Helga Stentzel è in grado di raffigurare un bradipo appeso a un ramo con sei mollette, un giacchetto e un paio di pantaloncini trovati nel guardaroba di casa. La sua formazione da designer e la sua sorprendente visione creativa le consentono di trasformare il banale in geniale, coinvolgendo il pubblico con immagini spiritose, fatte di cose semplici decontestualizzate. Stentzel, artista multidisciplinare di base a Londra – che si muove con agio tra fotografia, illustrazione, video e scultura – ricolloca oggetti di qualsiasi natura in nuovi ambiti mettendo ogni singolo pezzo al posto giusto e nel modo giusto. Abbiamo intervistato l’autrice, tra le Hasselblad Heroines nel 2023, a proposito del suo modo di fare fotografia.
Nel 2023 sei stata scelta come Hasselblad Heroines. Spiegheresti in breve cosa significa?
Quando ho letto dell’iniziativa di Hasselblad ne sono rimasta colpita. L’idea di istituire la nomina annuale delle Hasselblad Heroines nasce da alcune ricerche che dimostrano che il 75% degli studenti di fotografia nel mondo è composto da donne. Questa percentuale si riduce dopo la laurea, per poi continuare a crollare drasticamente. Hasselblad punta a ispirare le donne fotografe, a spronarle a fare della fotografia una professione oltre che una materia di studio.
Nel mio caso è stata la community a proporre che venissi inserita tra le candidature del 2023, ciò vuol dire che molte persone seguono e apprezzano il mio lavoro. Mi ha riempita di soddisfazione sapere che qualcuno potrebbe trarre ispirazione da ciò che faccio.
Ricordi la prima fotografia creativa che hai scattato?
Certo! A maggio del 2017 ero agli inizi del mio percorso artistico. Fino a quel momento mi consideravo una designer, facevo T-shirt e guanti per bambini. Ho aperto una pagina Instagram per supportare gli affari, ma presto ho capito che la gente voleva divertirsi piuttosto che vedere guanti ogni giorno. Così ho iniziato a scattare fotografie di cose buffe che catturavano la mia attenzione e ho partecipato a una sfida settimanale del contest Hashtag Project organizzato da Instagram, intitolata #colorstudy. La prima foto che ho scattato ritraeva un piatto con dei chicchi di mais mescolati a delle testoline di omini Lego. Dopo quel primo esperimento ho pensato di alzare l’asticella: oltre a fotografare qualcosa di curioso volevo renderlo piacevole da osservare per più di tre secondi.
Così ho preso una pannocchia, l’ho posizionata su uno sfondo giallo e ho scattato una nuova foto. C’è una netta differenza rispetto alla fotografia precedente, prima di tutto per lo studio del colore più attento – una vera sinfonia di giallo – e in secondo luogo per la prospettiva che consente di apprezzare la perfetta compatibilità della testolina Lego con il resto della pannocchia. Ho intitolato questa immagine Perfect Fit e ho riflettuto sui suoi possibili significati, ragionando sulle situazioni in cui ci si integra perfettamente e su quelle in cui, invece, ci si mantiene a distanza. Insomma, sono andata oltre lo studio del colore e considero questo esperimento la mia prima vera esplorazione del mondo della fotografia.
Lavori spesso in serie, con immagini composte da due piani: uno per il soggetto e uno per lo sfondo. Scatti due foto distinte per poi unirle in postproduzione o componi l’intera scena sul posto?
Ho iniziato la serie The Clothesline Animals nel 2020, durante il lockdown, e Pegasus è stata la prima foto del progetto. In quel periodo non era consentito viaggiare, perciò ho fotografato il cavallo nel giardino dei miei genitori. La silhouette mi piaceva molto, ma lo sfondo era di erba e mattoni del muro di cinta. Inizialmente volevo postare lo scatto così com’era, ma poi ho pensato al nostro confinamento forzato e alla mia libertà, come artista, di regalare uno spazio sconfinato ai miei animali. A quel punto ho frugato tra i miei archivi fotografici e scelto lo scatto di un paesaggio al quale sovrapporre il cavallo.
