Charles Ouellet si è sempre interessato al tema ambientale, alla natura, e alla rappresentazione di come il mondo stia cambiando con la crisi climatica e una presenza umana sempre più devastante. Non è un caso che i suoi lavori colgano l’uomo solo in maniera indiretta. In Ligne de foudre, progetto che quest’anno ha vinto il World Press Photo nella sezione “Singles”, relativamente al Nord e Centro America, il fotografo canadese è intervenuto in prima persona per aiutare a spegnere gli incendi che hanno devastato il Canada orientale nel 2023.
Nelle sue immagini, però, non si ritrova un semplice reportage degli eventi, ma anche la carica simbolica ed evocativa del progetto, in linea con l’intenzione dell’autore di raccontare le dinamiche più profonde di come la natura resista e persista all’uomo e alle sue azioni distruttive.
In Ligne de foudre, per raccontare gli incendi che hanno devastato il Quebec lo scorso anno, usi una narrazione documentaria ma anche molto evocativa e simbolica. Fa parte del tuo stile far dialogare modalità di narrazioni differenti?
Il mio lavoro non è ancorato a un unico tipo di narrazione e mi piace esplorare il confine tra un approccio documentaristico e il fotogiornalismo, a volte fino al limite dell’astrazione. Le mie immagini sono spesso come schizzi e mi piace combinare immagini imperfette dove tutto sembra sul punto di andare in pezzi, con immagini che hanno una forte costruzione visiva. Mi piace creare narrazioni in cui avvertiamo un passaggio tra la sensazione del tempo che ci sfugge e la sua fissità.
Al di là dell’attualità, degli incendi nella fattispecie, il simbolismo a cosa di riferisce?
Gran parte del mio lavoro passato si concentra sulla rappresentazione della forza degli elementi naturali. Sebbene gli esseri umani siano spesso presenti nei miei progetti, non costituiscono il soggetto principale. Ligne de foudre è una serie di immagini che va oltre il tema della lotta agli incendi, è soprattutto una serie che parla di convivenza con l’elemento del fuoco e della rigenerazione delle foreste. Il titolo (letteralmente traducibile in “linea di fulmine”, ndr) si riferisce alla zona geografica colpita dal fulmine che ha innescato gli innumerevoli incendi boschivi nel Canada orientale nel 2023. L’argomento è molto più ampio e affronta la nostra comprensione della natura e la nostra capacità di convivere con gli indomabili fenomeni naturali.
In un’immagine si vede un uomo che dorme disteso a terra. La posizione del capo e le mani congiunte fanno pensare allo scatto di Hippolyte Bayard, inventore della stampa positiva diretta, "Self Portrait as a Drowned Man" del 1840. È un caso? Come la storia della fotografia ha influenzato il tuo lavoro?
Attraverso il mio lavoro mi piace far riecheggiare la storia della fotografia, a volte metaforicamente, a volte in modo più evidente e diretto. A volte mi capita, come in questo caso particolare, di vedere una scena che mi ricorda un’immagine impressa nella memoria collettiva e anche nella storia della fotografia. Immagini di un soldato addormentato durante la guerra del Vietnam, ad esempio. Nello specifico, quando ho scattato questa fotografia avevo in testa un’immagine di Paul Schutzer, Soldati americani che dormono, Batagan, Vietnam, 1965. Quando ho visto questa scena, ho iniziato a pensare allo sfinimento, sia della natura, sia del pompiere. La scena mi ha colpito molto: un momento di tranquillità che descrive lo stato contingente della situazione.
Producendo questo lavoro come ti sei dovuto organizzare per entrare nei boschi e seguire da vicino chi interveniva per spegnere gli incendi?
Prima di iniziare Ligne de foudre stavo già lavorando a un progetto sul ciclo di rigenerazione della foresta dopo e attraverso gli incendi. Avevo già seguito l’addestramento di base per diventare un pompiere ausiliario, per andare sul campo e intervenire accanto alle persone. Quando è iniziata la stagione 2023, la situazione era veramente molto grave, gli incendi divampavano ovunque, inoltre non c’erano abbastanza persone ad aiutare, così, visto che avevo le competenze per farlo, ho preso parte all’azione di spegnimento degli incendi. Il progetto è iniziato proprio con questa partecipazione all’azione sul campo.
Nei tuoi lavori usi spesso, per non dire sempre, il bianco e nero. Perché?
Non vedo l’uso del bianco e nero come una restrizione, un modello prestabilito da seguire. Penso che le mie immagini in bianco e nero siano il risultato di un mio pensiero sulla geometria e sulla luce. Il mio occhio si occupa di strutturare le immagini, mentre la mia testa dà forma ai contenuti.
Quest’anno, con Ligne de foudre, hai vinto il World Press Photo nella sezione “Singles”, relativamente al Nord e Centro America. Quanto conta per la carriera di un fotografo ai giorni nostri vincere premi di questo genere? Pensi che l’apertura del World Press Photo degli ultimi anni verso linguaggi fotografici multidisciplinari possa aderire meglio al linguaggio contemporaneo?
Direi che è un grande onore ricevere questo premio. È stato anche inaspettato, soprattutto se si considera la quantità di grandi opere realizzate nell’America settentrionale e centrale. È un importante riconoscimento internazionale da parte del mondo della fotografia.
Il nuovo format del World Press Photo, diviso per aree geografiche, con un’apertura a un linguaggio fotografico più ampio, è sicuramente una buona cosa. In un certo senso, è un orientamento che si adatta a un movimento più ampio volto a decolonizzare la cultura visiva. Questa apertura al linguaggio visivo contemporaneo mostra anche che le pratiche fotografiche che interagiscono con la realtà non sono statiche, sono sempre in evoluzione. Dobbiamo andare oltre i confini delle tradizionali rappresentazioni degli eventi.
Il problema degli incendi attanaglia il mondo intero, pensi che il tuo progetto sul Canada possa essere esteso anche ad altri Paesi?
Non credo che l’estensione ad altri Paesi sia la soluzione giusta. Capisco il problema degli incendi che dobbiamo affrontare qui in Nord America e penso di poter offrire una nuova prospettiva sull’argomento proprio perché vivo in questo territorio. La documentazione degli incendi boschivi che si espandono nel mondo sono ben coperti da molti altri fotoreporter internazionali e ogni anno vediamo immagini straordinarie. Direi che mi interesserebbe di più aprire un dialogo con loro, con gli altri fotografi, unendo i nostri progetti. Sarebbe, ad esempio, un ottimo modo per presentare diversi approcci al tema.
Ulteriori informazioni sul lavoro di Charles Ouellet sono disponibili sul suo sito charlesouellet.ca.
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