Venezia
Dal 29 marzo al 6 agosto 2023
Arriva in libreria in questi giorni il voluminoso Ugo Mulas. L’Operazione Fotografica, catalogo della mostra appena inaugurata presso Le Stanze della Fotografia di Venezia. L’esposizione è la prima ospitata nel nuovo centro di ricerca e divulgazione della cultura fotografica che raccoglie l’eredità della Casa dei Tre Oci, l’istituzione che dal 2012 aveva animato per un decennio la comunità fotografica lagunare e non solo. Il progetto è una collaborazione tra l’editore Marsilio Arte e la Fondazione Giorgio Cini e il suo programma espositivo continuerà con due mostre dedicate a Paolo Pellegrin e a Helmut Newton.
Quella in corso in questi giorni, invece, è dedicata al grande fotografo lombardo scomparso prematuramente esattamente mezzo secolo fa e ne racconta la carriera, sospesa tra reportage e sperimentazione, attraverso quasi trecento opere fra le quali si segnalano una trentina di scatti inediti e, cosa non scontata al giorno d’oggi, alcune stampe vintage. I curatori sono Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio Ugo Mulas cha ha sede a Milano, città in cui l’autore si trasferì nel 1948 e dove iniziò la propria carriera.
Tutto ebbe inizio dal bar Jamaica
La scintilla da cui tutto partì fu la sua frequentazione del bar Jamaica, nei pressi dell’Accademia di Brera. Agli inizi degli anni Cinquanta il luogo era un punto di ritrovo per artisti e intellettuali, e Mulas catturò quell’epoca con una serie di scatti che testimoniano la vitalità culturale della città nell’immediato dopoguerra. Nello stesso periodo si dedicò anche al reportage, raccogliendo immagini dei dormitori pubblici e dei silenzi notturni nella sale d’aspetto della stazione centrale o nelle strade popolate solo da qualche netturbino. D’altra parte il fotogiornalismo fu un genere che Mulas praticò per tutta la vita, sia in Italia sia all’estero. Tuttavia è per i suoi strettissimi legami con il mondo dell’arte degli anni Sessanta che è maggiormente conosciuto: Mulas è stato uno dei fotografi italiani più attenti a ciò che accadeva sulla scena artistica internazionale di quel periodo.
In un lasso di tempo effettivamente molto breve ritrasse (spesso diventandone amico) Alberto Giacometti, Giorgio Morandi, Roy Lichtenstein, Leo Castelli, Andy Warhol, Mario Schifano, Alberto Burri, Joan Miró, Giorgio De Chirico, Emilio Vedova, Robert Rauchenberg, Alexander Calder, Marcel Duchamp, Lucio Fontana. Agli ultimi tre, così come al poeta Eugenio Montale, sono dedicate alcune sezioni della mostra veneziana che sono compiute in sé stesse, come se si trattasse di una costruzione per scatole cinesi.
In particolare sono i ritratti di Fontana durante l’esecuzione di un quadro nel 1964 a colpire per la potenza espressiva con cui comunicano la concentrazione dell’artista e l’intensa essenzialità con cui questi creava le tele che avrebbero fatto la storia dell’arte contemporanea. Così si resta sorpresi quando poco dopo, lungo la parte finale del percorso, ci si imbatte in un servizio di moda del 1967 in cui lo stesso Fontana posò in pelliccia, con un’espressione gigionesca, per L’Uomo Vogue.
Ugo Mulas e i movimenti d’avanguardia
Mulas collaborò con riviste di moda ma anche di architettura, come Domus, e ovviamente di arte. Documentò i volti e gli spazi dei movimenti d’avanguardia, produsse cronache per immagini delle grandi mostre e delle contestazioni che spesso le accompagnavano. Per esempio quelle concomitanti alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano del 1968. Ma fu egli stesso un autore che non si limitava alla produzione di immagini bensì allargava la sua ricerca alla riflessione sui limiti e sulle potenzialità del mezzo meccanico che utilizzava e sulla sua relazione con la società e la cultura del proprio tempo. Riflessione che elaborò in una serie di immagini e osservazioni che lo impegnarono tra il 1968 e il 1974 e che intitolò Verifiche.
Parte manifesto d’intenti, parte monologo interiore, la dozzina di brevi saggi in parole e immagini è tanto un vademecum per gli altri fotografi quanto un modo escogitato da Mulas per chiarire le idee a sé stesso. Infatti nel testo introduttivo confessò che “può darsi che alla base di queste mie divagazioni ci sia quel bisogno di chiarire il proprio gioco, così tipico degli autodidatti, che essendo partiti al buio, vogliono mettere tutto in chiaro, e conservano rispetto al mestiere conquistato giorno dopo giorno, un certo candore e molto entusiasmo”.
Le Verifiche di Mulas
Anche le Verifiche sono incluse nella mostra, tanto che il suo titolo è mutuato da quello di una di esse: la seconda, per l’esattezza, dedicata all’americano Lee Friedlander e risalente al 1971. La foto che la illustra è un autoritratto di Mulas in cui lui compare e non compare, dato che se ne vede l’ombra proiettata su un muro a cui è appeso un piccolo specchio in cui egli effettivamente è riflesso, ma ha il volto coperto dalla macchina fotografica. Un autoritratto che è l’immagine perfetta per ricordare Mulas, autore poliedrico e che forse nessuno poté conoscere a fondo in quanto non ebbe il tempo di esprimersi pienamente.
Ugo Mulas. L’operazione fotografica
- A cura di Denis Curti e Alberto Salvadori
- Le Stanze della Fotografia di Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
- dal 29 marzo al 6 agosto 2023
- tutti i giorni, 11-19; mercoledì chiuso
- intero 14 euro, ridotto 12 euro
- lestanzedellafotografia.it
Ugo Mulas. L'operazione fotografica
Titolo Ugo Mulas. L’Operazione Fotografica
Formato 29×23,7cm
Immagini 376
Pagine 192
Lingua italiano
Prezzo 55 euro
Editore Marsilio Arte