Bologna
Dal 25 maggio 2023 al 7 gennaio 2024
Andreas Gursky (Lipsia, 1955) è un’icona dell’arte contemporanea, una spinta energica nella transizione della fotografia verso lo status di vero e proprio oggetto da collezione: nove delle sue opere rientrano tra le trenta fotografie più costose di sempre, per un valore totale che supera i 25 milioni di dollari.
L’artista tedesco – figlio della scuola di Otto Steinert prima e della Kunstakademie di Düsseldorf dei coniugi Becher poi – ha smosso con audacia il concetto di fotografia, ha abbracciato le possibilità della manipolazione digitale e ha elaborato uno stile personale estremamente riconoscibile.
La firma di Gursky è sinonimo di perizia tecnica magistrale e, il più delle volte, di grandi formati gremiti di dettagli al contempo impetuosi e discreti. Andreas Gursky. Visual Spaces of Today, la prima mostra antologica dell’autore in Italia, sarà visitabile presso la Fondazione MAST di Bologna da giovedì 25 maggio 2023 al 7 gennaio 2024.
Il dialogo tra Andreas Gursky e la Fondazione MAST
Diversi i punti di contatto tematici tra la produzione dell’artista e l’essenza del centro polifunzionale che per oltre sette mesi ne ospiterà più di quaranta opere: tra gli argomenti cari al MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia –, infatti, abbondano elementi nodali dell’opera di Gursky, quali il capitalismo, l’industrializzazione, il lavoro, l’economia, la globalizzazione.
La selezione di immagini scelte da Urs Stahel e Andreas Gursky – entrambi curatori dell’esposizione – proietta il visitatore in una serie di universi sospesi tra realtà e finzione, spazi visivi in cui Gursky esercita la sua inconfondibile pratica creativa. Tutt’altro che interessato alla mera registrazione della realtà, l’artista punta piuttosto a offrirne la propria lettura tramite una rappresentazione scevra da giudizi critici e a stimolare una riflessione nel fruitore delle sue immagini, senza proporre soluzioni esplicite.
Il metodo Gursky
Il metodo adottato da Gursky per creare queste immagini al confine tra realtà e finzione parte da fotografie di soggetti reali che l’autore scatta in prima persona per poi manipolare la scansione digitale della pellicola e generare situazioni fittizie, fatte di composizioni maniacali in cui nulla è casuale e ciascun elemento è connesso al resto dell’immagine. Il trionfo di nitidezza che caratterizza le opere di Gursky fa sì che tutto ciò che è compreso nei margini della scena abbia la stessa importanza, dal primo piano allo sfondo, spesso grazie a un punto di ripresa distante e sopraelevato rispetto al soggetto.
Nella maggior parte dei casi l’immagine finale è un montaggio di scatti, la somma di svariate scorpacciate di dettagli a fuoco che l’artista unisce secondo la prospettiva che ritiene più impattante.
Andreas Gursky ha fotografato il circuito del Bahrain da un elicottero, in linea con la sua predilezione per i punti di ripresa aerei. L’immagine finale, composta da diversi scatti, appare surreale per via della prospettiva. Tuttavia, sebbene l’artista sia intervenuto sulla composizione finale, ha sottolineato di aver impiegato fotografie reali scattate al circuito, che presenta un tracciato piuttosto bizzarro per via del fatto che viene spesso modificato tra una gara e l’altra.
Visual Spaces of Today
Il titolo della mostra, Visual Spaces of Today, è un’eloquente sintesi dei pilastri su cui Gursky poggia la sua visione creativa: gli spazi visivi e la contemporaneità.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra l’artista – da sempre affascinato dallo studio dei paesaggi naturali e architettonici – ha dichiarato: “Non sono mai stato interessato all’individuo, ma alla specie umana e al suo ambiente”.
Non a caso nelle fotografie di Gursky le figure umane non ci sono quasi mai e se ci sono, sono lontane, o seminascoste, mosse, o piccole, talvolta esageratamente piccole. Eppure, più le persone sono piccole più l’opera fotografica è intrisa dell’azione umana e del suo agire. Di fatto tutti gli ambienti su cui si concentra l’artista trasudano l’implacabile esigenza dell’essere umano di produrre, di costruire, di consumare, di conquistare: tutte attività che tracciano un esatto ritratto della società contemporanea.
Gursky osserva con acume i nostri tempi, sempre pronto a captare situazioni stimolanti dalle fonti più disparate. Trova ispirazione osservando fotografie altrui, sfogliando giornali e riviste scientifiche, facendo jogging lungo le rive del Reno, e convoglia tali impulsi nella sua rigorosa estetica che ammanta la fotografia di un sapore pittorico, raccontando atmosfere surreali partendo sempre da inequivocabili frammenti di realtà.
A Ibiza, di fronte alla bellezza di un paesaggio incontaminato, Gursky si è interrogato sul futuro degli scrigni di biodiversità del nostro Pianeta. Le due scie aeree visibili nella composizione sono state introdotte digitalmente dall’autore per stimolare una riflessione sull’impatto che le attività antropiche hanno sull’ambiente.
Lo spazio di Andreas Gursky
I grandi formati di Andreas Gursky sfidano l’osservatore, lo catturano da lontano, lo trascinano in prossimità dei dettagli che egli vorrà scrutare tenendo il naso a un palmo dalla stampa. Poi, le imponenti composizioni spingono lo spettatore ad allontanarsi di nuovo, per riassaporare la visione d’insieme, alla maniera dei grandi quadri impressionisti. “Nelle mostre di Gursky – ha rimarcato Urs Stahel – non ci si muove lungo le pareti, piuttosto ci si lascia guidare da forze di attrazione e repulsione. Le sue opere sono sintesi visive di innumerevoli singoli dettagli, delle mappature che collocano intere situazioni in singole immagini”.
