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Home CULTURA INTERVISTE

Fiorella Mannoia e la sua fotografia

Loredana De Pace di Loredana De Pace
22 Ottobre 2022
in INTERVISTE
Fiorella Mannoia e la sua fotografia
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Fiorella Mannoia non ha bisogno di presentazioni. Ma l’artista che si è presentata a noi, durante la prima intervista rilasciata a una testata fotografica, non è solo una cantante di chiara fama: è ormai anche una fotografa di talento, animata da una consapevole e bruciante passione.

La porta si apre e ad accoglierci è lei, coi suoi intensissimi occhi azzurri e i ricci rossi raccolti dietro la nuca. Fiorella Mannoia ci dà il benvenuto nella sua casa romana e fra i presenti – Carlo Di Francesco, compagno della cantante e “professore” del talent show Amici, e il fotografo Francesco Scipioni – comincia subito un’amabile conversazione carica di coinvolgimento e voglia di raccontarsi.

Quando canta, Fiorella interpreta con grande intensità le parole dei suoi brani e, così facendo, accompagna i fan dentro le storie che narra. Anche con la fotografia l’autrice è diretta, poetica, entusiasta. Abbiamo parlato a lungo di quanto questa sua recente passione abbia cambiato il modo di guardarsi intorno e di cosa lei cerchi quando scatta.

Dopo la musica – che ti ha visto per la prima volta sul palco a soli 7 anni – hai lavorato nel cinema, come controfigura e attrice, e in televisione, come conduttrice di un tuo show. Ora c’è anche la fotografia. Quando e come è arrivata nella tua vita?

È una passione inaspettata, o meglio, mi è sempre piaciuto fotografare, lo facevo d’istinto, con il telefonino. Poi, dopo un concerto a New York, ho accompagnato un mio collaboratore a comprare una fotocamera in un famoso negozio. Bene, ne sono uscita anch’io con un acquisto: una mirrorless Fujifilm con la quale ho iniziato immediatamente a scattare. Da quel momento è nata la passione: dico sempre che non c’è limite d’età per coltivarne una nuova, infatti adesso viaggio con l’intento di fotografare, guardo il mondo con occhi diversi, non sono più distratta, sono una specie di cacciatore che gira per le strade per vedere se c’è un volto, un bambino, uno scorcio, un taglio di luce. Cammino guardandomi continuamente intorno. La macchina fotografica è sempre con me. A volte scatto come un paparazzo perché faccio finta di riprendere qualcos’altro: preferisco le foto rubate perché se chiedi a una persona di fotografarla, questa cambia espressione, si mette in posa.

Il tuo ultimo album è intitolato "Personale". Al suo interno c’è un book con i testi delle canzoni e a ciascun brano hai associato una fotografia. Ci racconti come è andata?

È stata un’operazione divertente. Io non avevo pensato di abbinare le mie foto al lavoro che faccio. Era una passione privata, tanto è vero che il mio profilo Instagram non si chiamava @fiorellamannoia_photo ma Malaguetta Roja, e ogni tanto andavo a vedere chi metteva “mi piace”, magari era un fotografo e quello per me era già un successo. Poi i miei collaboratori mi hanno proposto di includere le mie foto in un book inserito nella confezione del cd musicale e di intitolarlo, appunto, Personale: una parola che evoca un punto di vista personale attraverso la musica, ma rimanda anche all’idea di una mostra fotografica. Abbiamo scelto fra le mie foto quelle che meglio si abbinavano ai testi, per cui forse non sono neanche le più belle. Al brano Imparare ad essere una donna, ad esempio, abbiamo affiancato l’immagine di una bambina che corre verso la sua strada: è piccola e imparerà piano piano a diventare una donna. Per Riparare ho scelto una foto scattata a Siviglia, mossa perché il testo della canzone dice che c’è un mondo da riparare, quindi il giovane protagonista l’ho immaginato come un figlio che lascia la casa dei genitori per fare la sua vita, e ha davanti un mondo intero da inventare che non è ancora nitido e che sarà lui ad aggiustare.

E per le altre canzoni quali immagini hai scelto?

Smettiamo subito parla di una storia d’amore che finisce, nella foto mossa c’è una persona che va via in un aeroporto; per il brano L’amore è sorprendente ho capovolto l’immagine di un uomo riflesso in una pozzanghera, cosa che fa diventare lo scatto sorprendente. Per Il senso ho scelto due ragazze di Siviglia che si abbracciano, in quel momento sembrava che al mondo ci fossero solo loro. Per Penelope l’accostamento è didascalico perché la canzone parla di una barca che si porta via l’amore e nella foto c’è una barca, fotografata a Bari. Nell’immagine associata al brano Resistenza ero al concerto di Caparezza, dove ho fotografato il suo meraviglioso pubblico con le braccia sollevate. Accompagna Anna siamo tutti quanti l’immagine in cui una donna riflette in un momento di intimità.

