogli e trenta figli. Gli ho chiesto se potessi fotografare Mabruko e ha risposto con grande entusiasmo. Le hanno velocemente lavato i capelli e le hanno fatto indossare un giacchetto. Vederla di fronte al mio banco ottico è stato un momento bello per noi e intenso per la sua famiglia. Ho fatto qualche fotografia e quando ho sviluppato i negativi al rientro non potevo credere a quanto fosse bella e intensa. Un anno dopo siamo tornati per consegnarle la fotografia, ma non siamo più riusciti a trovare il suo villaggio”.

Come per tutti i processi fotografici antichi la stampa ai sali di platino si ottiene posizionando il negativo a contatto diretto, con la carta trattata con uno strato di emulsione. Le stampe al platino hanno un look differente da quelle ai sali d’argento o dalle stampe digitali: le immagini risultano opache perché l’emulsione viene assorbita dalla carta anziché rimanere sulla superficie. Inoltre la platinotipia prevede un passaggio tonale più graduale dal bianco al nero. A un occhio abituato all’impatto di una stampa ai sali d’argento una stampa al platino apparirà più delicata e meno contrastata. In realtà nella stampa al platino ci sono più passaggi tra il bianco puro e il nero assoluto rispetto a quella ai sali d’argento.

Le mie stampe al platino sono fatte con emulsioni mescolate a mano immediatamente prima dell’utilizzo e spalmate a pennello sulla carta. Una volta che la superficie è asciutta posiziono il negativo a contatto con la carta e espongo il tutto al sole o alla luce ultravioletta per un’ora o per un tempo maggiore, a seconda della densità e del contrasto del negativo. 

banner Eizo monitor

Il tono dell’immagine stampata con questa tecnica può variare da un nero leggermente tendente al viola a una combinazione di toni del marrone e del nero fino a un nero molto caldo. Sono i dosaggi delle diverse componenti dell’emulsione, la scelta dei liquidi di sviluppo e la loro temperatura a determinare il colore finale. Le stampe al platino della serie hanno un doppio livello, come accadeva per alcune delle immagini più iconiche di Irving Penn. Per aumentare la tonalità e la profondità in certi casi ho aggiunto dell’iridio all’emulsione, che rende le immagini ancora più nobili e ricche di mezzi toni. Dato che le emulsioni sono mescolate e distribuite a mano non accade mai che due stampe siano uguali, e questo le rende delle opere d’arte uniche.

Partial toning

Di seguito un video che mostra la tecnica del partial toning (la colorazione parziale) impiegata da Schlegel. È un processo chimico che si svolge dopo aver sbiancato le parti che dovranno assumere i toni del marrone una volta immersi nell’emulsione. All’autore ci sono voluti due anni per mettere a punto la soluzione chimica perfetta. L’intero processo di stampa richiede dalle otto alle dodici ore per ciascuna fotografia.

Bio

Affascinato dalla fotografia dall’età di quattoridic anni Jan C. Schlegel ha plasmato il suo stile e la sua tecnica fotografica e di stampa in camera oscura grazie agli insegnamenti di Walter Schels e Toni Schneiders.
Dal suo primo viaggio in Asia nel 1998 ha visitato oltre sessantuno Paesi con lo scopo di documentare i suoi incontri e preservare il più importante patrimonio dell’umanità: le persone.
Schlegel cerca spesso i suoi soggetti in luoghi a caso, dai mercati ai villaggi o direttamente in strada e li posiziona davanti a un fondale grigio per evitare elementi di disturbo.
La tecnica prediletta dall’autore è il partial toning, una colorazione parziale il cui risultato è un’immagine ad alto contrasto che si associa immediatamente allo stile di Schlegel. Dalla sua prima mostra a Paris Photo nel 2007 il fotografo tedesco ha acquisito un prestigio internazionale per la maestria tecnica e l’unicità dei suoi lavori. Finalista dell’Hasselblad Masters Award, vincitore dell’AGFA, le sue opere sono collezionate in tutto il mondo.

Ti è piaciuto questo articolo? Segui FOTO Cult anche su Facebook, Instagram, Twitter e Telegram. Leggi le notizie di FOTO Cult anche su Google News. E non perdere la newsletter gratuita per restare sempre aggiornato.

Potrebbero interessarti anche
Porpora, NYC, 1994 © Lina Pallotta
IN PROGRAMMA

Lina Pallotta. Volevo vedermi negli occhi

dal 6 maggio all’8 ottobre 2023

29 Maggio 2023
Carlo Lombardi. La carne dell’orso
INTERVISTE

Carlo Lombardi. La carne dell’orso

La pelle di un orso bruno marsicano Leonardo Costini, segretario del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, e Armando Petrella, ...

11 Maggio 2023
Giulio Di Sturco, Singapore Changi Airport
INTERVISTE

Giulio Di Sturco. Immagini di un futuro distopico

Il rapporto tra uomo, natura e tecnologia affrontato con i progetti fotografici “A New Era of Salt Extraction” e “Aerotropolis”.

8 Maggio 2023
© Mauro De Bettio, Photographer of Death
INTERVISTE

Mauro De Bettio. “Il fotografo della morte” e altre storie piene di umanità.

