A volte capita di dover fare un confronto fra il colore di un prodotto reale e quello rappresentato a monitor: sembra un’operazione molto semplice, ma non lo è affatto. Ci sono due grandi incognite: le specifiche e la calibrazione del monitor da una parte, la fonte luminosa che illumina il soggetto reale dall’altra. In questo articolo ci soffermeremo solo su quest’ultima.
Il sole: una luce di qualità, purtroppo variabile
La fonte luminosa fa una grandissima differenza, perché può far percepire i colori in molteplici modi in base alla sua “temperatura” e alla sua “qualità” o, se vogliamo usare un termine appropriato, alla sua resa cromatica. Molto diffusa è l’idea che esporre un prodotto alla luce del sole sia la soluzione più “naturale e di qualità”. L’affermazione, di base, è corretta: la luce solare ha un’ottima distribuzione delle onde elettromagnetiche nello spettro visibile dall’occhio umano (d’altronde il nostro sistema visivo si è evoluto proprio sulla base della luce solare); quello che non si considera, però, è che la temperatura colore della luce del sole varia tantissimo nell’arco della giornata e in base al meteo… Se il cielo è sereno o se il cielo è coperto la luce che percepiamo è molto diversa.
Se vogliamo avere un riscontro accurato, perciò, dobbiamo utilizzare una fonte luminosa che abbia una buona resa cromatica e che sia costante nel tempo. Solo in questo modo possiamo valutare un colore di un oggetto reale sempre alla stessa maniera.
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Luce standardizzata: una soluzione professionale
Le luci a led che illuminano le nostre case, i nostri uffici o la nostra scrivania hanno un’ottima efficienza energetica rispetto alle luci a incandescenza, ma in quanto a resa cromatica sono mediamente scarse. Per questo motivo in un processo di controllo colore professionale ci si affida a delle cabine luminose a luce standardizzata che permettono di illuminare un oggetto con una luce ad altissima resa cromatica, variabile per temperatura colore e soprattutto costante nel tempo. Il loro costo è molto variabile: dipende dai modelli e dalla grandezza, ma si parte dai 2.000 euro.
Se non abbiamo la possibilità di acquistare una di queste cabine di illuminazione, le strade percorribili sono due: verificare con uno spettrometro la resa cromatica della luce presente nella nostra stanza e valutare se è adeguata, oppure acquistare una luce “da scrivania” adatta a questo scopo. Il mercato di questi prodotti, in verità, è tutt’altro che fiorente, ma una buona soluzione ce la fornisce Calibrite con la lampada da scrivania GrafiLite: costa meno di 150 euro su Amazon e promette una buona resa cromatica.
Calibrite Grafilite: la soluzione da scrivania che non costa una fortuna
Questa lampada, oltre alla banale regolazione dell’intensità luminosa, permette di scegliere fra tre impostazioni di temperatura di colore, 5.000K, 4.000K e 2.700 K e, fra le specifiche, viene indicato un valore di CRI maggiore di 95.
Il CRI, ossia l’Indice di Resa Cromatica, è un parametro indicativo della “qualità” di una fonte luminosa. Nel video in alto, è possibile osservare la “variazione” cromatica della mira ottica sotto tre differenti temperature colore.
Calibrite Grafilite: le misurazioni strumentali
Passiamo dunque al test di questa lampada: utilizzando uno spettrometro Sekonic C800, sono state eseguite letture per ogni temperatura colore in una stanza buia, in modo da non avere contaminazioni di luci ambientali. Sono state misurate, dunque, la distribuzione dello spettro luminoso, il CRI, il TM-30, la temperatura colore e il suo scostamento di tinta rispetto al valore di riferimento dato da Calibrite.
Calibrite Grafilite: la resa a 2700K
Impostata a 2700K, la luce emessa dalla lampada GrafiLite ha una temperatura rilevata di 2702K (quindi pressoché perfetta), un CRI di 97,3, un Rf=96 e un Rg=100. Non sono presenti nemmeno evidenti scostamenti verde-magenta.




Calibrite Grafilite: la resa a 4000K
Regolata a 4000K, la GrafiLite di Calibrite emette una luce con temperatura colore di 3735K, quindi appena più calda rispetto al dato dichiarato. Il CRI è di 95,8, l’Rf=93 e l’Rg=100. Anche in questo caso non sono riscontrabili scostamenti verde-magenta.




Calibrite Grafilite: la resa a 5000K
L’ultima misurazione è quella relativa ai 5000K: anche in questo caso la luce emessa ha una temperatura più calda rispetto al dato dichiarato, essendo pari a di 4713K. Sempre sopra al 95% il CRI (95,6), pari a 92 l’Rf e =98 l’indice Rg. Percettible, infine, un leggero scostamento verso il verde.




CaliBrite Grafilite: le conclusioni
Pur non potendo definire questa lampada un prodotto “di riferimento” in ambito professionale, valutate le prestazioni e considerato il prezzo accessibile riteniamo possa essere un oggetto sensato da portare sulla scrivania. Perfetta a a 2700K, più calda rispetto allo standard dichiarato ai valori superiori, la CaliBrite di Grafilite concede comunque uno spettro “bello pieno” rispetto all’impronta classica di una lampada LED comune.
Calibrite ne caldeggia l’utilizzo per valutare la corrispondenza cromatica tra un’immagine stampata e una visualizzata a monitor, oppure per la verifica del colore dei tessuti simulando una luce diurna da 5.000K. E in queste applicazioni la GrafiLite fa quello che promette. Manca, tuttavia, la possibilità di selezionare una temperatura colore D65 (6504 K), ossia lo standard di riferimento per la calibrazione dei monitor in ambito web/digital, e per la valutazione accurata dei colori dei prodotti.
Come approfondire la conoscenza del colore: un consiglio dalla Redazione
Per approfondire l’argomento “colore” sotto tutti i suoi molteplici aspetti, vi consigliamo la lettura del libro “Digital Spectrum – Il colore dal prisma al web” scritto dall’autore di questo articolo, Manuel Babolin.
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