Le Tre Cime, la Via Lattea e un gelido paesaggio invernale
Stefano Pellegrini è uno dei fotografi più noti tra chi apprezza l’affascinante genere del paesaggio astrofotografico. Uno dei suoi ultimi “scatti” (in realtà frutto di diverse esposizioni) ritrae le celeberrime Tre Cime di Lavaredo, uno dei massicci più fotografati delle Dolomiti, sovrastate dalla costellazione di Orione in una gelida notte dello scorso dicembre. Il tutto, nel caso in cui ciò non bastasse, incorniciato dalla bocca di una grotta, sfruttata dai soldati italiani durante la Prima Guerra Mondiale. All’interno, sul pavimento, si stagliano piccole stalagmiti di ghiaccio, non più alte di 10 centimetri. Ripercorriamo l’iter che ha portato a questa immagine tanto affascinante quanto complessa.
Paesaggi notturni e cieli stellati: una passione che toglie letteralmente il sonno
Per Stefano le Tre Cime, una vetta dolomitica che segna il confine tra Veneto e Trentino, sono una meta “fissa”, tanto d’estate quanto d’inverno. Per arricchire il portfolio finora realizzato, a dicembre decide di cambiare il punto di ripresa scegliendo una zona a pochi passi dal rifugio Locatelli. Arrivato in quota nel tardo pomeriggio con l’intento di passare due notti nel bivacco adiacente al rifugio (una struttura semplice, priva di corrente e altre “amenità”), dedica parte della prima a scegliere le inquadrature.
Stefano si fa aiutare da un’app, preziosa alleata degli astro-paesaggisti: PhotoPills. Con questa aveva precedentemente appreso che la costellazione di Orione si sarebbe trovata esattamente dietro le Tre Cime alle 3 di notte. Come molti sapranno, i cieli stellati che impreziosiscono certe foto di paesaggio sono spesso fotografati in stagioni differenti, addirittura in altri luoghi. Stefano, invece, crede che abbia maggior valore la contestualità delle riprese ed è per questo che si avvale di quest’app, che consente di previsualizzare scenari futuri con grande precisione.
La preparazione dello scatto, senza lasciare nulla al caso
Il giorno dopo Stefano esegue il sopralluogo alle grotte, situate a poca distanza dal bivacco, in direzione NE, saltando di roccia in roccia per non lasciare tracce nelle neve… Una volta lì scopre un piccolo tappeto di stalagmiti di ghiaccio, dell’altezza di pochi centimetri, e decide che costituiranno il primo piano dell’immagine finale. Stefano normalmente scatta con una Nikon D850, ma la sua fidata reflex è in assistenza perché ha deciso di far rimuovere il filtro IR dal sensore per dedicarla esclusivamente alla ripresa astronomica. Il “muletto” è una Nikon D810 su cui innesta il suo zoom Tamron SP 15-30mm F/2.8 Di VC USD, sostenendo il tutto con un treppiedi Vanguard VEO3+ in carbonio con testa a sfera.
La composizione è frutto di una panoramica con focus stacking
Trovare l’inquadratura perfetta non è semplice: l’intento è quello di riprendere da molto vicino i ghiaccioli perché sembrino imponenti e facciano da contraltare al massiccio dolomitico. La soluzione è una panoramica costituita da due scatti lievemente sovrapposti che Stefano esegue subito dopo il tramonto, perché il paesaggio assuma una tonalità fredda più coerente con la stagione. Ognuna delle due immagini che compongono la panoramica sul paesaggio è frutto in realtà di due scatti con differente messa a fuoco, una sul primo piano, una sullo sfondo: quindi, una panoramica di due focus stacking!
Nove scatti da 13 secondi per la Via Lattea
Il cielo, invece, è stato fotografato diverse ore dopo, in piena notte, quando Orione ha assunto la posizione che il fotografo stava aspettando. Per registrare la volta celeste, senza cambiare l’inquadratura rispetto al secondo e più alto dei due scatti necessari al paesaggio, Stefano ha eseguito nove scatti che una volta a casa ha unito con il software Sequator, un’applicazione gratuita per Windows che riesce al contempo a riallineare le stelle e le relative tracce individuate nei vari fotogrammi e a ridurre il rumore dovuto all’alta sensibilità normalmente impostata in ripresa per questo genere di riprese.
Confezionato al meglio il cielo, Stefano l’ha poi ottimizzato con un plug-in di Photoshop chiamato Astro Panel, realizzato dall’italiano Angelo Perrone, e l’ha infine unito al paesaggio.
- reflex full frame Nikon D810
- Tamron SP 15-30mm F/2.8 Di VC USD a 15mm
- 1/8sec per il paesaggio (4 scatti) - 13sec per il cielo (9 scatti)
- f/11 per il paesaggio - f/2,8 per il cielo
- ISO 800 per il paesaggio - ISO 6400 per il cielo
- Vanguard VEO3+ 263CB 160S
Chi è Stefano Pellegrini
Classe 1989, vive e lavora a Milano. Da sempre appassionato di fotografia, fa il salto di qualità nel periodo post-pandemico: date le dimissioni da una nota azienda di liquori, della cui comunicazione è responsabile, si mette in proprio come designer di bottiglie. La libera professione gli permette di gestire con grande elasticità le giornate, e riesce a dedicare tempo e risorse ai cieli stellati. Quando gli chiedono perché non realizza corsi di astrofotografia, Stefano fa capire che secondo lui mestiere e passione non vanno d’accordo…
Già pubblicato sulle pagine di FOTO Cult in edizione cartacea, torna ospite sul nostro sito con questa immagine che ben si inserisce nel suo portfolio stellare. Stefano, però, è un creativo sempre in cerca di nuovi stimoli e ci ha confessato di essere sempre più impegnato in nuovi progetti di cui presto vi daremo conto. Nel frattempo, potete godervi i suoi lavori presenti sul sito e sul profilo Instagram.