Roma
Dal 10 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024
È in corso al Palazzo Esposizioni di Roma Don McCullin a Roma, la mostra più ampia mai dedicata al fotografo britannico di fama internazionale Don McCullin.
L’esposizione ripercorre i momenti più significativi del lavoro del fotografo, oltre a presentare la serie dedicata all’Impero romano, avviata negli anni Duemila. Si tratta di una raccolta di immagini in cui si incontrano e si sovrappongono i due temi portanti della produzione fotografica di McCullin: il dolore e la pace. Noto per il suo atteggiamento audace e diretto, mai privo di coinvolgimento emotivo nei confronti dei soggetti ritratti, McCullin ha dato vita ad alcune delle immagini di povertà, carestia e guerra più immediatamente riconoscibili di tutta la storia della fotografia. D’altro canto, l’autore si è speso con passione anche nella documentazione del paesaggio, sia nel Regno Unito, sia all’estero. È nei paesaggi del Somerset, ad esempio, che McCullin ha spesso cercato “rifugio” per lenire la sofferenza delle sue esperienze di guerra.
Don McCullin a Roma: il percorso espositivo
Il percorso della mostra, composta da oltre 250 fotografie, si sviluppa attraverso sei diverse sezioni, una per sala, ciascuna dedicata a uno dei seguenti gruppi di opere: Esordi, Guerra e Conflitti, Immagini documentarie del Regno Unito, Immagini documentarie all’estero, Paesaggi e Nature morte, L’Impero romano.
Don McCullin: esordi
Don McCullin è cresciuto a Finsbury Park, un quartiere operaio nel nord di Londra, e molti dei suoi primi scatti ritraggono le persone e i luoghi in cui viveva. Dopo un esordio come fotografo sotto le armi, McCullin ha portato la fotocamera con sé in Inghilterra e non se n’è più separato. Il primo successo fotografico è arrivato direttamente dalla sua comunità grazie a una fotografia di The Guvnors, una banda di ragazzi del quartiere che conosceva per lo più personalmente. Altre sue immagini della Londra della fine degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta mostrano una città che sembra guardare al passato e allo stesso tempo al futuro. Risale ai primi anni Sessanta anche il suo primo importante ‘incarico’ all’estero, che paradossalmente fu lui stesso ad assegnarsi pagando di tasca propria il biglietto per Berlino nel momento in cui si procedeva alla costruzione del Muro. Da questo avvenimento storico McCullin sarebbe ritornato con immagini incredibili, che gli valsero un contratto con il quotidiano The Observer e il suo primo Press Award.
Don McCullin: guerra e conflitti
McCullin è riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori fotografi di tutti i tempi; ha lavorato per importanti testate britanniche come The Observer e The Sunday Times, esponendosi ai rischi di alcuni dei conflitti più violenti e catastrofici della fine del Ventesimo secolo. Benché la prima delle sue guerre sia stata la Guerra Fredda nello scenario della Berlino divisa, ha vissuto le sue prime vere e proprie esperienze di reporter sulla violenza di guerra a Cipro e in Congo. Tuttavia, a consolidare la sua reputazione di reporter coraggioso e compassionevole è stato il Vietnam: col suo obiettivo McCullin ha catturato l’orribile realtà della guerra su entrambi i fronti, con immagini di traumi e di morte esenti da qualsiasi censura, prodotte secondo l’imperativo morale di mostrare qualsiasi conflitto senza infingimenti.
Testimoniata la violenza in Biafra e Bangladesh, in Libano e nell’Irlanda del nord, nel 1979 si è ripromesso di smettere di fotografare guerre e conflitti, continuando tuttavia a rimettersi in gioco di quando in quando. Ha documentato la repressione dei curdi in Iraq agli inizi dei primi anni Novanta, la seconda guerra irachena nel 2003 e, più recentemente, il conflitto in Siria.
Don McCullin: immagini documentarie del Regno Unito
Con l’avvento dei primi successi fotografici McCullin ha iniziato a coltivare quelli che avrebbe poi considerato i suoi progetti personali, molti dei quali incentrati sul nord dell’Inghilterra, rapidamente impoverito dalla deindustrializzazione. McCullin sembrava ossessionato dalle comunità operaie, che tornava a visitare allo scopo di rivelare la vita difficile e lo spirito indefesso di coloro che ne facevano parte. Dalla Liverpool dei primi anni Sessanta, alla Bradford degli anni Sessanta e Settanta, McCullin ha sorpreso queste città nel momento del loro crollo materiale e sociale. Molte foto di questo periodo mostrano l’incredibile povertà di alcune parti della Gran Bretagna del dopoguerra, luoghi abitati da persone costrette a vivere in alloggi al limite dell’abitabilità se non direttamente in strada.
Più vicino a casa, in un Est End oggi per noi irriconoscibile, McCullin tornava invece per fotografare un gruppo di senzatetto a due passi dai ricchi quartieri finanziari di Londra, con un approccio originale e un’umanità fuori dal comune.
