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G Master: è tempo di stupire
Dopo una serie di ottiche destinate a svecchiare il pur validissimo parco di ottiche professionali G Master nato nel 2016, Sony ora lancia uno zoom destinato a fare rumore. Il nuovo FE 28-70mm F2 GM è un inedito, almeno in casa Sony, e ha caratteristiche tali da farlo apparire rivoluzionario.
Già Canon, infatti, dando vita al sistema RF nel 2018 aveva voluto dimostrare, ammesso che ce ne fosse bisogno, che decenni di progettazione ottica non passano per caso: il poderoso RF 28-70mm F2 L USM è stato visto da molti, noi inclusi, come una dimostrazione di capacità un po’ fine a sé stessa. Il peso superiore a 1,4kg non controbilanciava il vantaggio di disporre di uno stop di luminosità in più rispetto, ad esempio, al “classico” RF 24-70mm F2,8 L IS USM – per giunta stabilizzato, più maneggevole, economico e grandangolare – che sarebbe arrivato l’anno successivo.
Va però considerato che in questi ultimi anni abbiamo assistito a uno sviluppo eccezionale del settore degli obiettivi: modelli che sembravano difficilmente perfettibili sono stati superati, non solo (marginalmente) dal punto di vista ottico, ma soprattutto strutturale.
Crediamo quindi che Sony abbia aspettato il momento giusto per dire la sua nel campo degli zoom superluminosi, il momento in cui un 28-70mm f/2 avrebbe potuto fermare l’ago della bilancia sotto la soglia psicologica del chilogrammo. E così è stato.
Numeri illuminanti sugli zoom superluminosi
Il nuovo FE 28-70mm F2 GM ha dei numeri che fanno impressione. Certo, quello più evidente, dopo la luminosità, è il prezzo: 3.600 euro relegano quest’ottica a un pubblico di facoltosi amatori e professionisti. Assodato ciò, scopriamo gli altri numeri e analizziamo la scheda tecnica del nuovo zoom mettendola peraltro a confronto non solo con il recente Sony FE 24-70mm f/2,8 G Master II, ma anche con il citato pari focale e luminosità di Canon con innesto RF e con un obiettivo che pure ha fatto storia, il Canon EF 28-80mm f/2,8-4 L USM del 1989: questo zoom, lanciato ben 35 anni fa, è stato il primo zoom standard luminoso del sistema reflex Canon e sebbene più corto di un paio di centimetri rispetto al nuovo Sony ha un peso più alto e una luminosità inferiore (da 1 a 2 stop). Nota storica per i più appassionati: in seguito la gamma 28-80mm fu barattata da Canon per la classica 28-70mm alla quale poteva più facilmente essere associata una luminosità costante f/2,8, per poi essere estesa verso le focali grandangolari con base 24mm; gli 80mm, infatti, creavano “problemi” in uno zoom standard e si preferì includere tale focale nei sempre più popolari telezoom 70-200mm ad elevata luminosità.
Sony FE 28-70mm F2 GM | Sony FE 24-70mm F2.8 GM II | Canon RF 28-70mm F2 L USM | Canon EF 28-80mm F2.8-4 L USM (1989) | |
Prezzo | 3600 € | 2400 € | 3720 € | >1.500.000 Lire |
F/ max | 2 | 2,8 | 2 | 2,8-4 |
F/ min | 22 | 22 | 22 | 22 |
Schema ottico | 20/14 | 20/15 | 19/13 | 15/11 |
Angolo di campo | 75-34° | 84-34° | 75-34° | 75-30° |
Min. distanza m.a.f. | 0,38m | 0,21-0,3m | 0,39m | 0,5m |
RR | 1:2,8 | 1:3,1 | 1:5,5 | 1:5 |
Lamelle | 11 | 11 | 9 | 8 |
Diam. filtri | 86mm | 82mm | 95mm | 72mm |
Dim. DxL | 92,9×139,8mm | 87,8×119,9mm | 103,8×139,8mm | 84×119,5mm |
Peso | 918g | 695g | 1430g | 945g |
Tornando alla tabella comparativa qui sopra, spicca la differenza di peso tra il Canon RF e il nuovo Sony: oltre 500 grammi sebbene lo schema ottico del G Master annoveri una lente in più. C’è probabilmente più metallo nello zoom Canon, ma crediamo che il “miracolo” compiuto da Sony sia da ricercare soprattutto nel disegno ottico, e in particolare nell’impiego di vetri speciali che ha permesso di assottigliare le lenti.
