Completiamo il test della X-H2S con questo secondo appuntamento dedicato all’analisi di nitidezza, gamma dinamica e tenuta agli alti ISO. Come se la caverà l’ammiraglia del sistema X-H di Fujifilm, una mirrorless da ben 2.800 euro solo corpo, dopo aver già dimostrato di primeggiare nella fotografia ad alto tasso di dinamismo? Scopriamolo insieme.
- Corpo tropicalizzato
- Ottima ergonomia
- Mirino eccellente
- Monitor tattile e orientabile
- Display di servizio sulla calotta
- Buona autonomia
- Connessioni complete
- Doppio slot per SD e CFexpress A
- Velocità operativa di riferimento
- Autofocus reattivo e preciso
- JPG ottimi per nitidezza e colore
- Gamma dinamica eccezionale in RAW
- Buona tenuta agli ISO medio-alti anche in JPG
- IBIS da 7EV solo a 35mm di focale
- La ventola optionale è cara: circa 200 euro
- Attivazione separata riconoscimento volti/occhi e tipologia di soggetto
Eccoci giunti alla seconda e ultima parte del test della Fujifilm X-H2S, fotocamera già ampiamente descritta nella forma e, in parte, nella “sostanza”, qui e nell’articolo pubblicato nel numero #192 di agosto-settembre della nostra rivista. Dopo averne saggiato le capacità di raffica e messo alla prova il sistema AF, è giunto il momento di analizzare le prestazioni della X-H2S sia in termini di nitidezza, sia di gamma dinamica che di tenuta agli alti ISO. Ma prima di cominciare, riassumiamo brevemente le specifiche principali della nuova mirrorless del sistema X di Fujifilm, e come grazie a queste si è conquistata il titolo di ammiraglia.
Il comparto delle connessioni della X-H2S (in alto, fotografata con le ottiche con le quali abbiamo condotto tutte le nostre prove), sfoggia una inconsueta HDMI di taglia standard, l’uscita cuffie, l’ingresso microfono, la presa per i flash da studio tradizionali nella parte frontale, e la USB-C utile per la ricarica in viaggio. Ci sono anche le connessioni senza fili, Wi-Fi, Bluetooth e NFC, per il trasferimento delle immagini e il controllo remoto via smartphone o tablet.
Fujifilm X: come cambia la famiglia
Oggi, con i suoi 2.800 euro di listino, la X-H2S si piazza prepotentemente al vertice della serie X di Fujifilm. Contrariamente al 2018, infatti, quando tra la X-H1 e la X-T2 (modello sulla cresta dell’onda già da un paio d’anni, poi rimpiazzato dalla X-T3) correvano poche centinaia di euro di differenza, oggi tra la X-H2S e la X-T4 (anche questa in servizio da un biennio) passano invece quasi 1.000 euro; si allarga dunque la forbice di prezzo tra i modelli più evoluti delle rispettive serie, ma di pari passo aumentano pure le differenze in termini di prestazioni, soprattutto sul fronte della velocità. A tal proposito, ecco un sintetico “ritratto” del modello in prova: la X-H2S è la Fujifilm più veloce mai realizzata da Fujifilm (scatta fino a 40fps mantenendo attivi esposimetro e autofocus), sfrutta un sistema AF basato sull’intelligenza artificiale in grado di rilevare soggetti umani o animali, ma pure automobili, cicli e motocicli, treni… e filma fino al 6,2K/30p o in 4K/60p sfruttando per intero il sensore. Il tutto azzerando il blackout del mirino e il rolling shutter quando si lavora con l’otturatore elettronico. La fotocamera offre tra l’altro un’ergonomia inappuntabile, con comandi completi, sistemi di mira in fascia alta, l’LCD di servizio sulla calotta, un impugnatura generosa e la predisposizione sia per il battery grip opzionale con spazio per il secondo accumulatore, sia per la ventola per la dissipazione attiva del calore, un accessorio utile in video. Dunque tutto quello che è lecito attendersi da una fotocamera per intenditori, realizzata senza compromessi e proposta a un prezzo tutt’altro che popolare, qui c’è.
