Torino
Dal 17 marzo al 16 luglio 2023
Dal 17 marzo al 16 luglio le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la più vasta mostra antologica mai organizzata in Italia dedicata a Ruth Orkin (Boston 1921 – New York 1985): Ruth Orkin. Una nuova scoperta. Centocinquantasei fotografie, la maggior parte delle quali originali, ripercorrono la traiettoria di una delle personalità più importanti della fotografia del XX secolo, in particolare tra il 1939 e la fine degli anni Sessanta, attraverso alcune opere capitali come VE-Day, Jimmy racconta una storia, American Girl in Italy, uno dei suoi scatti più iconici, i ritratti di personalità quali Robert Capa, Albert Einstein, Marlon Brando, Orson Welles, Lauren Bacall, Vittorio De Sica e Woody Allen. Secondo Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali, questa mostra restituisce una riflessione attenta alle particolarità che hanno fatto emergere Orkin nel panorama della fotografia mondiale, in un’epoca in cui l’affermazione di genere era una conquista lontana, anche in ambito artistico.
Ruth Orkin trasforma il suo sogno sul cinema e approda alla fotografia
La mostra affronta il lavoro di Ruth Orkin da una prospettiva completamente nuova, all’incrocio tra l’immagine fissa e l’immagine in movimento. Affascinata dal cinema, Ruth Orkin sognava infatti di diventare una regista, grazie anche all’influenza della madre, Mary Ruby, attrice di film muti, che la portò a frequentare le quinte della Hollywood degli anni Venti e Trenta del Novecento. Nella prima metà del secolo scorso, tuttavia, per una donna la strada per intraprendere questa carriera era disseminata di ostacoli. Ruth Orkin dovette quindi rinunciare al sogno di diventare cineasta o perlomeno dovette trasformarlo: complice il regalo della sua prima macchina fotografica, una Univex da 39 centesimi di dollaro, si avvicinò alla fotografia, ma senza mai trascurare il fascino del cinema.
Il nuovo linguaggio tra immagine fissa e in movomento
Proprio l’appuntamento mancato con la sua vocazione, costrinse Ruth Orkin a inventare un linguaggio alla confluenza tra due arti sorelle, tra l’immagine fissa e l’illusione dell’immagine in movimento. Attraverso un’analisi molto specifica dell’opera della fotografa, la rassegna permette di capire i meccanismi da lei messi in atto per evocare il fantasma del cinema nel suo lavoro, come avviene nel suo primo Road Movie del 1939, quando attraversò in bicicletta gli Stati Uniti da Los Angeles a New York. In quell’occasione, Ruth Orkin tenne un diario che diventò una sequenza cinematografica, un reportage che raccontava un viaggio in ordine cronologico. Ispirandosi ai taccuini e agli album in cui la madre documentava le riprese dei suoi film, e utilizzando lo stesso tipo di didascalie scritte a mano, l’artista inseriva l’immagine fotografica in una narrazione che riprendeva lo schema della progressione cinematografica, come se le fotografie fossero immagini fisse di un film mai girato e di cui vengono esposte ventidue pagine.
Il percorso espositivo propone anche lavori come I giocatori di carte o Jimmy racconta una storia, del 1947, in cui Ruth Orkin usò la macchina fotografica per filmare, o meglio, per fissare dei momenti, lasciando allo sguardo dello spettatore il compito di comporre la scena e riprodurre il movimento, ma anche il film Little fugitive (1953), candidato al Premio Oscar per la migliore storia cinematografica e vincitore del Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia.
Nei primi anni Quaranta, Ruth Orkin si trasferì a New York, dove divenne membro della Photo League, cooperativa di fotografi newyorkesi, e instaurò prestigiose collaborazioni con importanti riviste, tanto da diventare una delle firme femminili del momento.
Dall’alto di una finestra
In questo periodo realizzò alcuni degli scatti più interessanti della sua carriera. Nel progetto Dall’alto Orkin catturava perpendicolarmente da una finestra gli avvenimenti che si svolgevano per strada, riprendendo alcune persone del tutto ignare di essere oggetto del suo sguardo fotografico: un gruppo di signore che davano da mangiare ai gatti di strada; un padre che, acquistata una fetta di anguria, la porgeva alla figlia davanti al chiosco del venditore ambulante; due poliziotti che facevano cordone attorno a un materasso logoro abbandonato per strada; due bambine che giocavano; un gruppo di marinai che incedevano speditamente, divenuti riconoscibili per i loro cappelli che si stagliavano come dischi bianchi sul fondale grigio dell’asfalto.
A molti anni di distanza l’artista tornò a questo genere di scatti: da una finestra con vista Central Park ripropose lo stesso gesto e la stessa inquadratura, nelle diverse stagioni, registrando la fisionomia degli alberi, la tonalità delle loro foglie. Il soggetto era proprio lo scorrere del tempo.
Il reportage di Ruth Orkin per LIFE e il viaggio in Italia
La mostra darà poi conto del reportage per la rivista LIFE, realizzato nel 1951 in Israele a seguito della Israeli Philarmonic Orchestra e del viaggio compiuto in Italia, visitando Venezia, Roma e Firenze, città dove incontrò Nina Lee Craig, una studentessa americana, alla quale chiese di farle da modella per un servizio volto a narrare per immagini l’esperienza di una donna che viaggiava da sola in un Paese straniero e che divenne soggetto di American Girl in Italy, una delle sue fotografie più iconiche e più famose della storia della fotografia; la scena che immortala Nina Lee Craig a passeggio per le strade di Firenze tra un gruppo di uomini che ammiccano al suo passaggio, riesce a ispirare a Ruth Orkin la foto-racconto che cercava da tempo.
La mostra Ruth Orkin. Una nuova scoperta è accompagnata da un catalogo Skira.
Ruth Orkin. Una nuova scoperta
- A cura di Anne Morin
- Musei Reali – Sale Chiablese, Piazzetta Reale (TO)
- dal 17 marzo al 16 luglio 2023
- martedì-venerdì, 10-19; sabato e domenica, 10-21
- intero 15 euro, ridotto 13 euro
- mostraruthorkin.it