Benedetta Lavezzi ama fotografare le piccole chiocciole e, da qualche anno, le alleva in casa per poi fotografarle durante le sue sessioni di macrofotografia. Per rispettare i ritmi naturali (notoriamente lenti!) dei piccoli invertebrati, realizza la maggior parte degli scatti intorno al tramonto, orario in cui i suoi soggetti iniziano a uscire dal guscio mostrando interesse per ciò che li circonda.
Le parti principali che compongono le curiose creature ermafrodite, osservate e studiate con attenzione dalla fotografa che vuole mostrarne la bellezza attraverso le proprie immagini sono il piede (la superficie che tocca la terra o qualsiasi altro elemento su cui la chiocciola si muove), le quattro antenne (due dedicate alla vista e due con funzione olfattiva, gustativa e tattile), la bocca, dotata di lingua, e il guscio calcareo, protezione dai pericoli esterni e dalle variazioni di temperatura.
Benedetta ricorre spesso alla tecnica del focus stacking per estendere la profondità di campo: scatta una serie di fotografie con variazioni micrometriche della messa a fuoco fra l’una e l’altra, e poi fonde i relativi file in un’unica immagine (con tutti i piani nitidi) mediante il software di fotoelaborazione Helicon Focus. Lo scopo dell’autrice è quello di mostrare le peculiarità di alcune affascinanti creature e lasciare una traccia indelebile della loro esistenza.
La fotografa lavora esclusivamente con luce naturale per ottenere un’illuminazione dall’effetto morbido. A una fotocamera Nikon D7500 abbina spesso l’obiettivo macro Sigma 105mm f/2,8, ottica che le regala molte soddisfazioni in virtù della sua risoluzione e della gradevolezza della sfocatura dei piani secondari.
Scatta durante le prime ore del mattino, verso il tramonto, per evitare ombre nette e sfruttare eventuali giochi di colore generati dalla temperatura della luce. In caso di condizioni meteorologiche avverse allestisce un set in casa, posizionato nei pressi di una finestra per lavorare comunque sfruttando la luce naturale, che all’occorrenza diffonde mediante l’utilizzo di una tenda.
Per l’allevamento, l’autrice ha creato un ambiente adeguato e confortevole all’interno di una capiente vaschetta in plastica trasparente che garantisce una buona visibilità. Il coperchio, completamente rimovibile, è dotato di un manico per il trasporto e di uno sportello per accedere all’interno del contenitore e presenta delle fessure per assicurare la giusta aerazione. Il fondo del contenitore è ricoperto da uno strato di terra, corteccia e legnetti, sul quale porre foglie di insalata o altre piante di cui le chiocciole sono ghiotte.
Verso il tramonto Benedetta inumidisce la terra e le pareti della vasca per invogliarle a uscire dal guscio. È importante provvedere quotidianamente alla pulizia della vaschetta. Quando le chiocciole si mostrano robuste e forti la fotografa provvede a cercare accuratamente un terreno idoneo in cui metterle in libertà senza che siano esposte a pericoli.
Per chi si dedica alla macrofotografia – e in particolare all’applicazione della tecnica del focus stacking – è fondamentale utilizzare un solido treppiedi per scongiurare il mosso e per ottimizzare il controllo della messa a fuoco.
Una volta posizionata la fotocamera sul treppiedi è opportuno avvalersi di uno scatto remoto per non introdurre vibrazioni nel momento in cui si preme il pulsante di rilascio dell’otturatore. Un telecomando wireless consente di scattare anche lontani dalla fotocamera, aspetto pratico per chi lavora in solitaria e potrebbe aver bisogno di gestire personalmente alcuni elementi sulla scena.
In casi di scarsa luminosità potrebbero rivelarsi utili dei pannelli riflettenti, anche di piccole dimensioni, per schiarire le parti in ombra. Dando sfogo alla creatività si possono scegliere elementi di vario genere da porre sullo sfondo della scena. Benedetta ricorre spesso a fiori, foglie, cartoncini o oggetti dalla forma o dal colore interessante, che possano valorizzare il soggetto principale senza prevalere su di esso.