Dopo aver fotografato una scena di strada (a sinistra), Fiorella Mannoia decide di effettuare un intervento creativo sull’immagine: ritaglia il file originale e ruota il fotogramma di 180° rendendo protagonista il riflesso generato da una pozza d’acqua.

Per Carillon ho scelto il ritratto leggermente mosso di una sposa: è una canzone che parla di violenza sulle donne che dice non ricordi più com’eri prima e il prima era quando era felice e si è sposata pensando che quello fosse l’amore della sua vita, ritrovandosi invece all’inferno. Ci stava bene anche il suo sguardo sorpreso e interrogativo come a dire: Cosa stai vedendo tu che mi fotografi? Che mi succederà? Nella foto di L’amore al potere, anche se si vedono solo le gambe il messaggio è inequivocabile: lui è nero, lei è bianca per cui, per dirla in romanesco… volémose bene! Con questo concetto non si sbaglia mai. Affianca il brano Il peso del coraggio lo scatto in bianconero di un bambino che sorride, ripreso dal basso, che mi ha dato l’idea di fierezza. In realtà è il luogo in cui l’ho fotografato – un quartiere degradato di Baja – che richiede coraggio per viverci!

Al brano "Un pezzo di pane" hai associato il dettaglio di una porta socchiusa. Perché?

Penso che l’amore funzioni solo se la porta resta aperta: non esci mai, però l’idea di chiuderla ti fa stare in ansia.

Hai scelto tu tutti gli abbinamenti foto/canzone?

Sì, anche se mi sono fatta consigliare dal mio mentore, il fotografo Francesco Scipioni, autore di tante immagini che mi ritraggono, compresa quella della copertina dell’ultimo cd.

"Quello che le donne non dicono" è la canzone manifesto della tua carriera. A quale fotografia la abbineresti?

Mi viene in mente l’immagine di una donna che non si svela totalmente, perché in fin dei conti non ci capiamo neanche noi completamente, per cui pensa un po’ se possiamo mostrarci completamente…Se dovessi scattarla, sarebbe una foto che conserva un alone di mistero, che della donna mostra solo una parte: anche noi siamo incomprensibili a noi stesse perché siamo complicate, diciamo la verità.

Cosa vuoi dalla fotografia?

Voglio l’emozione che mi dà scattare, vedere le foto, riversarle nel computer, lavorarle per dare una dominante cromatica o un taglio che magari non era presente al momento della ripresa.

E cosa ti dà invece la fotografia?

A volte, guardando una foto, scopro che vicino al soggetto a cui puntavo ce n’era un altro ancora più interessante che mi era sfuggito! È questo che mi dà la fotografia: sorpresa, emozione, la soddisfazione di aver realizzato un’immagine e di poterla mostrare.

Quali sono i tuoi autori preferiti?

Sebastião Salgado è quello che amo di più. Mi piacciono tanto anche Steve McCurry e Daidō Moriyama.

Perché Fiorella Mannoia è una “femmina ottimista”, come recita l’incipit del brano "Penelope" del tuo nuovo disco?

Perché è vero! Tendo sempre a immaginare il famoso bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Quando mi succede qualcosa penso sempre a come risolvere: è la prima cosa che mi viene in mente. Che siano stupidaggini – come un tacco della scarpa che si rompe  – o cose più importanti, gli imprevisti, le delusioni, il mio approccio è sempre costruttivo. Mi dicono: ma tu non ti arrabbi mai! Io non ho tempo per arrabbiarmi e non mi va di arrabbiarmi. Se un bicchiere s’è rotto, s’è rotto. È andata, basta. Penso subito a come venirne fuori.

Ora che sei così appassionata alla fotografia, come lo guardi un film?

Non come prima: adesso colgo le inquadrature, la composizione, lo studio che c’è dietro. Quando la luce è buona cominci a notarne la bellezza, capisci perché hanno usato quel tipo di colore in funzione della sceneggiatura, ad esempio. Da quando scatto, insomma, ho cominciato a vedere anche i film con un certo occhio e mi sono resa conto di come questo cambia tutto.

Scatti in analogico o in digitale?