Don McCullin: immagini documentarie dall’estero
Viaggiando per i suoi incarichi fotografici McCullin ha vissuto e ritratto i luoghi più remoti del mondo. Animato da un autentico spirito cosmopolita, e sempre interessato alla sofferenza e alle capacità di ripresa dell’essere umano, l’occhio di McCullin ha saputo cogliere la diversità e la forza dei popoli al di là della miseria e della tragedia. L’India, ad esempio, è stata per lui fonte di fascinazione e ispirazione ininterrotta nel corso di molti soggiorni, attraverso le grandi feste collettive lungo i fiumi Gandak e Gange, o il pellegrinaggio alla Kumbh Mela. In Etiopia meridionale il fotografo ha realizzato memorabili ritratti dei membri della tribù dei Karo e dei Surma, mentre nelle regioni selvagge dell’Egitto e del Sudan ha fotografato le vite nel cuore del deserto.
Don McCullin: paesaggi e nature morte
Oltre al suo ineguagliabile ruolo come fotografo di guerra e al suo prezioso contributo in ambito documentaristico, Don McCullin annovera più di quarant’anni di esperienza come fotografo paesaggista, nel corso dei quali ha sviluppato una visione originale ed elegiaca del paesaggio rurale britannico. Nel suo libro del 1979, Homecoming, McCullin dichiarava di voler ormai tagliare i ponti con la fotografia di guerra e trovarsi “un rifugio in campagna” dove “poter fotografare l’Inghilterra per il resto della vita”. Nonostante il rifugio individuato nella campagna del Somerset, nel sud ovest dell’Inghilterra, le foto prodotte in quel contesto hanno un sapore poco idilliaco. McCullin si concentra sui campi lavorati dall’uomo allagati e sferzati del vento, sovrastati da un cielo cupo, in un’atmosfera gravida di drammaticità e pathos. Ne deriva un resoconto del mondo brutale e tetro, in un certo senso ancora intriso di conflitto. I paesaggi scozzesi del fotografo appaiono pervasi dal sublime più che dalla loro tradizionale bellezza, così come le sue toccanti composizioni di nature morte, poetiche e cariche di emotività.
Don McCullin: l’Impero romano
All’inizio del nuovo millennio McCullin ha dato avvio a quello che lui stesso considera il suo ultimo grande progetto: una sorta di indagine fotografica culturale, architettonica e storica sui resti dell’Impero romano nell’area del Mediterraneo meridionale. Denominato Frontiere del sud, il progetto mescola un acuto sguardo sul paesaggio e sulla capacità delle rovine romane di testimoniare lo scorrere del tempo. Dal Marocco all’Algeria nel sud ovest, fino alla Siria e al Libano nel nord est, McCullin ha passato anni a fotografare siti famosi come Baalbek, Palmira e Volubilis. Una posizione particolare in questo lavoro lo occupa Palmira, non solo in qualità di antica civiltà sopravvissuta, ma di indicatore tangibile del passaggio del tempo: inalterata per migliaia di anni Palmira è stata attaccata e gravemente danneggiata in occasione dell’autoproclamazione dello Stato islamico nel secondo decennio del Duemila.
McCullin ha portato avanti l’attività in questo campo anche durante la pandemia, con un importante lavoro in Turchia da cui è nato il suo libro più recente, Journeys across Roman Asia Minor. L’interesse per il patrimonio dell’antica Roma ha portato McCullin a cercare di accedere ad alcune delle maggiori collezioni di scultura romana presenti in Italia e negli Stati Uniti. Realizzate con tutta la sua consueta competenza e la persistente passione per alcuni dei reperti storici più belli e significativi, le ultime foto dell’autore si rivelano testimonianza eloquente del suo inesauribile impegno nel tempo verso la fotografia, come forma d’arte pari a tutte le altre.
Qualcosa in più si Don McCully
Don McCullin è autore di oltre una dozzina di libri e le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Nel corso degli anni, gli sono stati conferiti molti riconoscimenti, tra cui i prestigiosi premi del World Press Photo, il Cornell Capa Award dell’International Centre for Photography di New York per il contributo dato alla fotografia nella sua intera vita nel 2006, il Lucie Award per i suoi successi nel campo del fotogiornalismo nel 2016, nonché il premio alla carriera dell’International Centre for Photography nel 2020. La sua importanza nell’arte britannica è stata confermata da una retrospettiva dedicatagli dalla Tate Britain nel 2019, poi replicata alla Tate Liverpool nel 2020. Nel 1993 è stato il primo fotoreporter a essere nominato Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico (CBE) e in seguito nel 2017 è stato insignito del titolo onorifico di baronetto.
La mostra Don McCullin a Roma è curata da Simon Baker, in stretta collaborazione con Don McCullin e Tim Jefferies e con l’assistenza di Catherine Fairweather, Jeanne Grouet, Lachlann Forbes. La mostra è promossa dall’ Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, prodotta e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo.
La retrospettiva è accompagnata dall’uscita di un nuovo libro, Don McCullin: Life, Death and Everything in Between, pubblicato da GOST Books, Londra.
Don McCullin a Roma
- A cura di Simon Baker
- Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194 – Roma
- dal 10 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024
- martedì-domenica, 10-20. Lunedì chiuso
- intero 12,50 euro, ridotto 10 euro
- palazzoesposizioni.it