Ho utilizzato spesso questo sistema durante la pandemia, mentre adesso cerco di piazzare il mio soggetto davanti al giusto sfondo direttamente sul campo. Tuttavia, in certi casi non mi è possibile: il cammello che avrei voluto fotografare direttamente nel deserto, ad esempio, non manteneva la sua posizione a causa del forte vento, quindi ho dovuto fotografarlo in studio in un secondo momento. L’orso polare, invece, è stato fotografato in Russia. Stavamo visitando la famiglia di mio marito e c’erano ottanta centimetri di neve. Volevo immortalare quella meraviglia, così ho pensato di farne lo sfondo di una delle mie creazioni: l’orso polare sarebbe stato perfetto. Sono corsa a comprare un giacchetto e un cappello, ho cucito il pon pon e ricamato lo zuccotto con delle perline nere.
Questo significa che anche durante i tuoi viaggi di svago ti guardi intorno per non perdere occasioni preziose. Cosa non manca mai nella tua valigia a parte la fotocamera?
Due fili per stendere, uno azzurro che si fonde bene con il cielo e uno verde e beige per gli sfondi con erba o sabbia.
I vestiti che utilizzi sembrano fatti apposta per le tue fotografie. Compri sempre gli abiti come è capitato per l’orso polare o utilizzi anche i capi che avete in casa?
Pegasus è stato un’intuizione che ho avuto proprio mentre stendevo il bucato ed è composto da vestiti che abbiamo in casa e che ancora oggi utilizziamo. Lo stesso vale per la mucca, composta da un mio giacchetto e dalla t-shirt di mia figlia. Ogni volta che ho un’idea vado prima a controllare nei nostri armadi, per essere certa di non comprare cose che non sono necessarie. Se non trovo nulla vado nei negozi vintage, perché cerco abiti che non siano nuovi e che abbiano carattere, come se fossero davvero capi stesi da qualcuno ad asciugare.
Nella foto con la coppia di pecore il giacchetto di sinistra è di mio padre, quello di destra è mio, lo stesso usato nella foto del bradipo, steso in modo diverso. Per l’immagine del dinosauro ho creato la testa con i pantaloncini di mio marito, il resto dello scheletro è stato interamente composto con biancheria acquistata per l’occasione, ma è davvero raro che compri tanti pezzi per una sola foto.
Quanto conta per te il colore?
Amo il colore sin dal concorso di Instagram di cui parlavo all’inizio. Cerco di creare stati d’animo sfruttando varie tonalità, ad esempio nella foto del bradipo volevo un’atmosfera quieta, quasi sognante, quindi ho sovrapposto un po’ di bianco alle sfumature verdi dello sfondo, per simulare la nebbia. Al contrario lo scatto del cavallo è più energico e contrastato, perché parla di libertà.
Prima di iniziare a fotografare ho studiato fashion design e graphic design, quindi il colore è stato un elemento molto importante nella mai formazione. L’esperienza, però, mi ha insegnato che l’uso del colore in fotografia, è diverso dall’uso del colore nel design e nella moda, motivo per cui nella serie dedicata al cibo, Edible Creatures, utilizzavo sfondi monocromatici. Ho lavorato a quella serie tre o quattro anni prima di The Clothesline Animals, dunque ero ancora inesperta e preferivo procedere con cautela. Con il tempo ho acquisito sicurezza e da Pegasus in poi ho iniziato a sperimentare l’utilizzo di più tinte. La serie Burano realizzata nell’estate del 2023 è una vera e propria ode al colore.
Cosa ci dici a proposito di illuminazione, attrezzatura ed eventuali assistenti?
Cerco di fotografare gli still life in luce naturale e anche se ho dei softbox non amo molto la luce artificiale. Tutte le fotografie mostrate in questo articolo sono scattate in luce naturale, in certi casi con l’ausilio di uno o due pannelli riflettenti.
Ho lavorato per circa dieci anni con una Canon Eos 5D Mark II e ci ho messo un po’ a decidere di venderla. Adesso scatto con una Hasselblad X2D e devo riconoscere che la resa dei colori è sorprendente. Per quanto riguarda gli assistenti, in studio sono abbastanza autosufficiente. In esterna capita che mi faccia aiutare dai miei familiari: sostengono il filo per i panni quando non ci sono altri supporti, oppure tengono in posizione i pannelli riflettenti.
C’è una foto in cui del cioccolato viene versato su un gelato. Anche in quel caso hai fatto tutto da sola?
