David Glauso (1971, Firenze) voleva fare lo scultore. All’età di sei anni disegnava in tre dimensioni, a dieci maneggiava una Fujica STX-1 e sondava il mondo della fotografia analogica imparando a scattare in modalità manuale. Dopo circa dieci anni ha smesso di fotografare e dopo altri venti ha ripreso con lo stesso ardore del punto di partenza, ma stavolta in digitale. Oggi scatta anche con una medioformato digitale, una fotocamera che – diciamocelo pure – è impegnativa tanto sul fronte economico quanto su quello tecnico e imprenditoriale: “un fotografo professionista, oltre alle proprie qualità, deve saper vendere anche quelle degli strumenti che usa, e non è facile in un periodo storico in cui si tende ad accettare il good enough, il risparmio a ogni costo”.
La passione per la scultura influenza Glauso anche nella fotografia: nei suoi ritratti il bianco e nero è spesso ricorrente, ma guai a considerarlo come una via di fuga dalla fotografia a colori. La bellezza nell’utilizzarlo, anzi, consiste nel saperlo gestire così come uno scultore gestisce i vuoti e i pieni. Qui, alcuni scatti alla modella Miriam Moretti.
Dalla street photography al ritratto, dal full frame al medioformato
Glauso, che le sue passioni primordiali non le ha dimenticate, ha riversato nella fotografia il suo debole per la scultura e punta alla produzione di immagini plastiche e tridimensionali. Dopo la sua lunga pausa dalla fotografia si è tuffato nella street photography, rubando ritratti tra le strade di Firenze, puntando spudoratamente la macchina in faccia ai passanti che incrociava. A distanza di un anno ha capito che le persone lo incuriosivano molto e che avrebbe voluto iniziare a guardarle diversamente, optando per due generi particolarmente affini al medioformato: il ritratto e la moda. Ci ha anche raccontato di come all’inizio non percepisse le effettive differenze tra full frame e medioformato e di come tutto sia diventato più chiaro dopo aver testato una Fujifilm GFX 100 II con un paio di obiettivi: un 55mm f/1.7 e un 110mm f/2.
Bellezze e insidie del medioformato
Una serie di sperimentazioni, a tutta apertura e non solo, gli ha insegnato ad apprezzare la gradualità del passaggio dal piano di fuoco al resto dell’immagine, caratteristica cara a chi vuole che le proprie fotografie si distinguano per la chiara percezione della profondità che offrono a chi le guarda. In cambio di ciò, il medioformato pretende perizia in fase di ripresa, perché il fuoco è una lama e i 100MP di risoluzione non perdonano imprecisioni.
In questa sessione di scatto, una delle prime realizzate da Glauso con la medioformato Fujifilm GFX100 II, la luce naturale che filtra da un lucernaio avvolge come una carezza la modella Marcella Apollonia. Nonostante gli ISO “medi” la pulizia dello scatto è eccezionale e la poca luce a disposizione, catturata dal Fujinon GF 55mm f/1,7R WR quasi a tutta apertura contribuisce a ricreare uno sfocato cremoso, ma ancora descrittivo.
Più tempo, scatti migliori
Tra i vantaggi del medioformato c’è sicuramente una migliore gestione del rumore alle alte sensibilità ISO rispetto ai formati inferiori, un aspetto da non sottovalutare per chi è solito organizzare sessioni fotografiche in luce naturale, senza troppe attenzioni verso l’ora del giorno o il meteo. Non rincorrere la luce concede al fotografo anche tutto il tempo necessario per familiarizzare con la modella.
I due obiettivi Fujinon 55mm f/1.7 e 110mm f/2 utilizzati da David Glauso, insieme alla Fujifilm GFX100 II per realizzare tutti i ritratti mostrati in questo articolo.
David Glauso: ritratti intimi, non estetici
Glauso è un fotografo che tende ad accorciare le distanze in senso pratico, ossia impiegando lunghezze focali relativamente corte: la vicinanza con il fotografo, a suo dire, rende istintivamente più seduttivo lo sguardo della modella. Al contrario l’utilizzo di focali più lunghe, precisa, “genererebbe un ritratto estetico e non intimistico”. La necessità di ritrarre i suoi soggetti da vicino lo induce anche a preferire lo stabilizzatore al treppiedi e a scattare sempre a mano libera. E in tal senso va sottolineata l’importanza di utilizzare ottiche stabilizzate o, ancora meglio, fotocamere dotate di stabilizzatore: quello della Fujifilm GFX100 II, ad esempio, concede fino a 8EV di tolleranza sul mosso se abbinato a ottiche con IS.

David Glauso, la biografia
David Glauso, nato a Firenze nel 1971, ha dimostrato sin da bambino una forte propensione per l’arte, sia nel disegno che nella scultura. A dieci anni ha iniziato ad appassionarsi alla fotografia con la sua prima reflex analogica e grazie a un amico di famiglia ha appreso le basi della tecnica fotografica scattando rigorosamente in manuale. Nonostante le sue attitudini artistiche ha deciso di intraprendere studi tecnici e ha smesso di fotografare all’età di vent’anni. Nel 2000 ha avviato la sua attività professionale di sviluppatore software e creazione di siti web e solo nel dicembre 2011 ha ripreso a scattare dopo aver acquistato la sua prima reflex digitale. Da quel momento non si è più allontanato dalla fotografia e ha recuperato gli anni persi con dedizione e professionalità. Dopo un anno dedicato alla street photography è passato al ritratto e alla fotografia di moda, che ora pratica con una medioformato Fujifilm da 100 megapixel.
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