Mauro De Bettio ama viaggiare e fotografare le persone, i loro luoghi e le loro storie. I suoi progetti raccontano ...

2 Maggio 2023
Composit di ritratti su foglia d'oro
IN PROGRAMMA

Michael Ackerman: vivere estremamente

Il fotografo Michael Ackerman in mostra a Napoli con "Homecoming. New York, Varanasi, Napoli". Lo abbiamo intervistato.

26 Aprile 2023
Banner Laowa mese del Macro
Tags: Camera oscura
Articolo precedente

Ottiche Cine: Samyang V-AF, la recensione

Articolo successivo

Sony A1: la recensione

Articolo successivo
Mirrorless Sony A1 senza obiettivo

Sony A1: la recensione

Categorie

banner Metrophoto Roma

Iscriviti alla newsletter gratuita

logo MailChimp

banner Eizo monitor

Naviga per tag

Aggiornamento Firmware Archivio Canon Canon EOS Canon Eos R Canon RF Da non perdere DJI Droni Firmware Fotogiornalismo Fotografia di paesaggio Fotografia naturalistica Fujifilm Fujifilm GFX Fujifilm X Fujinon Instax Laowa Leica Leica M Lumix Macro Macrofotografia Medioformato NASA Nikkor Nikkor Z Nikon Nikon Z Panasonic Pentax Reportage Ritratto Ronin Rumors Sigma Sony Sony A Sony Alfa Sony E Sony FE Sony World Photography Awards Tamron World Press Photo
banner viaggi fotografici fotocultrel=
logo FOTO Cult
Dal 2004 FOTO Cult offre un'informazione professionale e appassionata su tecnica e cultura della fotografia. Sostienici e alimenta la tua passione.

Tipa World Award logofotocult.it è membro TIPA dal 2017. Clicca qui per conoscere la storia e la filosofia dell’associazione.


Content Authenticity Initiative logo
fotocult.it è membro della Content Authenticity Initiative

Categorie

  • TECHNEWS
  • TEST
  • GUIDA ALL’ACQUISTO
  • TECNICA
  • CURIOSITÀ
  • CULTURA
  • MOSTRE
  • CONCORSI
  • LIBRI
  • GALLERIA
  • GREENPICS
  • LA RIVISTA

Recenti

Andreas Gursky. Visual Spaces of Today

Andreas Gursky. Visual Spaces of Today

30 Maggio 2023
Porpora, NYC, 1994 © Lina Pallotta

Lina Pallotta. Volevo vedermi negli occhi

29 Maggio 2023
  • Cookie e Privacy Policy
  • Termini e Condizioni
  • Contatti
  • Abbonamenti e FOTO Credit
  • Acquista Crediti
  • Cart
  • Checkout
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Cookie e Privacy Policy
  • Home
  • La rivista
  • Login Customizer
  • Mappa Mostre
  • My account
  • PALCO
  • Promozione Gold
  • Prova comparazione
  • Prova gratuita
  • Termini e Condizioni

© 2022 copyright Fotocult s.r.l. C.F. e P. IVA n. 11984891009, Capitale sociale € 20.000,00 i.v. | Web design by Arkomedia Web Agency.

  • Login
  • Registrati
  • Carrello
  • TECHNEWS
    • FOCUS
    • PRIMO CONTATTO
  • TEST
    • FOTOCAMERE
    • OBIETTIVI
    • ACCESSORI
  • GUIDA ALL’ACQUISTO
  • TECNICA
  • CURIOSITÀ
  • CULTURA
    • INTERVISTE
    • PORTFOLIO
    • TOPSHOT
  • MOSTRE
    • IN PROGRAMMA
    • MAPPA DELLE MOSTRE
    • RACCONTI D’AUTORE
    • ARCHIVIO
  • CONCORSI
    • BANDI
    • VINCITORI
    • APPROFONDIMENTI
    • BANDI SCADUTI
  • LIBRI
    • IN LIBRERIA
    • RECENSIONI
  • GALLERIA
    • PALCO
  • GREENPICS
  • La rivista
Abbonamenti
  • Chi siamo
  • Contatti

Bentornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata? Registrati

Crea il tuo nuovo account!

Registrati e inizia il tuo periodo di 30 giorni di prova gratuita!

Registrandoti autorizzi il trattamento dei tuoi dati personali ai sensi del DL 30 giugno 2003, n. 196 e del GDPR (Regolamento UE 2016/679). Privacy Policy.
Tutti i campi sono obblligatori Log In

Recupera password

Inserisci la tua username o la tua email per reimpostare la password

Log In
Ricevi
ogni settimana
una selezione
degli articoli
più importanti pubblicati
su FOTOCult.it
Ricevi ogni settimana
una selezione degli articoli
più importanti
pubblicati su FOTOCult.it

Iscriviti alla nostra newsletter!

Importante! Sei sicuro di voler usare 1 credito per leggere questo articolo?
Articoli rimanenti da sbloccare : 0
Importante! Sei sicuro di voler eliminare questa sottoscrizione?