Sony FE 28-70mm F2 GM: la struttura e i comandi
Sony non fa comunque mistero dell’ampio ricorso a materie plastiche per la struttura che, però, non ci è parsa fragile. Di certo ne viene garantita la resistenza a polvere e umidità, mentre nell’uso brilla per la sua ergonomia. Intanto il rapporto tra volume e peso lo rendo molto maneggevole, offrendo ampio appoggio alla mano sinistra e accesso rapido e intuitivo alle tre ghiere disponibili. La principale, quella dello zoom, è anche dotata di un cursore che attiva una frizione per indurirne la rotazione. A dire il vero, quando regolato su Tight (stretto) innesca un “gradino” nel passaggio rapido tra 50mm e 35mm, quindi chi si dedica al video farà bene a tenerlo su Smooth (liscio). D’altro canto, su Tight è praticamente impossibile che lo zoom si allunghi per gravità durante il trasporto a spalla, essendo il nuovo obiettivo di tipo telescopico: alla massima focale il 28-70mm si allunga di circa 2cm.
La ghiera di messa a fuoco è in posizione avanzata e agisce in maniera lineare sulle lenti, quindi in modo indipendente dalla velocità di rotazione: somiglia quindi a un classico obiettivo con connessione meccanica tra ghiera e lenti, pur essendo queste azionate da motori. Nel caso in esame, a movimentare i due gruppi di lenti adibiti alla messa a fuoco pensano ben quattro attuatori lineari XD: questa complessa architettura ottica consente non solo di scendere ad appena 38cm di distanza dal piano focale (RR massimo 1:2,8), ma anche di contenere in modo eccezionale il focus breathing. Va da sé che anche la rapidità di esecuzione in autofocus è di assoluto rilievo.
Molta attenzione è stata dedicata, come di consueto, anche alla ghiera dei diaframmi: questa scorre a passi di 1/3 di stop ma può essere “decliccata” tramite un cursore dedicato. Agendo sul comando Iris Lock è possibile impedire che l’anello finisca inavvertitamente su A, laddove il controllo dell’apertura passerebbe a uno dei selettori presenti sulla fotocamera, ma anche il contrario, ossia che da A passi a uno qualsiasi dei valori di diaframma, fatto che provocherebbe anomalie nell’esposizione.
Dal punto di vista ergonomico, completiamo la descrizione citando i due pulsanti personalizzabili, disposti in modo da essere raggiunti col pollice tanto in orizzontale quanto in verticale.
Sony FE 28-70mm F2 GM: la nitidezza
La nitidezza di questo obiettivo, intesa come insieme di risoluzione e contrasto, è nel complesso eccellente. Uno zoom che si fa notare per la sua luminosità eccezionale, però, spinge a un’analisi più approfondita proprio alle maggiori aperture. Del resto la diffrazione insorge piuttosto precocemente: da f/8 in poi il calo è lieve ma presente.
28mm
A 28mm f/2 il contrasto è buono ma non eccezionale. La risoluzione è molto buona al centro, solo buona ai bordi. L’effetto del diaframma è evidente già a f/2,8. Lo zoom merita l’ottimo ovunque a f/4, ma i bordi, come vedremo meglio oltre, mostrano sempre aberrazioni cromatiche laterali. Si noti che l’analisi è stata condotta sui JPG prodotti dalla nuova Alpha 1 Mark II, i cui RAW non sono ancora sviluppabili con ACR di Photoshop. Tutte le correzioni digitali “in camera” sono state disattivate, fatto da cui dipende la differente luminosità dei dettagli prelevati ai bordi.
