Quando la fotografa francese Claudia Revidat incontra la tribù dei Mursi, in Etiopia, per una sua ricerca su come le comunità africane usino il colore e lo interpretino nella vita di tutti i giorni, rimane folgorata dalle donne. La loro forza, il loro stile di vita, il loro pensiero, il loro vissuto la inducono a riflettere su come sia possibile rappresentarle appieno e a cercare un modo per coglierne profondità e complessità. Così nasce Women of Fire. Abbiamo fatto due chiacchiere con l’autrice per scoprire la genesi del suo progetto.
Qual è la storia di Women of Fire?
La storia di Women of Fire si concentra sulla vita delle donne della tribù Mursi in Etiopia. Questo progetto fotografico ha l’obiettivo di far luce sulle complesse realtà che queste donne si trovano ad affrontare, raccontandone resilienza e forza naturale. Come testimone della loro storia, ho sentito l’urgenza di ritrarle come guerriere nel loro ambiente naturale.
Il colore delle immagini rimanda al “fuoco”. Perché hai messo questo elemento naturale in relazione alla storia delle donne Mursi?
In questo progetto, l’uso di colori caldi ha origine dal modo in cui le donne Mursi spesso rappresentano la propria realtà. Al di là del simbolismo del fuoco, questi colori riflettono anche le dolorose esperienze delle donne legate alle esplosioni periodiche nei loro villaggi, derivanti da conflitti tribali, e alle violenze domestiche che purtroppo subiscono costantemente. Le cicatrici visibili sui loro corpi testimoniano la capacità di sopravvivere in condizioni a volte ostili.
In Women of Fire ricorri spesso alla stratificazione di più immagini. Perché hai usato questa tecnica?
La scelta della tecnica di stratificazione va oltre la mera dimensione estetica della fotografia. Lo scopo è quello di trascendere il mezzo fotografico, incorporando elementi narrativi, movimento e senso della vita, al fine di offrire una rappresentazione più ricca e complessa della realtà delle donne Mursi.
Quando sovrappongo le immagini attingo all’ambiente circostante, utilizzando elementi come motivi floreali o collezioni di oggetti, per creare composizioni uniche. Questo approccio mi permette di giocare con le texture, le forme e i colori, dando vita a un’estetica visiva distintiva che riflette la profondità e la diversità delle esperienze di queste donne. Ogni elemento di queste sovrapposizioni è scelto con cura per aggiungere, al ritratto, specifiche sfumature emotive.
La tua narrazione alterna colore e bianco e nero. Perché?
Nella mia narrazione fotografica l’alternanza tra immagini a colori e in bianco e nero ha un significato molto rilevante. Le immagini a colori hanno lo scopo di trasmettere un messaggio positivo, elevando queste donne nella loro vita quotidiana, presentandole nella loro luce migliore, bella e potente. Per me è fondamentale mostrarle in tutto il loro splendore, poiché non sempre sono percepite in questo modo dagli osservatori esterni, soprattutto dagli uomini. D’altra parte, le immagini in bianco e nero vengono scelte per creare un contrasto sorprendente, enfatizzando gli aspetti più intimi e profondi delle donne Mursi, come le loro cicatrici, le emozioni e la dimensione interiore.
Il tuo progetto si compone di diverse modalità di narrazione. Qual è la visione di insieme che volevi dare?
Il mio progetto fotografico spazia dai ritratti ai paesaggi, fino a stringere su dettagli più intimi come le cicatrici. Mi sforzo di trasmettere una visione completa e profonda delle persone che fotografo e lo faccio radicando le mie immagini nella dimensione emozionale. Attingendo al mio percorso personale, ho sviluppato una particolare sensibilità nel comprendere la sofferenza umana, che cerco di esprimere, attraverso la fotografia, in modo poetico e potente. L’obiettivo fondamentale del mio lavoro è quello di svelare la bellezza del mondo, di celebrare il profondo legame tra gli esseri umani, le loro culture e il loro ambiente, di evocare una profonda contemplazione sulla vita, la sofferenza e la resilienza.
Possiamo considerare le tue immagini anche come un monito per la civiltà di oggi?
Questo progetto, in primo luogo, trascende i confini culturali, evidenziando come le sfide di queste donne siano sfide universali, le sfide delle donne in tutto il mondo. Serve, inoltre, come potente testimonianza in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali. Le difficoltà che le donne Mursi devono affrontare, come la siccità e la diminuzione delle risorse naturali, infatti, sono profondamente intrecciati con la natura, sottolineando l’importanza cruciale di agire per proteggere il nostro pianeta e combattere il cambiamento climatico. Queste immagini agiscono come uno specchio, mostrando le conseguenze delle nostre azioni sulla Terra, esortandoci ad agire in modo responsabile per preservare il nostro ambiente per le generazioni future.
Ulteriori informazioni su Claudia Revidat sono disponibili sul suo sito claudiarevidat.com.