Milano
Dal 23 febbraio al 2 giugno 2024
Nato nel 1899 a Brassó, in Transilvania, Gyula Halász scelse lo pseudonimo Brassaï in onore della sua città natale. La sua carriera, tuttavia, affondò le proprie radici in Francia e più precisamente a Parigi, culla della sperimentazione artistica del fotografo, giornalista, scultore e poeta nel pieno del fermento culturale che, a partire dagli anni Trenta, animava la Ville Lumière.
Più di duecento stampe d’epoca di Brassaï saranno in mostra a Palazzo Reale di Milano dal 23 febbraio al 2 giugno 2024, insieme a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo. La retrospettiva, intitolata Brassaï. L’occhio di Parigi, è curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote dell’autore, che detiene un’inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro di artista.
Brassai: l’occhio di Parigi, di giorno e di notte
Definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia, Brassaï dedicò gran parte della propria produzione fotografica alla capitale francese, ritraendone tanto l’alta società, la moda e i gruppi intellettuali, quanto i quartieri operai, le periferie, i sotterranei. Con la sua Voigtländer Bergheil si avventurava tra le strade della città anche nel cuore della notte, scattava fotografie dei grandi monumenti, delle viuzze secondarie e delle persone che capitavano di fronte al suo obiettivo ogni qualvolta decidesse di infilarsi in un café. Brassaï non mancava di ritrarre prostitute, clochard e girovaghi solitari. È del 1933 il suo volume Paris de Nuit (Parigi di notte), un’opera fondamentale nella storia della fotografia francese.
Brassaï ha vissuto in stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalí e Matisse ed è stato vicino al movimento surrealista. Le sue fotografie, infatti, furono anche pubblicate sulla rivista surrealista “Minotaure”, di cui Brassaï divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray.
“Esporre oggi Brassaï significa – afferma Philippe Ribeyrolles, curatore della mostra – rivisitare la sua opera meravigliosa in ogni senso, fare il punto sulla diversità dei soggetti affrontati, mescolando approcci artistici e documentaristici; significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall’Europa dell’Est, come il suo connazionale André Kertész. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui lo stesso Brassaï e Robert Doisneau.”
Brassaï: non solo fotografia umanista
Brassaï appartiene a quella “scuola” francese di fotografia che fu definita “umanista”, benché la sua arte sia andata ben oltre la “fotografia di soggetto”: la sua esplorazione dei muri di Parigi e dei loro innumerevoli graffiti, ad esempio, testimonia il suo legame con le arti marginali e l’art brut di Jean Dubuffet. Nel corso della sua carriera il suo originale lavoro fu notato da Edward Steichen, che lo invitò a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1956: la mostra Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï riscosse un enorme successo.
I legami di Brassaï con l’America si concretizzarono anche in una assidua collaborazione con la rivista Harper’s Bazaar, di cui Aleksej Brodovič fu il rivoluzionario direttore artistico dal 1934 al 1958. Per Harper’s Bazaar il fotografo ritrasse molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in quell’occasione furono pubblicati nel volume Les artistes de ma vie, del 1982, due anni prima della sua morte.
Brassaï scomparve il 7 luglio 1984, subito dopo aver terminato la redazione di un libro su Proust al quale aveva dedicato diversi anni della sua vita. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.
La mostra Brassaï. L’occhio di Parigi è promossa da Comune di Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale e realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï Succession.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale e curato dallo stesso Philippe Ribeyrolles, con un testo introduttivo di Silvia Paoli.
Brassaï. L’occhio di Parigi
- A cura di Philippe Ribeyrolles
- Palazzo Reale, piazza Duomo, 12 – Milano
- dal 23 febbraio al 2 giugno 2024
- martedì-domenica, 10-19.30; giovedì 10-22.30. Lunedì chiuso
- intero 15 euro, ridotto 13 euro
- palazzorealemilano.it
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