45mm
Alle focali tra 40mm e 50mm il centro è distinto da una nitidezza eccellente anche a tutta apertura e gode di benefici irrilevanti dalla chiusura del diaframma. Diversamente va ai bordi, che partono in modo più “morbido” per raggiungere il massimo a f/5,6, dove sono quasi indistinguibili dalle zone centrali. Irrilevanti le aberrazioni cromatiche laterali.
70mm
Al centro e a f/2 il nuovo zoom Sony vede calare leggermente il contrasto, che torna massimo già a f/2,8 e tale resta fino a f/5,6. Ai bordi, la nitidezza è buona a f/2, molto buona già a f/2,8, ottima se non eccellente da f/4 a f/8. Irrilevanti anche qui le aberrazioni cromatiche laterali.
Sony FE 28-70mm F2 GM: le aberrazioni cromatiche assiali e laterali
Il controllo delle aberrazioni cromatiche assiali è notevole: lo slittamento verso il verde nei piani posteriori e verso tonalità più calde in quelle anteriori è molto limitato e non crediamo costituirà un problema anche con gli schemi di luce più arditi.
Ecco un altro esempio su un soggetto più “normale”, che consente anche di iniziare ad apprezzare uno dei pregi maggiori di questo zoom, ossia il bokeh, che abbiamo trovato più “accordato” di quello del collega a focale fissa FE 85mm F1,4 GM II, ottica dichiaratamente votata al ritratto.
È solo alle focali più corte che un residuo di aberrazione cromatica laterale si ostina a macchiare la pagella del nuovo Sony G Master: sebbene riducibile se non annullabile digitalmente, le frange ciano e magenta nei passaggi ad alto contrasto sono testimoni della difficoltà insita nella progettazione di uno zoom estremo e del legame ormai indissolubile tra ottica ed elettronica. Va riconosciuto a Sony che tutte le correzioni digitali relative a questo zoom sono disattivabili tramite menu della fotocamera, in quanto riconosciute di entità trascurabile.
Il controluce con il Sony FE 28-70mm F2 GM
Dove le correzioni digitali nulla possono è il controluce, almeno quello “crudele” e senza sconti che siamo soliti innescare per saggiare la tenuta del trattamento antiriflessi.
Se a 28mm il Sony FE 28-70mm F2 GM mostra unn lieve calo di contrasto e minime immagini fantasma, a 70mm il flare è a dir poco penalizzante e le immagini fantasma divengono protagoniste.
Laddove il paraluce nulla può, è quindi indispensabile schermare la lente frontale con elementi esterni.
Il bokeh del Sony FE 28-70mm F2 G Master
La resa dello sfocato è uno dei pregi più evidenti di questo zoom: in fondo, essendo destinati ai cerimonialisti e ai ritrattisti in genere, il bokeh è forse più importante della massima nitidezza a tutta apertura che, peraltro, come abbiamo visto, non fa difetto.
Qui sotto, una scultura bronzea in controluce mette a dura prova il Sony: concentriamo l’attenzione sulla conformazione dei punti fuori fuoco negli angoli, con una lieve conformazione a mandorla a tutta apertura. Nel dettaglio del viso a tutta apertura, invece, si noti la lieve aberrazione cromatica assiale in corrispondenza dell’orecchino e come ai diaframmi più chiusi si inneschi un gradevole effetto stella sui punti di luce.
In questo secondo caso di studio si trovano elementi che, in caso di resa dura dello sfocato, diventano assai poco gradevoli. Non è il caso del Sony in prova, che passa gradualmente da un fuori fuoco “onirico” a uno descrittivo e mai ruvido.
Al risultato contribuisce anche il diaframma composto da 11 lamelle che anche ai valori medi mantiene una conformazione pressoché circolare.