Qui sopra una sequenza di fotografie che abbiamo scattato ad “Amazon” di Andreas Gursky avvicinandoci progressivamente all’immagine esposta al MAST di Bologna. La galleria ha lo scopo di mettere in risalto l’effetto visivo complessivo e, successivamente, l’enorme quantità di dettagli nitidi che caratterizzano l’immagine su tutti i piani.
Gli spazi espositivi del MAST si sono rivelati particolarmente congeniali all’artista, che ha dichiarato: “Ogni mia fotografia racconta un mondo a sé e solitamente mi viene difficile accostarne diverse sulla stessa parete. Gli spazi del MAST hanno le giuste proporzioni e questo mi ha consentito di dedicare una parete a ciascuna immagine”.
Di seguito un video dell’allestimento di Andreas Gursky. Visual Spaces of Today, gentilmente concesso dall’organizzazione della mostra presso gli spazi della Fondazione MAST di Bologna. Il video, ancorché privo di audio per motivi legati ai diritti, aiuta a comprendere la complessità del lavoro di allestimento dell’esposizione.
Il percorso espositivo di Andreas Gursky. Visual Spaces of Today
È in questi spazi “su misura” che si snoda la mostra, comprensiva di più di 40 immagini che abbracciano un ampio arco temporale. L’esposizione si apre con Salerno (1990), l’istantanea emblematica della cesura con la scuola dei Becher e dell’inizio di un percorso personale volto al grande formato e al colore a servizio di una visione elaborata e soggettiva della realtà contemporanea. La mostra include i primi lavori (Dolomiten, Seilbahn I, 1987), le opere più recenti (V&R II e V&R III, 2022) e, nel mezzo, un sostanzioso corpus di immagini che raccontano il mondo dell’industria, della finanza, del turismo, dell’agricoltura, dello sport.
“Salerno” è l’immagine che rappresenta la cesura di Gursky con la scuola di Berndt e Hilla Becher. Gursky ipotizza che il cliché del cielo azzurro e delle note di colore di questa sua istantanea scattata durante un viaggio in Italia con i sui genitori avrebbe fatto sorridere i membri dell’accademia. L’autore ha raccontato di aver avuto a disposizione pochissimi istanti prima del tramonto per realizzare una manciata di scatti. Affascinato dal paesaggio denso di particolari che raccontano l’attività umana Gursky ha deciso di abbandonare definitivamente le lastre per accostarsi al grande formato a colori e farne uno strumento con cui ritrarre scenari di questo tipo.
Sebbene Visual Spaces of Today si concentri sulle opere più imponenti di Gursky, non mancano formati più piccoli ma altrettanto ragionati, che sposano perfettamente la linea concettuale dell’artista. “Di recente – ha dichiarato Gursky – mi sono dedicato anche a delle istantanee. Non voglio entrare in un circolo vizioso, e se capita l’occasione di realizzare una fotografia in pochi secondi anziché lavorando per mesi lascio che accada”.
La nascita dei grandi formati di Gursky
Nel discorso di conferenza stampa – riportato anche nel saggio critico contenuto nel catalogo della mostra – Urs Sthael ha contestualizzato i primi grandi formati di Andreas Gursky in un’esaustiva sintesi dell’approccio della società occidentale all’immagine fotografica tra gli anni Sessanta e Ottanta. Il curatore ha toccato le tappe principali di questo processo, ripercorrendo la curva che in prima battuta ha visto un crollo dell’interesse per l’immagine statica in favore della performance e dell’happening durante gli anni Sessanta e Settanta.
In un’incalzante successione di citazioni che prendono in prestito le parole di Louise Lawler, Richard Prince, John Szarkowski e Jean Baudrillard, Stahel ha poi tracciato la rapida risalita del prestigio dell’immagine intorno all’inizio degli anni Ottanta, individuando la ragione di tale ascesa nel “graduale spostamento dell’attenzione e della fascinazione dal reale all’immagine del reale”.
L’accettazione passiva della realtà veicolata dai media ha provocato un condizionamento della società moderna tale da rendere la rappresentazione del mondo di gran lunga più importante del mondo stesso.
In questo preciso contesto, disinteressato alla distinzione tra il fatto storico e la sua simulazione, germoglia la nuova visione creativa di Andreas Gursky, fatta di quei coinvolgenti grandi formati al confine tra la realtà e la sua manipolazione finalizzati a suscitare una personale riflessione sulle bellezze del nostro mondo e, allo stesso tempo, sui temi più critici della società contemporanea.
Da allora Gursky continua a spronare il pubblico con opere che racchiudono magistralmente il suo background artistico, la sua preparazione tecnica e il suo acuto spirito d’osservazione. I suoi sofisticati paesaggi naturali, urbani, o umani sono piatti gourmet conditi di pittura e profondo senso estetico, elaborati con la pazienza di uno chef appassionato.
La mostra Andreas Gursky. Visual Spaces of Today è accompagnata da un catalogo pubblicato in occasione del decimo anniversario della Fondazione MAST di Bologna e del centesimo anniversario di G.D, impresa specializzata in soluzioni industriali. Legate dallo slogan “Fare del lavoro una cultura e della cultura un lavoro”, le due realtà condividono un’idea fondamentale: lavoro e cultura, componenti essenziali della società e della vita di ciascuno, si alimentano a vicenda in uno scambio continuo e prolifico.
Andreas Gursky. Visual Spaces of Today
- A cura di Urs Stahel e Andreas Gursky
- Fondazione MAST, via Speranza, 42 – Bologna
- dal 25 maggio 2023 al 7 gennaio 2024
- martedì-domenica, 10-19
- ingresso gratuito
- mast.org