Sì, perché in realtà si trattava di un lavoro commissionato da Shutterstock, che mi ha contattata circa quattro anni fa chiedendomi di creare un’immagine partendo da una loro fotografia. Ho accettato di effettuare l’esperimento e ho capito che la fotografia di stock può essere estremamente utile in alcune situazioni. Nel caso di Choco Cat, ad esempio, la fotografia di una colata di cioccolato su un gelato mi ha permesso di realizzare una nuova immagine senza l’aiuto di un assistente e senza rischiare di dover ripetere più volte lo scatto, con tutte le scomodità che ne sarebbero conseguite. Ho rivalutato positivamente l’utilizzo di foto scattate da altri come elementi di supporto per la propria creatività.
Chi stira in casa?
Un po’ io, un po’ mio marito, ma solo per gli shooting! [sorride, n.d.r.] Per la vita di tutti i giorni cerco di comprare indumenti che non devono essere stirati, perciò quando l’asse da stiro è in giro per casa i miei figli capiscono subito che qualcosa è nell’aria e che “la mamma sta per fotografare una nuova creazione”.
La serie Laundry Faces comprende uno scatto in cui due finestre e un filo su cui è steso qualcosa ad asciugare fanno pensare al muso di un gatto. Tutti quegli elementi, così perfetti, erano davvero lì?
Era tutto lì, tranne gli slip che ho fotografato in studio e aggiunto in postproduzione. Guardando quella composizione ho subito pensato a un gatto e ho deciso che tutti avrebbero dovuto vederlo e che ne avrei facilitato la lettura aggiungendo un naso. Ho fatto due varianti, una con il naso nero e una col il naso rosa e ho lasciato decidere ai miei follower di Instagram il colore definitivo. Ha vinto il rosa!
Quindi non vai di casa in casa, bussando alle porte e chiedendo cortesemente agli inquilini di stendere i panni come serve a te?
Ho provato a Burano la scorsa estate, ma la barriera linguistica mi ha messa in seria difficoltà, specialmente perché le persone che trovavo in casa erano anziane e probabilmente annoiate dai turisti che scattano fotografie tutto il giorno. Così, dopo qualche tentativo, ho rinunciato. In futuro potrei tornare con qualche amico in grado di tradurre per me, così da scattare subito le foto come vorrei che apparissero. Molta gente sostiene che sia facile fare quello che faccio ricorrendo alla postproduzione, ma di fatto elaborare le immagini in un secondo momento richiede un grande lavoro, soprattutto quando c’è di mezzo la biancheria, perché è necessario curare attentamente ogni piega, la luce e le ombre. Sarebbe dieci volte più semplice e veloce fare tutto sul posto.
Vendi le tue stampe?
Sì, ho iniziato un paio di anni fa, quando alcuni follower mi hanno chiesto se fosse possibile acquistare i miei lavori. Fino a quel momento una simile idea non aveva minimamente sfiorato la mia mente. Ho fatto delle ricerche, scelto la carta che più mi sembrava adatta e individuato un laboratorio di stampa valido qui a Londra con cui collaboro ancora oggi. Tutte le stampe sono firmate a mano, a volte in rilievo. Spedisco in tutto il mondo.
Stampi solo su carta?
Ho iniziato a stampare su tela nel 2023 e il supporto si è rivelato grandioso, soprattutto per le immagini che includono capi di abbigliamento perché la tela aggiunge texture e tridimensionalità.
Altri tessuti?
Stampo su seta ogni tanto. Non vendo stampe di questo tipo online, perché subentrano difficoltà nella spedizione, ma adoro sperimentare su vari tessuti in occasione di festival o esposizioni dal vivo. Ogni materiale dà una dimensione diversa al lavoro.
Qual è lo scopo della tua pratica fotografica?
Ho iniziato condividendo piccole osservazioni con i miei follower e l’idea di base è ancora quella, anche se il mio stile si è evoluto. Lo scopo resta raccontare la bellezza delle piccole cose che trascuriamo quotidianamente. Cerco di ispirare le persone spingendole a prestare attenzione ai dettagli. Per me è una sorta di meditazione, mi piace guardare cose noiose con attenzione, provare a decodificarle e capire che storia hanno da raccontare. Attraverso la mia arte cerco di condividere questa appagante esperienza con il maggior numero di persone possibile.
Ulteriori informazioni e immagini di Helga Stenzel sono consultabili sul suo sito ufficiale helgastentzel.com.