Per ora solo digitale: è ancora presto per sentirmi una fotografa. Io sono una dilettante che sta imparando a usare la macchina fotografica. Ecco perché mi imbarazzava e mi lusingava questa intervista: non mi sentivo ancora pronta per una rivista specializzata.

Con quali strumenti scatti?

Uso una Fujifilm X-T20 con lo zoom 18-55mm quando faccio street photography. A volte me la metto altezza sterno con la tracolla intorno alla spalla in modo che rimanga sempre nella stessa posizione e poi giro su me stessa e click, click, click! Adopero anche il 56mm fisso, ma con questo c’è bisogno di più attenzione: lo utilizzo prevalentemente per i ritratti.

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Dove hai esposto le tue fotografie?

Alla ON-House di Milano, in occasione della conferenza stampa della presentazione del disco, le foto incluse nel cd sono state stampate ed esposte. Ma io non sapevo nulla, mi hanno fatto una sorpresa! Vedere tutte le immagini appese e la gente che le guardava per me è stata un’emozione grande.

L’ascolto del tuo cd "Personale" si presta a varie interpretazioni: fai compiere un viaggio con la musica, le parole, la fotografia e l’interpretazione. Raggiungi il pubblico facendo in modo che questo scavi in sé stesso e tale operazione inizialmente non è facile, anzi è quasi fastidiosa. A un certo punto avviene una sorta di sovrapposizione fra quello che racconti e la vita delle persone. Poi tutto quadra e quel disagio inziale si scioglie. Questo “circolo virtuoso di emozioni” lo generi con la tua musica. E con la fotografia?

La fotografia parla come parlano le canzoni. Le canzoni sono sviluppate in tre minuti, la fotografia è ferma, eppure evoca molte cose. Sono stata a vedere la mostra del World Press Photo. Tra tante, mi ha colpito lo scatto di Mário Cruz: la scena è ripresa dall’alto, c’è un materasso rovinato che galleggia su un fiume di rifiuti e su di esso un bambino che dorme. Ripreso così lui sembra un rifiuto tra i rifiuti. Questa foto dice tutto.

"Un, due, tre, Fiorella" è il titolo di una trasmissione andata in onda su RAI 1, nel 2017. La campionessa italiana di nuoto Federica Pellegrini, durante lo show, ti ha chiesto come ti alleni come cantante. Con grande onestà hai risposto che non fai nulla. In fotografia ti “alleni a vedere”? E chi è il tuo allenatore?

Il mio allenatore è il povero Francesco Scipioni (gli sorride, alludendo alla sua pazienza, n.d.r.)! Mi alleno ovunque, anche dentro casa, fotografo il mio gatto ad esempio, e poi c’è un gabbiano che viene sempre sul balcone, l’ho chiamato Giacomino e lo fotografo di giorno, di notte, con diversi valori ISO, dal più basso al più alto. Ritraggo il mio compagno, faccio i panning per strada, fotografo quello che ho a disposizione per capire come funziona la fotocamera. È tutto un imparare, e impari fotografando.

“Essere irragionevoli è un diritto umano”: lo ha detto Aristotele e lo ha citato Ivano Fossati nella tua trasmissione. Nella vita e nella carriera – racconti – sei stata “irragionevole”, lo sarai anche con la fotografia?

Siamo fatti di carne e di sbagli, ci vuole anche un po’ di follia e soprattutto ci vuole tanto umorismo che salva la vita perché vedi sempre il lato positivo delle cose, anche di quelle più tragiche. A volte aiuta a prendersi in giro, a volare leggeri, a ridere di sé stessi.

Collabori da oltre dieci anni con Francesco Scipioni, fotografo abruzzese che hai più volte citato e che abbiamo intervistato su FOTO Cult nel 2010. Qual è la fotografia che ti ha scattato nella quale ti identifichi maggiormente?

Nell’ultimo servizio fatto per la copertina del cd Personale abbiamo trascorso tre giorni a Londra e Francesco ha colto davvero tutte le sfaccettature di me. Non avevamo il peso di qualcuno che ci controllasse, sai quando sul set arriva il manager o il discografico non ti senti mai a tuo agio completamente. Stavolta eravamo soli.

In Scipioni, quindi, hai trovato il “tuo” fotografo?

Esatto. Puoi avere il fotografo migliore, ma se non ti trovi è perché lui non ti trova! Ecco perché si deve instaurare un rapporto intimo, qualcosa che scatta come quando ci annusiamo. Natalia Ginzburg dice che gli esseri umani si riconoscono anche in una caverna buia quando c’è feeling. Con la fotografia è uguale.

Fiorella Mannoia fotografata da Francesco Scipioni per le strade di Londra per il retro del cd "Personale".

