Se siete pigri e proprio non tollerate il suono della sveglia al mattino presto la macrofotografia all’aperto potrebbe rivelarsi per voi una sfida molto dura… a meno che non decidiate di concentrarvi su soggetti inanimati. Enrico Luzi, fotografo romano appassionato di insetti, arriva sul campo almeno un’ora prima dell’alba e inizia a cercare gli esemplari da ritrarre approfittando della loro quiete. Con le basse temperature del mattino presto, infatti, gli insetti sono ancora ricoperti di rugiada, intorpiditi e lenti, se non del tutto immobili. Questo consente al fotografo di individuare e ritrarre i soggetti senza fretta, nonché di cambiarne la posizione, spostando con estrema delicatezza l’intero posatoio sul quale hanno scelto di trascorrere la notte.
In natura Luzi monta sulla sua fotocamera mirrorless Nikon Z6 un obiettivo Sigma 150mm f/2.8 EX DG HSM OS, acquistato anni addietro in sostituzione di un Tamron 90mm f/2.8 che, in diverse circostanze, gli risultava “corto”. Una volta scelto il soggetto, il fotografo valuta la possibilità di ottenere un’immagine nitida sfruttando la tecnica del parallelismo, cioè posizionandosi in modo che il piano del sensore della fotocamera sia parallelo a quello su cui giace il soggetto.
Molte volte, però, la via più breve non si rivela adeguata, perché il corpo dell’insetto si estende su più piani e risulta parzialmente sfocato (basti pensare, ad esempio, a un’ala inclinata verso il punto di ripresa). In questi casi, per aumentare la profondità di campo, Luzi ricorre al più impegnativo focus stacking, tecnica ampiamente discussa sui canali di FOTO Cult nel mese di maggio 2024.
Dalla macrofotografia sul campo alle riprese in studio
Va precisato, però, che per rapporti di ingrandimento che superano l’1:1 il fotografo preferisce lavorare in studio: sebbene Luzi ami scattare all’aperto, è nel piccolo laboratorio allestito in casa che mette in campo gran parte della sua ingegnosità, ampliando il parco ottiche con un obiettivo Laowa 25mm Ultra Macro, uno Schneider Componon 50mm f/2.8 e un obiettivo da microscopio Plan 10x.
Laboratorio fai da te per macrofotografia di precisione
In esterni il macrofotografo sfrutta l’illuminazione naturale, portando con sé ombrellini o pannelli diffusori per ammorbidire la luce del sole e pannelli riflettenti per indirizzarla su eventuali aree scarsamente illuminate; in laboratorio, invece, utilizza quasi sempre tre faretti a led dimmerabili e all’occorrenza tre faretti a led autocostruiti con una stampante 3D, più potenti di quelli commerciali.
“Uso i faretti in combinazione con diffusori di luce a cupola o quadrati, a loro volta realizzati con la stampante 3D. Al momento sto sperimentando una ‘campana’ che ho stampato personalmente, la quale avvolge il soggetto diffondendo la luce in modo uniforme. Anche con questo accessorio le variabili non mancano e occorre trovare la quadra tra dimensioni e curvature”.
“In esterni – ha precisato Luzi – le luci morbide dell’alba o del tramonto sono facilmente gestibili con pannelli riflettenti e diffusori. Al contrario in studio, specialmente con soggetti dalla livrea molto riflettente come i coleotteri, occorre una gestione della luce più certosina al fine di evitare brutte ombre e riflessi”.
“Ho realizzato una struttura in profilati di alluminio nero opaco”, ha proseguito il fotografo, “sulla quale fissare la slitta micrometrica motorizzata. Questo mi consente di spostare la fotocamera in avanti o indietro nello spazio di 60cm in base alle dimensioni del soggetto e al fattore di ingrandimento. Sulla stessa struttura, poi, posso posizionare i faretti o i flash. Il soggetto, in base al tipo di scatto che devo realizzare, è posto su un’altra struttura da me costruita, con una base che si regola in altezza e una slitta micrometrica manuale a due assi per gli spostamenti avanti/indietro e destra/sinistra. Per lo sfondo, infine, di solito utilizzo un tablet su cui ho salvato una discreta quantità di opzioni, oppure dei cartoncini”.
Il passo della slitta micrometrica
Per fare macrofotografia in studio servendosi della slitta micrometrica motorizzata e comandata da remoto è necessario impostare il passo che la slitta stessa dovrà compiere tra uno scatto e l’altro. “Il passo – specifica Luzi – è generalmente espresso in micron (1 micron= 0,001 millimetri) e il software di gestione della slitta può arrivare a consentire passi da 0,4 micron. L’impostazione di questo valore varia in base al fattore di ingrandimento e all’apertura del diaframma: esiste una scheda apposita per chi preferisse non fare calcoli da sé. Con un ingrandimento a 2.5x con diaframma f/4, ad esempio, si imposterà un passo di 0,069mm ovvero 69µm. È bene posizionare la messa a fuoco tre o quattro passi prima del punto più vicino e programmare l’avanzamento fino al punto più lontano, per cui il numero di scatti varierà anche in base alla dimensione del soggetto”.
“Per utilizzare la slitta micrometrica negli scatti in verticale – ha aggiunto Luzi – uso uno ‘stand’ acquistato assieme alla slitta micrometrica, mentre per le foto in orizzontale ho costruito una struttura con profilati di alluminio, con la quale posso gestire lo spostamento della slitta per 40cm in base al tipo di obiettivo che decido di utilizzare, tenendo sempre in considerazione le dimensioni del soggetto e l’ingrandimento con cui decido di lavorare”.
Se sceglie di fotografare un soggetto lungo circa 4cm con un ingrandimento compreso tra 1x e 1,4x, Luzi realizza un focus stacking di circa cento foto, per poi processarle e impilarle con il software Zerene Stacker in formato Tiff e regolare il risultato finale con Adobe Photoshop.
Bio e contatti
Nato a Roma nel 1970, Enrico Luzi scopre la fotografia per puro caso a 26 anni, quando in un mercatino domenicale si sofferma davanti ad una Zenit 122 con obiettivo Helios 58mm f/2 e uno Jupiter 21M 200mm, che acquista per poco meno di 50.000 lire. Poco dopo compra una Minolta Dynax 505si con un 28-80mm e 80-200mm e inizia a studiare e leggere di fotografia. Con l’avvento del digitale Luzi acquista una Fujifilm FinePix S602 Zoom e aumenta la produzione fotografica, maturando al tempo stesso un atteggiamento autocritico nei confronti dei propri scatti. Il passaggio a una Nikon D5000 segna la svolta nella crescita del fotografo, che con questo corpo macchina scopre la fotografia macro e close-up. Da allora Luzi resta fedele al marchio, cambiando diversi corpi macchina fino alla Nikon Z6 che utilizza tutt’ora per le sue sessioni di amatore evoluto, pignolo e appassionato. Scatta in natura e in studio, mettendo in atto le ampie conoscenze acquisite nel corso.
Instagram: @enrico._.luzi
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