Sul fondello, laddove è collocato il vano di accesso alla batteria, troviamo pure la contattiera per il battery grip opzionale con doppi comandi e spazio per il secondo accumulatore (VG-XH, 450 euro). Per stare al passo con la velocità del sensore, la X-H2S riserva infine i due slot per le schede di memoria a quelle di tipo CFexpress tipo B e SD UHS-II.
Fujifilm X-H2S: caratteristiche e prezzo
Nella X-H2S troviamo anche un CMOS retroilluminato (BSI), di risoluzione pari a quella di alcuni modelli di fascia alta meno recenti (quindi 26MP). È però anche di tipo stacked, e questa è una novità assoluta per Fujifilm; questa tipologia di sensore – con pixel e circuiteria posti su strati sovrapposti e perciò più efficienti nel ra ccogliere il segnale analogico – è stato adottato finora solamente in poche e costose ammiraglie destinate all’utilizzo sportivo, per esaltarne le capacità di ripresa dinamica e l’esperienza di mira senza blackout. E come sarà semplice constatare, nessuna di queste è regalata: la Olympus OM-1 (20MP), solo per cominciare, costa 2.200 euro ma ha un sensore QuattroTerzi, più piccolo di 1,36 volte rispetto a quello della X-H2S. Scatta fino a 120fps. Tra le full frame, la Sony Alfa 9 (24MP) o le più recenti A9 II (24MP) e A1 (50MP), o ancora la Canon Eos R3 (24MP) e la Nikon Z9 (46MP) partono da 3.900 euro e superano abbondantemente i 7.000 euro di listino. Sparano raffiche che va nno da un minimo di 20fps a un massimo di 30fps. Insomma, i 2.800 euro chiesti da Fujifilm per la X-H2S a ben vedere non fanno gridare allo scandalo, anzi…
Ecco a confronto le specifiche principali di tre mirrorless APS-C d’alto bordo firmate Fujifilm: la X-H1 (2018), la X-T4 (2020) e la X-H2S in prova (lanciata a maggio di quest’anno). Il balzo evolutivo tra quest’ultima e la capostipite è enorme, mentre è più sottile il divario con la X-T4, che la X-H2S surclassa nettamente solo sul fronte della raffica e della ripresa video.
Fujifilm X:H2S: le nostre conclusioni
Rimandando alle didascalie a corredo delle immagini giudizi più ampi, centriamo rapidamente il punto. Chi scatta già con la Fujifilm X-T4 potrebbe ritenere non indispensabile sostituirla con la nuova X-H2S, a meno che da un giorno all’altro non si ritrovasse catapultato ai bordi di un campo da gioco, lungo il rettilineo di un circuito o dentro un palazzetto dello sport a scattare su commissione. È vero che 40fps e l’intelligenza artificiale messa a servizio dell’autofocus possono fare la differenza per un professionista – e quindi giustificare l’upgrade – ma allo stesso modo pure 20fps ben “serviti” dall’esposimetro e dall’autofocus restano avanguardia pura per un amatore. Insomma, se la velocità non è un’ossessione o un’esigenza, “l’usato” Fujifilm è ancora garantito. Come infatti vedremo nei banchi di prova di questa seconda parte di test, quelli che nell’insieme ci consentono di esprimere un giudizio sulla qualità d’immagine pura, l’X-Trans CMOS della X-H2S non stravince nel confronto con il BSI di precedente generazione e pari densità grazie al quale Fujifilm aveva già convinto, in verità, molti appassionati. In tal senso sarà interessante, invece, il confronto a due con l’altro nuovo X-Trans lanciato in estate, ossia l’unità da 40,2MP montata sulla recentissima X-H2, mirrorless votata alla risoluzione e proposta a 500 euro in meno rispetto alla X-H2S nonostante ne ricalchi le geometrie e sfrutti tutte le componenti principali. Tutte tranne una: il sensore stacked.