Berlino
Dal 14 gennaio al 2 aprile 2023
Gregor Sailer (1980, Austria), noto per i suoi complessi progetti fotografici a lungo termine, ha trascorso gli ultimi cinque anni focalizzato sull’Artico. Al centro della mostra visitabile fino al 2 aprile presso la Alfred Ehrhardt Stiftung di Berlino c’è la sua recente serie fotografica: The Polar Silk Road (la Via della Seta Polare). Il progetto si sofferma sullo sfruttamento delle zone artiche e sui delicati equilibri geopolitici tra i Paesi le cui coste si affacciano sul Mar Glaciale Artico e non solo. Sailer ha scattato con un banco ottico analogico in Canada, Norvegia, Groenlandia, Islanda, e anche in Gran Bretagna, lavorando a temperature fino a 55 °C sotto zero. Gran parte delle immagini è nata in zone inaccessibili, aree per le quali l’autore è riuscito ad ottenere dei permessi solo dopo mesi – a volte addirittura anni – di procedure di approvazione e organizzazione.
La Via della Seta Polare in breve
Tutto ha inizio dalla rapida erosione della calotta polare: le superfici ghiacciate si ritirano, le temperature medie delle acque artiche salgono, la facilità di transito navale aumenta e si aprono nuove rotte commerciali. In questo scenario di “nuove opportunità” – derivanti da una preoccupante criticità ambientale – si giocano nuove partite tra le nazioni interessate a golose alternative che consentirebbero notevoli riduzioni nella durata dei viaggi commerciali tra Europa nord-occidentale e Asia. La Cina, particolarmente interessata alla zona artica, si propone come garante dello sviluppo sostenibile della cosiddetta “Via della Seta Polare”, spinta – tra le altre cose – dalla necessità di creare rotte commerciali più convenienti per fare fronte alla crescente domanda di energia nel Paese e per diversificare l’approvvigionamento di quest’ultima dal Medio Oriente.
Certo è che, allo stato attuale dei fatti, le infrastrutture dell’area si rivelano profondamente inadatte all’apertura del nuovo corridoio settentrionale e che pare impossibile che un solo Paese membro del Consiglio Artico possa farsi carico degli elevati costi di adeguamento che si rendono necessari.
Il tema è scottante per molti Stati, tra i quali Olanda, Regno Unito, Francia e Germania, i cui flussi commerciali trarrebbero significativi vantaggi: si stima, infatti, che entro il 2030 la Via della Seta Polare potrebbe ricoprire il 5,5% del commercio globale.
The Polar Silk Road: lo scopo del progetto
Ritenendo la questione del cambiamento climatico un tema importante ma già ampiamente discusso nella storia recente, Sailer ha tenuto a precisare il suo intento fotografico: concentrarsi sulle tensioni internazionali della regione artica, sull’analisi della dislocazione su vasta scala delle zone militari e degli investimenti dei Paesi interessati. La Russia, in particolare, ha avviato un processo di riattivazione di strutture abbandonate alla fine della Guerra Fredda come gesto dimostrativo di potere di controllo dell’area. Tale clima ha reso ancora più complicata la missione fotografica dell’austriaco, in particolare lungo il confine tra Norvegia e Russia. Oltre a dover affrontare le difficoltà meteorologiche, infatti, il fotografo ha portato avanti il progetto con la consapevolezza del rischio che le guardie russe al di là della frontiera individuassero il suo banco ottico accusandolo di spionaggio.
Gregor Sailer: sguardo da fotografo puntiglioso
Per quanto l’argomento “Polar Silk Road” abbia una consistente valenza politica, Sailer si approccia alla questione principalmente come fotografo e artista e si concentra sulla narrazione attraverso le immagini, sfruttando al meglio l’estetica e la composizione delle sue fotografie.
Colori tenui e minimalismo sono gli strumenti di cui si serve per trasmettere la calma apparente di un mondo ghiacciato.
Il metodo di Sailer è imprescindibile dalla ricerca meticolosa, e molto spesso si scontra con questioni burocratiche. Riguardo alla serie The Polar Silk Road (2017-2022), va sottolineato che solo grazie alla sua capacità di persuasione e alla sua ostinata perseveranza l’autore è riuscito a ottenere i permessi necessari ad accedere a zone riservate e presidiate da organizzazioni militari e di ricerca e a scattare fotografie. Questo prezioso lavoro mostra luoghi che sarebbero altrimenti rimasti nascosti.
La sfida del banco ottico nelle condizioni estreme dell’Artico
Il progetto fotografico di Sailer ha rappresentato un’enorme sfida per l’intenso lavoro preliminare e per l’imprevedibilità dell’Artico. L’autore spiega: “L’elevata qualità tecnica e il fascino della grana delle immagini rendono il lavoro molto accattivante. La tecnologia esclusivamente meccanica mi ha consentito di lavorare più a lungo in esterno, e il peso del banco ottico ha fatto sì che potessi produrre immagini nitide anche nel corso di una tempesta e con tempi di posa molto lunghi”. D’altro canto vanno considerate le difficoltà legate alla concentrazione richiesta a chi pratica la fotografia analogica, specialmente in situazioni in cui il tempo a disposizione per operare in un certo luogo è esiguo. “Un’inquadratura, un’immagine. Se c’è un errore la fotografia è persa”. L’attrezzatura impiegata da Sailer, per quanto ridotta al minimo indispensabile, obbligava il fotografo a portare con sé un peso totale di circa 30kg.
La mostra Gregor Sailer. The Polar Silk Road fa parte dell’ EMOP Berlin – European Month of Photography. Il libro The Polar Silk Road è pubblicato da Kehrer Verlag ed è acquistabile anche presso la sede dell’esposizione.
Gregor Sailer. The Polar Silk Road
- Alfred Ehrhardt Stiftung, Auguststr. 75, Berlino (Germania)
- dal 14 gennaio al 2 aprile 2023
- martedì-domenica, 11-18
- ingresso gratuito
- aestiftung.de