Sony FE 28-70mm F2 GM: la distorsione
Come detto, con questo zoom è possibile disattivare le correzioni digitali: la distorsione ottica reale, in verità, non è trascurabile, soprattutto a 28mm dove assume un’evidente conformazione a barilotto. A 70mm, invece, appare a cuscinetto, con il classico aspetto a cappello di prete tipico delle ottiche con lenti asferiche.
Caduta di luce ai bordi del Sony FE 28-70mm F2 GM
Anche se può non sembrare, è relativamente buono anche il contenimento della caduta di luce ai bordi: sebbene a tutta apertura gli angoli siano più scuri di 1,75EV rispetto al centro, sia a 28mm che a 70mm, dobbiamo considerare che siamo al cospetto di uno zoom f/2, per giunta di diametro non elefantiaco.
Detto dell’oscuramento a tutta apertura (TA), notiamo come a 28mm la CLB scenda in misura minore rispetto alla focale tele: a f/5,6 abbiamo un oscuramento ancora superiore a 0,5EV a 28mm, mentre a 70mm è di appena 0,25EV.
Sony FE 28-70mm F2 GM: il focus breathing
Il focus breathing, ossia il respiro dell’ottica o, se vogliamo, la variazione del campo inquadrato connesso alla distanza di messa a fuoco, nel caso del Sony FE 28-70mm F2 GM è incredibilmente contenuto: quel minimo di alterazione può essere compensato via software con un crop irrilevante.
Sony FE 28-70mm F2 GM II: il verdetto
Il nuovo zoom superluminoso di Sony è l’ennesima dimostrazione di potenza da parte del colosso giapponese dell’elettronica, definizione che ormai, vista da noi fotografi, è addirittura stretta: alcune realizzazioni ottiche per le mirrorless Alpha sono infatti destinate a entrare nella storia. È appunto il caso del Sony FE 28-70mm F2 GM, che pur non essendo il primo zoom con questa focale a sfoggiare la luminosità f/2 surclassa l’antagonista Canon RF 28-70mm F/2 L USM sul fronte del peso e, in definitiva, dell’effettiva utilizzabilità.
Sebbene non perfetto, qualità che forse istintivamente ognuno cerca al cospetto di certe realizzazioni, offre una qualità davvero ottima nel suo complesso: possiamo dire che ripresenta lo stesso carattere del GM 24-70mm F2 II, ma con maggiore costanza di resa, che resta molto alta anche alle lunghe focali, e tutto traslato di un diaframma.
Non possiamo sbilanciarci sull’affidabilità a lungo termine, argomento che viene spontaneo affrontare quando la struttura viene alleggerita in modo così ingente. Ci pare improbabile, d’altro canto, che Sony abbia progettato un obiettivo fragile quando avrebbe potuto aggiungere un paio di etti di rassicurante metallo e stupire comunque gli utilizzatori con il dato ponderale.
Vogliamo quindi dare credito a questo zoom, ma resteremo in ascolto e vi daremo conto di qualsiasi riscontro di segno negativo.
Il prezzo, anche se ormai rischiamo di diventare noiosi, è il solito tasto dolente: i 3.600 euro di listino consentono a Sony di vincere un’altra battaglia contro il rivale Canon (che costa oltre 3.700 euro), ma non cambiano la realtà dei fatti, che vedono il nuovo zoom 28-70mm F2 GM appannaggio di pochi amatori in cerca di sfizi o di professionisti del reportage o del ritratto.
Pro e Contro del Sony FE 28-70mm F2 GM
- Struttura compatta e sorprendentemente leggera
- Gestione di anelli e ghiere molto flessibile
- Nitidezza media ottima a TA, eccellente a f/2,8
- Contenimento delle aberrazioni cromatiche assiali
- Bokeh molto gradevole in ogni situazione
- Autofocus rapidissimo e silenzioso
- Messa a fuoco manuale lineare
- Lievi aberrazioni cromatiche laterali alle focali più corte
- Resa ai bordi a f/2 appena morbida
- Debolezza in controluce alle focali più lunghe
- Prezzo
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