E se dovessi fotografarlo tu?

A me piacciono i tagli di luce e il bianconero. Lo fotograferei così. Un giorno di questi ti fotografo! (si rivolge di nuovo a Scipioni, n.d.r.).

Come mai avete scelto Londra per realizzare il servizio e la copertina del cd "Personale"?

Perché a Londra ho la libertà di andare in giro senza essere riconosciuta. Ad esempio, nella foto del retro del cd sembro una strega, e quello scatto mi piace tantissimo! Sotto avrei scritto: Tremate, tremate, le streghe son tornate! Vedi, queste pose le puoi fare quando hai grande confidenza col fotografo e quando la gente che guarda non sa chi sei e passa oltre. E poi, quando abbiamo concluso il servizio, ho preso anch’io la mia fotocamera e ho iniziato a fare un po’ di street!

Infatti, sei a Londra e che fai, non fotografi?

Ma certo! Eravamo in quattro, Francesco e la sua compagna Miriam, io e il mio compagno Carlo, pure lui appassionato fotografo. Andavamo in giro a sgomitare come pazzi! Perché poi c’è un fatto: se uno intercetta un soggetto e si scatta in tanti, chi potrà attribuirsi l’idea di quella foto? Per risolvere la questione, quando io e il mio compagno andiamo in giro a fare foto ci dividiamo i marciapiedi, altrimenti è una lite continua, ma è anche molto divertente.

Il tuo profilo Instagram oggi è @fiorellamannoia_photo. In che modo si è evoluto?

Dopo Personale la gente ha cominciato a chiedere dove poteva vedere le mie foto, allora ho detto addio al vecchio nome del profilo, Malagueta Roja. Era inevitabile, le persone che mi seguono come cantante e che ora mi hanno scoperto fotografa sono curiose di vedere altre immagini da me realizzate.

Una schermata che include alcune delle fotografie pubblicate da Fiorella mannoia nel suo profilo Instagram @fiorellamannoia_photo

Un’ultima domanda. Quanto ti diverti a fare quel che fai?

Io mi diverto sempre, devo dire la verità. Sono una persona che forse non è mai cresciuta. Mi piace giocare. Gioco a qualsiasi cosa, mi piace la PlayStation, gioco a Ruzzle, a biliardino. Mi piace, e penso di avere un grande privilegio, forse il più grande che una persona possa sperare di avere: esibirsi davanti alle persone che ti amano e ti seguono. Credo non ci sia un lavoro più bello di questo. Ringrazio sempre per questa fortuna che mi è stata data. Adesso ho pure la fotografia! Cosa volere di più?

Backstage, a casa di Fiorella

Bio

Fiorella Mannoia nasce a Roma e canta sin da quando aveva 7 anni. Il debutto musicale è al Festival di Castrocaro del 1968. L’album d’esordio Mannoia Foresi & Co risale al 1972. Il suo primo Festival di Sanremo è quello del 1981, in cui Fiorella presenta Caffè Nero Bollente. Nell’edizione del 1984 interpreta Come si cambia, brano che segna la sua svolta professionale. Quello che le donne non dicono è espressamente scritta per lei da Enrico Ruggeri. Anche Ivano Fossati scrive per lei: sue Le notti di maggio e I treni a vapore. La carriera prosegue con successi discografici e interventi cinematografici: è anche la controfigura di Monica Vitti.

Nel 2006 esce Onda tropicale, disco in cui Fiorella Mannoia diventa madrina e ambasciatrice della musica brasiliana. Iniziata a fine 2014, la tournée Fiorella Live prosegue tra teatri e spazi all’aperto con oltre 60 date fino all’estate 2015, e si conclude con il concerto all’Arena di Verona con ospiti d’eccezione come Loredana Berté, J-Ax, Noemi, Niccolò Fabi, Negrita, riuniti per festeggiare i 40 anni di carriera di Fiorella. Combattente esce nel 2016. A seguire prende il via Combattente il Tour.

Nel 2017 presenta su RAI 1 lo show intitolato 1,2,3, Fiorella. Al Festival di Sanremo 2017 la Mannoia canta Che sia benedetta, mentre Il peso del coraggio è il brano che presenta durante l’edizione 2019, in qualità di ospite della kermesse canora. Il singolo anticipa il disco di inediti Personale, uscito il 29 marzo scorso. Da maggio 2019, Fiorella è tornata ai concerti live con Personale Tour (per le prossime date, fiorellamannoia.it/tour).

Nel profilo Instagram @fiorellamannoia_photo potete conoscerla meglio nella sua veste di fotografa.

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